Vattene amore, da Sanremo al calcio attraverso la Salernitana

Gli inni della Salernitana: il calcio è amore e passione…
Scopriamo perché Vattene amore divenne inno della curva salernitana


Dopo il terzo posto al Festival, Vattene amore divenne il coro della curva amaranto. Storia di una canzone

Trottolino amoroso, ovvero Vattene amore. A leggerli così potrebbero sembrare titoli di due canzoni diverse. La prima romanticamente positiva, la seconda malinconicamente negativa. Dipende dai punti di vista: i tifosi della Salernitana optarono per la prima ipotesi. Vediamo perché.

Nel nostro MusiCalcio ogni settimana analizziamo il rapporto tra il mondo della canzone e quello del pallone, rendendoci conto che molto spesso si intersecano dando un senso di unità e partecipazione inimmaginabili. Ecco, è esattamente quello che accadde nel 1990 con i tifosi della Salernitana e Vattene amore.

Sono in tanti a pensare che l’inno degli amaranto sia Vattene amore.

In realtà non è così, ma per la curva dei tifosi in qualche modo lo è sempre stato. Nel 1990, infatti, la Salernitana veniva promossa in Serie B dopo tanti anni nella serie C. Da pochi mesi in radio continuavano a circolare dei brani di assoluto successo. Si ricordano La lambada, Sotto questo sole, Un’estate italiana. E poi, direttamente dal Festival di Sanremo, ecco il brano terzo classificato. Vattene amore, cantato da Amedeo Minghi e Mietta, era il pezzo romantico che ci voleva in quella fine primavera. Così la curva dei tifosi iniziò a intonare: Magari ti chiamerò trottolino amoroso du du da da da.

Inutile cercare un senso più intrinsecò circa la scelta di quel ritornello: ci voleva semplicemente una canzone d’amore orecchiabile e corale. Nessun altro pezzo, in quel periodo, aveva la stessa forza di Vattene amore. O, come dicevamo, di Trottolino amoroso.

La canzone, composta da Minghi su parole di Pasquale Panella, gode infatti di un titolo popolare che talvolta offusca persino quello originale.

Merito di un ritornello pieno di vitalità, che apre a un ottimismo e a una orecchiabilità non sempre facili da trovare. Viene persino da chiedersi, francamente, perché non fosse stato scelto proprio Trottolino amoroso come titolo ufficiale. Ma qual è il senso della canzone? Se lo sono chiesti in tanti, anche negli ultimi anni dopo che nel corso di una trasmissione televisiva qualcuno accusò Minghi di aver composto una canzone non sense. Come se i brani che ci propone la discografia oggi fossero tutti scritti da Proust.

Eppure non è difficile capire il significato di Vattene amore.

Si tratta di una coppia che, avendo paura dei sentimenti, prova a schivarli quando ormai ha già capito di essere innamorata. I due, insieme, sono spensierati e sanno perfettamente che se proseguiranno in una relazione correranno il rischio di tutte le coppie. Ossia di annullarsi a favore di una vita tra le nuvole e tra i sogni. Magari (così dice il ritornello, ma appare più una certezza che un’ipotesi) si chiameranno con nomignoli piuttosto buffi. Vedranno i loro volti e i loro nomi impressi ovunque, persino nelle pubblicità. Perché quando si è innamorati ogni cosa parla del proprio partner. Persino canzoni e film. In questo caso, si fa riferimento al gatto annaffiato di una pubblicità. In effetti in quel periodo era particolarmente famoso lo spot di una famosa pastasciutta, dove tra i protagonisti c’era proprio un gattino arruffato sotto la pioggia.

Troppo mielosa? Troppo scontata?

Può darsi, perché le canzoni d’amore appaiono così quando non si vivono i sentimenti. Chi li vive, però, sa che non è esattamente così. Ci vuole modo e modo per proporre una poesia. Esattamente come seppe fare Pasquale Panella sull’ennesima melodia accattivante di Minghi. Così, il brano venne proposto inizialmente a Mina e a Ornella Vanoni (proprio colei che poi ne avrebbe criticato il testo decenni dopo). Quando, però, lo provinò anche Mietta, non vi furono più dubbi. La canzone sarebbe stata sua. Difficile, tuttavia, far cantare solo a lei il brano a Sanremo, come era nelle intenzioni. Aveva appena vinto a Sanremo Giovani l’anno prima, ora Mietta aveva bisogno di gareggiare nella categoria che più gli apparteneva. Occorreva però una collaborazione con un grande. Eccola dunque la proposta giusta: un duetto (all’epoca si parlava ancora italiano e non si diceva featuring) con lo stesso Minghi.

Vattene amore divenne la canzone vincitrice morale di quel Festival.

Arrivò terza, non senza qualche polemica creata dai giornalisti per raccontare il rapporto difficile tra Minghi e l’orchestra. Cronache inventate, che se da un lato fanno gioco nella kermesse sanremese, d’altra parte lasciano non poco amaro in bocca. Proprio quest’anno Vattene amore ha raggiunto il disco d’oro, dopo essere stata già all’epoca la seconda canzone più venduta dell’anno, dietro alla coppia Bennato-Nannini. La versione inglese venne cantata da Nikka Costa. Quella calcistica, come detto, dalla Salernitana. Da trent’anni ormai canta tutte le domeniche quel ritornello: Il tuo nome sarà su un cartellone che fa della pubblicità… 

Dite quello che volete: pochi brani sanno cantare l’amore in modo così completo e ironico come questo pezzo.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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