Eugenio Bennato sulla scia del “Vento Popolare” il nome del tour che lo ha portato in tutta Italia e all’estero

Eugenio Bennato Vento Popolare Tour
Eugenio Bennato “Vento Popolare Tour” (Foto da FB dell’artista)

Eugenio Bennato da sempre promotore di una musica popolare e tradizionale che narra tematiche sociali e culturali legate all’attualità, come l’emigrazione, la guerra, la convivenza tra popoli, gli “ultimi”.

“Vento popolare” è il nome del tour che lo ha portato in tutta Italia e all’estero e che ha fatto tappa il 22 settembre a Castelpagano (BN), ove l’abbiamo intervistato.

Fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare alla fine degli anni ’60 e dei Musica Nova negli anni ‘70, il suo più che cinquantennale percorso artistico ha seguito una linea di coerenza che ha avuto la musica popolare come benzina per alimentarlo.

La musica come elemento immateriale che fa superare le barriere e avvicina i popoli, contribuendo a contrapporre alla logica del profitto la logica della bellezza e del contatto umano

Il suo ultimo album, con l’ensemble “Le Voci del Sud”, è “Qualcuno sulla Terra” che racconta il cammino dell’uomo, attraverso nascite, ribellioni e nuovi equilibri evidenziando come il destino della storia dipenda da ognuno di noi, incluso gli “ultimi” che, costantemente e coerentemente, sono protagonisti della sua musica.

I primi emarginati della sua biografia furono i maestri della tradizione popolare del Sud, che cercò e trovò nelle campagne e villaggi nei primi anni ‘70 per la musica che facevano.

 

Proseguendo, pensando alla storia del Sud, si è interessato all’insorgenza dei briganti contro l’esercito sabaudo dopo l’unità d’Italia. Per arrivare poi, agli emarginati del nostro tempo che, come spesso ha sottolineato, possono apportare alla nostra cultura occidentale una grande energia nuova.

E Napoli può considerarsi città dell’accoglienza, del rispetto e della valorizzazione delle diversità, come canta nel suo ultimo brano “Welcome to Napoli” (2022).

Eugenio Bennato
Eugenio Bennato (Foto da FB dell’artista)

Napoli, città del mare, ove tutto si contamina, come nella musica. Così come si contaminano i tanti giovani da tutto il mondo che ai suoi live ballano sui ritmi della musica etnica del sud, la stessa che con la “Taranta Power” da lui fondata nel 1998, ha portato all’interno della World Music.

Video intervista e articolo a cura di Domenico Carriero

Ivana Spagna: Musica nell’anima e nel Juke box! L’estate di Ivana Spagna è stata sicuramente un’estate a ritmo di dance

Ivana Spagna: Musica nell’anima e nel Juke box! 1
Ivana Spagna

L’estate di Ivana Spagna è stata sicuramente un’estate a ritmo di dance, proprio come il suo ultimo singolo “Crazy for the discodance”, In da club feat. Spagna, un pezzo bellissimo, in pieno anni ‘80 impreziosito da attualissime sonorità, che vede tra l’altro un remix firmato Joe T. Vannelli.

Ivana, sei soddisfatta di questa estate tutta da ballare?

Moltissimo! Per me è sempre un dono da lassù poter fare il mio lavoro che è soprattutto da sempre la mia più grande passione.

Dopo tanti anni di musica secondo te c’è una ricetta per essere sempre sulla cresta dell’onda?

Non saprei… Io vivo ogni concerto come un evento unico, una grazia ricevuta e non ho mai dato nulla per scontato. Amo il mio pubblico e ogni volta che salgo sul palco tutti i problemi spariscono. Sento una forza incredibile che amo trasmettere con chi è venuto a vedermi… Forse essere sempre umili e amare profondamente quello che fai sono segreti del successo…

Facciamo un passo indietro nel tempo: esattamente 30 anni fa hai pubblicato un album stupendo, Matter of time. Ci racconti qualcosa di più di questo lavoro?

Mamma mia! Come sono passati gli anni! È stato un album molto curato e sofferto per come ho raccontato quel momento della mia vita. Ci sono dei pezzi che amo tantissimo come Why me?, I always dream about you, If you really love me, che mi piacerebbe tornare a presentare magari in uno spettacolo teatrale.

In Da Club feat Spagna "Crazy for the DiscoDance" cover
In Da Club feat Spagna “Crazy for the DiscoDance” cover

Tra i pezzi cult abbiamo sentito Klap your hands, diventato un successo incredibile nella versione di Kungs e The rythm of the night: ti aspettavi questa seconda vita?

Credo che la dance quando è bella piace sempre. Avevo scritto la versione originale di Klap your hands, Happy song, nel 1984 insieme ai miei collaboratori di allora per il gruppo Baby’s Gang! Avevo pure diretto il coro che sentite! Kungs ha ripreso il pezzo e lo ha reso una bomba! Quando canto questo mi accompagna il misterioso Dj Lawyer Hugo! Sapere chi è? Il mio avvocato manager! Anche lui è una bomba!

The Rythm of the night invece è stato scritto da mio fratello Theo, portato al successo da Corona nel 1994 e ripreso da Black Eyed Peas nella versione Ritmo, diventato un successo mondiale!

Che cosa rappresenta per te la dance?

La vita, la voglia di divertirsi in modo sano, il bello di stare con gli altri. La mia lunga gavetta è stata nelle discoteche per fare ballare la gente: Easy Lady e Call me nascono proprio da questo mondo nel modo più spontaneo che poteva esserci… Forse per questo sono diventate hit di così grande successo e così longeve.

Ivana Spagna
Ivana Spagna

Hai presenziato ai funerali di Toto Cutugno: che cosa ami ricordare di lui?

La sua grande bontà e il suo grande cuore. Era veramente una bella persona e un grande uomo, che ho potuto conoscere non solo come artista. Ha portato in giro per il mondo la musica italiana, è stato un nome che vivrà per sempre.

Parlando di disco, la hit Italodisco ha confermato che la dance made in Italy spacca: ti è piaciuta?

Tantissimo! The Kolors sono bravi e belli! Hanno fatto centro e questo pezzo non credo che passerà, proprio perchè ha tutti gli ingredienti per essere una hit senza tempo.

Che cosa fa Spagna quando è non è sul palco?

Si prende cura dei numerosissimi gatti, scrive libri e… compone

Articolo a cura di Alberto Nano

Luca Coppola: “Le Confessioni” tra emozioni e ambizioni è l’album d’esordio del cantautore romano

Luca Coppola "Le Confessioni"
Luca Coppola “Le Confessioni”

È un cantautore romano, che dal 9 giugno scorso, è su tutte le piattaforme digitali grazie al suo album d’esordio: Le Confessioni (distribuito da ADA Music Italy).

Anticipato dai due singoli Amore Virtuale e Se Io Perdo Te, Le Confessioni rappresenta un lavoro profondo e introspettivo, con la title-track che si pone come chiave di volta dell’intero album. Un’opera prima intima e passionale, che racconta la vita e la maturazione di un ragazzo cresciuto a pane e musica. Un racconto, diviso in 8 brani, che lo stesso Luca ci presenta, tra emozioni e ambizioni.

Ciao Luca, come stai dopo l’uscita di questo album?

«Sto bene e sono entusiasta. È il mio album d’esordio e all’interno sono presenti quelle canzoni che raccontano il mio vissuto. Sono brani che mi rappresentano e sono intime. È emozionante sapere che queste canzoni sono uscite e sono disponibili per tutti. Provo un senso di gioia e di libertà».

Com’è nato questo progetto?

«I brani sono nati tra il 2018 e l’inizio della pandemia. Quindi l’album ha avuto un periodo di gestazione abbastanza lungo. È stato un percorso fatto di tanta passione e soprattutto pazienza. È un progetto che vede una certa evoluzione della mia vita, si sono accumulate esperienze, incontri e una certa maturità artistica. Sono affezionato a queste canzoni».

Le Confessioni Cover
Luca Coppola Le Confessioni – cover

Un album completo anticipato dai singoli Amore Virtuale e Se Io Perdo Te. Ma com’è stato lavorare a questo progetto?

«Essendo indipendente, non avevo pensato ad un progetto completo, ma con la pandemia e l’allungamento dei tempi ho avuto modo di completare l’album. All’inizio, infatti, avevo pensato ad un EP con 6 brani, ma non lo sentivo finito. Dovevo però mantenere il budget che mi ero prefissato, rispettando anche una forma completa, ma non eccessivamente lunga. Diciamo, che ho avuto modo di ragionare su cosa fosse più utile e su cosa mi rappresentasse di più. Così sono riuscito a completare il tutto con le ultime canzoni».

Le confessioni, ma come mai questo titolo?

«Il titolo, l’ho scelto una volta completate le canzoni. Ero alla ricerca di un qualcosa che racchiudesse il senso di questo progetto. Le confessioni è il titolo che più rappresentava la sintesi di questo album. Anche perché le canzoni sono intime e rispecchiano le cose che ho vissuto. Un titolo che ti mette a nudo e denuncia un atto di sincerità. Parlare attraverso le canzoni è il mio modo più vero di parlare e di raccontarmi».

Luca Coppola «Provo un senso di gioia e di libertà»
Luca Coppola «Provo un senso di gioia e di libertà»

Qual è il brano che più di tutti rappresenta questo progetto?

«Direi proprio Le confessioni, è forse il brano più indicativo per raccontare questo progetto. È un brano che mi ha colpito da subito e alla quale sono legato».

Un album che comprende diversi generi e che mette in mostra anche un’ottima cultura musicale fatta di ascolti e studio…

«Io sono un ascoltatore onnivoro. Fin da piccolo ho ascoltato di tutto e anche adesso lo faccio. Sono un fan della struttura pop, che forse è quella più accessibile a tutti. Infatti, nel momento in cui ho scritto questo album, ma anche altre canzoni in generale, non l’ho fatto solo per me, ma anche per gli altri. Altrimenti, avrei fatto un soliloquio (ride ndr.). Ho amato affrontare tanti generi, è come se questi mondi musicali si fossero uniti tra loro. Le mie, sono canzoni sincere, senza troppe logiche di mercato, ma scritte per come le sentivo. Ho cercato di mettere il mio cuore in questo album».

Luca Coppola: Sono affezionato a queste canzoni
Luca Coppola: Sono affezionato a queste canzoni

Sei giovanissimo, ma proponi un album completo fatto di 8 pezzi e con una narrativa dietro ad ogni singola canzone. Una scelta anacronistica per la discografia odierna…

«Sono un fan della forma completa. L’album generalmente presenta una forma emotiva e una narrativa, anche se magari non parliamo necessariamente di un concept. Sono cresciuto così come ascoltatore e amo ascoltare i progetti nella loro interezza. Amo l’idea del disco come opera completa e forse non sarei in grado di fare altrimenti. Vedo il disco come uno spaccato di vita, come il racconto di una storia o la rappresentazione di un periodo e non solo come un insieme di brani».

Dopo l’uscita di questo album, quali sono i sogni del cassetto?

«Ci sono tanti sogni da realizzare, però, la cosa che spero al momento: è che il disco possa essere capito e che possa entrare nel cuore delle persone».

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli 

Dieci Anni di “Buon Compleanno Mimì”: Milano omaggia l’indimenticabile Mia Martini

Mia Martini Milano omaggia l'indimenticabile Mimì

Milano celebra il decimo anniversario dell’Associazione Minuetto Mimì Sarà con una serata straordinaria di musica e ricordi dedicata all’indimenticabile Mia Martini.

Il prossimo 23 Settembre la città di Milano si prepara ad omaggiare una delle voci più iconiche della musica italiana, Mia Martini, in un concerto straordinario intitolato “Buon Compleanno Mimì.”

Questo evento di grande spessore artistico è organizzato dall’Associazione Minuetto Mimì Sarà, una Onlus dedicata a preservare il patrimonio artistico di Mia Martini, nonchè a promuovere giovani talenti nel mondo della musica.

Mia Martini è stata una figura di spicco nel panorama musicale, riconosciuta per la sua voce potente e le sue interpretazioni toccanti. La sua carriera è stata caratterizzata da successi, ma anche da momenti difficili, che l’hanno resa una figura ammirata per la sua forza e determinazione nel tornare al successo dopo periodi di oscurità.

Manifesto Buon Compleanno Mimì
Manifesto Buon Compleanno Mimì

L’Associazione Minuetto Mimì Sarà, fondata da Vincenzo Adriani, Leda Bertè, Olivia Bertè e Manuela Savini Bertè, con la Direzione Artistica di Giancarlo Del Duca e Vincenzo Adriani, ha l’obiettivo di proteggere il patrimonio artistico di Mia Martini.

Allo stesso tempo, si dedica all’organizzazione di eventi che fungono da trampolino di lancio per giovani talenti, seguendo così l’esempio della stessa Mia Martini, che ha dovuto affrontare molte sfide prima di conquistarsi un posto di primissimo piano nel difficile mondo dello spettacolo. L’associazione è un omaggio al percorso artistico e alla determinazione di Mia Martini.

“Buon Compleanno Mimì” rappresenta il decimo anniversario di questo spettacolo speciale, un’occasione per celebrare l’arte straordinaria dell’artista

Mia Martini Milano Omaggia Mimì
Foto da FB “Mia Martini tutto il suo universo”

L’evento si terrà presso il prestigioso Teatro Manzoni di Milano, con inizio alle ore 20:45. La serata sarà presentata da Federica Bertoni, e vedrà la partecipazione di alcune star della musica italiana, ciascuna delle quali eseguirà una canzone di Mia Martini e brani del proprio repertorio.

Tra gli artisti che si esibiranno ci saranno Tiromancino, Ermal Meta, Coma_Cose, Aka 7even, Gaia, Mario Venuti, Leo Gassmann e Venerus.

Inoltre, l’evento darà l’opportunità a giovani talenti di brillare sul palco, con la partecipazione della vincitrice di “Professione Cantante,” Federica Toselli, e dei tre finalisti della settima edizione del “Premio Mimì Sarà”: Sara Bronzini, Blonde Brothers e Luca Mancini.

Una delle ospiti speciali della serata sarà Aida Cooper, grande amica e storica vocalist di Mia Martini, che condividerà con il pubblico le sue esperienze e i suoi ricordi.

Le sorelle di Mia Martini, Leda e Olivia Bertè, offriranno un affettuoso tributo alla loro indimenticabile sorella, condividendo aneddoti e ricordi personali.

La serata sarà arricchita da racconti e immagini esclusive della vita privata e pubblica di Mia Martini, il tutto accompagnato dalla magnifica esibizione della “Mimí Sara’ Orchestra,” diretta dal Maestro Paolo Li Rosi.

Milano omaggia l'indimenticabile Mia Martini
Foto da FB “Mia Martini tutto il suo universo”

I biglietti sono in vendita su TicketOne e presso il Teatro Manzoni, con prezzi a partire da €30. I proventi dello spettacolo saranno devoluti alla realizzazione di progetti importanti promossi dall’Associazione Minuetto Mimì Sarà, che continua a preservare il lascito artistico di Mia Martini e a sostenere giovani talenti nel mondo della musica.

La magia di Mia Martini è eterna, e il 23 Settembre, Milano diventerà il palcoscenico di un’esperienza unica.

I biglietti sono disponibili su www.ticketone.it oppure su www.teatromanzoni.it.

Articolo a cura di Davide Esposito

Amedeo Minghi:  “1950” il brano che portò a Sanremo 1983 compie 40 anni. Un canto tra guerra, amore e pace

Amedeo Minghi: compie 40 anni "1950" 1
Amedeo Minghi (Foto da FB dell’artista)

E il 14 settembre è uscito “Sarò Franco”, disco tributo a Franco Califano.

Abbiamo intervistato Amedeo Minghi a Furci (CH), tappa del live estivo iniziato a luglio al teatro romano di Ostia Antica. Melodista da sempre, Minghi è una delle colonne portanti della musica italiana d’autore: un grande innovatore, sperimentatore, artista dal repertorio vasto e unico.

Il suo capolavoro “1950”quest’anno compie 40 anni: fu presentato al Festival di Sanremo 1983 ma non ebbe molta fortuna, arrivando ultimo. Ma da lì il brano conquistò il pubblico in quanto coniugava l’amore, la pace e la guerra in un crescendo melodico e poetico che ancora oggi rapisce l’ascoltatore; un affresco generazionale che era un ponte tra il passato e la speranza nel futuro. La canzone verrà ripresa più avanti anche da Gianni Morandi.

Minghi ha partecipato 8 volte al Festival di Sanremo, conquistando il terzo posto nel 1990 con la celebre “Vattene Amore” cantata al Festival in coppia con Mietta. Il brano fu scritto da Pasquale Panella, autore degli ultimi “album bianchi” di Lucio Battisti, che diede a Minghi un testo legato alla visione intimistica del discorso amoroso.

Ha musicato testi sacri legati al mondo della fede come “Il Cantico delle Creature” e “Le Beatitudini” e ha dedicato un brano a Papa Giovanni Paolo II dal titolo “Un uomo venuto da lontano”.
In oltre 50 anni di attività Minghi ha scritto colonne sonore per la tv, per il cinema, per il teatro.

Amedeo Minghi: compie 40 anni "1950"
Amedeo Minghi (Foto da FB dell’Artista)

Il 14 settembre è inoltre uscito “Sarò Franco”, album di inediti di Califano nel quale Minghi canta “La mia eredità”. Califano e Minghi negli anni ’70 fecero parte dell’etichetta discografica Apollo di Edoardo Vianello e Wilma Goich e proprio per i Vianella scrissero assieme “Fijo mio”. Proprio con quella canzone Califano debuttò come autore.

Amedeo Minghi
“Sarò Franco” tributo a Franco Califano

Articolo e video intervista a cura di Domenico Carriero

Roberto Casalino “Dieci piccole ragioni” il nuovo album, un anno e mezzo di lavoro, un disco fatto con calma

Roberto Casalino: “Dieci piccole ragioni”
Roberto Casalino: “Dieci piccole ragioni”

Uscirà il prossimo 15 settembre, in vinile e in digitale su etichetta Casakiller, “Dieci piccole ragioni”, nuovo album di Roberto Casalino, cantautore e autore di numerosi successi (“Novembre” di Giusy Ferreri, “Cercavo Amore” di Emma, “L’essenziale” di Marco Mengoni, per citarne alcuni). Il disco è stato presentato in eventi esclusivi a Roma e Milano gli scorsi 9 e 11 settembre.

Così Roberto Casalino ha presentato l’album: “Un anno e mezzo di lavoro, un disco fatto con calma, come non si fa più, perché non sono schiavo dei tempi discografici. È un disco ragionato dove le canzoni sono arrivate una dopo l’altra.”

“Nel disco ci sono i temi del tempo, della libertà, del perdono, della compassione e quel tocco di amore sano e amore tossico. Quello che è successo nella mia vita negli ultimi due anni è racchiuso in questo disco, nel bene e nel male.”

Roberto Casalino: “Dieci piccole ragioni”
Roberto Casalino

“Le dieci piccole ragioni sono i dieci filamenti della foto di copertina che compongono il mio volto. È come se la tua immagine passasse attraverso un tritacarte: escono dei brandelli che cerchi di rimettere assieme ma questi brandelli non combaceranno del tutto e nel frattempo, mentre provi a riassemblarli, cambiano di sfumatura perché passa il tempo, tu fai nuove esperienze, metabolizzi ciò che è successo e in qualche modo diventi altro. Questo altro non è migliore o peggiore di ciò che sei stato: sei altro e te ne devi prendere cura. Io me ne sono preso cura attraverso queste dieci canzoni. Le dieci piccole ragioni sono in realtà i miei dieci comandamenti.”

L’album esce in formato vinile e digitale. Una scelta coraggiosa come lo stesso Casalino ha evidenziato. Per i fan intervenuti all’evento di presentazione del disco anche un gadget esclusivo, ossia la musicassetta di “Dieci piccole ragioni”.

Roberto Casalino: “Dieci piccole ragioni”
Roberto Casalino

Il disco si apre con “Sei migliore o no”, singolo uscito lo scorso 8 settembre. L’album contiene anche i singoli usciti nell’ultimo periodo, da “Altrettanto” (feat. Romina Falconi) a “Un giorno tre autunni”, da “L’unica” a “Popcorn”. Suggestivi e intensi gli inediti: “Al cielo non importa”, “Volere te”, “La libertà di scegliersi”, “Il nostro coprifuoco”, “L’idea”.

“Spero che queste canzoni possa riuscire a confortare o a fare riflettere l’ascoltatore. Non sono canzoni facili in quanto c’è bisogno di un ascolto attento. Spero che voi possiate dargli una vita lunga. Ve lo affido e fatene buon uso.”

Per finire, Roberto Casalino ha dato appuntamento ai live di Roma (LARCO VENUE, 13 ottobre) e Milano (ARCI BELLEZZA, 26 ottobre). Biglietti in vendita sulla piattaforma DICE.

Articolo a cura di Domenico Carriero

 “Mi ricordo di te”, primo album da solista del cantautore milanese Ruggero Marazzi

Ruggero Marazzi: “Mi ricordo di te” 1
Ruggero Marazzi

Con un raffinato pop d’autore, Marazzi attinge alle grandi scene cantautorali italiane (De Andre, Conte, Vecchioni) e internazionali (Tom Waits) per creare un disco eclettico che si muove con agilità tra stili differenti.

Le note si fondono generando un’esplosione di colori e sensazioni, dalla bossanova al jazz, dal funky al blues, al rock.

Le 11 tracce che compongono il progetto accompagnano l’ascoltatore in un viaggio attraverso temi e musiche differenti.

Il tutto prende vita grazie alla voce intensa e coinvolgente di Marazzi, capace di suscitare emozioni e immagini con poche parole.

Il disco affonda le radici nella grande scuola cantautorale italiana e internazionale, ma anche nella cultura e nella letteratura.

“Jack” e “Edward (The morning sun)” sono un omaggio rispettivamente allo scrittore Jack Kerouac e al dipinto “The morning Sun” di Edward Hopper, mentre “Il cartografo” e “Il turno di notte” sono due particolari storytelling che permettono all’ascoltatore di immedesimarsi nelle vite dei protagonisti.

Parlando della sua bella Milano, il cantautore esalta anche l’arte di strada e lo fa omaggiando gli splendidi murales che si trovano in Via Morosini. Le opere dell’artista Millo rappresentano bimbi giganti stilizzati, in bianco e nero, e due cuori rossi che popolano un intricato agglomerato urbano.

Le musiche delicatamente romantiche di “Le ore contate” e “L’amore sul muro (via Morosini)” si alternano a sonorità più ritmiche e funky come in “Prendersi e lasciarsi” e “Milano – Roma”. Il sax e il basso, inoltre, contribuiscono a creare atmosfere uniche e coinvolgenti.

Ruggero Marazzi: “Mi ricordo di te” 2
Ruggero Marazzi

“Mi ricordo di te” è un album che rappresenta un’esperienza musicale completa, capace di unire la bellezza della poesia alla forza delle note. Un lavoro che non mancherà di sorprendere e di lasciare un segno indelebile nell’animo di chi lo ascolta.

Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina

Den Harrow: i grandi artisti non conoscono tempo,  in forma smagliante ha dominato il palco creando un contatto magico e unico con il pubblico

Den Harrow anni '80 a tutta italodance!
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Se il tormentone Italodisco dei The Kolors ha spopolato in questa estate 2023 che volge al termine, uno dei protagonisti di tanti live di successo nonché icona indiscussa proprio di quella dance di successo anni ‘80 è Den Harrow.

Lo abbiamo incontrato ad Alassio in una tappa del tour Music Domino Live, organizzata da Jumar Events in collaborazione con Visitalassio che ha visto sul palco diversi artisti e tribute band legate agli anni ’80, uno fra tutti Jhonson Righeira e il performer italo americano CJ Hamilton.

Il tempo non pare essere passato: Den Harrow in forma smagliante ha dominato il palco con un medley di suoi successi cantati rigorosamente live, creando un contatto magico e unico con il pubblico, a conferma che i grandi artisti non conoscono tempo.

Stefano, com’è stata questa esperienza ad Alassio?

«È stata una bellissima tappa sia per l’organizzazione sia per il calore della gente. Alassio è una perla! Inoltre sono stato onorato di poter mettere il mio nome sul famoso “Muretto”, un riconoscimento che mi ha davvero emozionato. Ringrazio ancora il vicesindaco Angelo Galtieri e Maria Crepaldi di Jumar Events».

anni '80 a tutta italodance
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Hai saputo creare lo stesso feeling di ieri con il pubblico di oggi: qual è la ricetta segreta?

«Il mio pubblico riconosce in personaggi icona degli anni ’80 una parte della loro gioventù: gli anni ’80 erano un momento felice e spensierato, una condizione che si rispecchiava anche nella musica. La ragazza che aveva il mio poster in camera sua prova ancora lo stesso affetto di ieri e questo mi rende incredibilmente felice»

Non ti sei mai risparmiato: ami scendere dal palco, stare in contatto con il pubblico, cantare insieme alle persone…

«Certo! Amo mantenere questo contatto da sempre, ieri come oggi. Non mi piace restare impalato sul palco, anzi penso sia giusto condividere un contatto più stretto con pubblico. L’ho sempre fatto: la musica di Den Harrow fa ballare, sognare, divertire, unire».

Come mantieni la tua forma fisica al top?

«Il tempo è passato, eccome! Ho tempi di recupero più lunghi ovviamente. Mi sono sempre allenato e ho sempre cercato di prendermi cura di me con tanto sport.

Da piccolo invece ero grasso, per anni bullizzato nelle scuole. Proprio per questo decisi di fare sport e mi appassionai delle arti marziali; da quel momento ho continuato ad allenarmi e a lottare, quasi come a prepararmi agli anni difficili che avrei dovuto affrontare.

Oggi sorrido davanti alle foto di allora: pensa che ho avuto oltre 400 copertine sulle riviste tra Italia ed Europa, un record per un cantante italiano!».

Den Harrow anni '80 a tutta italodance! 3
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Essere un uomo molto bello e corteggiato, avere talento, conservare nel tempo un’immagine da sex symbol è stato artisticamente un vantaggio oppure uno svantaggio?

«Sicuramente sono stato spesso preso di mira e ho suscitato invidia. Come artista ho sempre cercato di dare il massimo, senza badare troppo alle critiche… Se avessi fatto il contrario e vista la ferocia di alcune mi sarei già ritirato da un pezzo. Sono sempre stato sincero e trasparente con mio pubblico, anche quando mi imposi di voler cantare con la mia voce… era il 1988».

Ti piace la televisione di oggi? Spesso è stata molto spietata con te…

«Non posso dire che l’amo molto: c’è gente che mi ricorda solo per avere pianto all’Isola dei famosi piuttosto che per avere venduto milioni di copie… Però sono stato sempre uno che anticipa le mode: all’Isola ad esempio hanno pianto tutti, da Rocco Siffredi a Marco Mazzoli!».

Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)
(Foto Tatiana Beltrami Photography)

Negli ultimi anni hai pubblicato diversi singoli che hanno venduto molto, anche tra i vinili: com’è nato questo ritorno sulle scene musicali?

«Mi è stato presentato Always per un remix a cui ho lavorato in pieno lockdown cambiando strumenti, arrangiamento, base: credo che sia forse l’unico pezzo al mondo ad essere stato inciso usando il microfono dello smartphone!

È piaciuto tantissimo riportandomi in classifica e confermandosi il vinile più venduto in Italia per molte settimane, senza contare il Disco d’Oro in Russia.

È un pezzo molto italo disco leggermente diverso dalla dance music che ho sempre fatto; inoltre la mia compagna Daisy ha scritto il testo e questo mi lega ancora di più al pezzo.

Successivamente ho prodotto Orlando Jonshon con il pezzo Shine on, poi ho collaborato con Songfactory al brano I’m on fire prodotto da Alex Visnadi e Danny Losito Double D, per il quale ho prestato la voce.

Lo scorso anno ho collaborato nuovamente con Jonshon nel brano I love America, tutti con grande accoglienza di pubblico arrivando al primo posto con I tunes».

Che cosa ti piacerebbe fare in futuro?

«Mi piacerebbe partecipare al Festival di Sanremo. Vorrei poi organizzare un evento importante per la musica che ho portato in giro per il mondo, purché con i requisiti giusti.

Ad esempio quest’anno ho detto di no all’Arena Suzuki perché volevo avere uno spazio coerente con i numerosi successi che ho portato proprio all’Arena di Verona, non legato ad una sola canzone».

Den Harrow anni '80 a tutta italodance! 1
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Hai rimpianti del passato?

«No, sono felice di tutto. Sono un uomo trasparente e ho sempre seguito il cuore nelle mie scelte, anche in quelle più inaspettate. Ci sono stati degli errori ma non rinnego nulla, rifarei tutto, con la sfacciata onestà di Nanì, come mi chiamava mia mamma, un bambino ribelle ma sincero e visionario che non ha mai smesso di sognare».

Articolo a cura di Alberto Nano

Da 50 anni Tony Esposito musicista e cantautore partenopeo sperimenta e ricerca i suoni dal mondo. E tutto iniziò dalle padelle di casa

Tony Esposito, il “Re delle Percussioni”
Foto da FB dell’artista

Con le sue percussioni ha portato il sound ritmico e quasi tribale della musica italiana negli anni Settanta, quando il cantautorato andava per la maggiore.

La sperimentazione iniziò da bambino quando creò i primi suoni con cucchiai, coperchi, pentole e padelle. Da lì ha poi iniziato a incuriosirsi alle sonorità di tutti i continenti, mescolando nel suo background ritmi tribali con melodie tipicamente partenopee.

La sua carriera inizia come turnista per alcuni degli artisti più importanti degli anni Settanta, tra cui i napoletani Pino DanieleEdoardo Bennato e Alan Sorrenti ma anche altri grandi nomi come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Gino Paoli, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini.

Dopo Pagaia, sigla di “Domenica In” nel 1982, il grande successo arriva nel 1984 con Kalimba de luna che lo consacra a livello internazionale.

Quel brano vinse subito “Un Disco per l’estate” e venne subito coverizzata in inglese dai Boney M. e ripresa anche da Dalida. Kalimba era uno strumento scoperto durante un viaggio in Africa sul finire degli anni ’70.

E ancora oggi continua a sperimentare alla ricerca di suoni e a creare nuovi strumenti, come il tamborder.

Nel suo lungo percorso artistico anche tre partecipazioni a Sanremo: Sinuè (1987), Novecento Aufwiedersehen (1990, con Eugenio Bennato) e Cambiamo musica (1993, con i Ladri di Biciclette).

E come non ricordare l’album Vai mò (1981) di Pino Daniele, capitano di un gruppo irripetibile che fu artefice della creazione del blues metropolitano, ossia della musica legata all’anima napoletana: oltre a Tony, Tullio De Piscopo (batteria), James Senese (sassofono), Joe Amoruso (tastiere), Rino Zurzolo (basso) e Fabio Forte (trombone).

Tra gli artisti internazionali con cui ha collaborato ci sono Gato Barbieri e Billy Cobham. Tony è stato l’unico italiano ad esibirsi al mitico Rock in Rio, celebre festival brasiliano, al fianco di Gilberto Gil.

Tony Esposito, il “Re delle Percussioni”
Tony Esposito Foto da Official Site Biografia

Abbiamo intervistato Tony Esposito prima del live a Capracotta (IS) per Montagna Molise.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

“Mogol canta Battisti”, la musica, il cantare assieme, il ridere assieme, la serenità, tutto quello che fa parte della bellezza della vita, il sorriso, la condivisione, è tutta salute

Mogol, da Battisti ai “Capolavori nascosti”
Mogol canta Battisti a Pescara

Non ha bisogno di presentazioni il più grande autore italiano. Da un calcolo della SIAE le canzoni scritte da Mogol hanno venduto 523 milioni di dischi in tutto il mondo, terzo dopo Beatles ed Elvis Presley.

Chi non canta “Io vorrei non vorrei ma se vuoi”, “Un’avventura”, “Dieci Ragazze”, “Il tempo di morire”, “Emozioni”, “I giardini di marzo”, “Il mio canto libero”, “Nessun dolore” e tantissimi altri indimenticabili frutto della storica collaborazione tra Mogol e Battisti?

Abbiamo intervistato Mogol dopo lo spettacolo “Mogol canta Battisti”, tenutosi a Pescara lo scorso 29 agosto, accompagnato dalle straordinarie interpretazioni di Gianmarco Carroccia e dalla Contemporary Orchestra diretta da Angelo Valori.

Maestro, il pubblico ha colto l’autenticità delle sue canzoni quando dopo lo spettacolo ha commentato dicendo: “Abbiamo conosciuto di più della vita di Mogol dai testi delle canzoni di Battisti”. Le fa piacere??

Certo, quelle canzoni sono entrate nel cuore e nell’animo della gente perché le hanno cantate. Dopo cinquant’anni molti ancora le ricordano a memoria e ciò è sorprendente.

Si leggeva la felicità sul suo volto quando stava in piedi di fronte al pubblico che cantava.

Ha notato che io canto per far cantare la gente? Quando canto il pubblico è più coinvolto e si diverte di più.

Pescara 29 agosto 2023

Tra l’altro “Mogol” ormai non è più solo un nome d’arte ma è diventato proprio parte integrante del suo cognome.

Proprio così. Sulla carta d’identità c’è scritto “Rapetti Mogol”. Lo Stato ha riconosciuto a me e a tutti i miei discendenti il cognome Mogol. Tenga presente che è una cosa che non succede tutti i giorni.

Lei ha detto subito che è abruzzese di adozione per aver trascorso l’infanzia a Silvi Marina. L’Abruzzo ha ispirato qualche canzone da lei scritta?

Certo! Il mare d’Abruzzo mi ha ispirato “La canzone del sole”, perché si vedeva a 20 metri il fondo. Quando dico “O mare nero” mi riferisco a un viaggio fatto per andare in Grecia dove nel mare ho trovato una grossa chiazza di petrolio. Ho sofferto molto a vedere l’inquinamento perché con mio padre andavo a fare il bagno nei fiumi, nel Po, nel Ticino, nei ruscelli di campagna. Parlo spesso di inquinamento nelle canzoni.

Prima dell’interpretazione di “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” ha spiegato che per scrivere una canzone occorre prima capire cosa sta dicendo la musica e poi tradurre questo in parole. Come si sviluppano questa sensibilità e questa capacità traduttiva?

Se lei ci fa caso in “le discese ardite e le risalite”, la musica va giù e poi va su perché devo scrivere tutto ciò che la musica mi dice. Come ha detto Einstein, il talento è sviluppato attraverso l’1% di ispirazione e il 99% di lavoro, perché il lavoro serve a creare gli automatismi che poi a memoria vengono fuori nel momento del bisogno e ci suggeriscono le soluzioni.

Noi parliamo sempre della sua collaborazione con Battisti, ma non trascurabile è quella con Mario Lavezzi col quale ha pubblicato di recente il disco “Capolavori nascosti”, alla riscoperta di autentici capolavori scritti assieme che vanno riscoperti.

Quella con Lavezzi è una grande collaborazione ma in “Capolavori nascosti” c’è “Bianche raffiche di vita” scritta per Mango, un artista di livello mondiale con cui ho lavorato. I suoi dischi sono di una qualità incredibile. Splendide anche “Giorni leggeri”, “Per la gloria”. Quell’album è fantastico!

Quale di questi capolavori nascosti ha avuto più piacere di riscoprire?

Tutti! Basti pensare a “Non è una bella idea” in cui c’è una tecnica che non so come mi è venuta! Sono due canzoni diverse che non si sviluppano in un tema unico ma in due distinti. Fu poi favolosa l’interpretazione della Mannoia in “Momento Delicato”: quei due che avevano distrutto l’amore nella loro casa. Si sente nella musica questa freddezza che colpisce forte.

A proposito di amore, “Il mio canto libero” parla di un sentimento che si eleva, parla di separazione e “Nessun dolore” invece di quello che si prova quando l’amore non c’è più. C’è qualche sfaccettatura dell’amore che avrebbe voluto ancora descrivere?

No, perché credo di aver parlato di amore in tutti i sensi. Sono stato sempre aderente alla vita, perché la viviamo tutti e abbiamo gli stimoli per capire che questa vita, oltre a essere prevedibile, è anche particolarmente incisiva, cioè noi l’assorbiamo e la sentiamo quando è vera e anche coloro che non hanno la cultura sufficiente la percepiscono per istinto.

Mogol, da Battisti ai “Capolavori nascosti” 2

Lei ha sorpreso sul palco quando ha cominciato a parlare inaspettatamente di prevenzione primaria e del ruolo della musica in questo.

È la grande operazione che sto facendo, l’ultima ma la più importante. Ho scritto il libro “La rinascita”, che sta andando in ristampa in questi giorni, con Giovanni Scapagnini e molti altri grandissimi medici.

Sono 32 anni che studio la prevenzione primaria e ho letto moltissimi libri su come si possa evitare di ammalarsi.

La musica, il cantare assieme, il ridere assieme, la serenità, tutto quello che fa parte della bellezza della vita, il sorriso, la condivisione, è tutta salute.

 

Mogol, da Battisti ai “Capolavori nascosti” 5

Come ha detto dal palco di Pescara, cantare assieme ci ha dato una bella scarica di endorfina.

La gioia, la passione, la condivisione producono endorfina che è quanto di meglio esista per il corpo.

Grazie Maestro per questa intervista

Grazie a voi

Intervista a cura di Domenico Carriero 

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