Ora o mai più 2019

(Rai / Ballandi Multimedia, 2019)

Ci siamo presi il giusto tempo per scrivere qualcosa a proposito della seconda edizione di Ora o mai più, programma condotto da Amadeus andato in onda su Rai 1 nella prima serata del sabato dal 19 gennaio al 2 marzo con una sacrosanta pausa dovuta al Festival di Sanremo.

Sicuramente un’edizione più televisiva rispetto a quella passata, dove si è assistito a qualche litigio, a qualche parolaccia, a qualche colpo di scena, a qualche gaffe con successive scuse, tutto secondo le regole ormai dominanti e prevedibili in questo tipo di format.

RecenZoom - Artisti Vari Ora o mai più 2019
Ora o mai più 2019 – cover

Detto ciò, è importante soffermarsi a dire due parole sulla musica, sulle canzoni, sugli artisti protagonisti a cui bisognerebbe dare una coppa a prescindere per svariati motivi: per essersi messi in gioco, per aver dovuto sottostare al giudizio di una giuria composta da 7 (Vanoni, Berti, Leali, Canzian, Marcella, Cutugno, Rettore) + 2 (Ricchi e Poveri) cosiddetti “maestri” e soprattutto per essersi esposti nuovamente al grande pubblico che, oggi come oggi, è sempre più assuefatto dal “social media pensiero” per cui chiunque è autorizzato a sparare a zero su tutto e su tutti pur non avendo – nella stragrande maggioranza dei casi – nessuna consapevolezza o non capendo un’emerita cippa di musica.

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Ora o mai più 2019 – Coach e Amadeus – credit Assunta Servello

Venendo al cuore della questione, il 22 marzo scorso è uscita la compilation ufficiale composta da 2 CD: il primo contenente il successo dell’artista in lizza, una cover interpretata durante il programma e l’inedito; il secondo dedicato al vincitore – in questo caso Paolo Vallesi – con solo cinque canzoni (pochine per chiamarlo “album”).

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Paolo Vallesi

Il CD Uno scorre che è una meraviglia, grazie – bisogna dirlo – alla sapiente direzione musicale e agli arrangiamenti del M° Leonardo De Amicis, ma anche alle canzoni che, a parte i gusti di ognuno, è piacevole riascoltare.

Da Era lei di Michele Pecora a wwwmipiacitu di Jessica Morlacchi, da Volevo dirti di Donatella Milani a In amore di Barbara Cola, da A casa di Luca di Silvia Salemi a Troppo bella di Davide De Marinis, fino a Senza te o con te di Annalisa Minetti e La forza della vita di Paolo Vallesi, è una traversata incredibile nella cultura musicale pop/nazionale degli ultimi quarant’anni.

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Barbara Cola

Buone le cover presenti, anche se la scelta poteva essere un po’ più accurata e ricercata. E poi una domanda nasce spontanea: perché non inserire qualche bel duetto con i maestri? Questione di diritti, di immagine o di cosa?

La parte più ghiotta è rappresentata dagli inediti che, ascoltandoli e riascoltandoli, pensandoci e riflettendoci su, obiettivamente non sono affatto male.

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Jessica Morlacchi

Lungi da noi il fare pagelle o dare voti che spuntano copiosi ovunque, a emergere in maniera chiara e forte è la bravura di alcuni artisti e la bellezza delle loro voci, ad esempio la triade tutta al femminile composta da Jessica Morlacchi,

 

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Silvia Salemi credit Alessandro Bachiorri

Silvia Salemi e Barbara Cola, ognuna con uno stile personale, sia vocale che interpretativo, e con un inedito in cui sono credibili in pieno, rispettivamente Senza ali e senza cielo (scritta con maestria da Red Canzian), Era digitale (apprezzabile prova cantautorale della Salemi) e A quando l’amore? (firmata dalla stessa Cola insieme a Roberta Faccani e Giordano Tittarelli, meritevole a ogni nuovo ascolto).

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Davide de Marinis

 

Colpiscono di primo acchito le proposte di Michele Pecora con I poeti e di Davide De Marinis con Naturale, un motivo molto simpatico, accattivante, una potenziale hit radiofonica.

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Donatella Milani

Non dispiace neanche il girone delle bistrattate, ovvero Donatella Milani con Non gridare e Annalisa Minetti (per via dell’urlo sempre in agguato e pronto a esplodere) con Più in alto. Sinceramente – e ci dispiace dirlo per il valore dell’artista in questione – ci si aspettava qualcosa in più proprio dal vincitore Paolo Vallesi, presente con una “senza lode né infamia” Ritrovarsi ancora.

Certo, se queste canzoni venissero trasmesse a pompa dai grandi network nazionali, questi otto artisti tornerebbero di sicuro alla ribalta, al successo che almeno una volta nella vita hanno già vissuto.

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Michele Pecora – credit Giovanni Gori

Il problema è proprio qui. Altrimenti tutto si riduce a una parentesi, che si apre e si chiude, che nel giro di pochi mesi li porterà a ritornare da dove sono venuti.

 

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Annalisa Minetti

Molti di loro sono costretti a vivere di espedienti, di palliativi, pronti ad arrabattare qualsiasi cosa pur di esserci, tipo farsi il giro dei reality show, imitando o ballando se va bene, a partire per l’Honduras, a finire in una fattoria o chiusi in una casa se va meno bene, convincendosi pure che è una figata, un’esperienza stratosferica.

Questo è un vero peccato! Per rispetto all’arte, al talento, alla bellezza di cui sono dotati.

ARGILLA

(Tǔk Music Reloaded, 2018)

La “signora della canzone italiana” – così la soprannominò Mike Bongiorno – sembra aver lasciato il posto alla “signora onnipresente dell’attuale televisione italiana”.

Non c’è che dire: Ornella Vanoni, negli ultimi tempi, si vede spesso sul piccolo schermo, nei programmi più disparati, suscitando grande simpatia e larghi consensi.

Ci troviamo, a parte tutto, di fronte a un “monumento” della musica (e non solo) italiana che vanta una carriera ultrasessantennale formidabile e straordinaria, iniziata nel 1958 come “cantante della mala” alla corte del Piccolo Teatro di Milano di Giorgio Strelher, passata attraverso la créme del cantautorato italiano, approdata alla canzone brasiliana di Vinicius de Moraes, spintasi fino al più raffinato e ricercato universo jazz di Paolo Fresu.

RecenZoom - Ornella Vanoni

Ornella Vanoni: monumento della musica italiana

E proprio quest’ultimo, il valoroso musicista sardo a capo dell’etichetta discografica Tǔk Music, che annovera nel proprio catalogo lavori eccellenti, ha deciso di rieditare uno degli album più belli e intensi della discografia anni Novanta della Vanoni, Argilla, originariamente uscito nel 1997 per la CGD East West e prodotto da un signor musicista come Beppe Quirici, scomparso prematuramente nel 2009.

Quattordici tracce in cui tuffarsi e immergersi totalmente, da restare senza fiato per poi risalire a galla e respirarne la bellezza, dentro cui Ornella naviga meravigliosamente con un’eleganza e una raffinatezza sia vocale che interpretativa da fuoriclasse, oltre che un’anima morbida, pastosa, plasmabile proprio come l’argilla, ora malinconica, ora briosa, ma sempre carica d’intenzione.

Ornella Vanoni: quattordici tracce in cui tuffarsi e immergersi totalmente

La maggior parte delle canzoni – riadattate in lingua italiana – provengono dal Brasile, quello di Carlinhos Brown (Viaggerai/Mares de ti e Argilla/Argila) e Roberto Carlos (Naufragio/Seu corpo e Se fosse vero/Voce não sabe), autore già noto per L’appuntamento (Sentaido a’ beira do caminho), grande successo del 1970 della stessa Vanoni. C’è spazio anche per Ivano Fossati (Buontempo), Juan Manuel Serrat (Bugiardo e incosciente su testo italiano di Paolo Limiti), Elton John (Sorry Seems To Be The Hardest Word), Cole Porter (Every Time We Say Goodbye) e la canzone classica napoletana (Nu’ quarto ‘e luna).

RecenZoom - Ornella Vanoni 1

Anche il parterre dei musicisti è top: Antonello Salis, Riccardo Tesi, Natalio Mangalavite, Armando Corsi, Ettore Fioravanti, Attilio Zanchi, Stefano Melone – solo per citarne alcuni – e gli stessi Quirici e Fresu.

Molto curato il nuovo packaging con copertina diversa dall’originale ma che ha mantenuto le splendide foto di Fabrizio Ferri su artwork di Antonio Sorrentino. Disco a cinque stelle che, a risentirlo oggi, è una boccata d’aria incredibilmente rigenerante.

 

Gioventù BRUCIATA  

(Island / Universal, 2019)

Facciamo finta di cancellare tutto. Mettiamo il caso che Mahmood non sia andato a Sanremo, non lo abbia vinto e tutte le povere polemiche scaturite non siano mai esistite.

Lasciamo il fatto, però, che il suo album d’esordio, Gioventù bruciata, sia stato comunque pubblicato. Lo ascoltiamo, lo riascoltiamo, ci pensiamo su, ci riflettiamo, tirandone fuori qualche considerazione.

Il ragazzo, italianissimo, di madre sarda e padre egiziano, che vive nel quartiere Gratosoglio della periferia di Milano, di primo pelo non è.

Mahmood ragazzo italianissimo

Andando a ritroso, era già comparso a X Factor nel 2012 tra gli Under 25 guidati da Simona Ventura e nel 2016 sul palco dell’Ariston tra i “Giovani” con il brano Dimentica; in più ha all’attivo vari singoli, due EP, alcune collaborazioni note (Fabri Fibra e Guè Pequeno), qualche brano scritto per conto terzi, ad esempio Hola (I Say) per Marco Mengoni e Nero Bali per Elodie.

Insomma, uno con le idee chiare e, soprattutto, la strada ben tracciata. Idee chiare che si ritrovano tutte nel suo disco, legate a sentimenti sgorgati da storie di vita vissuta e descritti con linguaggio giovane e immediato ma allo stesso tempo denso e corposo.

Nulla di inventato o costruito, tutto vero e credibile. Già quest’ultimo aspetto è degno di nota e, soprattutto, si avverte forte.

RecenZoom - Mahmood

Mahmood non si nasconde dietro un dito, racconta se stesso, le sue emozioni, le sue delusioni, le sue paure, le sue speranze in cui si ritrovano la sua Milano Sud che sembra l’Africa, i grinder (gli amanti della cannabis sanno cos’è), le vecchie Puma o il barbiere Mustafà.

La parte del leone la fanno brani come Soldi (anche nella doppia versione con Guè Pequeno) e Gioventù bruciata, ma si difendono degnamente altri episodi tra cui Uramaki, Il Nilo del Naviglio, Asia Occidente, Milano Good Vibes e Anni 90 featuring Fabri Fibra, tutti di buona fattura e curatissimi nel sound.

Ora smettiamo di far finta e prendiamo coscienza che Mahmood c’è stato (eccome!) all’ultimo Sanremo e lo ha pure vinto. Delle polemiche possiamo anche altamente fregarcene ma del fatto che lui sia una bella realtà proprio no.

 

 

LiBertè
(Warner Bros., 2019)

Loredana Bertè è un’artista nel DNA, un’artista per cui “la guerra non è mai finita” e mai finirà.

Loredana torna alla grande con LiBerté
Loredana Berté – Photo Credit: Giovanni Squatriti

Una carriera superlativa, fatta di grandi successi ma anche momenti bui, voli altissimi e cadute raso terra, scomparse e rinascite, drammi ed eccessi. Fiera come una leonessa ma allo stesso tempo fragile come una farfalla, non è mai stata un personaggio costruito, ma sempre incarnazione autentica della sua essenza.

Libera di scegliere, di sbagliare, di ricominciare. Nel bene e nel male. Dopo un anno di grazia, il 2018, di cui è stata la regina indiscussa grazie all’indovinatissima hit Non ti dico no condivisa insieme ai salentini Boomdabash, la coronazione suprema sarebbe stata la vittoria all’ultimo Festival di Sanremo dove ha presentato Cosa ti aspetti da me.

Troppo bello per essere vero. Così non è stato, ma – diciamocelo pure senza mezza ombra di dubbio – la “vincitrice” è unicamente lei. Ogni sua esibizione sanremese è stata suggellata da standing ovation (sincere e meritate le sue, riguardo alle altre meglio stendere una coltre di silenzio), senza parlare della reazione del pubblico dell’Ariston – ma sicuramente anche di quello a casa – quando nella classifica finale è comparsa solo quarta.

Loredana torna alla grande con LiBerté
Photo Credit: Giovanni Squatriti

In occasione della partecipazione festivaliera, come era prevedibile, è stata ristampata la Sanremo Edition di quel gran disco che è LiBertè, tra i più belli della sua ultraquarantennale storia discografica iniziata nel 1974 con Streaking e passata attraverso capolavori come BandaBertè (1979), Traslocando (1982), Jazz (1983), Carioca (1985) e Un pettirosso da combattimento (1997).

Dieci canzoni fortissime, di rabbia ed emozione, cantate di pancia con quel graffio unico, da ascoltare e riascoltare tutte d’un fiato, a cominciare dall’iniziale title track, seguendo con Maledetto luna-park, Babilonia, Messaggio dalla luna, Anima carbone, Davvero, Gira ancora, alcune composte dalla stessa Loredana insieme ad autori di “nuova generazione” come Fabio Ilaqua, Luca Chiaravalli, Davide Simonetta, Andrea Bonomo, altre scritte da firme autorevoli come Ivano Fossati e Maurizio Piccoli o giovani promettenti come Paolo Simoni. Oltre al brano sanremese (del trio Curreri, Pulli e Romitelli), presenti due medley/chicche dal vivo provenienti dal tour teatrale 2018/2019: Petala/Esquinas/Jazz e Stare fuori/Madre metropoli/Indocina.

Loredana c’è, con tutta se stessa, anima e mente, pronta a rompere qualsivoglia camicia di forza, a schierarsi dalla parte dei “diversi=unici” (lodevole il suo messaggio contro il bullismo), titolare appieno di quel posto d’onore che le spetta nel panorama musicale italiano… e stavolta non ha proprio intenzione di abdicare.

Dopo il primo singolo Aspettami questa notte, in collaborazione con Viola Valentino, il duo pop-dance pubblica il primo EP e lancia il nuovo brano Amor.

I The Moors pubblicano il nuovo brano Amor

Succede che, se ci credi e ci lavori su, i sogni si realizzano. È quanto accaduto a Mirko Oliva e Luis Navarro alias The Moors, duo d’origine campana formatosi un paio d’anni fa che va ad arricchire il panorama pop di casa nostra portando una sana botta di positività, ritmo e vivacità. I due avevano un sogno: collaborare con un’icona dell’easy listening come Viola Valentino, nota ai più per quel glorioso successone che esplose nell’estate 1979 dal titolo Comprami. Ebbene, signore e signori, il sogno si è realizzato qualche mese fa quando è stato lanciato il primo singolo, Aspettami questa notte, dove le belle voci dei due si intrecciano con la sinuosa ugola della Valentino.

Videoclip, ospitate radiofoniche e televisive, attenzione da parte della stampa nazionale, insomma un bel successo che ha portato The Moors a osare e a chiedere alla Signora Valentino una seconda chance: incidere una speciale e nuova versione remix di Comprami. Detto fatto. I due brani featuring Viola Valentino insieme al recente singolo Amor, in rotazione radiofonica e già tra i primi posti nella classifica dance iTunes, vanno ora a comporre il loro primo EP distribuito da Believe Digital.

I The Moors pubblicano il nuovo brano Amor 1

Amor è un brano dance prodotto a Bucarest e vanta la collaborazione di un team internazionale di altissimo livello tra cui Ovidiu Nicolae (noto in patria come Moogly), autore di molte hit di successo e collaboratore della star della musica dance europea Alexandra Stan, e del regista Mihai Laz che ha firmato il videoclip del brano. Per di più la canzone non è passata inascoltata colpendo l’attenzione della star iberica Mauricio Rivera che ne ha realizzato una versione in spagnolo di prossima uscita. Strada tutta in ascesa per The Moors, cavalcando l’onda del sogno e della passione.

Videoclip: Amor

È finalmente disponibile in cd il secondo album dell’artista siciliano composto da otto belle canzoni e due pregevoli cover, accompagnato dalla pubblicazione del videoclip di Resiste un sé.

E' uscito il secondo cd di Tiziano Orecchio

Quando dentro arde un fuoco – e questo fuoco si chiama musica – difficilmente lo si può spegnere. Tiziano Orecchio non ha mai spento il suo fuoco che, oggi più che mai, arde vivo, vero, lucente. Ne è la prova il suo album Sulla mia pelle, una fiammata che riscalda chiunque sappia ascoltarlo con cura e attenzione, ora disponibile in compact disc. L’artista parlemitano, romano d’adozione, che vanta una partecipazione nella sezione “Giovani” del Festival di Sanremo 2006 con Preda innocente, per questo suo secondo capitolo discografico si è avvalso della collaborazione di un nome importante, non per chi rappresenta nell’ambiente ma per chi veramente è: Vincenzo Incenzo. La maggior parte delle canzoni sono scritte dallo stesso Orecchio insieme all’autore di successi come – giusto per citarne due – Cinque giorni (Michele Zarrillo) e L’impossibile vivere (Renato Zero), che ha curato la direzione artistica dell’intero progetto, e al musicista Lorenzo Sebastianelli.

Tiziano Orecchio: il coraggio di vivere e cantare “sulla mia pelle” 1

L’universo che si svela ascoltando Sulla mia pelle ha a che fare con i sentimenti, con le emozioni, con la vita nelle sue varie sfaccettature, chiare e oscure. Il canto di Orecchio è il canto di chi nonostante tutto non si rassegna davanti alla deformità della società (Succede) o alla violenza sulle donne (Giù le mani da Eva), è il grido di chi – per fortuna – si sente offeso da ciò che accade e con coraggio decide di non lasciarsi andare. Alla sfera dell’amore di coppia sono dedicati più episodi, ad esempio Il poi, Ferirti ed amarti, Lama e Resiste un sé, di cui è disponibile il videoclip fresco di pubblicazione. Due le cover presenti, reinterpretate con gusto, rispetto e sensibilità anche grazie agli arrangiamenti di Roberto Sterpetti: Ancora ancora ancora di Mina e Il passo silenzioso della neve, sincero e intenso omaggio a Valentina Giovagnini. La voce di Tiziano sa farsi strumento privilegiato di espressione, comunicazione, emozione, suggellando ogni momento con il fuoco dell’anima.

Sito Web Ufficiale: www.tizianoorecchio.com

Guarda il video

In tantissimi, fan ed estimatori, attendevano da tempo un documento live dell’icona del pop italiano anni Ottanta che, però, non si è fermata al glorioso passato ma ha ricercato sempre nuove forme ed espressioni per comunicare il suo essere donna e artista.

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Viola-Valentino-Eterogenea-Live-2016-e-il-primo-album-live.

Dopo trentotto anni di onorata carriera, è finalmente arrivato il momento per Viola Valentino di pubblicare il suo primo album dal vivo intitolato Eterogenea Live 2016, documento del tour dello scorso anno in giro per le piazze d’Italia. Un percorso iniziato col botto nell’estate 1979, quando la sua Comprami – scritta da Renato Brioschi (già leader dei Profeti) e Cristiano Minellono – raggiunse le posizioni più alte della Hit Parade conquistandosi un egregio venticinquesimo posto tra i 45 giri più venduti dell’anno, superando addirittura colleghe titaniche come Mina (Anche un uomo), Loredana Bertè (Dedicato), Anna Oxa (Il pagliaccio azzurro), Loretta Goggi (L’aria de sabato sera) o nientepopodimeno che l’iper stellare duo internazionale Donna Summer/Barbra Streisand di No More Tears.

Una canzone divenuta subito cult per diversi motivi: la voce di Viola «esile esile, un soffio», il suo personaggio da «ingenua perversa», il linguaggio «di una colloquialità che ha tutta l’aria di essere quel tanto di linguisticamente illecito consentito alle persone che si considerano moderne e disinibite», come scrive Gianni Borgna nella sua Storia della Canzone Italiana (Mondadori, 1992). Una canzone che, a detta della stessa cantante, rappresenta una «croce e delizia» aggiungendo che «se non ci fosse lei, non ci sarei io… se non ci fossi io, non ci sarebbe lei». Insomma, un marchio indelebile che, a volte erroneamente, ha portato qualcuno a considerare Viola Valentino una meteora della canzone italiana, di quelle che «ballarono una sola estate» o, peggio ancora, una non cantante.

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Questo doppio album, prodotto dall’etichetta Latlantide, dimostra – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che la carriera di Virginia Maria Minnetti (questo il suo vero nome) non è affatto una stella cadente, ma un bel viaggio costellato di successi pop come Sei una bomba (Festivalbar e Cantagiro, 1980), Anche noi facciamo pace (Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, 1980), Giorno popolare (Vota la voce, 1981), Sera coi fiocchi (sigla finale di Domenica in, 1981), Romantici (Festival di Sanremo, 1982), Sola (inserita nel film Delitto sull’autostrada di Bruno Corbucci con Tomas Milian, 1982), Verso Sud (Un disco per l’estate, 1984), Il posto della luna (Festivalbar, 1986), la maggior parte firmati da autori del calibro di Maurizio Fabrizio, Guido Morra, Riccardo Fogli e Vincenzo Spampinato. Tutto, però, non si è fermato agli anni Ottanta, ma è proseguito con buone produzioni tra cui Onda tra le onde (di Mario Lavezzi e Oscar Avogadro) e Barbiturici nel the (di Bruno Lauzi e Mario Balducci), fino ad arrivare alle più recenti Le prove di un addio, Dimenticare mai, L’unica donna e Stronza.

Bella e d’effetto l’intro strumentale Sky di Pietro Grazioli che dà il via alla lunga scaletta del concerto infarcito, oltre che dalle sopracitate canzoni, da riletture quali Anime d’autunno, ovvero la Libertango di Astor Piazzolla, e Alba chiara di Vasco Rossi. Presenti nel secondo disco tre bonus tracks: i due singoli inediti Il suono dell’abbandono e Ti amo troppo, più una personale versione del successo sessantottino La bambola di Patty Pravo, artista molto stimata da Viola nonostante le note vicende personali. Icona del pop italiano anni Ottanta, regina dell’easy listening – che non è una brutta parola – nostrano, Viola Valentino riversa interamente e senza riserve nella dimensione live la sua essenza “eterogenea” e “viva” capace tanto di coinvolgere ed entusiasmare, quanto di cantare senza ghirigori e virtuosismi, in piena libertà di mente e cuore, i diversi e molteplici colori di cui la vita è fatta.

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Pagina Facebook Ufficiale: facebook.com/Viola.valentino.ufficiale

Videoclip Ufficiale Singolo

La band romana ha da poco pubblicato un nuovo lavoro fatto di canzoni intrise di idee, riflessioni e sentimenti che gravitano intorno al “pianeta uomo”, suggellato da una cover del loro autorevole pigmalione Ron.

La scelta, la band romana è tornata con un album
La scelta (Foto © Vincenzo Scudieri).

Stando all’ascolto – tutto d’un fiato – di questo nuovo album, La Scelta dovrebbe finalmente fare il botto. Colore alieno (Artist First) suona bene, scorre che è una meraviglia. Ma non è tutto. Il disco è ben ispirato, concepito e realizzato, oltre che arrangiato, suonato e cantato con una gran bella energia. In bilico tra pop e rock d’autore con qualche spruzzatina elettronica, la band capitanata da Mattia Del Forno (voce, piano, synth) e composta da Francesco Caprara (batteria, percussioni), Emiliano Mangia (chitarre), Marco Pistone (basso), ha tutte le carte in regola per aver un seguito pari ad altre formazioni del panorama musicale italiano. Anzi, forse forse anche qualcuna in più, come il valore e la profondità dei testi della canzoni, mai banali, perfettamente incastrati nelle musiche efficaci e incisive.

D’altronde, già al loro debutto sanremese nel 2008, i quattro ragazzi romani agguantarono un secondo posto nella sezione “Giovani” con Il nostro tempo, impressionando positivamente sia pubblico che critica, dando il via a un’intensa attività live, fino ad arrivare al fortunato incontro con il grande Ron che nel 2015 li ha voluti accanto a sé per un lungo tour in lungo e in largo per l’Italia e ancora nel 2016. A tutto questo si aggiunge il fatto che Mattia Del Forno ha scritto con il cantautore pavese cinque brani contenuti nel disco Un abbraccio unico (2014) più due inediti inseriti nella raccolta di duetti del 2015 La forza di dire sì (Ascoltami e Aquilone, quest’ultimo cantato insieme).

La scelta, la band romana è tornata con un album
La scelta (Foto © Vincenzo Scudieri). 

Tornando all’album, partorito senza fretta e ansia di esserci a distanza di nove anni dal precedente, si compone di una dozzina di brani tra cui spiccano in particolare Alieno, vista come la condizione di chi al giorno d’oggi sceglie consapevolmente di restare aggrappato ai sentimenti e alla loro essenza più profonda (“… tutto quello che ho fatto di grande è amarti…”).

“Colore alieno” segna il ritorno discografico de La SceltaSeguono questa scia altri episodi come il singolo di lancio Transoceanica, Vento (impreziosito dalla voce dell’artista italo-somala Saba Anglana), La fiamma del momento, L’oro vero e Colori. Ogni traccia è da scoprire e apprezzare, ad esempio Tamburo, Argilla ed Eterno contrario, senza dimenticare la rilettura di un gioiello come Le foglie e il vento dove spunta la voce dell’autore/interprete Ron e il brivido è assicurato, grazie anche alla suggestività dell’arrangiamento, un po’ a tinte scure ma di forte effetto. Graditissimo ritorno, è il caso di dire necessario, per una realtà meritevole di attenzione e capace di esprimere il proprio “universo” musicale con passione, autenticità e unicità.

Sito Web Ufficiale: www.lascelta.net

Pagina FB Ufficiale: www.facebook.com/lasceltaband

 

Una delle Signore più amate della canzone italiana, una vera e propria icona, è tornata a far sentire la sua voce unica e originale con un nuovo album di inediti prodotto dal “Black Man SingerMario Biondi. 

Marcella Bella, Metà amore, metà dolore, recensione
Marcella Bella.

Come una sorta di “araba fenice” della canzone italiana, Marcella Bella – in un modo o nell’altro – riesce sempre a rinascere e a far parlare di sé. L’ultra quarantennale carriera della (non tanto più) mora e riccioluta cantante catanese, milanese d’adozione, parla chiaro: dai clamorosi successi anni Settanta firmati dall’accoppiata Giancarlo Bigazzi & Gianni Bella (Montagne verdi, Io domani e Nessuno mai, giusto per citarne tre) agli altrettanto considerevoli episodi anni Ottanta, ad esempio Nell’aria e Nel mio cielo puro, in cui a fare coppia con il fido fratello è nientepopodimeno che Mogol. Brani allusivi e piccanti questi ultimi che lasciano presto spazio a una nuova e rassicurante immagine di donna cantata in Senza un briciolo di testa, Tanti auguri e Dopo la tempesta, trittico sanremese (1986, 1987, 1988) in cui Marcella – come scrive Gianni Borgna nella sua Storia della canzone italiana (Mondadori, 1992) – si presenta come «un’artista sofisticata, dalla voce interessante e per potenza e per colore».

E difatti seguono album molto belli come Verso l’ignoto (1990) e, soprattutto, Sotto il vulcano (1991), passato quasi sotto silenzio ma espressione più autentica della maturità sia vocale che interpretativa della nostra. A seguire un periodo di pausa dovuta alla maternità e qualche album pubblicato qua e là (Tommaso! del 1993, Anni dorati del 1995 e Passato e presente del 2002), fino alla rentrée sanremese del 2005 con un pezzo – non memorabile – dal titolo Uomo bastardo. Nel frattempo, non si è fatta mancare neanche un album prodotto da Cristiano Malgioglio, Femmina Bella (2012), e una serie di special tv – andati in onda tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016 – dedicati a Gianni Bella, Mogol, Giancarlo Bigazzi, Domenico Modugno e Franco Migliacci, per finire con la triade Sergio Endrigo, Gino Paoli e Luigi Tenco. Insomma, per dirla ancora alla Borgna, «Marcella, una difficile identità».

Marcella Bella, Metà amore, metà dolore, recensioneVenendo ai giorni nostri, il 29 settembre scorso, è uscito Metà amore, metà dolore (Beyond/Artist First), album prodotto dal conterraneo Mario Ranno, in arte meglio conosciuto come Mario Biondi, che la stessa cantante definisce soul-pop, anticipato dall’omonimo singolo in duetto con il “Barry White” italiano. Dieci tracce, di cui una cover e due remix, che si lasciano ascoltare piacevolmente a cominciare da Non mi basti più e Lovin’ You per arrivare a Il miracolo dell’amore, Dimmi dove vai, Passione e musica, Ancora un po’, dove lo smalto brillante e passionale di Marcella non sembra essere minimamente intaccato dallo scorrere del tempo. Anche la sua immagine risulta fresca, frizzante e forse un po’ troppo alla moda, al passo con i tempi molto social e televisivi (addirittura guest star di una puntata del Grande Fratello Vip).

Tra gli autori delle canzoni sfilano lo stesso Mario Biondi con Max Greco, anche arrangiatori dell’intero disco, il ritrovato Mogol, Stefano Pieroni e gli immancabili tre fratelli Gianni, Rosario (detto “Saretto”) e Antonio. Presente la rilettura del classico (davvero) soul Ain’t No Sunshine di Bill Withers del 1971, per l’occasione proposta in una “bianca” versione in italiano, già ascoltata nel 1972 nell’interpretazione di Caterina Caselli. Che piaccia o non piaccia, anni luce lontana dalla semplicità delle “montagne verdi e le corse di una bambina”, ancora una volta Marcella ha centrato l’obiettivo, non (sopra)vivendo con revival nostalgici – seppure il suo periodo d’oro resti insuperabile – ma vivendo a pieno una nuova stagione artistica, certo un po’ patinata e glamour, ma pur sempre riscaldata da quel fuoco ardente che si chiama Musica.

Sito Web Ufficiale: www.marcellabellaofficial.com

Pagina FB Ufficiale: www.facebook.com/marcellabellaofficialpage

 

Il musicista mantovano mette a segno un disco autentico, cantato e suonato con semplice passione, composto da due inediti e una manciata di belle canzoni italiane rilette alla propria maniera.

Marco Biasetti: Quadri d’autore è l'album d’esordio
La copertina di Quadri d’autore

Oggi come oggi, diciamolo pure, è molto difficile andare controcorrente e mettersi alla ricerca di qualcosa di vero che possa saziare quel desiderio di bellezza insito, ormai, in una ristretta cerchia di persone. Ciò accade per tanti motivi. Lo strapotere mediatico che vuole farci passare per grandi artisti pseudo personaggi che poco o nulla possiedono di “artistico”; l’assuefazione che non permette più di ascoltare, di vedere, di sentire nel profondo; la pigrizia che intorpidisce le anime e le menti. Per chi, invece, ha ancora voglia di andare oltre, ecco spuntare un bel disco di un giovane musicista mantovano, Marco Biasetti, intitolato Quadri d’autore.

Un esordio onesto, che profuma di autenticità, di “fatto con passione”. Nel suo piccolo, Biasetti ha realizzato un lavoro “artigianale”, di quelli non destinati alla massa, ma sicuramente a una nicchia di appassionati, di estimatori capaci di apprezzare una voce e dei suoni genuini. Insieme a un combo di validi musicisti jazz (tra questi figurano Marco Varvassori, Paolo Garbin, Enrico Smiderle, Enrico Bentivoglio, Massimo Morganti), Marco rilegge alla sua maniera – non perdendosi giammai nello sterile virtuosismo vocale, ma andando più d’intenzione – una manciata di belle canzoni italiane tra cui Era di Lucio Battisti, Che m’importa del mondo di Rita Pavone, Stelle di stelle di Claudio Baglioni, valorizzando anche gioielli nascosti o da recupero come La nave di Mia Martini e Te lo leggo negli occhi di Sergio Endrigo, originariamente interpretata da Dino, tra gli episodi meglio riusciti dell’intero disco per l’asciutta semplicità jazzy che mette in risalto lo splendore della melodia.

Marco Biasetti: Quadri d’autore è l'album d’esordio
Marco Biasetti

Suggellano l’album due inediti, Quadri e Ma poi non tornava più, composti dallo stesso Biasetti insieme a Marco Gardini, che lasciano intravedere una bella sensibilità e un intenso mondo interiore da manifestare a pieno. Buon esordio, degno apripista per un album – chissà – interamente composto da canzoni inedite.

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