Gil Cuppini, il Maestro che pensava solo al jazz (e non alla tv)

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
La nuova puntata di Musica Maestro è dedicata a Gil Cuppini

 

Gil Cuppini, figlio d’arte e Direttore che fece diventare il jazz un genere musicale italiano, da esportare all’estero 

 

Gil Cuppini è una delle figure di riferimento del jazz italiano, troppo spesso dimenticato. D’altra parte tendiamo sempre a considerare il jazz come un genere musicale importato dall’America e, dunque, poco appartenente alla nostra cultura. Invece nel secondo dopoguerra, anche in Italia il jazz contribuì non poco alla formazione di una nuova società. Il ritmo improvvisato e l’uso unitario di diversi strumenti, lasciava spazio alla creatività di grandi compositori e Maestri. Tra questi, Gil Cuppini rappresenta una eccellenza assoluta. Al punto da far conoscere il jazz italiano in tutto il mondo. Altroché appartenere solo agli americani…

La puntata di oggi di Musica Maestro la dedichiamo quindi a Gil Cuppini.

Figlio di un Direttore d’orchestra, Gil Cuppini nasce a Milano nel 1924. Appena terminata la seconda guerra mondiale, abbandona gli studi in medicina e nel 1945 diventa batterista di alcune importanti orchestre. Tra queste, quelle di Trovajoli e Pippo Barzizza. I Maestri erano insomma di grande prestigio. Le prime esibizioni sono all’Hot club di Milano.

Nel 1947 incide già i primi dischi col suo gruppo, il cui nome indica immediatamente come sia composta la band: Sestetto Jazz Gil Cuppini. È lui dunque l’elemento fondamentale del gruppo, insieme a Giorgio Gaslini che compone alcuni brani. Il successo è determinato anche dalla scelta di una delle etichette più importanti, La voce del padrone.

L’anno dopo arriva la svolta, abbandonando progressivamente lo swing per seguire la strada del BePop. Una scelta coraggiosa per l’epoca, che tuttavia lo premia in quanto trasforma la sua figura in un punto fermo per uno stile decisamente nuovo in Italia.

Dopo aver partecipato alla prima edizione del Festival del Jazz di Parigi nel 1949, nonché a Lugano e Bruxelles, Gil Cuppini prosegue la sua attività con numerose collaborazioni discografiche. Tra queste ricordiamo quella con lo svedese Lara Gullin nel 1959.

Ogni giorno si esibisce sulla radio nazionale con il suo complesso.

L’anno dopo vince la Coppa del Jazz, indetta dalla Rai con un quintetto formato da lui. Gli altri componenti sono Sergio Fanni, Ettore Righello, Eraldo Volontè, Giorgio Buratti.

Dopo ormai circa vent’anni di esperienza, Gil Cuppini forma la sua prima vera orchestra nel 1964.

Si chiama Concert Jazz Band e guarda a Woody Herman come modello di riferimento. Pochi anni dopo forma una sezione ritmica stabile che accompagna vari musicisti di passaggio a Milano, nel locale Capolinea.

Nel frattempo la televisione prende il sopravvento, ma Gil Cuppini preferisce rimanere fedele alla sua chiave interpretativa che non prevede tanto la visibilità quanto piuttosto la qualità.

Rimane così per scelta piuttosto nell’ombra rispetto ai grandi media, dedicandosi esclusivamente alla direzione d’orchestra.

Sul finire della carriera riceve il prestigioso riconoscimento Una vita per il jazz, mentre incide i suoi ultimi dischi con il gruppo Jazz Stars of Italy, insieme a Lino Patruno e Romano Mussolini.

In effetti la sua è davvero una vita per il jazz. A discapito di tanta popolarità televisiva, lui scelse sempre e solo la musica.

Probabilmente anche questo suo atteggiamento conferma l’idea popolare per cui il jazz non sia un genere che ci appartenga. Siamo da sempre abituati ad ascoltarlo e apprezzarlo in locali di nicchia o in radio, senza preoccupazioni di sentirlo rimbalzare in televisione.

Gil Cuppini seppe dirigere sempre con la massima discrezione, diventando un vero Maestro di riferimento. Inimitabile nel suo genere.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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