Amedeo Minghi: il tour “40 anni da 1950” un viaggio nella storia delle sue canzoni e i brani del nuovo progetto “Anima sbiadita”
Amedeo Minghi, un artista senza tempo, è andato in scena al Teatro Tirinnanzi di Legnano con il suo tour “40 anni da 1950”, proponendo una scaletta che spazia tra i brani del suo ultimo progetto “Anima sbiadita”, uscito nel 2024, e un viaggio nella storia delle sue canzoni che hanno segnato la musica italiana.
Sul palco erano presenti il sestetto d’archi dell’Orchestra “I Ricordi del Cuore” e la sua band, composta da Giandomenico Anellino alla chitarra, Luca Perroni al pianoforte, Alessandro Mazza al basso, Stefano Marazzi alla batteria e le voci di Angela Pascucci e Giordano Spadafora.
Il concerto si apre con un dialogo tra l’artista e il pubblico, che ha già avuto modo di visitare questo teatro. Minghi racconta del nuovo album “Anima sbiadita” in una sala piena. Introduce la nuova canzone “Live Moti”, dedicata a un amore adolescenziale, cantando “Il mondo” di Jimmy Fontana.
Subito dopo, attacca con il suo primo pezzo, e il pubblico applaude a ritmo. Minghi racconta: «Questi ricordi di cui parlo tanto in questo album sono fondamentali perché da essi scaturisce un confronto. Queste storie influiscono e ci girano intorno, come questo amore di una ragazza dell’est», che è il preludio alla canzone ‘I colori dell’est’.
Molto elegante nelle note e nella presenza scenica, un lungo applauso segue dopo la seconda canzone. La sua ironia attira nuovamente l’attenzione del pubblico, che gli chiede di cantare “Sinceramente tu”, e lui risponde: “Fa parte dei ricordi, e sarebbe servito un trentennio in meno. Ora siamo qui per parlare di quello che sarà. Le mie nuove canzoni le fanno ascoltare in radio; sono canzoni inutili perché parlano della guerra in un momento storico in cui ci sono più guerre. Con il brano ‘1950’ ne avevo già parlato. È un tema importante e ne ho scritto anche una in questo album: ‘L’importante è Lei (Maledetta)’. La guerra è dei matti.”
Amedeo canta con un ritmo cadenzato e soave, anche su un tema così ostico come quello della guerra, riuscendo a essere delicato. Dopo la canzone “Dimenticarsi mai”, confessa che nella prossima vita “scriverà canzoni più semplici”. Nella seconda parte del live, introduce il brano principale dell’album “Anima sbiadita”, nel quale afferma che avrebbe voluto un universo diverso, ma speriamo in un futuro migliore, anche se questa umanità resta sbiadita. L’artista lascia spazio anche ai suoi giovani vocalist, che cantano “Dubbi no” (brano scritto da Minghi e Panella) e interpretato da Mietta a Sanremo nel 1991, e “Superoi” di Mr. Rain, portato a Sanremo nel 2023.
Nel finale, Amedeo Minghi canta i suoi brani più conosciuti: “I ricordi del cuore”, “Decenni”, “1950”, il tormentone “Vattene amore” con il pubblico e chiude con il capolavoro “La vita mia”.
Un ritorno di Amedeo Minghi che ha ripagato le attese del pubblico, con un album sicuramente più introspettivo, maturato in otto anni di assenza, nel quale l’autore ha potuto tracciare traiettorie più libere nei testi e nelle parole. Restano sublimi i tappeti sonori delle sue canzoni, che rendono l’artista unico in Italia. Un cantautore che ha portato l’opera nel pop, sempre attento però ai tempi moderni. Un visionario della musica.
Recensione di Raffaele Specchia
Maurizio Costanzo: “La faccia delle persone”, l’album
Maurizio Costanzo pubblica l’album “La faccia delle persone”, un disco ricco di sonorità e atmosfere raffinate, intime e riflessive
Maurizio Costanzo, “Mia madre ha il Parkinson, secondo singolo in radio, è un commovente momento autobiografico, raccontato con parole emotivamente forti
Il cantautore bolognese (di origine calabrese) Maurizio Costanzo pubblica un album “La faccia delle persone” (etichetta Parametri Musicali) ricco di sonorità e atmosfere raffinate, intime e riflessive. Un disco – disponibile in formato fisico, in digital download e su tutte le piattaforme streaming – che non rincorre la radiofonicità disperata, non fa la voce grossa con melodie che strizzano l’occhio agli imperativi estetici e ai giochi seduttivi del mercato discografico. E non chiama a raccolta gli ormai abusati clichè della musica pop attuale.
L’artista bolognese muovendo da un’ottica discorsiva-cantautorale riesce a porre l’accento su tematiche sociali e attuali che fanno parte della sua biografia: nostalgia, amori sognati, sconfitta e rinascita, riconoscimento della forza rigenerativa del mondo femminile, imperscrutabile dolore di fronte alle estreme conseguenze della malattia degenerativa di sua madre.
Un mondo privato che viene raccontato con passo felpato e innegabile capacità immaginativa, attraverso l’uso di un linguaggio semplice, poetico e un uso delle parole finalizzato a creare “incisi” letterari d’effetto.
Questo suo primo lavoro discografico nasce subito dopo l’incontro con Roberto Costa, figura di riferimento della musica leggera italiana, arrangiatore e collaboratore storico di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianni Morandi. La collaborazione tra i due inizia casualmente davanti a una birra consumata in un locale bolognese e prosegue con quattro mesi di elaborazione e progettazione sonora in uno studio di registrazione.
Già il titolo, “La faccia delle persone”, è una dichiarazione d’intenti e uno slogan che sintetizza il contenuto dell’album: scrutare le diverse personalità e le variegate identità insite in noi, con cui conviviamo quotidianamente. Sulla copertina, infatti, Maurizio Costanzo appare travestito da impiegato, turista, prete, teppista, clochard, marinaio e donna.
“Biancaneve spezza il pane / la vita che viene e poi muore / la sete che rimane / e un foglio scritto col suo nome / Poi arriva un temporale / porta via ogni dispiacere”, recita il testo di Biancaneve, canzone che ci immerge nelle difficoltà che le donne affrontano nell’arco della propria esistenza. Ma come la fiaba anche in questo brano il messaggio è chiaro: nonostante le avversità, le contraddizioni e gli ostacoli, la vita positiva è alla portata di tutti.
In “Mia madre ha il Parkinson”, canzone dal forte sentimento autobiografico, l’artista riflette sulla sua esperienza accanto a una persona costretta a vivere con una malattia degenerativa: “la memoria chiusa in una stanza / le spalle come un filo di cartone / o la neve quando muore sui muri / o nel mare”, sussurra Costanzo, con parole emotivamente forti.
“Aspettando amore ”, l’ultimo brano del disco, evidenzia come è facile arrivare al punto di perdere l’equilibrio interiore se manca l’amore. “Mia nonna ancora aspetta / davanti a una finestra / che si sciolga la neve / e che arrivi l’amore”: in pratica nessuno sfugge a questa regola. E per amore non si intende necessariamente quello tra uomo e donna, ma qualsiasi tipo, anche platonico.
Per Maurizio Costanzo i primi passi nel mondo della musica risalgono a molti anni fa: dopo il diploma in Conservatorio e la laurea all’Università di Bologna inizia la carriera di musicista classico. Decide negli anni poi di intraprendere anche l’attività di giornalista, scrivendo per diversi quotidiani nazionali e curando per la casa editrice, Kore Edizioni, riviste di design e architettura. Solo successivamente arriva la scrittura di testi cantautorali. Arriva l’amore per la musica leggera. E arrivano nuove strade da percorrere.
Questa la tracklist dell’album di cui Maurizio Costanzo è unico autore, sia dei testi sia della musica.
Tutto quello che rimane
Cercami
Mi perdo in un bicchiere
Biancaneve
Mia madre ha il Parkinson
Come in una favola
L’ultimo giorno
Aspettando amore
Articolo di Gaetano Reggente
Come rivendere il biglietto per un concerto a cui non si può partecipare: consigli
Hai acquistato un biglietto per il concerto del tuo artista preferito ma non puoi più andare? Oppure, hai comprato i biglietti per più date per essere certo di poter andare e vuoi rivendere quelli in esubero. O qualcuno ti ha regalato un biglietto in più e ora non sai cosa farne di quello in più?
In tutti questi casi una soluzione è la rivendita del biglietto. Rivendere il biglietto a un amico oppure a un altro fan ti permette di andare a recuperare in parte o del tutto il costo dello stesso, inoltre, offre la possibilità a un’altra persona di poter vedere il concerto per il quale non è riuscito a ottenere il biglietto.
Vediamo insieme, comunque, come fare per rivendere un biglietto quando se ne hanno più di quelli di cui si ha bisogno. Ecco i nostri consigli.
Rispetta le regole della rivendita
Prima di mettere in vendita il biglietto, è necessario conoscere le regole e le politiche dell’organizzatore o della piattaforma da cui lo hai acquistato.
Alcuni biglietti possono essere nominali, il che significa che sono associati al nome dell’acquirente originale. In questi casi, la rivendita potrebbe richiedere un cambio di intestazione, spesso possibile attraverso il sito ufficiale o il servizio clienti.
È importante verificare prima di venderlo se ci sono costi aggiuntivi per questa operazione e rispettare i termini imposti dal venditore originale.
Se ci sono delle limitazioni nella vendita del biglietto è sempre bene verificarle, per evitare il rischio di invalidare la vendita o la validità del biglietto.
Scegli una piattaforma affidabile
La scelta della piattaforma per rivendere il biglietto è molto importante per garantire una transazione sicura e semplice.
Esistono numerosi siti web e piattaforme che permettono di rivendere i biglietti in modo legale, tra cui ticketoo.it. Questa piattaforma agisce da intermediario e permette ai fan di vendere il proprio biglietto concerto in modo semplice e sicuro.
Infatti, basterà caricare il biglietto e i codici che ne attestano la validità e che permettano alla piattaforma di verificare che questo sia valido per la rivendita a terzi.
Una volta che la convalida sarà finita il biglietto sarà posto in vendita sulla piattaforma e le persone interessate potranno acquistarlo in modo semplice, veloce e completamente sicuro.
Imposta un prezzo equo
Stabilire un prezzo adeguato al biglietto è necessario per riuscire ad attirare potenziali acquirenti e completare la vendita rapidamente.
Se le normative e regole sulla rivendita del biglietto lo consentono, puoi decidere di vendere il biglietto al prezzo nominale o leggermente inferiore o superiore (in base al valore reale del biglietto per il concerto).
Evita però di gonfiare eccessivamente il prezzo, poiché ciò potrebbe scoraggiare gli acquirenti o attirare critiche.
Inoltre, alcune piattaforme limitano il prezzo massimo di rivendita per prevenire speculazioni. Se sei incerto sul valore da proporre, ti basterà controllare quali sono i prezzi di biglietti simili già in vendita sulla stessa piattaforma o tra gli annunci di altri venditori.
Considera il rimborso
In alcune situazioni, potrebbe essere possibile ottenere un rimborso direttamente dal venditore originale.
Quindi prima di pensare alla rivendita puoi anche verificare quali sono le politiche di rimborso riportate al momento dell’acquisto del biglietto.
Alcuni organizzatori, infatti, permettono di restituire i biglietti entro una determinata finestra temporale o in caso di motivi documentati, come problemi di salute o cambiamenti imprevisti.
Sebbene questa opzione non preveda un guadagno, è una soluzione pratica per riuscire a rientrare della somma spesa senza però doverti impegnare nella prevendita.
Rivendere un biglietto per un concerto a cui non puoi partecipare o per cui hai più biglietti, come vedi non è così complesso.
L’importante è cercare soluzioni sicure e legali al fine di riuscire a rivendere il biglietto in modo sicuro e permettere a qualche altro fan di riuscire ad ottenere il suo pass per il concerto o evento.
Testo con link promozionale
Erica Mou: “Cerchi” il nuovo album di inediti
Erica Mou: “Cerchi” il settimo album dell’artista, un album che esplora le circolarità del tempo, eventi che ritornano simili nella nostra vita
Cerchi è il titolo del nuovo album di inediti di Erica Mou uscito a novembre 2024. La cantautrice, nel corso della sua carriera dal 2009 al 2024 ha prodotto sette album, collezionando molti importanti riconoscimenti per la canzone d’autore, tra cui Premio della Critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio TV al Festival di Sanremo (2012) e il premio Nilla Pizzi (2022).
Alcune delle sue composizioni sono all’interno delle colonne sonore di film come per “Una Piccola Impresa Meridionale” (2013) di Rocco Papaleo, per cui ha ricevuto una candidatura ai David di Donatello per la Miglior canzone originale. Oltre alla musica, Erica è impegnata nel cinema, nel teatro e nella scrittura.
Come attrice è apparsa sul grande schermo nel film campione di incassi “Quo Vado” (2016) di Checco Zalone e nella commedia “Figli” (2020) di Mattia Torre, con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi. Dal 2022 affianca Concita De Gregorio nello spettacolo teatrale “Un’ultima cosa,” di cui ha scritto anche le musiche. Nel 2020 pubblica per Fandango Libri “Nel mare c’è la sete”, cui segue nel 2024 il suo secondo romanzo “Una cosa per la quale mi odierai”.
Il mese precedente è uscito il tuo settimo album “Cerchi”. Un album che esplora le circolarità del tempo. È un progetto che segna un punto della tua vita artistica? Come lo potresti definire?
Come avrai notato, tutte le canzoni, pur avendo atmosfere e ambientazioni diverse, sia a livello sonoro che di testo, sono accomunate da questo tema dell’inciampo, perché raccontano storie di eventi che ritornano simili nella nostra vita a distanza di tempo. Quando tornano, sembrano come prima, mentre noi non siamo più gli stessi. Ho compreso questo aspetto mentre lavoravo al disco, poiché tutte le canzoni portano un debito nei confronti del tempo e delle sue circolarità. Da qui è nato il progetto.
“La festa del Santo”, il primo singolo uscito il 7 giugno, racconta la festa a Bisceglie, girato nella tua città. Come è nato questo brano?
È stato un omaggio non solo alla mia città, ma al nostro Sud, alle feste di paese e agli incontri che abbiamo con noi stessi ogni anno. Anche questa è una circolarità. Nella nostra vita, la festa di paese è una certezza che si ripete anno dopo anno, e noi cambiamo tantissimo. Sono andata via da Bisceglie e tornare a viverci dopo tanti anni mi ha dato uno sguardo più fresco e nuovo su alcune cose che davo per scontato. Infatti, nell’album c’è un’altra canzone, “Complici”, che parla di questo: andare via dal posto dove sei nata e cresciuta e poi tornarci da adulta, scoprendo che tutto è diverso.
Hai realizzato questo video nella tua città durante la festa patronale. Hai avuto solo un’opportunità?
Quando abbiamo girato il video, il mio regista era con me. Lui è molto bravo a cogliere l’essenza del live: in quell’occasione è stato come fare un concerto, perché quello che succedeva accadeva in tempo reale. Abbiamo voluto sperimentare, e devo dire che è andata bene. Abbiamo delle immagini bellissime, e se le avessimo pianificate non sarebbero venute così bene. È uno scenario molto naturale, dove incontri persone dopo tanto tempo, ma sembra siano passati solo cinque minuti.
“Madre” è un altro brano importante che racconta il tuo rapporto con tua madre. Contemporaneamente è uscito il libro “Una cosa per la quale mi odierai”. Questa canzone è figlia del tuo libro? C’è un legame madre-figlia tra il libro e la canzone?
C’è un legame tra entrambi. A livello temporale, la canzone è nata prima, ma a livello di influenza si sono influenzati reciprocamente. La canzone ha influenzato il romanzo, perché all’interno del libro c’è un pezzo della canzone che racconta la storia di madre. La canzone è stata la scintilla per il libro, che avevo in mente da tempo. Se non avessi avuto l’urgenza di scrivere questa storia, non avrei fatto il libro.
È un album più cantautorale? Come suono, come lo definiresti?
Sicuramente è un album introspettivo, con una sua spiritualità. Questa è una cosa che è sbocciata spontaneamente in molte persone, riguardante la vita di tutti, a prescindere da quello che uno faccia.
Ho letto in un’intervista che i musicisti con cui collabori ti hanno seguito anche nella produzione dei brani (Molla e Flavia Massimo). Cosa significa per te questo? Sembrate una “cucina sonora” che crea melodie e armonie golose e suggestive
È molto bella questa cosa che dici, perché è un po’ un album domestico con degli arrangiamenti costruiti durante un’esibizione artistica. Abbiamo” vissuto”, mentre arrangiavamo questo disco. Con i miei musicisti ridiamo e scherziamo.
Siamo una famiglia “circense” e il disco è nato con questo spirito. Sono contenta che si percepisca. Flavia e Luca sono musicisti bravissimi e apportano qualcosa di più del loro talento e supporto tecnico; portano una sensazione di intimità in queste canzoni, rafforzando il messaggio di quello che ho scritto.
Sei in tour. Hai già fatto alcune tappe e l’11 gennaio sarai anche a Milano. Cosa ci puoi raccontare di questo tour?
È un Tour ben definito che ha già avuto altre date. È lo spettacolo che mi piace di più per come lo abbiamo strutturato. Suoneremo tutto il disco nuovo e ci sarà una bella finestra sul passato all’interno del concerto. Mi piace molto questa idea. Non potevo fare un tour che si chiama “Cerchi” senza tornare indietro. C’è una mescolanza di presente e passato che avviene in modo simmetrico. Anche le canzoni del passato si adattano a questa nuova veste sonora con il trio che vedrete sul palco.
Oltre a questo progetto legato al nuovo album, sei stata impegnata con il Tour teatrale con Concita De Gregorio. Ci saranno altre date nel 2025?
Nel nuovo anno mi concentrerò sulla promozione del tour e del romanzo. Il progetto con Concita è ancora attivo. Faremo delle repliche a febbraio 2025, saremo a Ravenna, in Campania e in Veneto. A prescindere da questo progetto, sono sicura che la collaborazione artistica con Concita non si fermerà qui. È un vulcano di idee e progetti. È la persona più brillante di intelletto che io conosca, e sono sicura che ci saranno altre possibilità di lavorare insieme.
Hai partecipato a Sanremo nel 2012 con il brano “Nella vasca da bagno del tempo”. Non ci sei più tornata. Ti rivedremo?
Mi piacerebbe tantissimo tornare. È un mio sogno. Come puoi immaginare, occorrono una serie di congiunzioni astrali. Ci vuole il pezzo giusto nel momento giusto, e questo non è ancora successo. Spero che succeda presto. Tornare su quel palco è davvero una lotteria, e non lo snobbo affatto.
Sei stata definita la Carmen Consoli della Puglia. Per te cosa rappresenta questa definizione?
All’inizio della mia carriera me l’hanno detto perché si cercava un paragone per inquadrare il personaggio. Questo confronto mi onora, perché l’amo. Lei è una cantautrice che ha cambiato la musica in Italia e anche la percezione di ciò che significa essere un’artista donna nel nostro paese. È un’artista che suona, scrive e lo mostra. Ha anche una forte vena rock, senza rinunciare alla qualità dei testi, che sono sempre bellissimi e profondi. Chiaramente, uno desidera che la propria personalità venga riconosciuta come unica, perché ogni artista è unico.
Recensione dell’album:
Undici tracce che spaziano nel viaggio della vita, fatta di partenze e ritorni con uno sguardo al futuro con una maggiore consapevolezza. Le diverse sonorità presenti in questo progetto lo rendono curioso e interessante. La cura e scelta degli arrangiamenti non strizzano l’occhio a ostentate ricerche di effetti speciali. Erica e i suoi musicisti con questo album costruiscono musica e testi “essenziali”, dove l’elemento spiccante sono l’arte e la sua spiritualità: comunicano con linguaggio schietto. La musica deve arrivare al cuore e questo album riesce a farlo in modo diretto.
“Santa Tell Me” di Micaela e Davide Papasidero è la sigla ufficiale di Love Game, il gioco dell’amore – Christmas Edition
Un grande classico natalizio torna a emozionare con una nuova veste, scelta come sigla delle due puntate speciali di “Love Game, il gioco dell’amore – Christmas Edition”, in onda su Rai 2 il 27 dicembre 2024 e il 3 gennaio 2025 in seconda serata. La cover del brano “Santa Tell Me” di Ariana Grande, interpretata dalle magiche voci di Micaela e Davide Papasidero, incornicerà le storie d’amore e di gioco protagoniste del programma natalizio.
Realizzata inizialmente nel 2021 come un progetto musicale intimo e ‘slow’, condiviso sui social per gioco, la cover è stata pubblicata ufficialmente solo quest’anno sulle principali piattaforme streaming. L’arrangiamento porta la firma di Nicco Verrienti, autore e produttore musicale di fama, che ha collaborato con artisti come Emma, Noemi e Antonello Venditti.
Micaela racconta: “Sono davvero entusiasta che il brano ‘Santa Tell Me’ di Ariana Grande, realizzato insieme a Davide Papasidero, sia stato scelto come sigla di apertura e chiusura del programma di Rai 2 ‘Love Game’. Questo progetto è stato un viaggio creativo straordinario: lavorare con Davide è stato un piacere, grazie alla nostra sintonia artistica.
Abbiamo condiviso idee e ispirazioni, creando un’atmosfera di collaborazione che ha arricchito il brano. È un grande onore sapere che la produzione ha scelto proprio la nostra versione per incorniciare le storie che saranno raccontate all’interno del format. La canzone è ora disponibile su tutte le piattaforme digitali, e speriamo che accompagni le coppie protagoniste di Love Game nella scoperta del vero amore!”
Anche Davide Papasidero condivide il suo entusiasmo: “Quando abbiamo inciso la cover, non avrei mai immaginato che un giorno sarebbe diventata la sigla di un programma così speciale. ‘Santa Tell Me’ è un brano che porto nel cuore per la sua magia e il suo spirito natalizio, e reinterpretarlo insieme a Micaela è stato naturale grazie alla sintonia che abbiamo sviluppato. Abbiamo voluto creare una versione un po’ più intima e nostalgica del pezzo, stravolgendolo e dandogli un tocco di soul puro, nel rispetto ovviamente dell’intoccabile Ariana Grande. Sapere che la nostra versione accompagnerà le emozioni di ‘Love Game, il gioco dell’amore – Christmas
Edition’ è una gioia immensa. Spero che possa entrare nelle case degli italiani portando un po’ di quella serenità e calore che solo il Natale sa regalare.”
Le due puntate natalizie di “Love Game, il gioco dell’amore – Christmas Edition” celebreranno l’amore e la magia delle festività con il consueto mix di emozioni, strategie e colpi di scena. A guidare i concorrenti saranno Alice Brivio, Claudio Guerrini e Reyson Grumelli, mentre a rendere indimenticabile l’atmosfera ci penseranno, ovviamente, le voci straordinarie di Micaela e Davide.
Una perfetta combinazione di musica e amore per un Natale indimenticabile!
“Love Game, il gioco dell’amore – Christmas Edition” è un programma ideato da Tommaso Martinelli, Luigi Miliucci e Sacha Lunatici, scritto con Rossella Liguori e Roberto DeSantis. Il format, realizzato da Direzione Prime Time Rai in collaborazione con Imagine The Stars, vede alla regia Ciro Tomaiuoli.
Sax This Candy: God Is My Witness, il secondo album
Sax This Candy tornano con un nuovo album “God Is My Witness” dieci tracce che sono il risultato di un lungo percorso di ricerca
God Is My Witness è il secondo album dei Sax This Candy ed esce a distanza di otto anni dal primo lavoro. Con questo nuovo album la band pescarese torna con una nuova veste che aggiunge delle componenti elettroniche alla sua anima punk no-wave.
Dieci tracce registrate negli studi di Grammofono alla Nitro, a Pescara, sono il risultato di un lungo percorso di ricerca, smembrando session e arrangiamenti, per sintetizzare al meglio il sound e lo stile della band che rimbalza dalle atmosfere noir dei Bad Seeds allo stile più nevrotico dei Pere Ubu passando per Joy Division, Butthole Surfers, Bauhaus, The Pop Group fino ad arrivare ai Devo.
Li abbiamo incontrati ed abbiamo parlato di musica e del nuovo album God Is My Witness.
I Sax This Candy si formano nel 2012 oggi, secondo voi, è cambiato l’atteggiamento, delle nuove band, nel fare musica? Quali sono le principali differenze rispetto al passato? Non sappiamo… Fondamentalmente l’importante è il risultato, non il processo. Siamo aperti a sperimentazioni e ispirazioni varie. Nonostante l’età e l’esperienza, non ci piace essere paternalisti. L’incipit “ai nostri tempi…” non ci appartiene.
Come vi siete conosciuti e cosa vi ha spinto a lavorare insieme? Il gruppo nasce a Pescara da una conoscenza prettamente artistica. Ci seguivamo rispettivamente con le nostre vecchie band (Virgin LoveJuice, Ovada, Roadkill Dogs, Reparto 6, Intifada) e alla fine il cantante Fabio ci ha messi insieme in sala prove nei suoi studi di “Grammofono alla Nitro”. Da subito il feeling è scattato e le idee si sono concretizzate in maniera fluida e costante.
La componente elettronica ci ha permesso di sperimentare e ricercare, anche e soprattutto oltre i nostri abituali circuiti musicali ed artistici. Questo è fondamentale per mantenere quella longevità che anche a livello di singoli ci ha portati fin qua con un nuovo album.
Se ti chiedessi di descrivere l’album God Is My Witness con una sola parola, quale sarebbe? Impuro.
Sulla copertina di God Is My Witness troviamo un simbolo su uno sfondo bianco, come è nata questa idea grafica?
È il simbolo di Caino. Il marchio dell’impurità che vaga nel mondo per il quale solo Dio è testimone, God is my witness, appunto.
Il disco apre con “Coke & Bombs”, un brano potente contro la guerra. Potete parlarci del significato di questo brano e del messaggio che si cela dietro il testo? Purtroppo siamo tutti nel tritacarne della narrazione mediata dall’informazione, da tutti i canali, dalla tv, dai giornali, ma anche dal web che rappresenta l’agghiacciante trionfo della post-verità.
Per capire l’avvilente normalizzazione della guerra nelle nostre vite di occidentali bisogna mettere in luce una questione fondamentale: oggi siamo mediaticamente presi da due orrendi conflitti di cui sappiamo moltissimo, Ucraina e Medio-Oriente, ma in pochissimi sanno che nello stesso momento nel mondo sono attive 55 guerre fra Stati e regioni etniche, conflitti dimenticati che provocano morti, distruzione e migliaia di profughi. Un vero e proprio inferno in terra.
God Is My Witness è stato registrato da Fabio Di Zio presso il Grammofono alla Nitro. Potete parlarci di come è stato il processo di registrazione e di quale ruolo ha avuto Fabio nel plasmare il suono finale? Il tutto riassume un’autoproduzione molto collegiale. Il lavoro di Fabio è stato prezioso nel sintetizzare le idee di tutti.
Qual è il significato dietro il titolo dell’album e come si collega ai temi trattati nel disco? “God is my witness” è la title track. Il brano, così come poi il titolo e la copertina del disco sono un richiamo all’ipocrisia dilagante che muove tutti gli aspetti della società attuale, dove tutti cercano un colpevole per i loro stessi misfatti, ma nessuno interroga mai davvero sé stesso. Oggi, nel nostro Mondo, nessuno è innocente. Per citare una frase della canzone: “eye behind the keyhole – one hand on the Bible – one hand on rifle – I’m the Messiah and disciple”.
L’album è pubblicato dalla Vina Records e da Grammofono alla Nitro, come è nata questa collaborazione? La collaborazione nasce da una comune esigenza di promuovere contesti artistici profondi, lasciando uno spazio creativo sempre fruibile e disponibile a sperimentazioni e collaborazioni varie. Un sodalizio davvero entusiasmante.
Come vedete il futuro della band? Avete già in mente nuove direzioni sonore o progetti futuri dopo God Is My Witness? Quello a cui puntiamo è salire il più possibile sui palchi di club e festival. In generale, comunque, ci auguriamo di avere sempre lo stesso entusiasmo e voglia di produrre che ci hanno accompagnato in tanti anni fin qui.
Redge e i suoi “Sfoghi Momentanei”, l’EP
Redge, “Sfoghi Momentanei” è il primo capitolo di un viaggio musicale intenso e dirompente per il giovane autore e compositore campano
“Sfoghi Momentanei” di Redge è prodotto dal noto producer V_Rus e pubblicato dall’etichetta BMusic Records, questo EP si presenta come un concentrato di pura adrenalina rock/punk, capace di travolgere l’ascoltatore con la sua energia grezza e genuina. Distribuito da ADA Music Italy,
“Sfoghi Momentanei” è una promessa mantenuta di suoni potenti, passione sincera e testi che arrivano dritti al cuore.
Con cinque tracce inedite e una cover, Redge dimostra di essere un talento che ha già saputo farsi apprezzare sui palchi di tutta Italia. Il suo stile è il risultato di una maturazione musicale avvenuta su palchi prestigiosi, come il MEI di Faenza, ilMeeting del Mare, ilVdAe ilGubbstock, eventi che ne hanno forgiato il carattere e l’identità artistica.
Ciao Redge, è un piacere averti con noi! Partiamo subito con una domanda che sicuramente incuriosisce i tuoi fan. Il titolo del tuo EP è Sfoghi Momentanei. Cosa rappresenta per te questo lavoro? Ciao! Sfoghi Momentanei è un EP di partenza, le canzoni rappresentano sfoghi del mio passato che ho deciso di intrappolare in queste canzoni, così da liberarmene definitivamente e poter andare avanti.
Come hai scelto il tuo nome d’arte?
Stavo giocando con il prefisso Red (dato che sono rosso di capelli) e quindi, tra migliaia di nomi strani, questo mi è sembrato da subito il più cazzuto e azzeccato.
Parliamo un po’ delle canzoni: ogni traccia sembra esplorare una dimensione emotiva diversa, com’è stato scrivere e comporre questi brani? Divertente, liberatorio ed anche un po’ faticoso. Ho impiegato sei mesi per tirare fuori l’EP ed è stato molto soddisfacente vederlo finito dopo tutto questo lavoro. Ogni traccia rappresenta un momento del mio passato, quindi le tracce sono venute fuori in momenti diversi.
Ogni traccia dell’EP ha un’energia molto potente e un sound molto diretto. Da dove nasce questa esigenza di esprimere un rock così crudo e senza compromessi?
Fin da piccolo sono stato indottrinato al Rock e la mia influenza più forte sono stati i Muse. Con questo grande riferimento non potevo che esprimermi in un rock cattivo e diretto (ride, ndr).
Nel secondo brano, “Non lo so”, esplori il tema della ribellione. Sembra esserci un forte grido di resistenza nei tuoi testi. Come vedi la ribellione nella tua musica e nella vita? Uno strumento necessario per non omologarsi alla massa e restare unici.
“Stitica” racconta della difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, pensi sia più facile farlo attraverso la musica? Si. Esprimersi con la musica spesso è più semplice che farlo a parole perché ci si sente liberi di dire e fare ciò che si vuole.
“Chaise Longue”, una cover dei Verdena rivisitata in modo più aggressivo. Come mai hai scelto proprio questa canzone? È una delle mie canzoni preferite dei Verdena ed è stata presente in un momento particolare della mia vita. Ho scelto di farla a modo mio e credo che sia uscito qualcosa di bello.
Attualmente stai lavorando a nuovi progetti? Chi ti piacerebbe avere come feat. in uno dei tuoi prossimi brani?
Sto lavorando a moltissimi nuovi progetti e sto pensando anche a qualche feat. Mi piacerebbe avere nelle mie prossime canzoni i Brucheró nei Pascoli, Etta, Wepro ed altri, ma vedremo se sarà fattibile.
Che rapporto hai con i social network? Pensi siano un valido aiuto per chi fa musica?
È un mezzo necessario ai giorni d’oggi e dà grande visibilità a tutti. Il mio rapporto è di odio e amore, spesso i numeri danno l’illusione di star creando qualcosa ma la realtà non è lì.
Un aggettivo per descrivere Sfoghi Momentanei
Cazzuto
Come descriveresti il tuo rapporto con il palco e la dimensione live? So che hai suonato su palchi prestigiosi come il Mei di Faenza e il Meeting del Mare.
Il live è tutto. Baso tutta la mia musica sui live e sono il momento in cui si capisce se un brano funziona o meno. Penso che un artista senza live non sia completo e credo moltissimo in questa filosofia che mi porta a concentrare la maggior parte delle mie energie nei live.
Fiorella Mannoia, artista senza tempo
Fiorella Mannoia presenta uno spettacolo incentrato sulle emozioni e sull’amore, un viaggio attraverso i suoi brani più belli e intensi
Domenica 10 novembre il Teatro Galleria di Legnano si è trasformato in club “francese” colorato d’incanto nell’attesa di un’artista “senza tempo” e accompagnata dall’Orchestra Saverio Mercadante di Altamura diretta dal Maestro Rocco De Bernardis e composta da 21 elementi.
In una sala gremita è comparsa sul palco “Fiorella Mannoia” con un abito molto elegante tutto bianco, il suo sorriso al pubblico ha scatenato il primo applauso e subito si è rotto il ghiaccio con “Caffè nero Bollente”, eseguito con un interessante arrangiamento di chitarre classiche e percussioni molto sostenute.
La speranza e le donne
Dalla speranza con il brano “I treni a vapore” scritto da Ivano Fossati, l’artista racconta il progetto Una nessuna centomila con il quale sono stati raccolti 300 mila euro per i centri antiviolenza e presenta il brano “Nessuna conseguenza”, – spiega: «è una canzone dedicata a tutte le donne che ce l’hanno fatta, perché da una violenza si può e si deve uscire».
L’ omaggio ai Giganti della musica italiana
Fiorella racconta i grandi degli anni 70, spiegando: «Ci sono canzoni che rimangano intatte, 30, 40 e a volta anche 50 anni, e rimangono qui intatte, come un monolite. Io penso che queste canzoni dobbiate farle ascoltare ai vostri figli soprattutto degli artisti che non ci sono più, perché meritano di essere ricordati per il patrimonio immenso che ci hanno lasciato. Dovete far sì che li ascoltino da piccoli, perché da adolescenti, giustamente seguiranno gli artisti del momento, in questo modo quelle canzoni resteranno nel cuore e nella mente». Segue il capolavoro di Battisti“Io vivrò senza te”, eseguito con grande impatto emotivo da pelle d’oca.
Gli anni ‘ 70 e la speranza di mondo senza le guerre
Con un senso spiccato di ironia Fiorella ha raccontato prima di eseguire “Se io fossi un Angelo” di Lucio Dalla: «Sono stata giovane negli anni ’70 e quelli della mia età ricordano che cantavamo quelle canzoni in cui dicevamo mettete i fiori nei vostri cannoni, oppure cantavamo le canzoni di Gianni Morandi“C’era un ragazzo che come” sulla Guerra del Vietnam e le spillette “fate l’amore e non fate la guerra” che portavamo dappertutto. Noi ci credevamo con le nuove generazioni saremmo riusciti a cambiare il mondo e ci abbiamo creduto. Se ce l’avessero detto allora, che il mondo sarebbe diventato questo. Eravamo freschi dei racconti di guerra dei nostri genitori. Mai saremmo arrivati a pensare ad avere una guerra in Ucraina da 3 anni, senza una volontà politica di farla finire e un conflitto drammatico in Medio Oriente con 45.000 morti, di cui la maggior parte bambini e donne».
L’incontro con De Gregori e la nascita di Giovanna D’arco
Durante una tournée assieme a lui, al termine di una canzone, andammo in un camerino e lui mi disse “sai vedendoti da dietro con quella luce che ti illuminava i capelli, mi sembrava che avessi un casco quasi un elmo, e come se tu avessi una corazza”. Pensai che strana visione. Dopo circa 20 giorni mi richiamò e mi disse “ho scritto una canzone su Giovanna D’Arco e vorrei la cantassi tu”. Per me è una delle più belle canzoni che io abbia mai sentito, ma il merito è di De Gregori che descrive questa ragazzina di 19 anni che negli ultimi istanti, al rogo e legata sul suo palo, riflette sulle battaglie e sulla vita come un campo di grano non ancora attraversato, soprattutto sul fatto che non abbia mai conosciuto l’amore, rammaricandosi “Se ti avessi trovato, se ti avessi cercato, chissà forse la mia vita sarebbe stata diversa”.
Fiorella e il suo “In viaggio” da cantautrice”
Quando un’interprete fa bene il proprio lavoro? Quando a una canzone dà una lettura diversa, valorizzando parole che erano sfuggite, una lettura dal maschile al femminile o viceversa. Ho iniziato a scrivere canzoni con la preparazione di un disco intitolato “Sud”. Ho avuto la fortuna di avere tanti musicisti italiani e stranieri, e le loro storie, soprattutto quelle degli africani, mi hanno così toccato che mi sono immedesimata in quelle madri che vedono i figli andare via e non sanno mai se ritorneranno, se sono arrivati vivi o non sanno nulla di loro. Io ho immaginato queste sensazioni e le ho riportata in una canzone. La soddisfazione più grande che ho avuto nella vita, da quando faccio questo lavoro è stato ricevere decine di lettere e testimonianze di padri e figli che si sono parlarti attraverso le mie parole.
Nel live seguono gli omaggi al cantautore Pierangelo Bertoli con il brano “Il pescatore “, a Riccardo Cocciante con “Margherita” e il capolavoro “Sally” di Vasco Rossi. Nel mezzo l’iconica artista si trasforma in musa danzante con sensualissimo “Besame”. La serata spaziale si conclude con trio di canzoni “La storia siamo noi”, “Quello che le donne non dicono” e “Il Cielo d’Irlanda”.
Fiorella tra la gente, il finale
Ma non è finita, Fiorella è scesa tra il pubblico incredulo, cantando tra la gente in estasi, sotto le note del “Cielo d’Irlanda”, richiamando i fan che si sono avvicinati sotto il palco in festa con stati, selfie e regali per l’artista. Un abbraccio infinito di emozioni che travolge.
Un live di grande successo per Fiorella, molto comunicativa, empatia verso il pubblico, con la sua voglia di mettersi a nudo senza filtri. Una grande presenza scenica, voce in assoluto protagonista con un’orchestra che ha arrangiato i brani in maniera sinfonica.
Articolo a cura di Raffaele Specchia
Cicco Sanchez, il nuovo singolo “Aria”
Cicco Sanchez “Aria”, una ballad romantica e struggente, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore
Cicco Sanchez, artista urban pop, si afferma ancora una volta come esploratore di generi. Cantante e autore che non pone limiti alla sua arte e alla sua crescita artistica, che trasforma in musica e parole emozioni generazionali nelle quali è impossibile non specchiarsi e riconoscersi. Con il suo nuovo singolo “Aria”, una ballad romantica e struggente in chiave acustica, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore, offre l’unica alternativa possibile per riviverlo a causa dell’assenza della sua presenza.
Cicco Sanchez è un artista e autore urban pop. Nato e cresciuto a Torino, all’età di 14 anni comincia a scrivere nella sua cameretta, realizzando le prime produzioni e trovando nella scrittura l’evasione da una realtà familiare complicata. Negli ultimi anni, i suoi brani hanno raggiunto complessivamente oltre 80 milioni di streaming e la certificazione Disco D’Oro FIMI per il singolo “Girasole”, prodotto da JVLI. Oltre a impegnarsi nel proprio progetto, Cicco Sanchez figura come autore in oltre 20 Dischi di Platino certificati FIMI.
Il suo immaginario, così singolare e profondo, non tarda a catturare l’interesse di altri artisti come Fred De Palma, Casadilego e Axos, con cui nascono delle collaborazioni. Nel 2020 entra nel roster di MZ Management e nel 2022 si affaccia per la prima volta sui palchi, registrando il sold out al Rock’n’Roll di Milano, oltre a due concerti all’Off Topic di Torino e al Monk di Roma.
Sei un cantautore urban pop e negli ultimi lavori vedo un aspetto più cantautorale, come nelle canzoni “Aria”, “Il miglior nemico”, “Una ragione di più”. È una tua evoluzione con cui porti l’urban nel pop o ti piace spaziare nel suono?
Nella mia storia musicale c’è l’urban e il cantautorato. È difficile riuscire a trovare un’etichetta vera e propria, anche per questo mi sono creato la mia bolla, ovvero il mio mondo “happy sad”, che fa incrociare bene tutte le strade delle mie canzoni e della mia musica. È un mix tra Lucio Battisti, con il quale sono cresciuto grazie agli ascolti di mio padre, e una radice più rap a livello di lirica perché da ragazzino – quando avevo 14 anni – mi sono appassionato al rap italiano, e prima ancora al rap americano. L’unione dei due generi ha fatto uscire queste canzoni.
Mi pare di capire che ti piace spaziare, provare generi diversi e seguire il mixaggio. Questo come impatta nelle canzoni?
Sì, abbiamo spaziato parecchio, per esempio, nell’album “Disincanto”, dove ci sono diverse sfumature a livello di produzione. Sono molto curioso e questo si riversa nella musica. Mi piace esplorare e sviluppare sempre per non annoiarmi. Anche il periodo che vivo incide sulla produzione.
Sei libero nel creare la “tua” musica o la casa discografica ti condiziona?
Quando qualcosa funziona a livello discografico anche l’artista stesso può ricadere nel vortice del doversi replicare, nel momento in cui inizia a scriverne un’altra. Secondo me bisogna uscire un po’ da questi limiti che a volte limitano gli artisti. Non a caso ho scritto una canzone “Il mio migliore nemico”. Io cerco di essere più libero possibile nella fase creativa: nei miei testi porto la periferia in centro, il centro in periferia.
Hai suonato a Gallipoli e all’Hiroshima di Torino. Che emozioni ti hanno trasmesso questi live?
Ho iniziato a scrivere da quando ero un pischello, e ho fatto tante esibizioni nei sobborghi dell’underground. I concerti del mio progetto ufficiali sono partiti dopo la pandemia. Questi due live sono stati molto importanti: non ero mai stato al Parco Gondar – un parco grande e incredibile – che ha ospitato artisti giganteschi e per me è stato un onore esserci stato. Hiroshima, invece, è un locale storico, dove ho visto i primi due concerti della mia vita e salire su questo palco è stato qualcosa di strano e mi ha fatto un bell’effetto.
In che modo le tue esperienze live a Gallipoli e all’Hiroshima di Torino hanno influenzato la tua musica e la tua visione artistica?
Cerco di farmi ispirare un po’ da tutto, mentre le parole mi cascano in testa. Scrivo molto di pancia e ci metto di più la testa dopo, quando la canzone è chiusa. La vivo molto di flusso, cercando di mettere più naturalezza possibile in quello che faccio. Sicuramente quelle esperienze sono entrate dentro di me, lasciandomi delle sensazioni forti.
Nelle tue canzoni, su YouTube i ragazzi si immedesimano molto nei tuoi testi. Raccontano storie che tu hai vissuto o sei tu che racconti te stesso?
È una bella domanda. Qualche giorno fa mi hanno chiesto cosa ne pensavo dei milioni di streaming che ho fatto, ma in realtà la cosa che mi fa più effetto, che mi dà il carburante e lo stimolo per continuare a scrivere sempre di più canzoni, è leggere quello che mi scrivono sui miei canali: “mi hai salvato”, “sei riuscito a descrivere come mi sento”. Queste parole mi fanno sentire nello stesso stato d’animo di coloro che le stavano scrivendo in quel momento.
Con le tue parole hai una certa responsabilità e sei fondamentale nella vita delle persone. Cosa provi?
Sinceramente, non me ne rendo conto. Quando mi scrivono certe riflessioni, le leggo e le rileggo. È tutto assurdo perché sono le stesse sensazioni che provavo verso i miei artisti preferiti, quando ero piccolo e mi sono appassionato alla musica. Tutto questo è strano, non ho ancora realizzato del tutto ma è bellissimo.
Tra le tue canzoni, mi ha colpito “Dolores”, dove c’è un uomo che nuota e va a fondo nel mare. Cosa racconti in questo brano?
È un testo sulla depressione, che quando arriva, ti cambia. Le persone che hai attorno iniziano a vederti diverso. Ho scelto il mare perché cantando dico “io son sempre lo stesso, sei tu che mi guardi in modo diverso, come con il mare d’inverno”: quando andiamo in estate al mare è vacanza ed è tutto bello. Le persone non vanno al mare d’inverno, che rimane solo e viene visto in un altro modo. La metafora è questa: “io sono sempre il mare, ora che sto male, tu mi vedi in modo diverso, ma io sono sempre uguale”.
Oltre a scrivere e interpretare le tue canzoni, scrivi anche per altri artisti. Cosa colpisce della tua scrittura?
Non so cosa può colpire di me negli altri, ma spero sia lo stesso che colpisce me e che mi attrae tanto. Quando c’è una certa sensibilità nella scrittura e c’è un certo approccio nel farlo, è tutto molto bello. Mi trovo bene nel collaborare con gli artisti che hanno un approccio positivo. Sono una persona molto veloce nella composizione e nella scrittura, e credo che questa qualità sia molto apprezzata. Mi piace l’immediatezza perché penso che le cose belle arrivino subito, come diceva l’autore Luis Bell “il primo quarto d’ora è quello che conta di più, quando sei in fase creativa in una canzone”.
Quando nascono le tue canzoni?
Non ho un momento preciso. A volte me lo impongo. Di base, vado in studio dal mattino fino all’ora di cena e scrivo una canzone. Magari dopo cena mi viene una botta di creatività, sento la voglia di scrivere e riprendo a farlo. Può capitare anche di andare in studio, e magari quel giorno sento di non avere nulla da dare, e mi dedico ad altro riguardo il mio lavoro, come può essere la parte visual e l’estetica con il mio team. Sono sempre produttivo e creativo, scrivo tantissimo.
Se dovessi citare degli artisti che hanno segnato profondamente il tuo percorso musicale, quali sarebbero e perché?
Ascolto tanti artisti su Spotify e le diverse piattaforme, dai meno conosciuti ai più conosciuti come Post Malone, XXXTentacion, il Drake di dieci anni fa, oltre al cantautorato italiano, che mi hanno sicuramente ispirato e che apprezzo in generale. Ascolto anche artisti emo e attuali, con uno sguardo nell’emo punk.
Quando lavoro tante ore in studio, ascolto solo brani di pianoforte, principalmente melodici e musica classica. I miei ascolti sono variegati e il denominatore comune è l’ascolto prevalente di musica molto emotiva, che ti arriva dritta in pancia. Difficilmente ascolto musica da festa.
Per il futuro, stai preparando altri brani e qualche live?
Andremo avanti con la produzione dei singoli che usciranno prossimamente, mentre per i live faremo gli annunci sui canali social.
Hai detto che ti piacerebbe lavorare con Cremonini e Marracash. Nel panorama musicale ci sono artiste femminili con le quali ti piacerebbe collaborare?
Federica Abate è un’autrice molto forte con cui lavoro e mi piacerebbe averla nel mio progetto per fare delle collaborazioni. È un’artista che ha un talento gigantesco, sicuramente una delle autrici più capaci nello scenario italiano.
Veronica Rudian: “Autoritratto” il nuovo singolo. Un pianoforte come foglio bianco e i tasti come pennello, da qui la sua opera d’arte
Veronica Rudian è una giovane pianista e compositrice ligure, un’importante promessa del panorama musicale italiano. Inizia a studiare pianoforte all’età di quattro anni e ne fa la sua grande vocazione. Nei suoi brani, al posto delle parole, fa trionfare lo strumento e porta l’ascoltatore ad immergersi completamente con l’udito. Il suo ultimo singolo dipinge le varie sfaccettature del suo carattere e punta a far arrivare alla gente il suo animo più rock e folle.
Buongiorno Veronica e bentrovata tra noi! Come nasce la tua passione per la musica e che ruolo occupa nella tua vita?
Sono sempre stata devota alla musica classica fin da piccola. È nato tutto da una tastierina giocattolo che mi regalarono i miei nonni quando avevo solo due anni. Negli anni ’90 andavano di moda gli 883 ed io impazzivo per loro, li ascoltavo sempre in radio e mi trasmettevano calma e tranquillità.
Come hai approfondito questa tua vocazione per il pianoforte?
All’età di quattro anni mi iscrissero ad una scuola di musica locale e iniziai gli studi. Sono partita con la classica, a otto anni sono stata presa in accademia a Padova e mi sono specializzata su Chopin. Andando avanti mi sono trasferita poi in Polonia per perfezionarmi sempre su quest’ultimo e nel frattempo studiavo anche altri autori. La classica non ho intenzione di mollarla perché la tengo per l’allenamento e la tecnica delle mani. Sentivo comunque che c’era qualcos’altro, oltre a questo, così ho sperimentato anche il rock con qualche sonorità celtica.
Come cerchi l’ispirazione per scrivere?
Sono molto spontanea. La maggior parte dei brani arrivano durante la notte quando sto sognando. È come vivere un film ma silenziato dalle parole con la musica. È un processo particolare, immagino tante cose e poi di giorno butto giù tutto sul piano. In generale, comunque, mi piace molto sperimentare. Con la musica vado molto a periodi, in estate ho ascoltato molto Harry Styles e quindi è venuto fuori un brano fresco ed estivo. In questo momento invece sono ritornata alle origini, riascoltando il genere rock che va molto sul punk e sul metal, cercando di riproporre quello che ascolto quotidianamente, come i Green Day, i Placebo. Le stagioni mi influenzano molto e in questo momento, in pieno autunno, non riuscirei a tirar fuori un brano che ricorda l’estate.
Sei nata in Liguria. Che rapporto hai con la tua terra? Influisce anche sulla tua scrittura?
Mi sento molto legata a Bordighera, è una piccola cittadina e abito praticamente davanti al mare. D’inverno assume tutto un altro aspetto, passeggiare sulla spiaggia, in silenzio, mi ispira molto. È molto malinconico e nostalgico e alcuni miei brani hanno delle tonalità che possono ricordare queste sensazioni.
Concentriamoci sul tuo nuovo singolo, “Autoritratto”. Qual è stato il processo che ti ha portato a creare questa canzone?
“Autoritratto” l’ho composto alla fine dell’estate; ha uno stile sporco di una danza celtica con sfumature che vanno sul rock; per sporco intendo che è stato creato soltanto con il pianoforte. Rappresenta diverse mie sfaccettature e ha molte sfumature al suo interno. Con questo brano spero arrivi anche l’altra parte di me, quella un po’ più rock e folle.
C’è un motivo che ti ha spinto a sperimentare queste sonorità? So che ne hai realizzati tanti e te lo chiedo per questo: un brano con sole melodie e zero parole che effetto fa?
È completamente diverso da una canzone con il testo. Di solito un cantante arriva dritto al cuore della gente con le parole, è più facile colpire. Già un brano solo strumentale può risultare più complesso da comprendere, però, secondo me, ognuno riesce ad immedesimarsi e a farlo suo. Richiede molta concentrazione all’ascolto ma allo stesso tempo può essere molto riflessivo, ti immergi pienamente perché viene dato molto spazio e risalto ai suoni; nella testa puoi ricreare la tua storia perché non esistono parole. Sono contenta e soddisfatta perché alle persone arriva lo stesso messaggio che voglio mandare.
Ti sei mai prefissata un messaggio che vuoi comunicare con i tuoi brani?
Vorrei mandare sempre un messaggio positivo, visti anche i periodi in cui viviamo. La musica deve sempre portare leggerezza e relax nella vita.
I brani pubblicati nel 2024 cosa hanno in comune?
A livello di sonorità niente, ma ciò che li unisce sono tanti piccoli pezzi di me. Faranno parte del prossimo album che uscirà a dicembre e sarà più personale rispetto al precedente.
Rispetto ai tuoi esordi, ad oggi ti vedi cambiata?
Mi vedo diversa professionalmente, c’è sempre da imparare. In tutti questi anni c’è stato un grande cambiamento anche dentro di me come persona.
C’è un momento o un episodio particolarmente felice che ricordi con molto piacere?
Assolutamente sì, un paio di anni fa al concerto di Natale in Vaticano, con la cantante Amy Lee degli Evanescence. L’ho accompagnata con il pianoforte in una sua canzone, è stata una grande emozione perché mi sono esibita con un artista di una delle mie band preferite. L’ho conosciuta di persona ed è stato veramente stupendo quel momento mentre suonavamo insieme.
Hai anche partecipato a qualche altra iniziativa?
Faccio spesso concerti per beneficenza, ogni evento mi regala sempre tante emozioni, specialmente esibirmi davanti alle persone, è anche un modo liberatorio.
Cosa provi quando sei sul palco?
Mi chiudo in una bolla, appena mi siedo per suonare entro in un altro mondo. Quando scendo dal palco mi sale l’adrenalina a mille.
Come descriveresti la tua musica oggi?
New age pop. È un mix tra stili diversi.
Se non avessi fatto l’artista cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
Mi è sempre piaciuto scrivere, anche a scuola scrivevo tanti temi o storie. Lo faccio tuttora nel mio tempo libero, prendo spunto da qualche serie tv, è uno dei miei hobby preferiti. Puoi sognare mentre scrivi, quello che vedi lo fissi nero su bianco.
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