Marco Guazzone e la musica intesa come terapia dell’anima

A tu per tu con il cantautore romano, al suo ritorno con il singolo “Con il senno di poi” prodotto da Elisa

Marco Guazzone
Marco Guazzone si racconta ai lettori di Musica361 © foto di Edoardo Confronti

L’incanto della musica alberga nel momento della sua stessa creazione, l’attimo in cui prende vita un’idea, un ricordo, un sorriso, una lacrima. “Con il senno di poi” è il nuovo singolo di Marco Guazzone, artista che ricordiamo per la sua partecipazione a Sanremo 2012, oltre che per i successivi traguardi raggiunti con la band degli STAG e come autore di artisti del calibro di Andrea Bocelli, Malika Ayane, Chiara Galiazzo e Arisa. Una lunga lista di collaborazioni a cui si aggiunge Elisa, che ha prodotto, supervisionato, suonato, campionato, curato in ogni minimo dettaglio il brano, fino ad impreziosirlo con la sua voce in un cameo.

“Con il senno di poi”: molto più di una canzone, ovvero un tripudio di gesti, di note e di parole. Come confluiscono in questi 3 minuti e 18 secondi?

Credo sia una magia che avviene proprio grazie alla musica, che riesce a rendere visibile tutto ciò che è invisibile. Secondo me, le canzoni hanno questo potere intriseco di scattare una fotografia esatta delle emozioni e di farcele visualizzare e rivivere come un film ad occhi chiusi.

Coniugare la tecnica vocale con l’aspetto comunicativo, quanto lavoro c’è dietro l’interpretazione di un brano di questo spessore?

E’ stato un lungo processo di elaborazione reso possibile dal lavoro incredibile che ha fatto Elisa. Quando eravamo in studio mi ha ricantato tutto il brano con la sua voce per insegnarmi la giusta leggerezza con cui calibrare ogni singola parola ed ogni respiro. Il suo cameo vocale, regalo inestimabile di cui le sarò sempre grato, infatti è nato proprio così, dalla sua voce guida per indicarmi la giusta interpretazione della canzone.

Coltivi altre passioni o interessi oltre la musica?

Vorrei rispondervi citando una frase del critico d’arte John Berger: “La musica pretende obbedienza. Pretende persino l’obbedienza dell’immaginazione quando una melodia salta in mente: non si può pensare a nient’altro. E’ un tiranno. In cambio offre la sua propria libertà”.

Qual è l’aspetto che più ti colpisce e affascina nella fase di composizione di una canzone?

La genesi di una canzone, ovvero quell’attimo preciso in cui si crea qualcosa dove prima non c’era niente. E’ una delle fasi più misteriose e affascinanti del processo creativo, ma allo stesso tempo risponderei la produzione: è uno degli aspetti più fondamentali e delicati nello sviluppo di un brano, perchè scegliere il vestito sbagliato può distruggere un brano, mentre trovargli la veste giusta può farlo decollare tra le stelle. Insomma, per le canzoni non vale assolutamente il detto “l’abito non fa il monaco”.

La musica ti ha dato tanto, ma ti ha mai tolto qualcosa?

Mi ha tolto molte cose come il tempo, le amicizie, gli amori e gli svaghi. Questo, però, è successo solo fino a un certo punto della mia vita. Quando ho capito che la musica non è la vita, ma una mia rappresentazione di essa, ho compreso finalmente che per scrivere devo prima vivere, devo alimentare la mia ispirazione andando fuori nel mondo per esplorarlo, soffrirlo e poi reinventarlo.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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