Il Cile: “In tanti capirono tardi il senso di Maria Salvador”

Il Cile: "In tanti capirono dopo il senso di Maria Salvador"
Il Cile in concerto

“Il successo arrivò grazie all’istinto con cui la scrivemmo”

Il Cile, ovvero Lorenzo Cilembrini, è uno dei cantautori pop più melodici e più significativi dell’ultimo decennio. Mai banale, ironico, coinvolgente. Lanciato dalla Universal nel 2012 con il singolo Cemento armato, nonchè vincitore del Premio Bardotti per il miglior testo al suo unico Festival di Sanremo nel 2013, fu nel 2015 che venne consacrato al grande pubblico. Le note di Maria Salvador travolsero infatti il Paese nell’estate di metà anni Duemiladieci. Terzo singolo estratto dall’album di J-Ax, Il bello d’esser brutti, il brano è la maggiore espressione della società di quegli anni. Una vera fotografia del mondo italiano. Il ritornello, quello che assurge la canzone ad autentico tormentone, è scritto e intepretato proprio da Il Cile. E’ lui l’ospite dell’ultimo capitolo del nostro viaggio nella storia dei successi estivi. Ci racconta Maria Salvador con quella schiettezza che lo contraddistingue anche nel suo sincero Andrà tutto bene, lanciato qualche settimana fa ben lontano dalla retorica.

Lorenzo, con J-Ax creaste uno dei primi featurings di successo del decennio. Come nacque?

Il mio primo disco aveva destato interesse anche al mondo dei rapper.

Dopo Siamo forti a vent’anni (che lanciò Cemento armato, ndr) infatti feci una collaborazione con i Club Dogo. Da lì Ax si interessò a me e nel 2013 mi propose di fare qualcosa insieme. Dissi subito sì anche se…

Non eri convinto?

Il contrario. Ero assolutamente convinto. Nel mondo della musica però spesso si dicono tante cose destinate a rimanere solo pensieri. In realtà l’anno dopo Ax mi contattò davvero e mi chiese di scrivere il ritornello per un brano che aveva pronto. Mi inviò il brano con le strofe cantate e i ritornelli vuoti, dandomi carta bianca.

Un ritornello per un brano di J-Ax: una bella responsabilità. In quanto tempo lo scrivesti?

A volte capitano certe fortune: lo scrissi in un quarto d’ora.

Piacque subito ad Ax, e quello che si sente nella canzone è esattamente il ritornello che composi in quei quindici minuti.

Il Cile a quel punto diventò la voce del vero tormentone dell’anno. Cosa vi aspettavate davvero con una tematica così delicata e difficile da cantare a squarciagola qualche anno prima?

Andammo subito benissimo in radio, praticamente su binari paralleli quell’anno con Roma-Bangkok. Nessuno di noi due credo avesse capito il potenziale del brano. La tematica era rivoluzionaria solo in parte: Ax l’aveva già cantata in Oh Maria, che io ascoltavo da ragazzino e solo più tardi capii di cosa parlasse. Esattamente come andò con Maria Salvador. Tanti ragazzi mi scrivono ora che hanno compreso solo ora il senso della canzone.

Socrate descriveva la retorica come un’arte di persuasione che non insegna nulla rispetto al giusto e all’ingiusto. Se non eravate rivoluzionari, non temevate allora di risultare retorici?

Ax, proprio perchè aveva già cantato Oh Maria, aveva un po’ più di timore delle reazioni.

Io invece scrissi quel ritornello senza pensarci troppo: non fumo più ormai dal 2008, volevo solo fare qualcosa di puro intrattenimento.

Al contrario di certe canzoni con tanti autori, Maria Salvador nascendo dall’istinto ha ancora oggi un grande seguito.

E’ l’istinto il punto di forza della canzone?

Penso di sì. Si sente che non c’è un artifizio in quel brano: il pubblico ne ha sempre apprezzato la grande emotività. Ovviamente gran parte del successo venne anche dalla base, scritta da Wlady, fratello di DJ-Jad (ex Articolo 31). Conservo un bellissimo ricordo.

Il videoclip fu uno dei primi a fotografare la parte moderna di Milano.

Eravamo su un terrazzo di un hotel in piazza Gae Aulenti ora in ristrutturazione. La storia di quel piano sequenza fu abbastanza tragica: dovevamo cantare a una velocità sincronizzata perchè Ax cambiava i vestiti in scena. Si mise pure la pioggia a complicare le cose. Fu scelto il meno peggiore dei piani sequenza…

Con Piccolo spazio pubblicità facevi una chiara citazione. La frase Te quiero mi amor invece destò un certo scalpore. Perchè quella scelta provocatoria?

Era anche quella una citazione!

Tutto il brano metteva insieme tante ispirazioni della mia vita.

Mi ispiravo allo stesso Ax: ai suoi concerti trasgressivi e alla sua somiglianza, in una fase della sua carriera, con un altro mio idolo, Rino Gaetano. Quella frase quindi era una citazione a Ahi Maria, che univo col concetto della marjuana.

La genialità assoluta credo però fosse in quel tetraidrorivoluzione, che è forse il motivo vero per cui parliamo di Maria Salvador come di una fotografia della società.

Rappresentava un neologismo che avevo scritto per me senza mai riuscire a inserirlo in nessuna canzone. Arrivò quella giusta: in quel brano si incastrarono tante cose al momento opportuno.

Chiudiamo così con Il Cile il nostro viaggio nel mondo dei tormentoni estivi.

Consapevoli che, torturati oppure no da alcuni brani, sono sessant’anni che cerchiamo il successo dell’estate indimenticabile. Lo abbiamo visto con Vianello, Rettore, Righeira, Baccini, Iezzi, Il Cile: la ricetta precisa non esiste. Basta farsi guidare dall’istinto. Dalla voglia di divertire e divertirsi cantando. Senza vergognarsi di farlo. Senza vergognarsi di lasciarsi tormentare un po’.

 

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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