Fabrizio Kofler: volevo vivere le avventure dei miei beniamini

Tra cinema e Teatro. Il cinema è sogno, magia, effetti speciali; il teatro è sangue, sudore, scambio continuo col pubblico

Fabrizio Kofler: volevo vivere le avventure dei miei beniamini
Fabrizio Kofler: L’arte è Libertà

Fabrizio Kofler ha studiato cinema e teatro presso il Faro Teatrale di Milano, frequentato seminari intensivi di recitazione con Arianna Scommegna, Greta Seacat, Dominique De Fazio, Piero Mazzarella

È stato autore in un programma di Paolo Limiti su Rai 1 e responsabile Ufficio stampa della Cecchi Gori Group a Roma. Come aiuto regia lavora da anni con il regista Alberto Oliva, anche in Opere liriche prodotte da Adads Accademia Dell’Arte e dello Spettacolo. L’ultima collaborazione è stata una produzione del Teatro Franco Parenti: “Il Sosia” di Fedor Dostoevskij con Elia Schilton e Fabio Bussotti.

Ha debuttato al cinema nel 2016 nel film “Un amore di misura” di e con Renato Pozzetto. Ultima partecipazione cinematografica nel ruolo di uno chef stellato nella commedia “La cena perfetta” con Salvatore Esposito e Greta Scarano. Nel 2004 ha prodotto il cortometraggio “Foglie” di Gabriele Fonseca, con Piero Mazzarella e nel 2014 il lungometraggio “Ci Vorrebbe un Miracolo” di Davide Minnella, commedia sui mali che affliggono il nostro mare con Elena Di Cioccio.

Con due amici attori ha costituito il KKTheater che ha prodotto il monologo “Zigeuner Zigoiner”, andato in scena con sua regia nel 2021-2022, e “Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello, che ha interpretato e diretto nel 2022.

Molti i classici che ha avuto modo di affrontare, come attore, in teatro, tra cui ricordo: Edipo Re, Molto rumore per nulla, Antigone, Macbeth, L’importanza di chiamarsi Ernest, Sogno di una notte di mezza estate,

A che età hai scoperto la tua passione per la recitazione? 

Ho avuto ben chiaro sin dai sei anni che avrei recitato. È stata una scelta. Cinema e Teatro sono sempre stati uno sprono per informarmi e conoscere. Volevo anch’ io poter vivere le stesse avventure dei miei beniamini, innamorarmi perdutamente, viaggiare e scoprire quei luoghi del mondo che ” un giorno avrei visto anch’io”.  E così, fortunatamente, è stato.

Prima esperienza di palco?

Una sostituzione: il Principe di Galles in ” Kean, genio e sregolatezza” di Alexandre Dumas padre. Il regista Massimo Sabet me lo propose al nostro primo incontro circa 20 anni fa. Oggi siamo amici fraterni e sono fiero di essere il suo “attore feticcio” dal momento che mi ha diretto in tanti suoi lavori.

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Hai sempre recitato sia in teatro che al cinema. Dove ti trovi più a tuo agio?

Entrambi. Il cinema è sogno, magia, effetti speciali. Ha quel tocco glamour delle interviste, del red carpet, dell’eccitazione nel vederti sullo schermo dopo tanti mesi dalla fine delle riprese. Il teatro è sangue, sudore, scambio continuo col pubblico. Se non c’è relazione cosa si va a fare in scena? Ai grandi teatri preferisco i teatrini off, gli spazi privati come quello di ” Portiamo il teatro a casa tua” di Maria Grazia Innecco dove il pubblico è parte dello spettacolo.

Tuo rapporto con la musica. Esperienze teatrali in cui la musica aveva un ruolo importante?

È fondamentale, la ascolto in macchina, a casa, canticchio tutto il giorno. “Grease” dove interpretavo Danny Zucco non sarebbe stato un successo mondiale senza quella musica. È stata essenziale a teatro in due spettacoli: “La Signora delle camelie” e “Le cinque rose di Jennifer”, testo splendido dove la musica e le canzoni sono “voci” con cui il protagonista si relaziona.

Hai studiato musica, canto? 

Da piccolo ho preso lezioni di pianoforte ma dopo un infortunio alla mano non ho più suonato. Ho studiato canto e solfeggio al Faro Teatrale a Milano e continuo a seguire gli insegnamenti del maestro Egidio La Gioia, interprete di tantissimi musical come Tommy, Evita, Jesus Christ Superstar …

Musicisti classici o di “leggera” che ami in particolare?

Ascolto molte colonne sonore e i neoclassici: Hans Zimmer, Max Richter, Jóhann Jóhannsson, Ludovico Einaudi, James Newton Howard, Yann Tiersen, Michael Giacchino, Alexandre Desplat, ma la lista sarebbe lunghissima. Franco Battiato. Tra i musicisti classici apprezzo Debussy, Beethoven, Bach, Saint-Saëns, Brahms, Mozart, Satie. La musica che amo di più? Jazz e Blues

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Fabrizio Kofler ne “Le cinque rose di Jennifer” , la musica e le canzoni sono “voci” con cui il/la protagonista si relaziona

Ritieni che il ruolo dell’artista oggi abbia la stessa importanza che poteva aveva una volta, nel senso di poter incidere nel sociale? 

Deve averlo, sempre. Grandi battaglie sono già state vinte in passato grazie ad Artisti che hanno aperto la strada per la conquista dei diritti civili. Oggi più che mai in Italia, dobbiamo tutti godere delle stesse libertà di espressione, di culto, di amare chi si sceglie “senza se e senza ma”.  L’arte è Libertà, pone domande, mostra “Altro” e l’altro, realtà che non si conoscono, realtà che evitiamo volutamente perché costringono a fermarsi a riflettere.

Cosa stai facendo e cosa farai nel prossimo futuro?

A dicembre sono in scena con “Arte” di Yasmina Reza, con la regia di Umberto Terruso. Come regista sto provando “Gong-tempo scaduto” un testo originale scritto dall’attrice Roberta Ginelli che debutterà a fine novembre e da Gennaio 2023 inizierò le prove di un personalissimo “Zoo di vetro”. La maggior parte delle energie le sto dedicando al Politeatro, un bel teatro che ha una nuova illuminata gestione e alla ricerca di nuovi testi da portare in scena con il mio KKTheater.

Come possiamo seguire la tua attività?

Col passaparola. Non uso i social, non ho ufficio stampa, né agente.  Mi si trova spesso al Politeatro in viale Lucania 18 a Milano oppure mi si può scrivere a: produzione@kktheater.com

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Sergio Scorzillo
Sergio Scorzillo
Autore, attore, regista, formatore. Teatro e Musica sono state da sempre le sue grandi passioni e non solo. Il palcoscenico è il luogo in cui riesco a vincere le mie fragilità, a comunicare e a sentirmi utile e vivo
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