Confessate, avete letto ‘effetto placebo’. Invece no, è “Affetto placebo”, il nuovo album di Raige

Raige: conoscete l’“Affetto placebo”?

Dopo quasi tre anni di attesa Raige ha pubblicato un nuovo disco: “Affetto placebo”, che ricorda ma non è il ben noto effetto placebo.

Autentico è l’aggettivo che racchiude il senso di questo album, che dichiara l’affetto come unica cura per i nostri tempi pazzi: “L’unica cosa che ci salva nella vita sono i rapporti che abbiamo con gli altri”.

Però precisa Raige, “Il placebo è un medicinale senza principio attivo che su certi individui ha un effetto curativo. Io sono un sognatore, un romantico e un ipocondriaco, il mio soprannome tra gli amici è codice bianco perché al pronto soccorso mi rimandano a casa con un bicchiere d’acqua. Negli ultimi tre anni ho capito che le persone mi hanno salvato”.

Raige, “Affetto placebo” sono le persone

“Questo disco è la mia storia”, ha raccontato Raige. “Perché è frutto di una serie di scelte coraggiose. La prima, ho lasciato una multinazionale: è stato importante perché sono tornato a tracciare la mia strada come voglio io. Poi, sulla copertina del cd c’è un blister con una scritta e dietro un bicchiere d’acqua, e basta: non c’è la tracklist perché il messaggio era più importante di tutto. Altra cosa, ho scelto come singolo di lancio il pezzo meno prevedibile, “Un milione di sassi”: facendo una scelta diversa avrei dato un’idea sbagliata su quanto sia introspettivo e intenso questo album”.

Raige ha scelto di fermarsi momentaneamente con i live “Perché “Affetto placebo” non è un disco di ascolto facile e immediato, ha bisogno di tempo”, e poi perché nel frattempo ha gettato le basi per il suo secondo romanzo (il primo è del 2017, “Tutta colpa del mondo”). Quindi “Verosimilmente i live inizieranno in ottobre e saranno in club piccoli perché voglio vedere la gente in faccia, e probabilmente sarà in versione unplugged. Voglio provare a dare una versione diversa alle canzoni”.

Lucien Moreau è un conceptual artist, un musicista e uno scrittore, soprattutto è un sognatore. “Modular” è il suo ultimo progetto musicale, sperimentale e dal sapore cinematografico

Lucien Moreau, quando la musica è "Modular"

Lucien Moreau è un artista concettuale, definizione che mette paletti sufficientemente larghi per la sua personalità poliedrica. È un creative designer che si è occupato di prodotti innovativi, aziende non convenzionali e progetti culturali un po’ di in tutto il mondo, da Bangkok a Montreal.

L’ultimo progetto musicale di Lucien Moreau è “Modular”, un concept album sperimentale, che esplora la musica elettronica e l’ambient, talora di carattere astratto, talora classico contemporaneo. Spiega Lucien: “Da piccolo ho studiato musica classica, cominciando con pianoforte e violoncello, poi sono passato alla musica elettronica. A un certo punto ho incrociato forme artistiche diverse, trovando ispirazione nelle connessioni tra le cose”.

Musica “modulare”

Lucien Moreau, quando la musica è "Modular" 1

Quello che propone Lucien Moreau al primo impatto non risulta facile: “Allargando gli orizzonti si arriva al concettuale, quindi al concetto che si nasconde dietro le cose. Ho pensato spesso al problema della complessità, però ho scelto di non porre un freno alla mia ispirazione. Nei miei dischi si trovano elementi più complicati e altri più semplici. Le cose più complesse le ho usate per installazioni, colonne sonore, videogiochi. Ho lavorato molto con la danza contemporanea”.

Quanto al titolo “Modular”, sembra rimandare al design e all’arredamento: “Ho studiato architettura e questa passione mi è rimasta. La musica può essere costruita sottoforma di modulo, può essere assemblata, è allo stesso tempo forma (estetica e contenuto) e funzione (deve cercare di trasmetterti qualche cosa)”.

Per chi volesse scoprire dal vivo il mondo musicale di Lucien Moreau, l’occasione arriverà presto: “Sto organizzando dei live, a Milano, per questo autunno”.

La coppia che già la scorsa stagione aveva raggiunto risultati multiplatino, Fred De Palma e Ana Mena, è tornata con “Una volta ancora”

“Una volta ancora” di Fred De Palma e Ana Mena è l’unico brano italiano inserito nella playlist Viral Latino: spicca nelle classifiche di Spotify, Apple e iTunes.

L’anno scorso ci hanno fatto ballare con “D’estate non vale” (certificato doppio disco di platino), unendo il sapore reggaeton di Fred con la freschezza della pop star latina, cantante  e attrice Ana. Con “Una volta ancora” uniscono bachata e raggaeton, rimanendo nel solco delle sonorità latine che vanno per la maggiore – oggi a livello mondiale.

La bachata è tornata a farsi sentire nelle canzoni più recenti, ma era qualche anno che in Italia era rimasta in ombra: “Ci piaceva unire questi due generi sia per stile sia per un fattore di novità. In estate si tende a pubblicare canzoni che vanno in una sola direzione, filoreggaeton. Noi invece volevamo fare qualcosa che fosse una novità per Italia”, spiega Fred.

In più, squadra che vince non si cambia nel vostro caso: “Ci siamo capiti subito”, racconta Ana, “E siamo davvero amici, oltre a essere uniti da affinità musicale. Era importante trasmettere alla gente il clima che c’era tra noi fin da “D’estate non vale”. Il pubblico lo ha capito, sa che siamo amici e cantiamo bene insieme”.

Progetti per canta “Una volta ancora” in spagnolo? “Magari lo faremo ma prima bisogna consolidare il brano italiano. Se parte da qua e diventa un successo ha senso farne una versione in spagnolo”.

A proposito di successo, il precedente duetto è ancora nel top ten di YouTube: “Incredibile, pazzesco. È passato un anno, è una cosa assurda”. Ma la ricetta del successo, come si sa, non esiste: “Non è che uno punti a fare la hit estiva. Noi non ci pensiamo per forza, è che sentiamo che la canzone trasmette qualcosa e può essere recepita dal pubblico nello stesso modo in cui la sentiamo noi. Se diventa una hit ne siamo ben felici, è chiaro”.

“Parolacce” è il singolo estivo di Sergio Sylvestre, che ci porta con lui negli anni ‘50

Sergio Sylvestre e le sue "Parolacce" (colorate)

Sergio Sylvestre ammette: “Forse sono un po’ cambiato e quindi torno alla musica con uno spirito diverso, con “Parolacce”. Ho cercato colori nuovi perché non esistono solo il bianco e il nero, neanche quando finisce una storia d’amore”.

E infatti anche nel video questi colori si vedono: “Parolacce” è un’esplosione pop, Sergio un giocatore di football (come è stato) e l’ambientazione del clip un diner tipicamente americano.

Confessa: dici le “Parolacce”?

In spagnolo con mia sorella, e anche in inglese, ma non quelle pesanti; sono frasi di scaramanzia più che altro.

E quelle in italiano?

I miei amici me le hanno insegnate tutte per prime!

Le “Parolacce” della canzone quali sono?

Non ce ne sono nel testo, ma non è quello: volevo sottolineare l’ironia delle cose.

Come mai hai scelto di farci fare un tuffo negli anni ’50?

Sai come si dice, old but gold. Mi piacciono quelle sonorità, ma il testo della canzone è moderno e per me bello, il video colorato.

Ecco, a proposito del video…

Parla delle mie origini, di me che giocavo a football. Con questa canzone e con il clip volevo raccontare tante cose positive in un mondo che è pieno di negatività. Finora nella musica sono stato o bianco o nero, o freddo o caldo: questo brano invece è diverso. Io non sono solo malinconia, la vita ti porta a fare anche cose colorate come in questo caso.

Come mai arriva adesso questo tuo cambiamento, anche interiore?

La mancanza di mio padre mi ha fatto vivere nella malinconia. Mi ha fatto bene prendermi una pausa dalla musica perché mi sono ritrovato: ho dovuto guardarmi intorno, sentivo di voler andare avanti con qualcosa di colorato. I fan mi hanno spinto a fare di più, loro mi hanno tirato fuori dalla depressione e ho voluto ringraziarli così. “Parolacce” ha una musica importante con un testo bello e del rosso dentro.

Sergio Sylvestre: guarda il video di “Parolacce”

Per la prima volta insieme il rapper e la rivelazione di X Factor, sono la “strana coppia” dell’estate: funzionano molto bene.

Mr. Rain e Martina Attili, insieme per “La somma”

“La somma” è il singolo che vede insieme per la prima volta uno dei rapper under 30 più maturi della scena italiana, Mr. Rain, e Martina Attili, giovanissima rivelazione dell’ultima edizione di X Factor con il brano “Cherofobia”.

Domanda d’obbligo per te, Mattia (il vero nome di Mr. Rain, nda): conoscevi il significato di “Cherofobia”? Su Google è stata la parola più cliccata del 2018.

Sì, lo conoscevo. Non ricordo dove l’abbia trovato, ma sapevo il significato.

Quindi non hai contribuito a far salire il numero delle ricerche?

No, ci hanno pensato gli altri.

E tu, Martina, conoscevi l’effetto farfalla per citare “Butterfly effect” (il disco di Mr. Rain)?

Sì, l’ho studiato alle elementari.

Siete preparatissimi. Mattia, quando hai scritto “La somma”?

Ovviamente in un giorno di pioggia, la scorsa primavera (Mr. Rain dice che l’ispirazione arriva solo in giornate così, nda). Nei miei giorni liberi però odio la pioggia.

Per te Martina il clima è importante per trovare la giusta ispirazione?

No, non c’entra, e non ho neanche un luogo che mi ispira. Una volta stavo facendo un karaoke su YouTube, è partita una base e mi sono detta “fighi questi accordi”: ci ho scritto una canzone. Magari sono lì che non faccio niente e inizio a scrivere di getto.

“La somma” di voi, delle voci di Mr. Rain e Martina Attili, che effetto produce?

Siamo in sintonia (risponde Martina, nda). Le nostre voci stanno bene insieme.

Ho scelto lei dopo aver sentito “Cherofobia” (racconta Mr. Rain): credo che il suo modo di scrivere sia simile al mio e mi piace la sua voce, ho pensato subito di confrontarmi con un’artista del genere. Mi ha stupito la sua versatilità.

In che senso il vostro modo di scrivere è simile?

Parlo del mood che abbiamo in comune. Siamo entrambi introversi. Io in particolare (conclude Mr. Rain) sono introspettivo, non depresso.

Mr. Rain e Martina Attili: guarda il video di “La somma”

 

Se esistesse la categoria del tormentone non effimero se la sarebbero aggiudicata loro, Federica Abbate e Lorenzo Fragola. “Camera con vista” è il nuovo singolo di Federica, arricchito dal featuring di Lorenzo.

Federica Abbate e Lorenzo Fragola ci portano nella loro "Camera con vista"

Lei, che ha scritto brani come “Roma Bangkok”, “Amore e capoeira”, “Non ti dico no”  e “Jambo”, solo per citarne alcuni, ha mescolato il suo originale stile di scrittura a un sound elettro-pop e alla produzione di Takagi e Ketra.

“Adoro l’estate”, racconta Federica Abbate, “E in questa canzone ho messo dentro il mio personale punto di vista, utilizzando il mio linguaggio cantautorale. Parlo delle mie paure e delle mie paranoie in maniera leggera. Avevo bisogno di fare un bel pezzo che racchiudesse la mia identità in forma estiva, e non è stato facile”.

Il messaggio arriva forte e chiaro, grazie anche al contributo di Lorenzo Fragola: “Ho subito pensato di cantarla con lui, una delle voci più belle secondo me”, continua Federica.

Tutto è iniziato qualche anno fa, quando Federica Abbate e Lorenzo Fragola hanno lavorato insieme al brano (di lui) “D’improvviso”, e adesso si sono ritrovati per iniziativa di Federica: “Mi ha scritto”, ricorda Lorenzo, “Dicendo che aveva un pezzo da fare insieme. Le ho chiesto se lo avesse scritto lei, quando mi ha risposto di sì le ho detto “facciamolo” ancora prima di sentirlo. Perché lei ha una sua identità, non fa mai niente di scontato, e ha una voce incredibile. Lei fa cose pop, popolari, efficaci. L’estate c’è nell’atmosfera e nella sensazione che lascia “Camera con vista”, per me è un bel pezzo e ne sono orgoglioso”.

Federica Abbate conferma: “È nato tutto in maniera supernaturale, grazie alla stima artistica che c’è tra di noi”.

Prima che arrivasse questa collaborazione, Lorenzo stava lavorando a un suo pezzo estivo per ora lasciato nel cassetto in vista di un album che arriverà (ma non chiedetegli previsioni). E Federica ha affrontato i suoi primi veri live, prova brillantemente superata per lei che aveva iniziato scrivendo canzoni per altri: continua a farlo, ma noi tifiamo anche per una sua carriera da cantautrice.

Federica Abbate e Lorenzo Fragola: guarda il video di “Camera con vista”

Cammeo musicale per Ermal Meta all’interno del mini film firmato Cuoio di Toscana, che unisce artigianato, arte e musica

“Artes”, nel cortometraggio un cammeo di Ermal Meta
Ermal Meta per Cuoio di Toscana

“Artes” è uno short movie nato da un progetto speciale di Cuoio di Toscana per raccontare attraverso il linguaggio cinematografico la bellezza e la tradizione dell’artigianato.

Cuoio di Toscana è il consorzio di sette aziende delle province di Pisa e Firenze che rappresenta l’eccellenza italiana nella lavorazione del cuoio da suola. Per raccontare la cultura del saper fare artigianale, la ricerca e l’innovazione delle aziende che fanno parte del consorzio, è stato messo in cantiere il progetto “Artes”.

Le riprese del cortometraggio sono iniziate da pochi giorni a Firenze. Il mini film racconta tre figure che rappresentano vere eccellenze italiane: Roberto Ugolini, uno tra i più noti artigiani della scarpa su misura, Fabrizio Poletti, celebre liutaio che, recuperando il legno delle botti esauste, produce artigianalmente chitarre utilizzate da alcuni grandi musicisti internazionali. E, ospite d’eccezione, Ermal Meta, che è protagonista di un cammeo musicale.

“Artes”: cosa ci fa Ermal Meta in un cortometraggio?

La musica, infatti, è uno degli ingredienti di “Artes” che vuole avvicinare tutti, anche i più giovani, alla tradizione della lavorazione del cuoio.

Il film racconta poesia e bellezza lungo un viaggio fatto di immagini e suoni, che culmina nella scoperta di una chitarra fatta interamente a mano, impreziosita da una rivestitura in cuoio, che riassume in sé l’eccellenza della manifattura italiana, la bellezza dell’arte e la magia della musica.

“Artes” è diretto da Stefano Lodovichi, giovane regista di successo (ha firmato tra le altre cose la serie tv “Il Cacciatore” per Rai 2): la sua regia per il cortometraggio sarà caratterizzata da un montaggio inedito, “musicale”.

A tutto questo si unisce la cornice del mini film, che è di incredibile bellezza: i corridoi degli Uffizi di Firenze, la conceria (il luogo dove nasce il cuoio da suola firmato Cuoio di Toscana), la bottega fiorentina di un artigiano che produce scarpe da uomo. I luoghi raccontano arte ed eccellenza, mentre il tutto è unito da uno speciale racconto musicale realizzato da Ermal Meta.

I Canova sono nel pieno del loro tour, una serie di concerti in cui presentano il nuovo disco “Vivi per sempre” e i successi del primo album “Avete ragione tutti”, già certificato disco d’oro.

Canova, il tour per sentirci "Vivi per sempre"
Canova. Foto: © Francesco Prandoni

“Vivi per sempre”, il cd con la foto di un cane in copertina e i tag stile Instagram, come già era stato per “Avete ragione tutti”: “Questo era un punto fisso che volevamo portare avanti. Lo faremo probabilmente anche più avanti, perfino se non dovesse esserci più Instagram, perché ci piace vedere i nostri dischi accomunati sotto una stessa chiave”.

La copertina è stata scelta, come per il primo disco, “Cercando foto su Instagram, appunto. Il nostro è un disco di canzoni vere, e ci piaceva avere un’immagine che rappresentasse la vita di tutti i giorni”.

“Vivi per sempre” si presenta senza un destinatario unico ma è un augurio, un imperativo, una speranza, nato da situazioni, momenti e ispirazioni diverse. I Canova raccontano che avevano “Scritto tante canzoni, ma noi ragioniamo molto per album anche se la musica oggi si ascolta in digitale, quindi abbiamo fatto una scelta ragionata su quali inserire. Crediamo di aver realizzato un disco vario in cui pur non ripetendoci manteniamo una certa coerenza”.

Il tour è il momento chiave per una band come i Canova: “Vogliamo dare una bella botta con questi live. Non siamo molto amanti dei concerti in cui le canzoni vengono proposte con arrangiamenti stravolti, però diamo un’altra vita ai brani”.

Canova: il tour

12.07 MESTRE (VE) – Home Festival Venice

13.07 PALAZZOLO S/O (BS) – Resta in Festa

14.07 ROMA – Villa Ada

18.07 CASSANO MAGNAGO (VA) – Woodoo Fest

19.07 GRUGLIASCO (TO) – Gruvillage

26.07 BELLARIA IGEA MARINA (RN) – Beky Bay

27.07 CAPRAROLA (VT) – Eco Sound Fest

02.08 PATTI (ME) – Indiegeno Fest

La musica è una cosa seria ma si può fare con leggerezza. Questo è il modo di intenderla di una band particolare fin dal nome, Musica da ripostiglio

Musica da ripostiglio, teatralità e “Zan Zarà”
Loro sono Musica da ripostiglio

Sono un gruppo strasimpatico, e cosa più rilevante nel caso specifico, di talento. Il loro album si intitola “Zan Zarà”, da cui emerge il loro amore per la teatralità (rima non voluta ma inevitabile).

La musica come esce dal ripostiglio? Io direi da uno spiraglio.

Oppure esce dalla tromba di un grammofono. Stiamo parlando per immagini, come andiamo avanti con questo discorso?

Mi sembra che di solito l’ironia vi tiri fuori da queste situazioni, a giudicare dalle vostre canzoni.

L’ironia c’è, ma se c’è qualcosa che inseguiamo è la leggerezza, che ha in sé anche della profondità. L’ironia può essere superficiale, la leggerezza invece non lo è mai perché ci sono sempre garbo e una certa attenzione a chi hai davanti.

Questo vostro approccio ha a che vedere con i tanti lavori che fate in teatro?

Sì. Il teatro prevede una messa in scena che consideri sempre con rispetto il pubblico, che è uscito di casa per vedere noi.

Musica da ripostiglio, le vostre canzoni da dove nascono?

Diamo attenzione a storie piccole in cui tutti possano riconoscersi.

Come “Il dente delinquente”

Dalle esperienze personali di solito si trae ispirazione. Io (Luca Pirozzi, il cantante, nda) ho scritto il testo mentre soffrivo per il mio dente del giudizio. Il video lo abbiamo girato nello studio del nostro dentista, che ci cura tutti.

“Zan Zarà” da dove deriva?

Dalla Maremma, da dove veniamo: lì ci sono zanzare e cinghiali. Ma il cinghiale sarebbe stato più impegnativo, cosa potevamo fare? Cin ghialò. O cin ghialè.

Com’è nato il vostro legame con il teatro?

Suonare in teatro era il nostro sogno. Casualmente ci ha visto anni fa l’attrice Mariangela D’Abbraccio e da lì è iniziato tutto (tra gli spettacoli in cui la loro musica accompagna gli attori c’è “A ruota libera” di Giovanni Veronesi, nda). I nostri concerti sono influenzati da queste esperienze, sono una specie di atto unico con scene musicali, cioè le canzoni.

Musica da ripostiglio: guarda il video di “Il dente delinquente”

“Margarita”, il nuovo singolo di Elodie, si candida a essere uno dei tormentoni dell’estate: vincerà la sfida? Sempre che siano tornati davvero i tormentoni…

Elodie ci offre un "Margarita" (in compagnia di Marracash).
Elodie e Marracash

Elodie con il featuring di Marracash ci offre “Margarita” come nuovo singolo. Se i tormentoni esistono ancora (ci sono stati, poi sono scomparsi, adesso forse rispuntano?) probabilmente è un ottimo candidato per vincere questa sfida estiva.

Nel brano, prodotto dal duo d’oro Takagi & Ketra, la voce strepitosa (mai sentita cantare dal vivo?) di Elodie si fonde con il flow di Marracash: la loro prima collaborazione è fresca, divertente, leggera. In altre parole, promossa, perché crea un cocktail saporito dosando sapientemente reggae e pop.

Margarita, guarda il video:

Se la coppia Elodie-Marracash è un inedito, le collaborazioni invece sono un territorio conosciuto per la cantante ex di Amici (la ricordate? Era alla scuola tv di Maria De Filippi nel 2015): ha collaborato con i The Kolors con “Pensare male”, per tre settimane in vetta alle classifiche EarOne e certificato disco d’oro, e poi c’è stato “Nero Bali” con Michele Bravi e Gué Pequeno), che è stato uno straordinario successo certificato da un disco di platino.

Qui puoi vedere qualche foto di Elodie che prepara un margarita al Chiosco di Pippo a Milano, alla presentazione del singolo “Margarita”.

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