Anni Duemiladieci: il tormentone estivo

Anni Duemiladieci: il tormentone estivo
I concerti tornano a descrivere il divertimento


‘Maria Salvador’: nel divertimento il senso della società 

Anni Duemiladieci. In pieno ritmo da social network, cambiano nuovamente le mode, a cominciare dall’uso del cellulare. Gli anni Duemiladieci impongono infatti la competizione di avere in tasca il più innovativo minicomputer. Il linguaggio delle emoticons diventa comunicazione universale per esprimere sensazioni. Nel giro di poco Instagram diventa lo spazio privilegiato per la pubblicità a basso costo. Tutto diventa propaganda.

Tuttavia, il decennio è anche quello del ritorno ad antichi valori.

Chi anni fa immaginava nel 2000 viaggi su navicelle spaziali, deve rassegnarsi negli anni Duemiladieci alla potenza nientemeno che…del monopattino! La Rai rispolvera storici varietà come La Corrida, Rischiatutto, Portobello. La tv nostalgica prende il sopravvento.

La musica non scopre solo la trap: i più romantici riprendono in mano infatti il soppiantato giradischi. I concerti sono di nuovo il divertimento più puro che unisce il pubblico nel segno delle sette note.

Anni Duemiladieci: il tormentone estivo 1
Il giradischi torna a essere protagonista

Il tormentone estivo, ancora una volta, si fa espressione di questo ritorno al passato.

Diventano infatti un must i duetti con i protagonisti della storia canora italiana. Il nome importante accende la luce su un passato abbandonato troppo in fretta, e consente una definitiva consacrazione al più giovane. Non fa eccezione il primo grande tormentone degli anni Duemiladieci, che arriva nel 2015 con Il Cile e J-Ax. L’ex Articolo 31 rispolvera il tema di un suo vecchio successo: Maria Salvador non è una dedica a una ragazza esattamente come non lo era Oh Maria. Il talento del cantautore aretino è il valore aggiunto per J-Ax che può sintetizzare il suo pensiero per la liberalizzazione delle droghe leggere. Per fare passare il messaggio con nonchalance, occorre che anche qui vi sia la creazione di un piccolo spazio pubblicità. Sarà subito un successo.

Istrionico. Provocatorio. Soprattutto orecchiabile.

È questo a fare di Maria Salvador un tormentone estivo che non se ne va dalla testa. Oltre 300 mila vendite. Passaggi in radio continui. Nella canzone c’è tutto: il rap, il ritmo latino, il ritratto della contemporaneità. L’argomento principe non è più rivoluzionario. Resta però volutamente polemico in una società perbenista che non vuole guardare in faccia la realtà. A prescindere da come la si pensi. In tanti quindi cantano il ritornello, scritto e interpretato da Il Cile, senza sapere che quella tetra-idro rivoluzione si riferisca al principio attivo della cannabis. A confondere il pubblico, anche quella dichiarazione te quiero mi amor che sembra fin troppo coraggiosa in un’Italia mai così nell’impasse anche politicamente. Eppure gli indizi nel testo del brano ci sono tutti.

Due stati simbolo degli anni Duemiladieci come I-Phone e Uber,

si alternano infatti alla calma col metodo Bob Marley e alla ripetizione della parola canna come via di uscita per ogni situazione. Niente più ansia, solo pace e tranquillità da ritrovare dentro di noi. Lontano dal Mac e dalle chat piene di foto in formato jpeg. Distante dallo shopping affannato. Senza interesse per l’ipocrisia di chi nasconde la propria omosessualità per piacere al pubblico. Ecco perché più di ogni altro, questo brano cattura tutta l’essenza del decennio.

Maria Salvador è una critica a ciò che annienta la società.

Rappresenta quanto di più polemico si possa mettere in musica negli anni Duemiladieci. Quando tutto sembrava fosse stato ormai raccontato. Quando si pensava di dovere dialogare con gli alieni, e invece ci si ritrova a discutere sull’uomo invisibile Mark Caltagirone. Le melodie e la musicalità vicine a quelle del passato fanno riemergere un’altra volta la nostra identità.

Da sessant’anni ci allietiamo con i tormentoni estivi, negando loro a tutti i costi l’esistenza di un senso. Proprio questi invece, nel loro divertimento, ci raccontano l’evoluzione (o il regresso) del nostro mondo. In fondo siamo da sempre un popolo che ama trovare il senso del divertimento. Siamo un popolo adorabilmente tormentato.

Domani su Musica361 l’ultimo capitolo di questa rubrica. L’intervista esclusiva a Il Cile.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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