Letra, la dedica d’amore al Porto in una canzone

Letra, la dedica d’amore al Porto in una canzone
L’inno del Porto è una melodia anni ‘50 composta da grandi autori portoghesi


Scopriamo l’inno del Porto, prossimo avversario dell’Inter in Champions’


Siete pronti per Inter-Porto? Come sempre, la nostra rubrica Musicalcio vi suggerisce un modo diverso di vivere l’attesa sfida europea. I nerazzurri di Inzaghi inseguiranno la qualificazione ai quarti di Champions’ puntando sulla qualità del loro gioco. Lautaro è pronto per caricarsi sulle spalle le responsabilità dell’attacco. Sicuramente vedremo una bella partita. Tuttavia, ci piace pensare al calcio ancora come a un grande gioco. Fatto di emozioni, divertimento, passione e cori delle tifoserie. La musica ha sempre la sua centralità anche nelle squadre calcistiche: racconta la storia e l’atteggiamento dei club.

In questa puntata, dunque, scopriamo l’inno del Porto.

Si intitola Letra ed è interpretato da una voce di donna. Composto da Antonio Figueiredo, Melo e Heitor Campos Montero negli anni ‘50, l’inno del Porto si conserva nella sua integrità originale. Nessun mutamento nel corso dei decenni: la storia non si cancella. Nè si può sostituire. Anche perché questo, più di tutti gli altri inni sportivi, è una vera e propria dichiarazione d’amore. Come da titolo, infatti, la canzone ha la struttura di una lettera. Rivolgendosi alla squadra, la cantante dice “Oh mio Porto, racconta alla gente cosa significa essere nobili e leali”. Non si parla, infatti, solo del calcio, ma altresì della storia di un intero Paese. Lo stesso nome della nazione, infatti, deriva da quello del capoluogo che sorge alla foce del fiume Duero. Una città nata dunque prima dell’invasione romana nel 200 a.C.

L’inno del Porto non manca ovviamente di rivendicare questa appartenenza storica.

Nello stendardo della squadra, non a caso, c’è lo scudo della città. La cantante si rivolge dunque al Porto, trattandolo anzitutto come un simbolo e un esempio di lealtà. Un libro di trionfi senza precedenti: così viene definito il club, vincitore della Champions’ nel 2004 con Mourinho.

Non c’è solo lo Special One a unire i destini di Inter e Porto. L’introduzione trionfale a suon di trombe in Letra, infatti, ricorda proprio quello dell’Inter negli anni ‘50. Unica differenza: i portoghesi non hanno mai cambiato il loro inno.

A cantare è appunto una donna, che con voce melodiosa d’altri tempi rivolge le parole della lettera indirizzata al Porto.

Nel ritornello, un coro maschile sottolinea la vicinanza della tifoseria.

Dura meno di due minuti, ossia il tempo sufficiente perché questa canzone dal sapore antico possa affermarsi come un inno e nulla più. Nel senso buono del termine ovviamente. Perché non punta a essere un tormentone, né ha le caratteristiche orecchiabili di un brano pop. È un inno e come tale si propone. Anche con un tono quasi leggendario. Con un’atmosfera difficile da riscoprire nelle squadre di calcio di oggi. Forse anche per questo ci piace particolarmente. Ascoltatelo attentamente, ritroverete delle arie poeticamente belle. In Italia solo la Fiorentina gode di un inno con certe emozioni.

Dunque, uno dei canti più vecchi del calcio si ritroverà di fronte uno dei più moderni e famosi quello della Beneamata. E voi, quale preferite dei due? Chi vince la sfida in Champions’ per la qualità degli inni?

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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