Locali361: il Ragoo di viale Monza a Milano è diventato maggiorenne

Lo scorso venerdì 5 maggio il Ragoo ha compiuto 18 anni. Amedeo Ricciolini, storico fondatore ripercorre la vicenda del locale e anticipa a Locali361 le novità per l’estate.

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Amedeo Ricciolini all’ingresso del Ragoo

In viale Monza 140, accanto alla Martesana, esiste una grande struttura che anticamente ospitava anche una balera risalente al secondo dopoguerra. Quella balera, in seguito trasformata in una serie di circoli sociali, divenne nel 1986 la prima sede di Zelig, il celebre spazio cabarettistico milanese in qualche modo erede del Derby. «Nel 1996 venivo a vedere qui Antonio Albanese e Ale e Franz, poi a fine 1999 il capannone accanto allo Zelig fu ristrutturato e divenne il nuovo teatro di posa anche per l’omonima trasmissione televisiva» ricorda Amedeo Ricciolini, all’epoca ancora impiegato di Webegg ma da lì a poco tra coloro che rilevarono quello spazio appena evacuato per trasformarlo nell’attuale Ragoo. «Eravamo 4 soci alla pari che, come nel mio caso, pur venendo da altri settori professionali, decisero di unire le forze per realizzare il sogno di aprire un proprio locale che poi fu inaugurato il 5 maggio del 2000». Tra i fondatori anche Lorenzo Albini che aveva già dato vita all’Atomic di via Casati, «un disco-bar dall’aria molto familiare, dove non si pagava il biglietto per i live, stessa filosofia che poi abbiamo mantenuto anche in viale Monza».

Un progetto rivelatosi vincente dato che lo spazio, nonostante la distanza dalla movida milanese, inserito comunque in un polo di realtà che costituivano un luogo di incontro per artisti, fotografi, pittori e naturalmente musicisti, compresa la vicina sede di VideoMusic, ha funzionato da subito: «La fama che dopo lo spettacolo i comici di Zelig solitamente passassero da noi a bere qualcosa ha avuto il suo peso anche se devo ammettere che la clientela del Ragoo non ha privilegiato il locale solo per quel motivo», afferma guardando orgogliosamente dal tavolo sotto il glicine sotto il quale ci troviamo l’insegna di fronte a noi. Tante sono le leggende riguardo la nascita del nome ma la ragione principale è che «da buone forchette, noi soci abbiamo subito approvato metaforicamente l’idea che il nostro progetto, come il ragù, fosse composto da ingredienti diversi che insieme danno un prodotto eccellente. Per distinguerci poi e soprattutto per ragioni estetiche abbiamo scelto l’originale dicitura Ragoo con le due ‘oo’, diventato anche marchio registrato: uno dei nostri clienti, designer, ha realizzato il logo con una zanzara – che spesso molti scambiano per un’ape».

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A proposito di designer, l’interno del Ragoo è stato realizzato dai professionisti Davigghi e Campus, che hanno disegnato altri storici locali di Milano come Cuore alle colonne di San Lorenzo e il Goganga «anch’esso fondato da me, Lorenzo Aldini e Stefano Grigori nel 2004, poi abbandonato insieme ad altre attività che gestivo nell’ambito enogastronomico in quegli anni: all’epoca ero più giovane e intraprendente, oggi ho una famiglia e meno tempo», commenta giudizioso Amedeo. Esteticamente il locale rievoca un’atmosfera da salotto anni ’60 -’70 con divanetti all’ingresso e curiosi tavoli con un piano di resina e per base recuperi di tubi per fognature che si illuminano e poi un bancone costituito da un pezzo unico d’acciaio di 14 metri «che a Milano nel 2000, con quella forgia, non aveva nessuno». E proprio da quel bancone dal mercoledì alla domenica, insieme a piadine e taglieri, viene servito lo storico piatto base dell’aperitivo che, in onore al nome, è proprio una ciotola di ragù caldo fatto in casa e offerto con crostini caldi in abbinamento ad una birra o cocktail la cui lista varia ogni anno: «D’estate utilizziamo frutta fresca, ultimamente sta andando molto il pestato con l’anguria oppure la zanzara, un mojito con lo zenzero. D’inverno invece aromatizziamo i nostri cocktail con lavanda, basilico e rosmarino: sono creazioni dei nostri barman, Lorenzo Alberti e Mario Lotti, attuali soci a seguito dell’uscita degli originari».

La clientela del Ragoo oscilla tra i 25 e 45 anni venerdì e sabato ma in altre serate «ad esempio il mercoledì durate il corso di blues dance nato nel 2015, seguito da un concerto o un dj set, il locale è frequentato anche da settantenni della cooperativa sopra di noi abituati, a loro volta, a organizzare balli e concerti jazz, swing o tango. Da maggio invece, come l’anno scorso, alla rassegna blues e jazz della domenica con l’aperitivo in giardino dalle 19.30, vedremo sicuramente tante famiglie e bambini». La direzione artistica della programmazione musicale è stata affidata da due anni a Max Prandi, noto bluesman milanese «ma abbiamo anche dj residenti, che collaborano anche con altri locali a Milano, come Alex De Ponti, Thomas Borghi e Marco Rigamonti: programmano prevalentemente musica funky e R&B». La stagione estiva all’aperto verrà ufficialmente inaugurata la prossima domenica 13 maggio dal concerto di Ruben Minuto: «Ospiteremo nel nostro giardino fino al 22 luglio e per tutto settembre, dopo la pausa di agosto, apecar da street food e biciclette munite di brasserie e piccole cucine. Non mancheranno, oltre al nostro ragù, prodotti legati ai sapori e ai profumi della tradizione, ripercorrendo un itinerario enogastronomico dal Salento al Giappone, passando per la Sicilia e il Venezuela e garantendo ogni domenica un menù diverso e a prezzi accessibili».

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Il giardino esterno del Ragoo

La bella stagione avanza ma al Ragoo non mancano eventi anche d’inverno: «A seguito dell’iniziale incontro nel 2008 con l’associazione Bastian Contrari che era solita portare qui ogni giovedì eventi artistici e culturali, abbiamo sviluppato dal 2011 nostre rassegne musicali dal funk allo swing alla musica elettronica. Quest’anno poi abbiamo sperimentato, per una domenica al mese, una jam session blues sul palco durante l’aperitivo con una band di massimo 4 persone e inaugurato un altro evento dedicato agli anni ’80 con Beppe, vj di Evergreen radio che, su votazione del pubblico, proietta in sala video originali di quegli anni, vere chicche persino irreperibili su YouTube: è piaciuta molto e la riproporremo nuovamente il prossimo autunno».

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Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
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