Gaetano De Michele, una storia toccante di riscatto personale, di speranza e d’incoraggiamento che tocca le corde del cuore e dell’anima

Gaetano De Michele: anche se piove la musica suona!
Il riscatto attraverso la musica: Gaetano De Michele

Dalla Puglia un talento che incanta: Gaetano De Michele, un giovane cantante nato a Taranto con la musica nel cuore e la voce che emoziona. Fin da bambino ha dimostrato una passione innata per il canto e le sue doti canore non sono passate inosservate. A 16 anni Gaetano ha capito che la musica era la sua salvezza e il suo rifugio personale, lo strumento migliore per comunicare con il mondo, ma soprattutto per aiutare il prossimo. Ha dovuto affrontare le difficoltà e le umiliazioni derivanti dall’essere in sovrappeso ma ha reagito con amor proprio e forza di volontà. Inoltre, ha fondato così l’associazione di volontariato “Gli Angeli dello Spettacolo”, che si occupa di sostenere i più deboli che soffrono, cercando di sensibilizzare ogni realtà.

Buongiorno Gaetano e benvenuto tra noi. Apro questa intervista partendo dalla più importante delle domande: come stai? Come ti senti oggi?

Sono davvero felice di essere qui, mi sento più vivo che mai. Ho attraversato un periodo davvero difficile nella mia vita, lottando contro l’obesità e cercando di trovare il mio posto nel mondo. Ma la musica mi ha salvato, mi ha dato la forza di rialzarmi, di cambiare rotta e di diventare la persona che sono oggi. Ora mi sento pieno di energia, pronto ad affrontare ogni sfida con il sorriso sulle labbra. Ho imparato ad amarmi e ad accettare me stesso per quello che sono, con pregi e difetti. E soprattutto, ho scoperto il potere della musica di ispirare e motivare gli altri. Spero che la mia storia possa essere d’ispirazione per qualcuno ma soprattutto un esempio per tutti coloro che si sentono persi o demotivati.

Che ruolo occupa la musica nella tua vita?

La musica è la mia vita, è l’aria che respiro, il cibo che nutre la mia anima, la forza che mi spinge ad andare avanti. Non riesco a immaginare la mia esistenza senza di essa. Fin da bambino è sempre stata presente nella mia vita. I miei genitori mi hanno trasmesso la loro passione per le note e per il canto.

Ma la musica non era solo un divertimento per me, era un modo per esprimere me stesso, per raccontare le mie storie, per condividere le mie emozioni. Ad oggi, non solo è la mia professione ma anche molto di più: è la mia passione, la mia musa ispiratrice, la mia ragione di vita.

Mi permette di comunicare con le persone, toccare i loro cuori e farle sognare. Non c’è niente al mondo che mi renda più felice di salire su un palco e cantare per il mio pubblico. Vedere le persone che cantano insieme a me, che sorridono, che ballano, che si emozionano, è la mia più grande ricompensa.

Cosa ti ha dato e cosa le stai dando?

La musica scorre nelle mie vene come un fiume in piena. È un’onda travolgente che mi ha trasportato via dai momenti bui, mi ha mostrato la bellezza del mondo e mi ha fatto sperare in un futuro migliore. Desidero che la mia musica sia un faro nella notte per chi si sente perso, un raggio di sole per chi ha bisogno di speranza e una spinta motivante per chi vuole inseguire i propri sogni.

Gaetano De Michele: anche se piove la musica suona! 1
Gaetano De Michele

Quando hai scritto la tua prima canzone?

Ho scritto la mia prima canzone all’età di 13 anni, quindi circa 15 anni fa. Era un periodo pieno di emozioni e nuove esperienze, soprattutto per quanto riguarda l’amore. Avevo appena vissuto la mia prima cotta e, come spesso accade a quell’età, le cose non erano sempre andate lisce. Ricordo di aver tradito la ragazza con un bacio dato ad un’amica in comune, e mi sentivo pieno di rimorsi.

È proprio da questo senso di colpa che è nata “Non mi deludere”. Volevo chiederle scusa, dirle quanto tenessi a lei e quanto mi dispiaceva del mio errore. La canzone era un modo per esprimere i miei sentimenti in maniera sincera e profonda.

Per la musica e l’arrangiamento mi sono affidato all’aiuto di Mario Rosini, un musicista affermato che ha saputo cogliere perfettamente l’essenza del brano e dargli una veste sonora davvero speciale. In questa esperienza di creazione musicale, ho avuto la fortuna di collaborare con il giornalista tarantino Francesco Leggieri. Francesco, oltre ad essere un grande professionista, è un amico prezioso che mi ha sostenuto fin dagli esordi. La sua sensibilità e il suo amore per la musica hanno contribuito a dare un tocco ancora più speciale a “Non mi deludere”.

In particolare, Francesco ha collaborato alla stesura del testo del brano, aiutando a dare forma alle mie emozioni e a trasformarle in parole. Il suo contributo è stato fondamentale per rendere “Non mi deludere” una canzone autentica e toccante, capace di emozionare chiunque la ascolti. Sono davvero grato a Francesco per la sua preziosa collaborazione e per l’amicizia che ci lega. Insieme abbiamo creato qualcosa di speciale, che rimarrà per sempre nel mio cuore.

“Non mi deludere” è stata la mia prima vera canzone, un’esperienza che ha segnato l’inizio del mio percorso musicale. Da quel momento in poi, la musica è diventata parte integrante della mia vita, un modo per esprimere me stesso e raccontare le mie storie al mondo.

I tuoi testi sono autobiografici di solito? Di cosa parlano?

Sì, i miei testi sono spesso autobiografici. Traggono ispirazione dalle mie esperienze personali, dalle mie riflessioni sul mondo e da ciò che mi circonda. Scrivo di emozioni, relazioni, sfide e gioie della vita. Esploro temi come l’amore, la perdita, la speranza e la resilienza. Mi piace anche affrontare questioni sociali che mi appassionano.

Come trovi l’ispirazione per scrivere?

L’ispirazione per la mia scrittura arriva da diverse fonti, ma tra le più potenti c’è sicuramente la mia città, Taranto. Passeggiare per le sue strade, immergermi nella bellezza del mare e della natura che la circonda mi stimola la creatività e mi regala spunti inesauribili. Anche la notte, con il suo silenzio e la sua atmosfera suggestiva, gioca un ruolo importante nel mio processo creativo. Trovo nella quiete notturna la concentrazione e la profondità necessarie per dare vita alle mie storie e ai miei personaggi.

Che rapporto hai con la tua città natale e la tua terra?

Il mio rapporto con Taranto e la Puglia è profondo e viscerale. Sono nato e cresciuto qui, e questa terra ha plasmato la mia identità in ogni suo aspetto. La bellezza mozzafiato del paesaggio pugliese, con il suo mare cristallino, le sue campagne rigogliose e i suoi borghi pittoreschi, è una fonte inesauribile di ispirazione per me. Amo passeggiare tra le stradine bianche di Ostuni, perdermi nei vicoli di Alberobello o semplicemente sedermi su una spiaggia e guardare il tramonto sul mare.

Oltre alla musica hai anche altre passioni? Come riempi le tue giornate?

Oltre alla musica, ho diverse altre passioni. Una delle mie più grandi passioni è lo sport: mi piace tenermi in forma e prendermi cura del mio corpo. Dopo il mio passato, ho deciso di fare del cambiamento uno stile di vita, correre e fare jogging la mattina presto mi aiuta a stare bene sia fisicamente che mentalmente. Oltre allo sport, mi appassiona anche leggere. Amo immergermi in un buon libro e lasciarmi trasportare da storie e personaggi fantastici. La lettura mi permette di ampliare i miei orizzonti, di conoscere nuove culture e di riflettere su diversi punti di vista. Infine, mi piace molto cucinare, sperimentare nuove ricette e creare piatti gustosi per me stesso e per i miei amici.

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Gaetano De Michele

Cosa ti ha spinto a fondare l’associazione “Gli angeli dello spettacolo”?

La nascita dell’associazione “Gli angeli dello spettacolo” è avvenuta nel 2016, in un momento particolare della mia vita. Da un lato, stavo affrontando le conseguenze negative di un percorso segnato dall’obesità. Dall’altro, sentivo un forte desiderio di riscatto e di aiutare il prossimo.

È stato proprio questo desiderio che mi ha spinto a contattare il mio amico Francesco Tambasco, presidente dell’ATA Soccorso di Milano, una persona da sempre impegnata nel volontariato e nel sostegno al prossimo. Insieme a lui, ho iniziato a concretizzare l’idea di creare un’associazione che potesse fare la differenza. Con il prezioso supporto di mio zio Gennaro, ho avviato le procedure per la costituzione dell’associazione.

L’obiettivo era chiaro: portare la musica e l’arte nelle vite di ragazzi con disabilità, offrendo loro un’occasione di crescita, espressione e socializzazione. Un ruolo fondamentale è stato svolto dal CSV di Taranto, a cui siamo tuttora iscritti. Grazie al loro supporto, abbiamo potuto entrare in contatto con diverse realtà del territorio e creare una rete di collaborazioni che ha permesso di ampliare il nostro raggio d’azione e moltiplicare gli effetti del nostro lavoro.

Oggi, “Gli angeli dello spettacolo” è una realtà consolidata che porta avanti con dedizione la sua missione. Vedere la gioia negli occhi dei ragazzi che partecipiamo alle nostre attività è la più grande soddisfazione. È la conferma che la musica e l’arte possono davvero abbattere barriere e creare ponti di inclusione e solidarietà.

A che punto è la tua missione? Musicalmente parlando e non…

La mia missione è un’opera in continua composizione, una sinfonia che si dipana tra le note della musica, l’impegno sociale e la crescita personale. Ogni movimento di questa melodia rappresenta un passo verso un mondo migliore.

Quali consigli ti senti di dare ad una persona che ha vissuto la tua stessa situazione?

Innanzitutto, è importante riconoscere e accettare il dolore che deriva dall’essere derisi per il proprio peso. Non è facile sentirsi giudicati e criticati per il proprio aspetto fisico, soprattutto quando si tratta di qualcosa su cui si ha poco controllo. Quando si subiscono derisioni, è importante cercare di non interiorizzarle anche perché le parole degli altri non definiscono chi siamo. È importante concentrarsi sul proprio benessere generale.

Dove e come hai trovato la forza per risalire la china? C’è un momento o un episodio che ricordi in particolare?

Ricordo ancora nitidamente quel giorno. Ero solo in una stanza buia, circondato da ombre e da un profondo senso di sconfitta. Mi sentivo perso, incapace di vedere una via d’uscita dal tunnel di negatività in cui ero sprofondato. Ma poi, all’improvviso, ho sentito una melodia risuonare nella mia mente. Era una canzone che conoscevo da sempre, una di quelle che mi facevano provare un senso di gioia e di speranza.

Mi sono alzato, mi sono seduto al pianoforte e ho iniziato a suonare. Le note fluivano dalle mie dita come lacrime, liberando tutte le emozioni che avevo represso per così tanto tempo. Oggi, quando guardo indietro, non vedo più solo i momenti bui, ma anche la luce che mi ha permesso di superarli.

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Gaetano De Michele Associazione Gli angeli dello spettacolo”

Il tuo progetto “Gli Angeli” che fase sta attraversando?

Il progetto “Gli Angeli” nasce nel 2016 con un obiettivo ambizioso: promuovere l’inclusione e sfidare la terminologia stigmatizzante di “diversamente abile”. Attraverso un processo creativo unico, il progetto ha dato voce a ragazzi diversamente abili, estrapolando frasi e pensieri dalle loro esperienze e trasformandoli in un brano musicale e un video toccante. Il progetto ha ottenuto un grande successo, coinvolgendo personaggi pubblici come Alba Parietti, Stefano De Martino e Tony Hadley. Le loro frasi e pensieri, estrapolati con cura e sensibilità, sono l’anima del progetto e la fonte d’ispirazione per tutte le attività.

Nel corso degli anni che rapporto hai creato con il tuo pubblico?

Il rapporto con il mio pubblico è un legame che va oltre le parole, oltre le semplici parole sullo schermo. È un’esperienza che mi ha arricchito profondamente, insegnandomi l’importanza della comunicazione, dell’empatia e della connessione umana. Loro mi hanno nutrito con un flusso costante di domande, riflessioni, emozioni e storie. Ho compreso il vero significato della comunicazione e ho scoperto il potere delle parole per creare ponti, abbattere muri e costruire un mondo più unito e comprensivo. Tutto questo è un dono prezioso che mi spinge sempre a dare il meglio di me.

Hai mai partecipato a dei contest o festival? Se sì, raccontaci l’esperienza…

Tra i ricordi più emozionanti c’è sicuramente il Milano Latin Festival al Forum di Assago, dove mi sono immerso nei ritmi coinvolgenti della musica latina, lasciandomi contagiare dall’energia travolgente dei ballerini e del pubblico. Un’altra esperienza indimenticabile è stata il memorial di Mino Reitano a Reggio Calabria, dove ho avuto l’onore di rendere omaggio a questo grande artista italiano declamando alcuni dei suoi brani più celebri e raccontando la sua straordinaria carriera.

Qual è il regalo più bello che hai fatto e hai ricevuto con la musica?

Una volta ho scritto una canzone per un amico che stava attraversando un periodo difficile; parlava della speranza, della resilienza e del potere dell’amicizia. Quando gliel’ho suonata, ha pianto lacrime di gioia e mi ha detto che era il regalo più bello che avesse mai ricevuto. La musica aveva il potere di toccarlo in un modo che nessun altro regalo avrebbe potuto fare. Ogni volta che qualcuno ascolta la mia musica, è un regalo per me. Significa che ha raggiunto qualcuno e ha avuto un impatto sulla sua vita. È la sensazione più gratificante.

Qual è il tuo più grande sogno musicale?

Diventare un ponte tra mondi musicali diversi, creando un’armonia universale. Immagino di poter analizzare e comprendere generi musicali di ogni epoca e cultura, identificandone i fili conduttori, le emozioni e le strutture profonde. Con questa conoscenza, potrei comporre nuove musiche che fondono questi elementi in modo innovativo, creando un linguaggio sonoro universale. Questa musica non sarebbe solo piacevole all’ascolto, ma avrebbe anche il potere di unire le persone, creando empatia e comprensione reciproca.

Articolo a cura di Simone Ferri

Geremia: il ritorno con “Passeresti” il nuovo singolo che parla di solitudine, della consapevolezza della transitorietà delle relazioni

Passeresti - Cover
Passeresti – Cover

Passeresti è il nuovo singolo di Geremia, uscito 14 giugno, per Leave Music in distribuzione ADA Music Italy.

Geremia è il progetto nato attorno alle canzoni di Gere e Mach, alle produzioni di Harley e alle chitarre di Fru: alternative rock band dall’anima punk, manifesto di una generazione che dondola tra la ricerca della felicità e blackout sentimentali, che vive la provincia e sogna la città e la fama.

Passeresti parla di solitudine, del desiderio di connessione e della triste consapevolezza della transitorietà delle relazioni, tra attese e incontri mancati.

«Passeresti racconta di un amore e di una ragazza che aspetta ogni giorno alla fermata dell’autobus. La vedo lì, testa sul cell, appoggiata ad un muro tra graffiti, tag e sguardi osceni dei passanti in una strada di periferia. Ogni mattina, quando ancora è buio, come aspettasse un amore che passa e non resta». Geremia

Geremia (Foto Onofrio Petronella)
Geremia (Foto Onofrio Petronella)

Passeresti mette a fuoco tutte quelle situazioni in cui, pur essendo vicini, non riusciamo davvero a incontrarci. Il bisogno d’amore e di rassicurazioni, quando tutto sembra sfuggire.

CREDITI
Autori: Geremia Caloni, Fabrizio Premoli
Compositori: Stefano Galli, Luca Frustaci
Prodotta da: Harley, Mach1
Mix e master: Harley

Geremia: il ritorno con “Passeresti” il nuovo singolo 2
(Foto Onofrio Petronella)

Geremia, artista emergente classe ’01, nato e cresciuto sul Lago Maggiore, ha sempre avuto una visione personale della musica, interiorizzandola e rendendo suo un genere emergente.

Ha iniziato a pubblicare le sue prime canzoni nel 2015 all’età di 14 anni attraversando e sperimentando tutte le evoluzioni dei generi musicali avvenute negli ultimi anni.

Geremia: il ritorno con “Passeresti” il nuovo singolo 3
(Foto Onofrio Petronella)

I brani di Geremia si ispirano alle situazioni di vita quotidiana e alle storie d’amore passate, lo stile di scrittura molto riflessivo e descrittivo induce l’ascoltatore ad immedesimarsi nel personaggio narrato.

Il sound pop-punk molto americano, l’ispirazione italiana e la scrittura di Geremia donano un’impronta caratteristica al progetto oltre che renderlo una cosa estremamente nuova in Italia

Video intervista a cura di Vincenzo Salamina

V?k: “Superficie” il nuovo singolo che gioca con sonorità estive e leggere senza rinunciare a riflettere e raccontare un percorso

V?k, la mia musica tra influenze e contaminazioni
V?k il nuovo singolo “Superficie”

Victor Uckmar, meglio conosciuto come V?k, è un cantautore a tutto tondo. Un giovane cantautore in grado di esaltare la propria idea di musica attraverso molteplici influenze. Dalle contaminazioni culturali, alle influenze melodiche e nonostante la sua giovane età, ha vissuto in diverse città europee di spiccato rilievo, nel panorama musicale contemporaneo: Genova, Milano, Guildford e Londra.

Il suo nuovo singolo “Superficie”, è un brano in lingua italiana, ma segna anche l’inizio di nuovo percorso fatto di musica e che si concretizzerà con un EP prossimo all’uscita.

Superfice” è un singolo che vuole giocare con le sonorità estive e leggere, senza però tralasciare la volontà di comunicare e condividere messaggi importanti. Senza perdersi nelle apparenze, per non cadere vittima delle invidie altrui. Rimanere in superficie per andare avanti.

Ciao Victor, benvenuto tra le nostre pagine. Questo è un periodo particolarmente impegnativo per te, ma quali sono le emozioni che ti accompagnano in questo percorso?

Sono stanco, ma solo perché ci sono tante cose da fare in questo momento (ride ndr.). Sto studiando, sto lavorando e sono tutte cose che mi occupano tanto tempo, ma che sono utili per la mia crescita. Sono tante quindi le emozioni che mi accompagnano in questo mio percorso. Posso però dire che sono entusiasta di questo percorso.

V?k, la mia musica tra influenze e contaminazioni 1
V?k

La tua è una musica fatta di sfumature e unioni. Quanto però, queste tue esperienze e questi tuoi viaggi, hanno influenzato la tua musica?

Sono nato e cresciuto in un contesto internazionale, la mia famiglia ha origini sudamericane, io ho studiato tedesco e ho viaggiato molto. Per me quindi, stare intorno a tante culture, è la normalità. Sono contento però di aver trovato un equilibrio tra tutte queste influenze. Sfumature che mi hanno portato ad avere anche una certa libertà nello scrivere e nel raccontare determinati temi. Ho conosciuto tante persone che mi hanno regalato tante prospettive diverse della vita.

Parlando di musica, è uscito da poco “Superficie”, il tuo nuovo singolo in lingua italiana. Come nasce però questo brano?

È stato forse il terzo o il quarto brano che ho scritto in italiano. È stato più uno sprono di mio padre, che mi chiedeva di fare un qualcosa di più leggero. Così, ho preso la palla al balzo e, nell’estate di due anni fa, ho scritto “Superficie”.

Un brano che sicuramente ha una sua leggerezza, ma che nasconde comunque una voglia di raccontarsi…

Ho cercato di bilanciare il tutto. Volevo proporre un qualcosa di più morbido rispetto alle mie precedenti produzioni, ma allo stesso tempo non volevo rinunciare a riflettere e a raccontare un percorso. A me piace vivere e raccontare il quotidiano, spero di esserci riuscito con questo brano.

V?k - Superficie - Cover
V?k – Superficie – Cover

Non è quindi il tuo primo singolo in lingua italiana, ma come mai hai deciso di cantare in italiano, visto che all’estero forse è più facile fare musica in lingua inglese?

Come prima grande scelta, avevo deciso di cantare solo in inglese. Anche perché all’estero è la lingua più usata. Inoltre, avevo il timore nello scrivere in italiano; anche perché ci sono delle differenze tecniche enormi tra l’italiano e l’inglese per la musica. Due anni fa però, dopo alcuni brani scritti in inglese, ho deciso di provare un qualcosa di nuovo. Sentivo delle emozioni particolari, che non riuscivo a mettere su carta. Così, senza pensarci troppo, ho provato a scrivere in italiano. È uscito così un progetto che mi ha subito colpito.

“Superficie” quindi avrà anche un continuo?

Sì! Ci sarà un mini EP che sarà composto da 4 brani e racconterà la mia vita da persona iperemotiva e sensibile. Saranno quattro scenari molto diversi e saranno legati ai quattro elementi: acqua, fuoco, terra e aria. “Moai” è stato il primo capitolo e riguarda la terra, “Superficie” riguarda l’elemento dell’acqua, il prossimo singolo sarà “Incendio” e racconterà il fuoco e l’ultimo singolo, che uscirà presto, riguarderà l’aria. Se tutto va bene l’EP uscirà ad ottobre.

Genova è casa tua, anche se ormai sei un cittadino del mondo con tutti i tuoi viaggi. Tuttavia, Genova è anche la casa del cantautorato italiano, tantissimi nomi sono partiti da lì: Fabrizio De André, Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Bruno Lauzi e tanti altri. C’è un filo di responsabilità nel fare musica e venendo da Genova?

È una bella responsabilità! Ovviamente non mi voglio mettere al loro livello, questi sono artisti che hanno fatto la storia. A me interessa portare avanti la mia musica e continuare con il mio percorso. Poi, perché no, magari anch’io diventerò importante per Genova in futuro.

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V?k

Il 20 giugno hai partecipato ad un evento importante a Londra, per presentare il tuo nuovo singolo. Come sarà però la tua estate musicale?

L’evento del 20 giugno è stato emozionante ed è stato bello poter interpretare dal vivo il mio nuovo brano. Tuttavia, cercherò di finire i miei studi per potermi dedicare poi completamente alla musica. Quindi, la mia estate non sarà molto musicale. Tuttavia, spero di riuscire ad organizzare un evento per quando uscirà il mio EP.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli

Patrizia Laquidara, la mia Sicilia in “Assabenerica”, suo nuovo brano accompagnato da video, che fonde tradizione ancestrale con sonorità pop e influenze contemporanee

Patrizia Laquidara (Foto di Michele Piazza)
Patrizia Laquidara (Foto di Michele Piazza)

Il video, diretto dal regista Marco Dodisi, con la sceneggiatura di Davide De Stefano e di Patrizia Laquidara, è stato girato a Messina e comprende scene d’archivio dell’antica processione “la Vara” e scene inedite sia in luoghi simbolo della città siciliana sia in altri di valore affettivo per l’artista.

Con questo videoclip, Patrizia Laquidara ha voluto ancora una volta ricreare e rappresentare con paesaggi e suoni, l’immaginario legato al suo romanzo “Ti ho vista ieri” (ed.Neri Pozza). La prima scena si apre sulla casa dei nonni paterni che compare nel libro con il nome di “La baracca con l’anguilla” e si conclude in riva allo Stretto, con il desiderio di valorizzare uno degli scenari più importanti d’Italia per valore ecologico, culturale e mitologico.

In merito al nuovo singolo, Patrizia Laquidara afferma: «“Assabenerica” è un esorcismo musicale, un canto dal procedere ritmato e rimato che richiama lo stile spoken word post-moderno. Il manifesto pop di una processione antica, La Vara, che si celebra il 15 agosto nella città di Messina. Un rito che coinvolge migliaia di devoti occupati a reggere sulle loro spalle il maestoso carro votivo, che è grandiosa macchina epica e trionfale. Un rituale arcaico, profano e mariano insieme, simbolo delle molte processioni popolari, veri e propri fenomeni culturali, ancora presenti nel nostro paese».

Il brano, registrato e mixato a Lisbona e prodotto da Ponderosa Music Records, vede la collaborazione di Lorenzo Maragoni, campione mondiale di poetry slam, e del musicista compositore Tony Canto.

Patrizia Laquidara, la mia Sicilia in “Assabenerica”
Patrizia Laquidara (Foto Michele Piazza)

«Assabenerica è primo capitolo di un nuovo progetto musicale – racconta Patrizia Laquidara – Storie e personaggi prendono spunto dalle pagine del mio libro “Ti ho vista ieri”. L’intento e il desiderio è quello di trasformare parole in suono, racconti in canto. “Assabenerica” è un esorcismo musicale, un canto dal procedere ritmato e rimato che richiama lo stile spoken word post-moderno.

Il manifesto pop di una processione antica, La Vara, che si celebra il 15 agosto nella città di Messina. Un rito che coinvolge migliaia di devoti occupati a reggere sulle loro spalle il maestoso carro votivo, che è grandiosa macchina epica e trionfale. Un rituale arcaico, profano e mariano insieme, simbolo delle molte processioni popolari, veri e propri fenomeni culturali, ancora presenti nel nostro paese».

Patrizia Laquidara - Assabenerica - Cover
Patrizia Laquidara – Assabenerica – Cover

Patrizia Laquidara, siciliana di nascita e veneta d’adozione, considerata “una delle figure più inafferrabili e poliedriche della musica d’autore italiana”, ha conquistato la critica sin dal suo esordio alla 13ª edizione del Premio Città di Recanati.

Il suo primo album, Indirizzo Portoghese, pubblicato nel 2003, le ha garantito un posto al Festival di Sanremo e numerose vittorie, tra cui il Premio Alex Baroni e il Premio Mia Martini.

Da allora, la sua carriera è stata segnata da una serie di successi musicali e riconoscimenti, tra cui la nomination per i David di Donatello nel 2005. Oltre alla musica, la cantautrice ha esplorato il mondo del teatro e del cinema, affiancando artisti di fama internazionale come Marco Paolini e Alejandro Jodorowsky.

Patrizia Laquidara
Patrizia Laquidara (Foto di Michele Piazza)

Nel 2018, il suo quinto e più recente album C’è qui qualcosa che ti riguarda è stato acclamato come un capolavoro dalla critica e ha ricevuto prestigiosi premi nazionali. Da allora, ha continuato a mietere successi anche nel campo teatrale, consolidando la sua reputazione come una delle artiste più influenti e innovative del panorama italiano.

La sua recente pubblicazione, il romanzo “Ti ho vista ieri (edito da Neri Pozza), ha ulteriormente rafforzato il suo status di talento eclettico e versatile, portandola in un tour letterario attraverso l’Italia e a vincere tre primi premi letterari internazionali.

Oltre alla sua attività artistica, è anche una docente di musica e drammaturgia musicale presso il Conservatorio Marenzio di Brescia. Il suo impegno costante nel portare avanti progetti originali e di alta qualità la rende una delle figure più rispettate e apprezzate nel panorama culturale contemporaneo.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Francesco Sacco: “Ti somiglia ma non sei tu”, un riflettore sul presente, un brano pop e spensierato che riflette sulla nostra umanità in un contesto di distrazione mediatica

Francesco Sacco: “Ti somiglia ma non sei tu”

Francesco Sacco è un cantautore e polistrumentista nato a Milano e avvolto fin da piccolo dalla passione per la musica classica. Da adolescente si interessa al blues per poi sperimentare qualche altro genere. Il nuovo singolo è un anti-tormentone estivo che, con toni ironici, pone l’accento sul genocidio del popolo palestinese e sulla distorsione delle notizie da parte dei media occidentali. Come ogni canzone di protesta, il testo è nato dalla rabbia e dallo sconforto ed è stato scritto di getto, quasi come se fosse la canzone stessa a tendere una mano all’artista.

Tu e la musica: che ricordi hai di questo legame?

È una passione nata fin da piccolo in modo abbastanza autonomo e sorprendente, poiché non vengo da una famiglia di musicisti e non ho esperti del settore a casa. Mi sono reso conto che era la forma d’arte che più mi appassionava e rispecchiava e più funzionava per toccare determinate corde.

Qual è il tuo strumento preferito?

Suono un po’ di tutto ma nulla di eccezionale, me la cavo in linea di massima. La chitarra è il mio strumento perché mi ha formato; mi ci sono avvicinato, ho studiato quella classica fin da bambino per 8 anni, poi verso i 14, ho fondato la mia prima band. A livello di scrittura mi è capitato molto di scrivere al piano. Ultimamente invece mi sono avvicinato anche al mondo dei sintetizzatori e in generale della musica elettronica.

Il tuo approccio alla musica è stato influenzato da qualcuno in particolare?

Ho tante ispirazioni diverse, dopo il percorso con la musica classica il mio grande amore è stato il blues, caratteristica che si sente poco nella musica che faccio oggi però mi è rimasta come approccio. Il blues esprime concetti difficili in modo semplice, ha un alfabeto musicale molto ridotto e stretto, è una sorta di gabbia, 12 battute che si ripetono all’infinito con lo stesso giro di accordi. Sembra limitante ma è molto utile, aiuta ad individuare il necessario.

Francesco Sacco (Foto di Dalila Slimani)
Francesco Sacco (Foto di Dalila Slimani)

Entriamo nel focus della tua musica: il tuo nuovo singolo “Ti somiglia ma non sei tu” di cosa parla? Ci racconti la sua storia?

È un brano nato molto velocemente, non avevo particolari intenzioni di scrivere un testo così politico e legato all’attualità. La dinamica di lavoro con Luca Pasquino, il mio produttore, è sempre molto intensa, ci scambiamo molte idee e basi musicali, ci confrontiamo in continuazione. Un giorno è venuto da me con questa bozza, l’ho ascoltata e mi è piaciuta subito. Abbiamo aggiunto le trombe, le chitarre e abbiamo chiuso il pezzo insieme. I testi li scrivo sempre da solo, da questo punto di vista sono una persona che agisce in solitaria. Mi sono chiuso in me stesso, e avendo intorno a me questa situazione geopolitica ho fatto molta fatica a non pensarci. Il testo è intriso dal senso di colpa da salotto.

Che significato ha per te questo brano? Cosa vuoi comunicare di preciso?

Di restare vigili, non solo da artisti ma anche e soprattutto da cittadini e da essere umani. Bisogna rimanere sensibili su determinati temi perché la macchina della comunicazione ci porta a focalizzare la nostra attenzione su un argomento per una settimana per poi archiviarla come se fosse passata o cambiata, come ad esempio i bombardamenti su Gaza. Ogni tanto è giusto porsi qualche domanda, cosa comporta essere un essere umano, che tipo responsabilità ho.

Quali sono, secondo te, oggi gli elementi più distraenti nel genere umano?

La velocità e la tempesta mediatica creano superficialità. Siamo sottoposti ad una quantità industriale di input e di stimoli. Da una parte è positivo, ma dall’altra potrebbe avere un risvolto negativo, ossia un’anestesia in cui non reagisci al bello, al brutto, al tragico, al felice, sei sottopressione costantemente, come se ad un certo punto cadessi in una specie di dormiveglia. Sotto questo aspetto la macchina dell’informazione gioca un ruolo cruciale; questo discorso si sposta anche sulle dinamiche dei social network, nati come spazio di aggregazione digitale ma inevitabilmente sono diventati anche luogo di informazione e comunicazione. Instagram, ad esempio, è come se fosse un giornale in cui posso leggere notizie. Ma non bisogna mai dimenticare che i social devono essere sempre il mezzo e mai il fine.

Francesco Sacco - Ti somiglia ma non sei tu - Cover
Francesco Sacco – Ti somiglia ma non sei tu – Cover

Hai altre passioni oltre alla musica?

Parallelamente all’attività musicale, ho co-fondato insieme a Luca un collettivo di arti performative che si chiama “Cult of Magic”, con cui ci dedichiamo al teatro e alla danza contemporanea, mi piace mescolare insieme le diverse arti. A volte l’arte contemporanea tende a restare un po’ distante dal pubblico, relegata alla sua torre d’avorio. Ci siamo battuti per espanderla a tutto il pubblico.

C’è un momento che ti ha segnato particolarmente durante la tua carriera?

Ce ne sono stati diversi ma te ne cito una abbastanza recente che riguarda sempre il pubblico con l’ultimo EP rilasciato. Quando ci siamo esibiti live, a causa del faro che illumina la platea non vedevamo quanta gente ci fosse; ci aspettavamo circa 150 persone; invece, l’occhio di bue ha allargato ed erano duemila. Non ci eravamo per niente resi conto ed è stato uno shock, un’emozione indescrivibile.

Come vivi il palco durante i live?

Il live mi piace da morire, porto dal vivo ciò che scrivo, si crea più vicinanza con il pubblico. Si crea un gran principio di condivisione sotto al palco, una sinergia tra persone, tra pubblico e artista molto potente.

Francesco Sacco: “Ti somiglia ma non sei tu” 3
Francesco Sacco

Che rapporto hai con la tua gente?

Molto stretto, mi sento benvoluto. Ho radunato un po’ di ascoltatori nonostante le mie canzoni non siano facili. L’arte si fa per il pubblico, la musica è sicuramente una di queste.

Hai mai aperto dei concerti?

Sì, ho fatto diverso aperture. La più importante dell’anno scorso è stata quella a Le Vibrazioni, in provincia di Catania. È stato un bellissimo concerto.

Come hai superato gli ostacoli durante la tua gavetta?

È tutta una questione di tenacia e testa dura. Approcciare in questo mondo da zero è una grande sfida con sé stessi, attraversi sicuramente dei momenti bui. Questo misura quanto tu sia determinato e predisposto a farlo.

Francesco Sacco: “Ti somiglia ma non sei tu” 4
Francesco Sacco

Programmi per il futuro?

Ho appena finito di registrare un nuovo disco, uscirà a novembre. È il mio progetto a breve termine per ora, passerò i prossimi mesi a perfezionarlo.

Una tua canzone manifesto?

“Kabul”, è una canzone longeva che mi rappresenta, racchiude il mio percorso, le mie influenze e il mio sentire.

Hai mai avuto un piano B nella vita?

Non avrei disdegnato l’architettura, una forma d’arte molto interessante, mi affascina perché riguarda in modo molto diretto la società.

Articolo a cura di Simone Ferri

Diorhà “Il tempo nuovo” il nuovo singolo scritto con Chiara Ragnini, un crescendo di note ed emozioni che avvolgono e sostengono un testo poetico

Diorhà “Il tempo nuovo” il nuovo singolo
Diorhà “Il tempo nuovo”

“Il tempo nuovo” di Diorhà è un brano che arriva dopo un anno rivoluzionario, un po’ come quella quiete dopo la tempesta di cui narrava Leopardi nei suoi versi. Una condizione perfetta per costruire o lasciar andare il passato, per vivere l’essenzialità di un sentimento che saluta le paure e le porta lontano. Un crescendo di note ed emozioni che avvolgono e sostengono un testo poetico e la voce calda ed armoniosa della cantautrice pugliese.

Dopo quella con Roberta Giallo, Diorhà si avvale della collaborazione della cantautrice ligure Chiara Ragnini, un gemellaggio Puglia/Liguria che nasce da un’amicizia sincera e dalla voglia di condividere arte e musica.

«Prendi due amiche entrambe cantautrici in piena fase creativa, spiega Diorhà, mettici le loro confidenze, l’empatia, etc., ed ecco che nasce una nuova canzone! Arriva così, a raccontare che c’è sempre un tempo nuovo, una nuova stagione, una condizione perfetta per sorprendersi ancora».

L’idea di Diorhà è anche quella di promuovere il più possibile il linguaggio e il lavoro delle cantautrici, sdoganando quelli che sono alcuni stereotipi sulle donne nel mondo musicale.

Un nuovo progetto che si lega al precedente, creando un fil-rouge di creatività e unicità tra artiste, imprenditrici indipendenti.

Diorhà - Il tempo nuovo - copertina
Diorhà – Il tempo nuovo – copertina

Questo nuovo lavoro segna anche un ritorno alle radici e la collaborazione con il Clab Studios di Foggia, e con musicisti noti anche oltre il territorio dauno.

Come la stessa Diorhà ha affermato, tutto il progetto è poesia, arte, anche la copertina del singolo: è un ritratto realizzato ad-hoc, dalla pittrice Stefania Piccirilli.

Diorhà, pseudonimo di Angela Pinto, artista, pugliese legata da sempre alla scrittura, al canto, all’arte ed al mondo dell’animazione e dello spettacolo. Intraprende il suo percorso come cantautrice nel 2013, realizzando due album (Regole e Sogni 2014 – Riflesso 2016) e numerosi singoli.

Diorhà “Il tempo nuovo”
Diorhà

Tantissimi i live e gli spettacoli che la vedono protagonista. Finalista di molti contest e festival per cantautori; tra i più noti: Premio Lunezia, ProSceniUm festival , Premio Donida, Mimì Sarà, Cantautori Bitontosuite, Onda Rosa Indipendente.

Tra i suoi brani più conosciuti “Davanti a un caffè” vincitore del premio Donne d’autore nel 2015 e “Rivoluzione” (prodotto in collaborazione con Roberta Giallo) vincitore del premio Palco d’autore 2023.

Molte le sue esperienze tra live, teatro, programmi tv e radio, oltre al suo forte impegno nel volontariato e nei progetti sociali.

Video intervista a cura di Vincenzo Salamina

Il M° Enrico Melozzi presenta la 2a edizione de “La notte dei serpenti” concertone ideato per omaggiare e celebrare la cultura e la tradizione musicale abruzzese

Enrico Melozzi: 2ª edizione de La Notte dei Serpenti
“La notte dei serpenti” da un’idea del M° Enrico Melozzi

Mancano pochi giorni alla 2ª edizione de La Notte dei Serpenti, il concertone ideato e diretto dal Maestro Enrico Melozzi per omaggiare e celebrare la cultura e la tradizione musicale abruzzese in programma sabato 20 luglio allo Stadio del Mare di Pescara, e nella line-up del concertone si aggiungono Al Bano e Filippo Graziani.

Sul palco de La Notte dei Serpenti saliranno grandi nomi del panorama musicale italiano e internazionale che presteranno le loro voci ai canti della tradizione popolare abruzzese, per l’occasione rivisitati in una chiave musicale moderna ed eseguiti dal vivo dall’Orchestra dei Serpenti diretta dal Maestro Enrico Melozzi.

Questa la line-up: Al Bano, Colapesce, Di Martino, Coma_Cose, Filippo Graziani, Giovanni Caccamo, Noemi e Umberto Tozzi. Conduce la serata Andrea Delogu.

«Dopo il grande successo della prima edizione, che l’anno scorso ha attratto più di 10.000 persone dal vivo e circa 1 milione grazie ai mezzi televisivi della Rai, non vedevo l’ora di rimettere in moto la macchina di questa meravigliosa manifestazione – spiega il Maestro Enrico Melozzi, ideatore e direttore artistico e musicale de La Notte dei Serpenti – Celebrare e approfondire la bellezza dei nostri canti e delle nostre tradizioni è fondamentale per ridare all’Abruzzo quell’identità culturale, musicale e folclorica che sembrava smarrita.

La sfida è trasformare la musica popolare in un linguaggio pop, televisivo e accessibile a tutti. Non è un compito facile: il rischio di sbagliare quando si toccano le tradizioni è altissimo. Tuttavia, dopo anni passati a studiare la musica popolare di tutto il mondo – dalla Spagna al sud Italia, dall’est Europa alla musica latino-americana e cubana – mi sento pronto ad affrontare con grande serenità questa immensa sfida di riportare la musica popolare abruzzese nelle case di tantissime persone.

Ho sempre utilizzato il claim “poppizzare il dialetto e dialettizzare il pop”, e sono sicuro che questa sia la formula vincente non solo per far capire agli abruzzesi e all’Italia quanto vale la nostra regione, ma anche per trasmettere questa bellezza a livello internazionale».

Il pubblico de La Notte dei Serpenti potrà ascoltare i canti della tradizione musicale abruzzese impreziositi da nuovi arrangiamenti a cura del Maestro Enrico Melozzi, che non andranno ad intaccare l’autenticità dei testi originali in dialetto, mantenendo intatta la loro poetica e la loro capacità di coinvolgere gli ascoltatori che potranno interpretarli liberamente.

Il pubblico sarà parte attiva dello show tramite la nuova app “Notte dei Serpenti”, disponibile su Apple Store e Google Play. Grazie alla tecnologia “Be part of the Show”, infatti, durante l’evento verranno realizzate delle coreografie multimediali dinamiche e coinvolgenti al ritmo della musica proposta sul palco del concertone. L’app durante l’utilizzo non richiede l’uso di connessione internet o Bluetooth e permette di essere sempre aggiornati tramite le notifiche con le ultime news sull’evento e informazioni utili.

L’evento è realizzato in collaborazione con Vuscichè, rinomato brand sostenibile che recupera tessuti antichi e li trasforma in capi contemporanei nel cuore della selvaggia regione dell’Abruzzo. Sul palco dello Stadio del Mare di Pescara i musicisti indosseranno gli abiti realizzati dal marchio per dare risalto alla cultura abruzzese e all’arte sartoriale, fondendo la tradizione con l’avanguardia. Ogni indumento verrà trasformato e reso un’opera d’arte vivente grazie all’estetica abruzzese lodata e reinterpretata nei minimi dettagli, dai tessuti utilizzati alla resa finale.

Ad accompagnare i canti popolari ci saranno anche le coreografie realizzate dal corpo di ballo composto da Lusymay Di Stefano, Laura Esposito, Ilaria Frazzetto, Gabriella Caruso, Michela Caruso, Federico Mella e Francesco Rosario Zappalà.

Grazie alla collaborazione con ARCA – Associazione Regionali Cori Abruzzesi, l’ideatore e direttore del concertone è al lavoro per coinvolgere il maggior numero possibile di cori abruzzesi per dare risalto a un altro importante aspetto della tradizione e della cultura abruzzese.

Enrico Melozzi: 2ª edizione de La Notte dei Serpenti 1
Conduce “La notte dei serpenti” Andrea Delogu (foto di Maddalena Petrosino)

Per dare il nome a questa iniziativa culturale e musicale volta a dare una nuova visione dell’Abruzzo, Enrico Melozzi ha scelto di ispirarsi al celebre culto di San Domenico, che vede il suo punto apicale nell’antichissimo rito “Festa dei Serpari” a Cocullo (L’Aquila), identificando nel serpente un simbolo esotico, potente, misterioso, affascinante e attrattivo.

Il grande evento musicale, che nella sua prima edizione ha attratto più di 10.000 persone allo Stadio del Mare, anche quest’anno diventerà uno speciale televisivo per la regia di Angelo Bozzolini.

Le scenografie si avvalgono della collaborazione prestigiosa dell’artista Marco Lodola, che arricchirà lo spazio scenico con le sue iconiche sculture luminose, alte fino a 5 metri.

Il concerto sarà dedicato a Stefano Mancini, tecnico audio recentemente scomparso che ha lavorato alla prima edizione del concertone.

L’evento è a ingresso gratuito.

Il concertone de La Notte dei Serpenti è promosso e finanziato dalla Regione Abruzzo, fortemente voluto dal Presidente della Regione Marco Marsilio e realizzato in collaborazione con il Consiglio Regionale dell’Abruzzo e il Comune di Pescara.

La prova di incontro con i nuovi cantori si è svolta nel ridotto del Teatro Comunale de L’Aquila grazie alla collaborazione con il Sindaco Pierluigi Biondi.

Enrico Melozzi: dirige l'orchestra
Enrico Melozzi (Foto Fabrizio Cestari)

ENRICO MELOZZI è un compositore, direttore d’orchestra, violoncellista e produttore discografico italiano. Da giovanissimo inizia a comporre opere liriche, sinfonie, balletti, musica da camera, opere sacre, colonne sonore per cortometraggi, lungometraggi e spettacoli teatrali per i quali riceve numerosi riconoscimenti importanti. Nel 1999 diventa assistente di Michael Riessler, con il quale collabora dapprima come copista e poi come arrangiatore e produttore artistico: questa esperienza lo porta ad avvicinarsi alla musica contemporanea mondiale.

Nel 2002 debutta come direttore d’orchestra con la sua opera su Oliver Twist. Insieme a Giovanni Sollima fonda il gruppo 100 Cellos ed è promotore della prima maxi-reunion di violoncellisti in Italia, che ha radunato a marzo 2012 più di 140 violoncellisti provenienti da tutto il mondo. Fonda nel 2016 l’Orchestra Notturna Clandestina, di cui è direttore musicale.

Per sostenere l’orchestra economicamente organizza a Roma i Rave Clandestini di Musica Classica, vero e proprio esperimento sociale in cui la musica classica è protagonista di un concerto di oltre 15 ore. Nel 2021 gli viene affidato l’incarico di Maestro Concertatore della Notte della Taranta, ruolo che condividerà con la cantautrice Madame.

È promotore del primo laboratorio al mondo di composizione musicale collettiva, dove compositori di tutte le età e astrazioni artistiche, compongono collettivamente, al servizio di un regista e di uno spettacolo teatrale.

Ha diretto l’orchestra del Festival di Sanremo per Noemi (2012 e 2014), Achille Lauro (2019), Pinguini Tattici Nucleari (2020), Fasma (2021), Måneskin (2021, 2022 e 2023), Highsnob & Hu (2022), Ana Mena (2022), Giusy Ferreri (2022), Mr.Rain (2023 e 2024), Sethu (2023), Gianluca Grignani (2023), Bnkr44 (2024), Gazzelle (2024) e Ghali (2024). Negli anni ha firmato gli arrangiamenti di numerosi brani di artisti del calibro di Rocco Hunt, Il Volo, Niccolò Fabi e tanti altri.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Cara con il suo ultimo singolo “Giulia” celebra la bellezza dell’effimero, racconta di come le avventure che finiscono diventano importanti esperienze 

"Giulia" il nuovo singolo di Cara (Foto Roberto Covi)
“Giulia” il nuovo singolo di Cara (Foto Roberto Covi)

Cara, all’anagrafe Anna Cacopardo, è una cantautrice poliedrica e di talento, nata nel 1999. Giovanissima, ma già con una grande esperienza alle spalle; tra concerti, eventi e collaborazioni di grande successo. Ad aprile, è uscito il suo singolo Verso casa, dove con una lente d’ingrandimento, che si posa sulle abitudini e sulla quotidianità di una città pulsante, si raccontano storie di amore e dolore. Mentre è del 7 giugno il suo ultimo singolo “Giulia”, una partita emotiva che celebra la bellezza dell’effimero, una storia che finisce, un gioco in cui i protagonisti sono le emozioni e i sentimenti. Noi l’abbiamo raggiunta per farci raccontare questo periodo particolarmente florido dal punto di vista artistico.

Ciao Anna, partirei chiedendoti come va?

Alterno i miei momenti, ma questo è un po’ il mio carattere e il mio approccio alla di vita. Vivo come su un’altalena, dove oscillo i miei stati d’animo. Con “Verso Casa”, ad esempio, racconto di questa corsa frenetica, che mi porta la città e la vita; mentre con “Giulia” racconto le avventure che, anche se finiscono, diventano importanti per le esperienze. In sostanza, sto bene, sto cercando di godermi il momento e le cose che mi accadono. Sto cercando di prendermi il presente.

In “Verso Casa” racconti lo scorrere del tempo, una cosa non banale mentre si racconta una storia d’amore e la quotidianità di una città frenetica come Milano…

Sono contenta che sia emersa questa sfaccettatura. Questo brano racconta tante fasi del mio percorso e della mia vita. “Verso casa” è una canzone che nasce dall’immaginazione di una me bambina, in una città come Milano. Dove racconto, attraverso la linea temporale della mia vita, un approccio alla città, alla quotidianità e a tutte quelle cose che possono accadere. Insomma, una fusione tra il mio approccio alla vita, calmo e tranquillo, e quello di una città che non si ferma mai.

Cara (Foto Mehmet_Gurkan)
Cara (Foto Mehmet_Gurkan)

Verso casa” lo possiamo considerare un viaggio tra le esperienze, che esse siano d’amore o di semplice quotidianità?

Certamente sì! È un viaggio che parte e che ti fa guadagnare esperienza. Anche se ritorni al punto di partenza, non riparti mai da zero, ma sempre con un qualcosa in più da mettere nel proprio bagaglio. Vivere il tempo è un’avventura e come tale c’è sempre da guadagnare in esperienza.

In “Giulia” racconti un viaggio tra i momenti e le sensazioni. Vivere ogni istante anche se potrebbe non finire bene?

È il racconto di un’avventura che finisce. È la rappresentazione dell’esperienza che riflette la vita stessa. Nel brano sono presenti una serie di momenti, di partite giocate, di vittorie e sconfitte, di mani strette e rivincite. È la bellezza della vita nel godersi ogni suo momento, senza essere eterna. Non tutto finisce bene, ma talvolta l’importante è vivere certe situazioni.

Ritornando al discorso dell’esperienza, seppur giovanissima hai già un bagaglio importante di concerti e musica alle spalle. Essendo cantautrice, quanto è importante per te e per la tua carriera vivere questi momenti?

Per me è fondamentale! Tutto quello che vivo è pane per la crescita. Dipende tutto da come si elaborano le situazioni. Non credo che ci sia un modo giusto o un modo sbagliato nel vivere le proprie esperienze, ognuno ha il proprio modo. Per il mio percorso, più si ha la forza di attraversare i tunnel più oscuri, più, quando si torna a casa, c’è la possibilità di avere chiarezza nelle cose.

Cara - Verso casa - Copertina
Cara – Verso casa – Copertina

Da sempre i tuoi brani sono presenti nelle playlist delle varie piattaforme digitali facendo anche numeri importanti. È per te una responsabilità confrontarti con i più giovani?

È una bella responsabilità in generale veicolare le mie canzoni. Anche perché mi sono trovata dall’altra parte e per me le canzoni sono da sempre uno strumento di conforto, di condivisione, di riflessione e di chiarezza. Le canzoni sono state le mie migliori amiche. Quindi, sapere che altri, potrebbero ascoltare le mie canzoni e viverle in maniera così intima, mi riempiono l’anima di orgoglio e di consapevolezza. Per me è importante se qualcuno riesce a portare a casa qualcosa dalle mie canzoni. Quindi, cerco di avere cura delle parole e dei messaggi da mandare.

Del 2020 è la tua collaborazione con Fedez nel brano le “Le feste di Pablo”. Milioni di stream e visualizzazioni sulle piattaforme digitali e un’esposizione mediatica importante. Quel momento, lo hai vissuto come un punto di arrivo o un nuovo punto di partenza?

Non mi sono sentita arrivata, ma questo è perché sono molto esigente con me stessa. Ho vissuto quindi come un punto di partenza quella collaborazione, anche se c’è stato comunque un prima e un dopo quel momento. Sono dell’idea che alla fine, tutte le situazioni, siano punti di partenza che ti regalano esperienze sempre nuove.

In conclusione, come sarà la tua estate musicale?

Stiamo lavorando per delle date, ma siamo ancora in work in progress. Spero quindi di poter annunciare tutto il prima possibile.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli

Renato Caruso chitarrista crotonese, inventore del genere musicale “Fujabocla” che mescola vari stili musicali, tra cui il funk, il jazz, la bossa nova e la classica

 

Renato Caruso - La Teoria del Big Chord - cover
La Teoria del Big Chord – Renato Caruso – copertina

Renato Caruso, suona dall’età di sei anni: chitarra e pianoforte sono i primi strumenti ai quali si avvicina. Il chitarrista e compositore lavora per cinque anni presso l’accademia musicale di Ron, “Una Città Per Cantare”, come docente di chitarra classica, acustica ed elettrica, teoria e solfeggio, informatica musicale e responsabile web.

Nel corso della sua carriera si esibisce con artisti del calibro di Ron, i Dik Dik, Red Ronnie, Alex Britti e Fabio Concato.  Pubblica nel 2015 il suo primo libro “LA MI RE MI” (Europa Edizioni): un breve saggio-discorso sulla musica e il suo intreccio innovativo con le tecnologie informatiche. Nel 2016 esce il suo primo album di chitarra acustica “Aram”. Il chitarrista crotonese è l’inventore del genere musicale “Fujabocla”, che mescola vari stili musicali, tra cui il funk, il jazz, la bossa nova e la classica.

Pubblica nel maggio 2018 il suo secondo album solo guitar “Pitagora pensaci tu”. Nel marzo 2019 apre una data di “Off the record” (la serie di concerti di Francesco De Gregori al Teatro Garbatella di Roma). Nel 2021 pubblica “Grazie Turing” (Believe), l’album solo guitar, colonna sonora perfetta per immergersi nella lettura dell’ultimo libro, “# Diesis o Hashtag?

Mette in vendita i suoi primi tre NFT (nel 2022) – Non Fungible Guitar (9 AM), Non Fungible Guitar (11 AM), Non Fungible Guitar (11 PM)legati a un concetto che Renato ha sviluppato, ovvero la “Relatività musicale”.

Renato Caruso è compositore e chitarrista per diversi artisti. Il 5 maggio 2023 pubblica “Thanks Galilei”.

Come hai sviluppato la teoria Big Chord?

Da sempre mi occupo della connessione tra scienza e musica andando a ritroso nel tempo, fino a 2500 anni fa. Ho studiato Pitagora, e ho origini crotonesi dove lui fondò una scuola.

Lui si dedicò, tra i tanti studi, all’armonia delle sfere: immaginava che i pianeti emettessero dei suoni e vibrassero rispetto a sfere concentriche. Secondo Pitagora, c’era qualcosa nell’universo che risuonava secondo la nostra anima e considerava l’universo come musica.  Questa musica ci viene trasmessa sotto forma di matematica.

Sono legato a questo concetto “delle armonie delle sfere”, che ho chiamato la teoria “Big  Chord”, la teoria del grande accordo.

Invece del “Big Bang”, ci potrebbe essere stato un’esplosione di un grande accordo e tutte le parti sono diventate dei pianeti, costellazioni e i generi musicali.  Ho ripreso la teoria di Pitagora dando la mia personale interpretazione in maniera quasi fiabesca.

Nel tuo recente album hai usato il Commodore 64.  Come è nata questa curiosa idea?

Io scrivo soprattutto per chitarra e strumenti. Mi era capitato in mano un vecchio pc degli anni ’90, che mi ha donato mio fratello.

Sono anche un ex programmatore, amo cimentarmi con questi “apparecchi” e ho studiato la produzione dei suoni negli anni ‘80/90. Mi sono appassionato, e ho cercato di unire la programmazione, la musica e il mondo degli otto beat.

Mi è venuta l’idea di fare qualcosa di diverso, trasformando le melodie in otto beat, per ricordare la musica di quegli anni.

Così è nato questo album, che contiene anche dei brani con la chitarra. Volevo riprodurre la semplicità di quel periodo, dove bastava una melodia, un basso e una batteria. Ho fatto questo esperimento per un gusto retro, e per legare la musica con la scienza.

Nello scenario attuale dominato del rap, trap, hi hop e i tormentoni dei “soliti nomi”, la tua casa discografica non ti detto che saresti stato fuori mercato?

L’etichetta Ada Music Italy, che ha distribuito digitalmente il mio disco, ha apprezzato l’idea e non mi ha messo ostacoli.

Sono consapevole che può essere considerata musica di nicchia, però è una scommessa in cui credo e dietro questo lavoro c’è un concetto.

Renato Caruso e “La Teoria del Big Chord”
Renato Caruso

Una domanda alla Marzullo: ti consideri un musicista che racconta “la scienza della musica” o un informatico musicale?

Mi considero come musicista che racconta la scienza della musica e dentro ci metto n po’ di fisica, tecnologia, informatica e astronomia.  Io ho un grande passione per la musica, e dove c’è matematica, filosofia e musica, in mezzo ci sono io.

Io mi definisco un musico, quello che studiava la musica da un punto di vista scientifico e umanistico. Oggi, questi studiosi vengono definiti musicologi, ma il musico è una figura più antica che studia la musica da diversi punti di vista.

Come è nata questa passione per lo studio di filosofi e la scienza della musica. Hai avuto delle influenze a scuola o nell’ambito della famiglia?

Mio padre aveva in una mano una chitarra perché era un cantautore   e nell’altra aveva un libro perché insegnava filosofia.  Andavo in campagna e mio padre mi spiegava Platone. Andavamo in montagna e lui mi raccontava Aristotele. Anche nelle sue battute c’è era sempre un insegnamento e in questo modo la mia testa si nutriva.

Da grande mi sono appassionato e mi sono incuriosito tantissimo nella lettura, e ho preso la prima laurea in informatica, poi una seconda in informatica musicale. Ho proseguito gli studi con il Conservatorio e un Master presso la Università Bicocca a Milano.

Non mi fermo solo allo strumento, voglio capire molto di più.

Nei tuoi video su YouTube e dirette Facebook abbracci con la tua chitarra tanti generi. Sei un musicista eclettico, che non ha preclusioni.

Io vengo dal Conservatorio che ti permette di riuscire a fare diversi generi e suono quello che mi piace: una sigla di un cartone animato, un pezzo jazz, rock o country. Una cosa è bella o non è bella.

Mi capita di ricevere critiche perché cerco di fare tutto, ma voglio esprimere me stesso e la mia libertà.  Io non vedo solo la musica come una chitarra e uno strumento, ma anche come musico, compositore e intellettuale (quando scrivo per alcune riviste). Bisogna cercare di avere uno sguardo a 360 gradi della materia, come viene avviene anche in altri ambiti, e non solo nella musica. È questo il segreto del successo.

Per il futuro, cosa stai progettando?

Solitamente tengo diversi seminari dove suono e spiego la storia della scienza della musica.

Prossimamente, tra le altre date, ne ho una in Calabria, a casa, dove parlerò di Pitagora e quello che ha fatto per la musica e l’umanità. Poi ci sono altre date che troverete sul mio sito.

A breve uscirà un altro libro che sto scrivendo a quattro mani con un soprano che si chiama Elena Bresciani.

Hai avuto tanti duetti con tanti artisti. Hai un sogno nel cassetto?

Il mio sogno è suonare con Sting.  Nel frattempo, continuo con lo studio e mi dedico alla ricerca.

La Teoria del Big Chord”:

1 “Laso Il Poeta Harmonico

2 “Aristosseno Il Temperato Sensibile

3 “Filolao Il Pitagorico

4 “Tolomeo vs Copernico

5 “Boezio Il Mundano

6 “Fludd Il Suonatore Di Monocordo

7 “Keplero Il Folle Platonico

8 “Newton Il Pittore Armonico

9 “Veneziano L’Accordatore di Stringhe

10 “Spielberg Il Viaggiatore” feat. Greta Cominelli e Andrea Peligro

Articolo a cura di Raffaele Specchia 

The Snookers, il sensazionale duo di giovani morbegnesi Anita e Federico saliti sul palco dello Sferisterio di Macerata, sono tra gli otto vincitori di Musicultura

The Snookers, vincitori del Musicultura 2024
Anita e Federico The Snookers

Tra gli otto vincitori di MUSICULTURA, il duo rivelazione The Snookers,  saliti sul palco dello Sferisterio di Macerata con Enzo Avitabile, Diodato, Serena Brancale, Filippo Graziani, Nada, Alessandro Bianchi, Marcin e Carlotta Proietti.

The Snookers commentano: «Come si fa a non iniziare dicendo che siamo estremamente soddisfatti! Essere tra i vincitori di Musicultura è un riconoscimento che ripaga tutto il tempo impiegato a scrivere canzoni e preparare live. Nonostante ci siamo iscritti senza aspettative, una volta superati i diversi step, ci tenevamo sempre di più a poter suonare allo Sferisterio, dato il prestigio del festival e la bellezza della location.

Musicultura è un evento enorme e professionale, con un ambiente molto umano e un clima disteso. Nel backstage, con gli altri vincitori, si è creato subito un legame di complicità e simpatia. Le esperienze condivise sono il bagaglio più importante che ci portiamo a casa da questo percorso».

The Snookers raggiungono questo importante traguardo dopo la pubblicazione del disco d’esordio “L’Universo si arrende a chi è calmo” (Edac Music Group), lavoro dalle sonorità indie pop prodotto da Davide Lasala e che dimostra il genuino talento della formazione e una notevole capacità di scrittura; hanno da subito espresso un potenziale artistico fuori dal comune, arrivando a suonare sul palco di Germi a Milano grazie ai convincenti singoli “Camaleonte”, “Oro”, “Cosa sai di me”, e “Guai”, brano con il quale si sono esibiti nella finale di MUSICULTURA.

Il  duo nato nel 2018 e composto da Anita e Federico, rispettivamente classe 2000 e ’99. Dopo una serie di progetti in altre formazioni, la profonda affinità li porta a creare The Snookers, iniziando subito a scrivere e comporre brani propri. Una prima e importante svolta artistica arriva nel 2019, anno che vede The Snookers approdare all’Edac Studio di Davide Lasala e Andrea Fognini, che riconoscono immediatamente il loro talento e decidono di lavorare con loro.

Il 22 giugno 2022 pubblicano per Edac Music Group il loro primo singolo, “Camaleonte”, prodotto da Davide Lasala e Andrea Fognini, seguito da “Cosa sai di me”, “Oro” e “Guai”. Il video di quest’ultimo brano, opera di Milk-it film da un’idea di Davide Lasala, è stato scelto come video della settimana da MTV New Generation.

The Snookers, vincitori del Musicultura 2024 1
The Snookers

Il 26 maggio 2023 viene pubblicato per Edac Music Group il loro esordio discografico “L’universo si arrende a chi è calmo”, portato dal vivo in locali importanti come Germi, OFF TOPIC Torino, e in apertura a band storiche come i Marlene Kuntz. The Snookers partecipano alla XXXV edizione di Musicultura proponendo il brano “Guai”.

Edac Music Group è la nuova realtà di management fondata da Davide Lasala ed Andrea Fognini come naturale estensione dello studio di registrazione Edac Studio. La missione è scoprire nuovi artisti e valorizzarne il talento gestendo ogni aspetto del progetto. Dalla produzione fino ai live, distribuzione, immagine, comunicazione e promozione, gli artisti di Edac Music Group hanno la possibilità di crescere affiancati da professionisti del settore. Edac Studio è uno studio di registrazione situato a Fino Mornasco (Como).

Nasce nel 2004 e nei primi dieci anni di vita la struttura si amplia in spazi e in termini di attrezzature audio professionali con un approccio prettamente analogico, corredato da apparecchiature vintage, tra cui console, outboard, microfoni e registratori a nastro dagli anni ’50 ai giorni nostri.

The Snookers, vincitori del Musicultura 2024 2
The Snookers

Tutto questo contribuisce al carattere sonoro specifico di Edac Studio, che rende le proprie produzioni artistiche ricche di ricerca sonora e che porta lo studio a collaborare con artisti affermati della scena nazionale ed internazionale.

La lista degli artisti che hanno registrato in Edac studio, avvalendosi delle capacità di Davide Lasala ed Andrea Fognini, è lunga e comprende tra gli altri: Gorillaz, Nic Cester, Fatoumata Diawara, Edda, Dellera, Rodrigo D’Erasmo, Giorgieness.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

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