Daniele Stefani: “La chitarra è una parte di me”

Tempo di nuova musica per il cantautore milanese Daniele Stefani, al suo ritorno discografico con “Corde”: un viaggio nella musica italiana d’autore

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Daniele Stefani si racconta al lettori di Musica361, in occasione dell’uscita dell’album “Corde”

Il desiderio di tornare all’essenza della musica ha portato Daniele Stefani a concepire “Corde”, un progetto speciale e coerente che va al di là del semplice concetto di disco di cover e dell’idea del revival. Alla base l’idea di rendere omaggio all’eccellenza della nostra canzone d’autore, ad istrioni del calibro di Ivan Graziani, Roberto Vecchioni, Francesco De Gregori, Pino Daniele, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Vasco Rossi, Adriano Celentano ed altri. Unico denominatore comune è l’utilizzo degli strumenti a corde, da qui l’incipit e il titolo di questo lavoro ispirato alla musica, alle parole, alle radici e alla bellezza del nostro patrimonio artistico.

Quali sono le corde che hai voluto toccare in questo progetto?

Sicuramente quelle dell’emozione, dell’anima. Tornare all’essenza ed alle radici della musica per me significa questo. I cantautori mi hanno accompagnato nel percorso di crescita artistica e personale e reinterpretarli insieme a grandi musicisti ha contribuito a creare quella visione che mi piace definire quadro emozionale.

Da cosa nasce il tuo amore per la chitarra e cosa ti ha spinto a sceglierlo come “tuo strumento” di riferimento?

La chitarra è una parte di me. Fin da piccolo ho sentito il bisogno di suonarla. Mia sorella la suonava in casa ed io a 4 anni ho iniziato in modo costante a chiedere ai miei genitori di studiarla, perché ne ero incredibilmente affascinato. A 6 iniziavo le prime lezioni. Gli anni al Conservatorio di Milano, tra studio e serate nei locali, mi hanno confermato che non potevo più farne a meno. Il mio premio per risultati buoni a scuola era questo: Poter suonare in teatro nel weekend.

Come sono state selezionate le canzoni da reinterpretare e gli ospiti da coinvolgere? 

Di base è stata una scelta istintiva. Volevo omaggiare alcuni dei grandi cantautori che hanno contribuito a far crescere il mio amore per la musica e chiudere un percorso di tanti anni all’insegna dell’italianità in giro per il mondo. Gli ospiti sono arrivati un po’ alla volta.

Quando ho pensato ai duetti, sono partito da Archimia. Da li, piano piano, si è definita sempre di più l’idea di riportare la figura del musicista al centro, cosa di questi tempi meno usuale. Così ho richiamato amici con cui ho condiviso anni bellissimi al Conservatorio, musicisti, cantanti e attori a cui sono legato da tempo e nuovi amici artisti a cui ho proposto il progetto durante il processo creativo. L’idea di “Corde” ha fatto il resto e ringrazio tutti per aver accolto con entusiasmo il mio invito e per la stima dimostratami.

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E’ il primo progetto discografico in cui ti metti alla prova anche in veste di produttore (insieme a Simone Oriana e con il mixaggio curato da Taketo Gohara). Si tratta di una strada che ti piacerebbe continuare a perseguire in futuro anche sui progetti di inediti?

Su brani inediti credo sia sempre opportuno avere una visione diversa, perché essendo un cantautore, scrivere e produrre interamente la tua “creatura” potrebbe rischiare di non darti la giusta “lucidità” per affrontare la produzione, Ma è una strada che mi piace percorrere, sempre in collaborazione, cosi come produrre giovani talenti.

Che senso può avere un disco di cover in un momento storico come questo? Mi riferisco sia all’estate che alla ripartenza…

Commercialmente forse poco, artisticamente molto. Le radici sono importanti e non vanno perse. Dopo questo lungo tempo difficile, ho pensato di farmi avvolgere dalla magia della musica e dei musicisti. Ogni estate è piena di brani mainstream e tormentoni, non avevo voglia in questo momento di forzarmi a seguire una tendenza di mercato, cosi ho scelto di fare un progetto controcorrente ripartendo dalle mie radici, coivolgendo musicisti, portando live (finalmente ) in giro per l’Italia la bellezza della nostra tradizione pop che è cultura. Gli inediti arriveranno, sono un cantautore che ha bisogno di vivere socialità per scrivere e questi due anni certamente non hanno aiutato, ma ho già un po’ di cose nuove nel cassetto.

Qual è l’elisir del tuo entusiasmo?

La passione e la curiosità. Non posso fare a meno di entrambe.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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