Patrizia Simonetti e l’inseparabile videocamera

Entrata nel giornalismo dalla porta della radio

Patrizia Simonetti è entrata nel mondo del giornalismo dalla porta della radio, sua grande passione da sempre, iniziando da un’emittente di quartiere ai tempi delle dediche, passando poi per Radio Roma e Radio Radio fino a Isoradio Rai e Rai Radio 3, per un’agenzia di stampa radiofonica e per testate cartacee come L’Adige, Il Fatto Quotidiano e La Sicilia. Oggi dirige la testata online SpettacoloMania.it  occupandosi di musica, cinema, TV e teatro. Da quando ha preso in mano la videocamera non l’ha più mollata e se qualcuno la vede senza, si preoccupa… Collabora con Voci.fm e saltuariamente con Radio Antenna 1 e Italia On Air. Si occupa anche di Ufficio Stampa.

Patrizia Simonetti e l'inseparabile videocamera

Scrivere di musica, cosa vuol dire per te?
Veicolare una passione che ho da sempre e far conoscere artisti che hanno qualcosa da dire, quando ne hanno.

Qual è stata l’intervista musicale che più ti ha dato soddisfazioni?
A parte quella con Samuele Bersani di cui ero un po’ invaghita come molte ragazze dell’epoca – parliamo del 1994 e come si vede dalla foto eravamo entrambi giovanissimi – sicuramente l’intervista a Ligabue, Piero Pelù e Jovanotti in occasione de Il mio nome è mai più, pezzo del 1999 contro le guerre, i cui proventi andarono ad Emergency. Un tema che sentivo e sento tutt’ora molto; e poi trovarmi davanti tre artisti di quel calibro, tutti insieme, fu davvero emozionante. Ma anche l’ultima, quella con Eros Ramazzotti che a dispetto delle aspettative si è rivelato molto simpatico e disponibile.

Quale la situazione ideale per intervistare un artista?
Dipende da che tipo di intervista devi fare: se è una video, diventano importanti la luce, lo sfondo e naturalmente l’inquadratura e non dovrebbe esserci troppa confusione intorno, così come per un’intervista audio. Se invece l’intervista uscirà scritta, l’ideale è un bel divano dove poter parlare con calma e tranquillità. In ogni caso più tempo hai a disposizione, migliore sarà l’intervista.

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Patrizia Simonetti con Samuele Bersani

Quali sono i segnali che ti fanno capire che l’intervista che stai facendo sta procedendo bene?
Il feedback più importante ti arriva direttamente da chi stai intervistando, dalle sue espressioni: se vedi che sorride o “perde tempo” per darti risposte articolate mostrando interesse per la tua domanda, hai fatto centro.

Ci sono delle situazioni che in un’intervista ti indispongono?
Quando – ad esempio –  chiedo una cosa e mi rispondono altro. Oppure se mentre sto realizzando l’intervista, passa qualcuno e l’intervistato/a si ferma, si gira, saluta, si mette a parlare e quasi si dimentica di me. Lo trovo scortese e irrispettoso nei confronti del nostro lavoro. Ma capita.

Come scegli un servizio giornalistico?
Cerco sempre di considerare il target della testata a cui lo propongo, così come faccio anche per SpettacoloMania.it. E poi colgo le occasioni. Ma di solito si tratta sempre di temi e di persone che mi piacciono. Vabbè, quasi sempre…

La tua telecamera non ti abbandona mai: come scegli le immagini migliori per confezionare il servizio?
Bella domanda… Mi piacerebbe poter scegliere sempre anche in base a una certa estetica, come ti dicevo prima, ma spesso bisogna accontentarsi perché le situazioni in cui riprendo non sempre sono ideali. Scelgo però i momenti più salienti o divertenti dell’evento, considerando anche l’audio che dev’essere buono; l’immagine non può mai sostituire in toto le parole e quindi il senso del tutto.

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Patrizia Simonetti con Eugenio Finardi

Quale il tuo rapporto con gli uffici stampa?
Anche qui dipende; con alcuni molto buono, con altri burrascoso. Ma da quel che sento è così un po’ per tutti i colleghi. A volte non capiscono che fai qualcosa per te ma anche per il personaggio o l’evento che loro stanno promuovendo, anche se non sei il Times, per intenderci.

C’è un personaggio in particolare che vorresti intervistare?
Musicalmente parlando, Vasco Rossi. Non sono mai riuscita ad incontrarlo a tu per tu. E, con un grande salto di generazione, i Maneskin: credo che siano davvero un fenomeno.

Siamo prossimi al Festival di Sanremo: che sentori hai? La nuova “Riforma Baglioni” come ti sembra?
Parli della categoria unica? Sinceramente non saprei dirti se il fatto che i ragazzi selezionati da Sanremo Giovani competano con i big possa essere un vantaggio per loro oppure no; poi dipende anche dai big che ci saranno. Credo comunque che perdano visibilità perché al Festival saranno soltanto due e dubito che le serate di Sanremo Giovani siano seguite come la kermesse di febbraio.

Dovessi pronosticare tre artisti del prossimo Festival, su chi scommetteresti?
Loredana Bertè, Ultimo e magari sul ritorno di Francesca Alotta.

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Patrizia Simonetti con Eros Ramazzotti

Quale consiglio daresti a un giovane che oggi sceglie di intraprendere la strada giornalistica?
So bene che dovrei consigliargli di non aspettarsi troppo, di ricordargli che il settore è in crisi e che non sempre i sogni si realizzano. Invece gli direi semplicemente di seguire la sua passione e di mettercela tutta, ma soprattutto di non accettare di lavorare gratis per nessuno in cambio di “visibilità”: oggi per quella basta aprirsi un sito, un blog o dire qualcosa di interessante sui social. Il lavoro va pagato, sempre: è una questione di dignità, umana e professionale.

Oltre alla musica, quali sono i settori di cui ti occupi?
Di cinema, TV, teatro e doppiaggio; seguo proiezioni, presentazioni ed eventi, persino i red carpet dove però fare una buona videointervista è davvero un’impresa!

 

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Mauro Caldera
Mauro Caldera
Giornalista, creativo, scrittore, autore e conduttore televisivo. Nasce come pedagogista e insegnante. Oggi scrive di televisione, musica e spettacolo, svolge attività di ufficio stampa, progetta format per emittenti radio-televisive e contenuti autorali per case editrici.
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