Tra successi internazionali e cori da stadio: gli inni del Napoli

Tra successi internazionali e cori da stadio: gli inni del Napoli
Il Napoli quest’anno cerca il suo terzo scudetto. Chissà che qualcuno non stia pensando a un inno per festeggiare l’eventuale trionfo: in fondo l’inno ufficiale fu realizzato contro ogni scaramanzia prima di vincere nel 1987


L’inno ufficiale del Napoli fu composto, contro ogni scaramanzia, qualche mese prima dello scudetto nel 1987

A disen la canzun la nas a Napoli. Lo dice persino Giovanni D’Anzi nella sua celebre O mia bela Madunina, che si rivela in qualche modo un omaggio alla città partenopea e alla sua musica. Oggi probabilmente, all’indomani della vittoria che lancia gli azzurri in vetta alla classifica di Serie A, i tifosi milanisti faranno un po’ più di fatica a sciogliersi in complimenti, ma la storia è indiscutibile: Napoli è la patria della canzone italiana. Non fa eccezione, in questo senso, la passione melodica che accompagna la squadra calcistica da sempre.

Nella puntata di questa settimana di MusiCalcio, quindi, raccontiamo la storia dell’inno del Napoli.

Gli azzurri hanno sempre potuto fregiarsi di inni piuttosto importanti per tutta la musica italiana. A cominciare da O’ surdato ‘nnamurato. La canzone, scritta nel 1915 da Aniello Califano, non è stata ovviamente pensata per la squadra di calcio che all’epoca ancora non esisteva. Tuttavia, quella storia malinconica di un soldato che parte per la guerra e deve abbandonare gli affetti promettendo amore eterno, viene cantato da sempre al termine di ogni partita dai tifosi del Napoli. Sarà l’atmosfera gioiosa sul celebre ritornello “Ohi vita, oh vita mia”, sarà la voglia di cantare a squarciagola la passione per la squadra che rappresenta un motivo di orgoglio per la propria esistenza in ogni tifoso, la canzone appare ogni volta come una grande occasione di festa.

Tutto rigorosamente con il disco che riproduce nello stadio la voce originale di Massimo Ranieri. Napoli, dunque, come primo e ultimo amore di una vita che non ammette tradimenti. E se questa canzone emoziona tutta Italia, a distanza di oltre un secolo dalla sua composizione, immaginatevi cosa possa rappresentare per ogni cittadino campano.

Nel 1987 la squadra allenata da Ottavio Bianchi vinse il suo primo scudetto.

In quell’anno un grande cantautore, dal successo internazionale, gira il film Quel ragazzo della curva B, che racconta proprio lo storico trionfo di Maradona e compagni. Ovviamente stiamo parlando di Nino D’Angelo che, con quella pellicola diretta da Romano Scandariato, si rivelò profetico, oltre ogni scaramanzia. Il Napoli, infatti, all’epoca delle riprese non aveva ancora vinto il campionato: ecco che la fantasia arrivò prima della realtà. Evidentemente il trionfo era nell’aria e, preveggenti, i napoletani l’avevano già intuito.

Nel film, il ragazzo protagonista partecipa a tutte le partite della squadra del cuore, assistendo in curva. Il grido di battaglia è in una canzone che ripete proprio: “Napoli, Napoli, siamo quelli della curva B”. 

Il brano, decisamente orecchiabile, diventa così l’inno dei tifosi, complice ovviamente il trionfo finale. Si tratta di un pezzo strumentale, già presente nel film La discoteca (protagonista sempre il biondissimo Nino), riarrangiato per l’occasione come un grande pop anni ’80. Non si rinuncia, nell’utilizzo degli strumenti e nell’interpretazione di D’Angelo, al gusto neomelodico che caratterizza l’inimitabile canzone napoletana.

Impossibile tuttavia dimenticare l’altro inno adottato dalla curva. Parliamo di O mama, mama. Nell’originale versione interpretata da Nilla Pizzi e dal Duo Fasano negli anni Quaranta, la protagonista ammetteva di avere il corazon battere forte per la visione di “un bel muchacho”. Ad attribuire un nome preciso ci pensarono quarant’anni dopo proprio i tifosi del Napoli. Quel muchacho sarebbe diventato, senza dubbio per nessuno, Maradona. Idolo dei tifosi, protagonista dei due tricolori e del successo argentino al Mondiale ’86, il più grande numero 10 di sempre è un’icona in città. Nessuno può descrivere davvero quanto.

Nel corso degli anni resta questa di Nino D’Angelo la canzone che più rievoca l’amore calcistico per il Napoli.

Ad oggi è ritenuto l’inno ufficiale. La verità è che la città del Mare Chiaro gode davvero di una grande storia musicale. Ogni brano di Carosone, Mario Merola, Gigi D’Alessio, Tullio De Piscopo, Roberto Murolo e chi più ne ha più ne metta, potrebbe rappresentare la città anche sotto il profilo calcistico. Il motivo è molto semplice: i napoletani sono un vero popolo. Nessuno più di loro sa cosa significhi appartenere a una curva, intersecando l’orgoglio sportivo con quello campanilistico. Anche per questo, al pari di O’ surdato ‘nnamurato, i tifosi cantano spesso Napulè, dell’immenso Pino Daniele.

Certo parliamo comunque di canzoni adottate ormai da anni. Chissà che D’Angelo e D’Alessio, impegnati nel loro tour Figli di un re minore, non stiano facendo gli scongiuri e, guardando la classifica, non prospettino un possibile nuovo inno…

 

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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