Scrivere di Musica su Famiglia Cristiana

Eugenio Arcidiacono e le sue passioni, diventate lavoro.

Scrivere di Musica su Famiglia Cristiana
Eugenio Arcidiacono

Nato orgogliosamente a Torino nel 1975, Eugenio Arcidiacono ha iniziato a fare il giornalista per il settimanale Piemonte Sportivo e per il settimanale di cronaca La nuova periferia. Dopo la laurea in scienze della Comunicazione, ha frequentato il Master in giornalismo dell’Ifg di Milano e ha collaborato con Tv Sorrisi e Canzoni, prima di approdare a Famiglia Cristiana, con cui ha realizzato due inchieste che gli hanno permesso di vincere il premio “Vergani” Cronista dell’anno nel 2008 e nel 2017. Si ritiene molto fortunato perché è riuscito a trasformare le sue due più grandi passioni, il cinema e la musica, nel suo lavoro. Oggi suona il pianoforte in un gruppo jazz e la chitarra per far addormentare ogni sera il suo bambino.

Come nasce la tua passione per la musica?
Da bambino mio zio mi faceva sentire fino allo sfinimento le canzoni di Lucio Battisti. Da lì è nata una passione per lui che dura tuttora. Ma soprattutto mio papà decise di iscrivermi a una scuola di pianoforte. L’idea era di fare di me un pianista classico. Invece a 16 anni mi sono ritrovato in una band heavy metal. Da allora ho sempre continuato a suonare in gruppi frequentando tutti i generi. Attualmente suono in un quartetto jazz e mi diverto tantissimo. Per quanto riguarda la musica, nel mio lavoro, è un elemento importante, ma per fortuna non l’unico. A Famiglia Cristiana, infatti mi occupo di spettacoli in generale, spaziando dalla musica, al cinema, alla Tv. Anche se la mia specializzazione, in realtà, è il giornalismo d’inchiesta. Sono fortunato, ripeto, perché lavoro in un giornale che mi consente di coltivare tutte queste mie passioni.

Quale musica ascolti?
Per me non esistono generi musicali, ma solo musica bella o brutta. Se però devo fare alcuni nomi di artisti che mi porterei sull’isola deserta dico Lucio Battisti e Fabrizio De André tra gli italiani, i Beatles, i Led Zeppelin, i Pink Floyd e i Radiohead tra gli stranieri, Miles Davis e Bill Evans per il jazz, Bach e Beethoven per la classica.

Come scegli le ”storie di musica” da raccontare?
La scelta è legata al giornale per cui lavoro. Non siamo una rivista specializzata, ma un familiare e quindi ci interessano gli artisti che abbiano una storia particolare da raccontare sotto questo profilo o perché nelle loro canzoni affrontano tematiche a noi care come il rispetto dei diritti umani. Oppure siamo interessati a esplorare fenomeni che ai nostri lettori più anziani possono risultare poco comprensibili, come il successo del rap.

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Eugenio Arcidiacono

Qual è la situazione ideale per fare un’intervista?
Senza alcun dubbio dal vivo, meglio ancora in un luogo a cui l’artista è legato come potrebbe essere casa sua. Ciò perché essendo appunto interessato solo marginalmente all’aspetto puramente artistico, cerco il più possibile di fare emergere il lato umano. Ricordo per esempio con grande affetto un intero pomeriggio trascorso con Antonello Venditti a Roma con lui che mi faceva da “cicerone” sui luoghi a lui cari, alcuni dei quali gli hanno ispirato delle canzoni, e poi a casa sua, ricca di foto, di premi e un’enorme televisore in cui guarda le partite della Roma con il suo grande amico Carlo Verdone.

Sei solito preparare l’intervista o vai a braccio?
La preparazione dell’intervista è la parte che in assoluto richiede più tempo nel mio lavoro, ma credo che poi sia quella che faccia la differenza. Ovviamente poi non seguo mai la scaletta delle domande, ma improvviso a seconda di quello che l’intervistato mi dice; ma cercare di saperne il più possibile su di lui credo sia doveroso per chi fa il giornalista, non solo musicale.

C’è un elemento che non manca mai nelle tue interviste?
Come dicevo prima, cerco di fare emergere il lato umano dell’artista: i suoi ricordi d’infanzia, i suoi sogni, le sue paure, senza tuttavia mai scadere nel puro gossip. Se poi non stona nel contesto della conversazione, gli faccio anche qualche domanda sul suo rapporto con la fede, dal momento che lavoro per Famiglia Cristiana. Ma non è assolutamente obbligatorio.

Scrivere di Musica su Famiglia Cristiana 2Ti è mai capitato di fare una domanda che non avresti dovuto fare? Come hai rimediato?
Tante volte. Per quanto uno cerchi di prepararsi, la gaffe è sempre in agguato. Ricordo per esempio di aver chiesto a una cantante il rapporto con suo padre e lei mi ha detto che era morto da poco… In questi casi, chiedo scusa e vado avanti.

Qual è l’intervista che ti ha regalato più emozioni?
In campo musicale, quella a Franco Battiato prima di un suo concerto: in questi casi, gli artisti, di solito hanno poca voglia di parlare, tanto più me l’aspettavo da lui che aveva la fama di burbero. Invece ho trovato un uomo spiritosissimo e disponibilissimo, soprattutto quando ha capito che conoscevo le sue canzoni e la sua vita. Ecco perché è necessario prepararsi bene a un’intervista: è la chiave per aprire un po’ il “cuore” di chi ti sta davanti ed evitare le risposte preconfezionate che purtroppo si leggono molto spesso. Ma l’intervista che forse mi ha regalato più emozioni è stata quella con Massimiliano Pani negli studi di Lugano dove registra sua madre Mina. Eravamo solo io e lui e ogni cosa, gli strumenti, le foto, persino le sedie, parlavano di lei, tanto che avevo l’impressione che uscisse fuori da un momento all’altro.

C’è un artista che vorresti intervistare?
Paul McCartney, Roger Waters e, visto che sognare non costa nulla, Mina e Celentano.

Qual è il tuo rapporto con gli uffici stampa degli artisti?
In genere buono: loro fanno il loro lavoro e io il mio e se c’è collaborazione alla fine sono tutti soddisfatti. Gli unici che non mi piacciono sono quelli che non sanno minimamente con chi stanno parlando: come fai a proporre il disco di un cantante noto per i suoi attacchi alla Chiesa a un giornale come Famiglia Cristiana? Potrebbe anche essere interessante, perché noi siamo aperti a tutto, ma mi devi far capire che sai per chi lavoro. Oppure al contrario mi è capitato di essere chiamato varie volte “don Eugenio”, dimostrando la non conoscenza del fatto che a Famiglia Cristiana, direttore a parte, i giornalisti sono tutti laici.

Quali sono secondo te le migliori testate musicali sul mercato?
Devo confessare che non leggo giornali specializzati: dovendomi occupare un po’ di tutto e dovendo scrivere per un giornale generalista cerco di leggere il più possibile i quotidiani, dal Manifesto a Libero. Se però devo fare un nome, dico il sito Ondarock: le recensioni di solito sono fatte molto bene.

 

 

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Mauro Caldera
Mauro Caldera
Giornalista, creativo, scrittore, autore e conduttore televisivo. Nasce come pedagogista e insegnante. Oggi scrive di televisione, musica e spettacolo, svolge attività di ufficio stampa, progetta format per emittenti radio-televisive e contenuti autorali per case editrici.
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