L’inno del Tottenham, musica gloriosa (e poca fantasia)

L’inno del Tottenham, musica gloriosa (e poca fantasia)
Il Tottenham è il prossimo avversario del Milan in Champions’ League


Gli inni del Tottenham li conosciamo tutti, anche se con parole diverse…


Dici Tottenham, dici canzoni leggendarie. Non certamente lanciate dalla società calcistica londinese. Come spesso accade, infatti, è lo sport a riprendere i grandi successi musicali per adattarli alle sue esigenze. In questa nuova puntata di MusiCalcio vi raccontiamo allora gli inni della squadra allenata da Antonio Conte. Saranno proprio loro, infatti, gli avversari del Milan negli ottavi di Champions’ League. Così, se tutti stanno spulciando tra le statistiche e le cabale calcistiche per scoprire chi passerà il turno in Europa, noi proviamo a fare un raffronto musicale.

Come per il Napoli contro l’Eintracht Francoforte, così anche per il Milan contro il Tottenham non sembra esserci storia. Almeno sotto il profilo canoro.

Alla molteplicità di canzoni dedicate ai rossoneri, si contrappone infatti una scarsissima fantasia del Tottenham, che di fatto ha due inni. Uno della tifoseria, l’altro ufficiale. La curva, infatti, a ogni partita intona “When The Spurs go marching in”, con la chiara sostituzione della parola “spurs” al “saints” della celebre canzone. Ora, il motivo per cui i giocatori del Tottenham sono definiti gli “spurs” (in italiano “speroni”) è tutto da ritrovare nella storia del quartiere londinese. Si tratta infatti di un omaggio a un nobile medievale, Harry Hotspur. Costui era appassionato di lotte tra galli e, per vincere, metteva gli speroni ai propri animali. Da qui il soprannome che rievoca la forza fisica dei giocatori ogni volta che entrano in campo, come se avessero degli speroni. Bene, quel coro cantato dai tifosi non fa altro che seguire una antica suggestione leggendaria. Si canta, infatti, la voglia di essere sempre al seguito degli Spurs in ogni battaglia. Una marcia dove bisogna stare al fianco dei giocatori.

Tutto sommato, che un inno da stadio riprenda un vecchio successo canoro non è una novità. Lo fanno tutte le tifoserie.

Quello che stupisce, invece, è la scarsa fantasia del Tottenham nella scelta dell’inno ufficiale.

Anche qui, infatti, si riutilizza un vecchio canto popolare. Nello specifico Glory Glory Alleluja, ribattezzato (con un testo diverso) Glory Glory Tottenham Hotspurs. Sulla stessa musica del celebre coro, con un arrangiamento assolutamente più dinamico e vicino al pop moderno, si canta così l’amore per il Tottenham. A intonarla è la Gold Band. Si cita l’orgoglio londinese per i re di White Hart Lane, nonché la fedeltà perpetua dei tifosi alla squadra. È insomma un inno che rivendica l’appartenenza calcistica a una porzione ben precisa di Londra. C’è solo una squadra: il Tottenham.

Certo cantarlo sulle note del celebre Glory Glory Alleluja fa tutto un altro effetto.

Il ritornello è infatti quello del brano che omaggia John Brown, abolizionista del 1800 che si batté contro la schiavitù. Ecco perché questo inno per il Tottenham assume toni ancor più prestigiosi e altisonanti. È un pezzo di libertà ed emozioni. Qui si canta la voglia di combattere. Si promette spettacolo. Si promettono gol e passioni che coinvolgeranno il pubblico. Chiunque vedrà giocare la squadra di Conte sa che non ci sarà nulla di scontato in uno dei modi più imprevedibili di interpretare il calcio. Sembra proprio perfetto questo inno. Peccato solo che l’idea di usare Glory Glory Alleluja, peraltro di origine statunitense essendo John Brown un attivista della guerra civile americana, non sia tanto originale. Ci aveva già pensato, prima del Tottenham, il Manchester United. Di squadra a Londra ce ne sarà anche una sola, come cantano loro. La fantasia, tuttavia, se la spartiscono..con le altre squadre!

Ancora una volta, dunque, sembra che un’italiana sia davanti rispetto a una squadra avversaria in Champions. Almeno musicalmente. E ci piace pensare che tutto questo porterà bene al Milan.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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