Sanremo 2018, Mirkoeilcane: l’intervista

Mirkoeilcane è in gara tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo. Il suo brano si intitola “Stiamo tutti bene”. Vi va di conoscerlo insieme a noi?

Sanremo 2018, Mirkoeilcane: l'intervista
Mirkoeilcane

Mirko Mancini ha un cane. Forse. Nel senso che non si può sapere perché Mirkoeilcane abbia scelto di farsi chiamare così, e se esista davvero un cane. Perché per Mirko, cantautore romano trentunenne, ormai questo è diventato un gioco, e quindi continua ad alimentare il mistero «Tanto che non lo sanno nemmeno i miei genitori».

Nonostante il “mistero del cane”, una cosa si sa: si scrive Mirkoeilcane come se fosse un’unica parola perché «Di solito su Facebook tendiamo a scrivere tutto attaccato, un po’ come parliamo a Roma. Scrivendolo in questa maniera ho reso all’incirca questa idea».

Mirkoeilcane, come si sa, parteciperà al Festival di Sanremo tra i giovani con il brano “Stiamo tutti bene”, tra l’altro candidato al Premio Lunezia per Sanremo 2018. Una canzone parlata, il racconto del viaggio di un bambino migrante che, con la sua innocenza, vede scorrere gli eventi davanti a sé. Ma, dice Mirko, «Non mi focalizzerei sul tema. La sua essenza è quella di una storia di viaggio».

Il suo nuovo album si intitola “Secondo me”, e sarà pubblicato il 9 febbraio.

Mirkoeilcane dice di Sanremo 2018…

Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per te un questo momento è più l’uno o più l’altro?
Sanremo è una cosa sacra, in quanto italiani è nel nostro dna. Ne ho visti 30 in tv, di Festival; adesso sono sul palco. Io spero che il pubblico si affezioni alla canzone e poi a me in quanto artista (e già questo affetto lo sento).

Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?
Siamo disabituati ad ascoltare canzoni con l’attenzione che invece richiederebbero; il Festival è lontano da questo modo di ascoltare, ma l’esperienza di Sarà Sanremo mi ha dimostrato che le persone ascoltano: “Stiamo tutti bene” non è un brano che arriva al primo impatto. Quindi, Sanremo funziona: le canzoni riescono a far arrivare il loro messaggio.

Chi è la persona che ti ha supportato (e sopportato, magari!) in tutto il percorso verso Sanremo? E chi sarà con te al Festival?
Non so chi sarà là con me, ma sono sempre stato supportato dai miei genitori e dai miei amici. Quando canterò all’Ariston saranno tutti con me su quel palco.

Cosa terresti di questa manifestazione e cosa invece cambieresti?
Come ho già detto, le canzoni presentate a Sanremo arrivano al pubblico. Tutto dipende da chi canta e da chi gestisce chi canta. Terrei e terrò l’emozione, anzi il vero e proprio colpo che mi è preso quando i maestri d’orchestra hanno suonato per la prima volta il mio brano.

Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?
La mia canzone è tutto tranne che cuore-amore. Tanto è vero che queste parole non appaiono nel testo. Non ha melodia nè ritornello, è quasi parlata. Se c’è stato spazio per un brano così vuol dire che c’è “aria nuova” al Festival.

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Francesca Binfaré
Francesca Binfaré
Giornalista, si occupa di musica, spettacolo e viaggi; parallelamente svolge attività di ufficio stampa. Autrice e conduttrice radiofonica dal 1989. Ha vissuto qualche tempo a Dublino, ma non ha mai suonato al campanello di Bono. Ha visto i "duri" Metallica bere un the e Slash senza l’immancabile cilindro. Affezionata frequentatrice del Festival di Sanremo e dei meandri del Teatro Ariston.
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