“Mar de colores”, il secondo album di Alvaro Soler

Il nuovo disco di Alvaro Soler, “Mar de colores”, è il secondo della sua carriera: sembrerebbero di più, visti i successi collezionati. Eppure c’è chi lo considera ancora solamente un one hit wonder. Sbagliando.

"Mar de colores", il secondo album di Alvaro Soler
Alvaro Soler: foto © Ben Wolf

Di debunking si sente parlare sempre più spesso. Si tratta di un procedimento di indagine e accertamento dei fatti che smonta le bufale. Non che esista un vero debunking parlando di musica perché non si leggono fake news eclatanti, ma qualche notizia inesatta (o che viene fraintesa) a volte gira. Fatta questa premessa, ci siamo divertiti comunque a smontarne qualcuna che riguarda Alvaro Soler, verificando i fatti in base a quello che ha detto quando è passato a Milano a presentare il suo nuovo disco “Mar de colores”.

Dicono che sei un one hit wonder, un cantante destinato ad avere una sola hit e poi… nulla.

Dopo “El mismo sol”, “Sofia”, “Libre”, “Yo contigo tu conmigo”, “La cintura”, non so cos’altro devo fare per dimostrare che non è così, quante altre canzoni devo scrivere (ride, e in effetti i numeri parlano di più successi internazionali, nda)?! Aggiungo che il mio obiettivo è far sì che le persone conoscano tutte le canzoni di un mio disco, non solo i brani più famosi passati dalle radio, perché quando faccio un concerto non canto solo i singoli ma tutte le canzoni di un album. So che su questo devo ancora lavorare (a proposito, il 9 maggio dell’anno prossomo Alvaro Soler sarà in concerto al Forum di Milano, nda).

Scrivi e canti solo canzoni allegre.

No. Scrivo anche brani più malinconici e riflessivi perché le persone si possono riconoscere anche in canzoni tristi. Nel mio ultimo disco una delle tracce che preferisco è “Nino perdido”, che non è una di quelle allegre e spensierate. I miei genitori, anni fa, mi sentivano suonare il pianoforte a casa e mia mamma mi diceva che avrei dovuto comporre una canzone al piano. Finalmente l’ho fatta, è proprio “Nino perdido”, ed è successo che il testo mi sia venuto in mente contemporaneamente alla melodia: questo fatto non si verifica sempre. Però, certo, l’allegria serve: portare un po’ di spensieratezza alle persone è il regalo più grande che mi ha fatto la musica.

Parli un sacco di lingue.

Sì, ma nessuna bene. Sono tornato in Italia dopo un po’ di tempo e mi sto riabituando a usare la lingua. Ogni tanto mi sfugge la grammatica (questa è un’autobufala, se possiamo definirla così: l’italiano di Alvaro è sempre ottimo, nda).

Condividi su:
Francesca Binfaré
Francesca Binfaré
Giornalista, si occupa di musica, spettacolo e viaggi; parallelamente svolge attività di ufficio stampa. Autrice e conduttrice radiofonica dal 1989. Ha vissuto qualche tempo a Dublino, ma non ha mai suonato al campanello di Bono. Ha visto i "duri" Metallica bere un the e Slash senza l’immancabile cilindro. Affezionata frequentatrice del Festival di Sanremo e dei meandri del Teatro Ariston.
Top