Arteiu Azizian,  le sue priorità: Valorizzare la donna con produzioni musicali, promuovere la musica in varie forme, comunicare con passione e creatività

Arteiu Azizian: promuovere la musica in varie forme
La mia formazione è da autodidatta, e i pezzi più sentiti sono nati lasciando libero spazio alla creatività

Arteiu Azizian è un artista musicale bresciano di origini italo persiane. Inizia il suo percorso musicale da autodidatta con voce/testi, e dal rap sperimenta poi altri stili.

In seguito, divenuto produttore musicale, collabora con altri artisti in Italia e all’ estero. Le sue priorità al momento sono: Valorizzare la donna con produzioni musicali.

Promuovere la musica in varie forme. Comunicare con passione e creatività. Tra i suoi ultimi lavori: The Women Album – Newords Deluxe Edition 35 tracce con solo donne, prodotte e coordinate da Arteiu: talenti internazionali, molteplici generi musicali.

EcletticArte – Qual è la tua Creatività? Community d’arte con varie figure per: musica, eventi, fotografia, scrittura.

E l’ultimo originale “Women’s Empowerment – 3in1” Un branolibro pro-donna e diritti, in cui l’artista si espone con l’io donna, tre generi diversi in 3 minuti.

Quindi non solo un video, non solo una canzone, un incrocio tra audiolibro, audio messaggio, e mi si passi il termine un “recitar cantando” che ho trovato come idea molto interessante. Ecco perché ho voluto ospitarlo nella mia rubrica Musica a teatro.

Conosciamolo meglio…

Quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?

 La passione per la musica risale al 2008, in età adolescenziale, quando mosso dalla curiosità ho iniziato a scrivere i primi testi in rima. Ho scelto il linguaggio creativo che in quel momento sentivo più vicino per bisogno di comunicare messaggi intimi.

In quell’epoca chi si approcciava alla musica era solito scrivere su carta, e infatti carta e penna danzavano tra scarabocchi vari fino ai primi testi ufficiali.

La tua prima performance in pubblico e quella a cui sei più affezionato?

La mia prima performance in pubblico è avvenuta ad inizio autunno 2009 con il collega DS al Magazzino 47 a Brescia, facevamo parte del collettivo EDDF C-ZERO insieme ad altri ragazzi e in quella occasione l’esibizione fu con il nostro brano inedito contro il razzismo.

Ringrazio ancora oggi quell’opportunità e sono grato del laboratorio Grow Up condotto da Pest e Fobia esponenti nostrani della scena che quel sabato pomeriggio offrirono il palco libero a tanti giovani artisti ambiziosi come noi.

Arteiu Azizian: promuovere la musica in varie forme
Arteiu Azizian

Ho ancora ben chiara l’emozione in gola e al petto, insieme al mio amico e collega DS, cantare quei messaggi sociali a soli 18-19 anni fu da apripista per la sensibilità.

Questa è sicuramente tra le esibizioni a cui sono più affezionato, in seguito si aprirono diverse porte dove ho avuto il piacere di condividere il palco cantando prima di: Fedez, Emis Killa, Il Pagante, Gue, ed altri.

Ad oggi ricordo con felicità queste occasioni tra il 2011 e il 2014, pensando a quanta fortuna ho ricevuto, cosa che molti artisti di oggi fanno fatica ad ottenere da emergenti se non dimostrano numeri alti dati dal seguito digitale/dal vivo.

Hai studiato musica e canto? Hai qualche cantautore al quale ti ispiri?

La mia formazione è da autodidatta, e i pezzi più sentiti sono nati lasciando libero spazio alla creatività.

Le ispirazioni negli anni sono cambiate molto, complice sia l’anima d’artista in evoluzione che le tante influenze ricevute ascoltando diversi stili musicali.

Ho studiato composizione, sempre per conto mio, per approcciarmi in maniera più consapevole alla creazione di basi musicali come produttore.

Aneddoto: nel 2005 i miei tentarono di farmi studiare pianoforte a casa ma con scarso successo! A 14 anni alla musica purtroppo non pensavo ancora.

Cosa ti piace ascoltare? Ti piace la musica classica?

Mi immergo per rilassarmi nella musica classica, la apprezzo molto in alcuni film come il classicone Amadeus del 1984.

Attualmente ascolto molto musica introspettiva spirituale e pop punk/emo della nuova scena (specie italiana).

 I temi che ami trattare nelle tue canzoni?

Come tematiche per le canzoni prediligo: amore, divertimento, il sociale e contenuti astratti.

Women's Empowerment – 3in1 Copertina
Women’s Empowerment – 3in1 Copertina – promuove la donna in 3 linguaggi musicali, ho voluto espormi per primo con l’io donna sia per necessità collettiva che per bisogno espressivo personale

Parlami del tuo ultimo progetto e perché tratta la tematica femminile.

Women’s Empowerment – 3in1 promuove la donna in 3 linguaggi musicali, ho voluto espormi per primo con l’io donna sia per necessità collettiva che per bisogno espressivo personale, destreggiandomi in tre generi che sono parte del mio vissuto. Il branolibro, nato dall’ incontro di musica e audiolibro, sensibilizza sul dolore offrendo orizzonti di buoni auspici.

Cosa farai nel prossimo futuro?

Con la mia community creativa EcletticArte e Orangle Records/Ingrooves stiamo lavorando a diversi singoli, sempre promuovendo l’arte donna nelle sue molteplici sfumature.

“La musica risponde a domande intime, all’irrazionale non si domanda, si risponde creando.”

 Potete seguire Arteiu e avere visione dei suoi lavori collegandovi a questi link

https://open.spotify.com/artist/3qut0HtaJc6lWCBySeYfmw

https://www.instagram.com/arteiu/?hl=it

https://www.youtube.com/@ARTEIU1

Ketty Capra: “La musica è un grande valore aggiunto in uno spettacolo teatrale”

Ketty Capra: è stata la scuola a farmi incontrare il Teatro
Ketty Capra: è stata la scuola a farmi incontrare il Teatro ( Foto di mariangelamignonephoto)

 

Ha abbandonato il mondo della Finanza, che l’aveva vista protagonista dagli anni 80, per dedicarsi totalmente a quello che era sempre stata una passione e un secondo lavoro: il Teatro. Completa il percorso di studi, iniziato da ragazza e si reinventa anche come autrice e produttrice.

Vince, come migliore attrice, il premio Settimia Spizzichino a Roma con il suo monologo Ruth, tratto da Der Doktor, scrive e interpreta molte commedie, anche a sfondo sociale, ottenendo il patrocinio di Municipi e Regione.

Lentamente ci Uccidono, NOI2, Delitti e Psicofarmaci, L’ultima notte?, In-sensibili sono le sue ultime produzioni, a cui seguiranno Core e Theatranti che debutteranno nella prossima stagione.

È presente nel Comitato Artistico del Teatro Oscar nelle stagioni 2016/17/18, dove cura la Rassegna Su Il Sipario, Direttrice Artistica del Teatro 900 di Pomponesco nel 2019/20 ed ora è Direttrice Artistica della Rassegna A Tutto Palco presso Il Politeatro di Milano.

Insegna recitazione e improvvisazione in molte città d’Italia ed è Direttrice Artistica della sezione Teatro Di DanzaMania Musica e Teatro a Capoliveri.

Da 4 anni, insieme alla vocal coach Emanuela Cortesi, conduce il Master “Voci sul Palco”. Ha fatto brevi e divertenti incursioni nel mondo della televisione, del cinema e della pubblicità.

Ha pubblicato per Edizioni della Sera in “Milanesi Per Sempre” e “Porta Romana” e, sempre per lo stesso editore, ha curato l’antologia “Lombardi per sempre” e “Porta Vittoria”, di prossima uscita.

Tratto dall’omonimo spettacolo ha scritto NOI2, pubblicato da Cinesmania nel 2021.

Dal 2018 è Responsabile Nazionale di Metodo Pass e Fipass (Federazione Internazionale Performer Arti Scenico Sportive) che, insieme all’Eps C.S.A.In, promuovono il primo ed unico campionato di Arti Scenico Sportive Coreografiche e la conseguente trasmissione TV “Performer Italian Cup”, da 2 anni in onda su Rai2.

È diventata nel 2022 Presidente del Continente Europan. Dal 2 al 13 luglio 2023 al Lido di Ostia verrà disputato il primo Campionato Europeo delle Performing Arts, nel 2024 seguirà il Campionato Mondiale.

Come hai scoperto la tua passione per il teatro?

La mia passione per il Teatro è nata durante una recita alle scuole medie, interpretavo una Regina alla quale avevano rapita la figlia. Fu in quell’occasione che provai il mio primo “brividino” in scena e m’innamorai di questo mestiere che mi dà la possibilità di usare la mia creatività a 360°.

La tua primissima esperienza di palco?

Come dicevo, è stata la scuola a farmi incontrare il Teatro, e le mie prime esperienze appartengono al periodo scolastico. La “Regina” è stato il primo personaggio che mi ha catturato perché mi ha dato la possibilità di provare, sperimentare sia con il corpo che con la voce. Avevo 12 anni ma in scena mi sono sentita veramente una madre angosciata e ho scoperto la magia di questo mestiere.

Ketty Capra: Quando sono nostalgica mi abbandono ai nostri cantautori
Ketty Capra: Quando sono nostalgica mi abbandono ai nostri cantautori (Foto di mariangelamignonephoto)

Hai studiato musica, canto?

Ho provato a suonare la chitarra da ragazza, ma con scarsi risultati. Da 4 anni dirigo un Master Voci sul Palco con una delle più grandi vocal coach italiane: Emanuela Cortesi (io insegno ai suoi cantanti ad interpretare e lei fa cantare i miei attori). Da lei ho imparato molto, ma non ho mai preso lezioni di canto.

Il tuo rapporto con la musica in scena come attrice o regista?

La musica è una parte importante della mia vita, la ascolto molto e amo veder nascere gli inediti dei nostri allievi.  Come attrice ho lavorato per anni con un regista che ci obbligava a recitare stando nei tempi musicali da lui scelti e sono riuscita a trasformare una difficoltà in un’opportunità.

È stato proprio con un testo in cui il tempo era dettato da una musica in trasformazione che ho vinto un premio come miglior attrice a Roma.

Come autrice, quando scrivo “sento” già la musica giusta per il testo, quindi come regista sono avvantaggiata perché nella mia testa c’è già tutto, parole e musica.

La musica è un grande valore aggiunto in uno spettacolo teatrale, a volte può fare la differenza. Lentamente ci uccidono, tra i miei spettacoli, è quello in cui sono riuscita ad amalgamare al meglio musica, parole e danza.

Che musica ti piace ascoltare?

Sono “onnivora” e curiosa. Ascolto un po’ tutto, anche perché il mio ruolo di giudice, oltre che di Presidente Nazionale di Metodo Pass, mi porta a farlo.

Vado a giornate, seguo le emozioni… Quando scrivo ascolto musica classica o jazz ma soprattutto Yann Tiersen e uso Comptine d’un Autre ètè anche durante le mie lezioni, ho persino inventato un esercizio emozionale sulle note di questa canzone.

Quando sono nostalgica mi abbandono ai nostri cantautori, primo fra tutti Fabrizio De Andrè che ho sempre amato. Ora recito con sua nipote, ed è stato un meraviglioso cerchio che si è chiuso.

Amo molto anche Lucio Dalla, Samuele Bersani, Battisti ma apprezzo anche i testi di Fabrizio Moro e La Rappresentante di Lista. Mi divertono i Coma Cose (ho scelto “Fiamme negli Occhi” per l’happy end di Un’Ultima Notte?), Colapesce e Di Martino e Willie Peyote.

Mio nonno, che viveva con noi, era un melomane. Io sono cresciuta insieme a Turandot, Madama Butterfly, Mimi, Carmen, Tosca, Aida, Norma, Margherita, Medea.

Quella musica e le voci meravigliose di Maria Callas, Renata Tebaldi, Renata Scotto, Mirella Freni, Giulietta Simionato, Mario Del Monaco, Franco Corelli, Carlo Bergonzi, Giuseppe di Stefano, Tito Gobbi, sono state la colonna sonora della mia infanzia insieme a Mina, Gianni Morandi e Julio Iglesias, i grandi amori di mia madre.

Spettacoli tuoi in cui la musica era fondamentale che ami ricordare particolarmente?

In Der Doktor, soprattutto nel mio monologo di Ruth, la musica era fondamentale ed era stata scritta appositamente da Piero Chianura. Anche in Lentamente ci uccidono e in NOI2 la musica scandisce i tempi, i cambi ed accompagna gli attori nel loro viaggio dentro i personaggi.

Ketty Capra: è stata la scuola a farmi incontrare il Teatro 2

 

Preferisci recitare, scrivere o dirigere?

È una bella domanda…in realtà sono tutte attività che amo fare. Nella scrittura mi “immergo” e perdo la cognizione del tempo, entrare nella pelle di un nuovo personaggio è bellissimo e mi emoziona sempre, dirigere mi viene naturale e amo avere un rapporto di grande collaborazione con gli attori, per tirare fuori il meglio da ognuno.

Amo molto anche insegnare e comincio a provare il “brividino” anche quando vedo i mei allievi recitare, a volte mi commuovo proprio…Sarà la vecchiaia…

Tornando alla domanda, non saprei cosa scegliere, per me è tutto intrecciato e in sequenza, sono abituata a” suonarmela e a cantarmela” da sola. Però sono anche contenta di affidarmi ad altri registi, quindi forse la regia è l’attività che mi coinvolge meno.

Cos’è il metodo Pass e Fipass?

Metodo Pass organizza insieme a F.I.P.A.S.S. (Federazione Internazionale Performer arti scenico sportive) e a C.S.A.In. (Centri Sportivi Aziendali e Industriali), – ente di promozione sportiva riconosciuto dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano C.O.N.I., il primo e unico Campionato di arti scenico Sportive, Performer Cup,  che riunisce sotto il “cappello “ dello Sport tutto il mondo dell’Arte: arti circensi, canto, danza e recitazione.

Dal 2017 siamo riusciti a dare  vita ad un Campionato dedicato alle arti Performative, grazie ad un vero e proprio Metodo di formazione didattica (Metodo P.a.s.s.) che inquadra un nuovo tipo di professionista/figura artistica: quella del performer di arti scenico sportive.

Dopo anni di sperimentazione ed innovazione, Performer Cup movimenta un grande quantitativo di anime tra performer in gara, tecnici e giurati. Da quest’anno F.I.P.A.S.S., avendo integrato nel circuito del movimento sportivo dedicato al performer ben 36 Paesi al mondo, avvia le selezioni ai Campionati Continentali, in vista del Campionato Mondiale 2024.

Durante la finale nazionale oltre all’assegnazione di borse di studio, contratti lavorativi, scolarship e premi vari, si ha la possibilità di essere selezionati per partecipare alle registrazioni del Programma televisivo “Performer Italian Cup”, che è andato in onda su Rai2 nella stagione 2021 e 2022.

Cosa stai facendo ora e cosa hai in programma nel prossimo futuro?

Ora sono in pieno svolgimento le fasi regionali di Performer Italian Cup e sono molto concentrata sia sul Campionato italiano che su quello Europeo, essendo Presidente anche del Continente Europa.

Contestualmente, sto finendo di scrivere 2 testi che metteremo in scena nella prossima stagione al Politeatro dove ho la Direzione Artistica della Rassegna “A Tutto Palco” e sto curando una nuova antologia per Edizioni Della Sera “Porta Romana” che sarà nelle librerie in autunno.

Come possiamo seguire la tua attività?

Su fb come Enrica Ketty Capra (mi hanno hackerata l’anno scorso il vecchio profilo Ketty Capra) e sulla pagina A Tutto Palco.

Su  instagram sono avantituttaconper4mer e atuttopalco2022.

Ho anche un canale you tube Ketty Capra, che pubblicizzo poco.

Grazie Ketty…a presto! 

Impariamo a conoscere Luciano Pagetti, attore, regista, fondatore della compagnia il Pioppo

Luciano Pagetti: una vita per il teatro
Luciano Pagetti: la coscienza piena di possedere una vera passione per il teatro l’ho avuta a università iniziata

Luciano Pagetti ha vinto numerosi premi per la regia degli spettacoli allestiti, fra cui: benemerenza civica con medaglia d’oro del Comune di Lodi, benemerenza civica con medaglia d’oro del Comune di Tavazzano, Premio Rotary.

Tra i molti spettacoli che l’hanno visto in scena e/o come regista ricordo l’”Annuncio a Maria” di Claudel, “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare, “Le smanie per la villeggiatura” di Goldoni, “Le nozze di figaro” di Beaumarchais.

È stato – fra l’altro – attore in “Ondine” di Giraudoux (andato in scena presso il Teatro Franco Parenti di Milano per la regia di Andrée Ruth Shammah). Ed è in quel contesto che l’ho conosciuto avendo anche io due parti in quel lavoro. Ma entriamo nel suo mondo teatrale e nel suo rapporto con la musica.

Come hai scoperto la tua passione per il teatro e come?

Credo sia una questione un po’ genetica, anche mio padre e mio nonno amavano calcare le scene in gioventù, a livello amatoriale. Nel dopoguerra esisteva nel piccolo paese in cui abitavo, un teatrino dove si organizzavano allestimenti teatrali.

Io sono stato letteralmente “messo” sul palcoscenico di quel teatro ai tempi dell’asilo. Il fatto di essere spigliato e di trovare divertente recitare “un gioco magico” ha fatto sì che avessi ruoli sempre importanti in quelle piccole recite. Mi ricordo che il teatrino era meraviglioso, ai miei occhi di bambino, con i suoi scenari di boschi dipinti.

Con la costruzione di un cinema-teatro, ogni attività rappresentativa si era spostata lì, e il teatrino era diventato un deposito di mobili.

Ricordo con affetto di aver partecipato a una commedia molto speciale: sul palco con me c’erano mio padre e mio nonno: tre generazioni di Pagetti. Io, il piccolo, ero in terza elementare.

La coscienza piena di possedere una vera passione per il teatro l’ho avuta a università iniziata. Non ricordo in che anno di preciso io sia stato contattato dall’Oratorio di Tavazzano, dove vivevo.

Memori delle mie capacità passate, mi hanno affidato sulla fiducia la parte principale. È in quell’occasione che mi sono reso conto che non avrei mai smesso di fare teatro.

Ho co-diretto la Compagnia Teatrale di Tavazzano per alcuni anni; poi nel 1981 ho fondato, con il supporto di mia moglie, la Compagnia Il Pioppo di cui sono regista e al tempo stesso attore.

Nel corso degli anni ho seguito vari corsi: per la regia, con Enrico d’Alessandro; per la recitazione molti altri, assieme a svariati seminari, che mi hanno permesso di affinare la tecnica attoriale e registica.

Le difficoltà nel gestire e tenere unita una Compagnia per più di quarant’anni sono state molte e immagino comprensibili per tutti: il nostro è un gruppo numeroso in cui si sono avvicendate, come in ogni gruppo, individualità diverse.

Tra le criticità più spinose abbiamo da sempre quello di trovare un luogo adatto dove provare, e un altro, altrettanto indispensabile, dove conservare scenografie e costumi. Più di cento persone hanno fatto parte della Compagnia.

Numerosi sono stati i premi vinti nei vari concorsi indetti da organizzazioni teatrali e molti i riconoscimenti.

La prima volta che sei stato su un palco a recitare?

Come dicevo prima all’asilo. Credo avessi quattro anni. Mi avevano affidato la parte di Brontolo in Biancaneve. Ma sono indeciso: potrei aver interpretato prima Hansel in “Hansel e Gretel”.

Ricordo ancora la gabbia in cui ero stato rinchiuso dalla strega e la paura che mi facevano gli effetti luminosi. Ancora non lo sapevo, ma la magia del teatro non mi avrebbe più lasciato

Hai partecipato a diversi spettacoli come voce recitante con musica. Me ne parli? A quali sei più affezionato?

Ho partecipato e diretto molti spettacoli con musica in cui ero anche voce recitante.

Amo ricordare “Addio mia bella addio” con i musicisti della “Piccola Banda Rebelde” e la mia Compagnia Il Pioppo: era uno spettacolo sulle atrocità della prima guerra mondiale.  Letture alternate a musiche inerenti all’epoca e la situazione.

Con emozione rammento ancora una replica al Teatro alle Vigne di Lodi a cui parteciparono più di 800 ragazzi di varie scuole e di varie età. Hanno seguito lo spettacolo senza fiatare, colpiti e certamente toccati profondamente; un seme era stato lanciato.

Un’altra riuscita cooperazione tra Pioppo e La piccola Banda Rebelde   è stato lo spettacolo “Biglietto senza ritorno”, per la Giornata della Memoria.

Luciano Pagetti: Utilizzo spesso musica di scena, per sottolineare momenti particolari sia drammatici che di movimento comico
Luciano Pagetti: Utilizzo spesso musica di scena, per sottolineare momenti particolari sia drammatici che di movimento comico

Sono stato voce recitante, indipendentemente dalla mia Compagnia, in molti spettacoli con e di musicisti.

Ne cito alcuni: ho interpretato il Musico-Poeta lettore delle “Odi per le Nozze del Duca di Parma e Piacenza Ranuccio II Farnese, con Maria d’Este”. Titolo dello spettacolo “Le antiche danze” – dodici suites cameristiche per Danza strumentali dell’Opera Prima di Frà Elzeario Pizzoni (1669); violino, viola e basso continuo, clavicembalo e violoncello.

Ricostruzione delle linee strumentali superiori, e prima esecuzione in tempi moderni di Mario Giuseppe Genesi.

Lettore nello spettacolo” C’è ancora la strada”, testimonianze su esperienze personali in specifiche situazioni nel periodo del Covid. Commistione di parola, danza e musica. Al pianoforte Alberto Braida.

Interprete di Paolo Gorini, famoso scienziato lodigiano, nello spettacolo “L’è lu, l’è lu…l’è Gorini” regia di Piera Rossi. Allestito nel suggestivo chiostro dell’Ospedale Vecchio di Lodi, l’azione scenica era sostenuta dalla musica di Sara Galvanelli, bravissima fisarmonicista, che ha suonato anche vari altri strumenti.

Quello a cui sono particolarmente affezionato, però, è lo spettacolo ” Mozart un animo fanciullo con la scintilla del genio”. Spettacolo rielaborato a due mani, da Enrica Manenti e da me, tratto principalmente dall‘ “Epistolario di Mozart” a cura di Enrico Castiglione, e dalla “Vita di Mozart” di Stendhal.

Il soprano Elena Bertuzzi è stata l’interprete dei brani tratti dalle opere di Mozart, i musicisti di Musicarte hanno sia accompagnato la cantante e sia suonato a loro volta passaggi sinfonici.

In ultimo aggiungo “Un Uomo chiamato Brecht” lavoro di rielaborazione della sua imponente opera (Manenti-Pagetti). Al piano: Deborah Ledesma che ha suonato i brani originali di Kurt Weill per “L’opera da tre soldi”. Le voci: Chiara Barbareschi, Marina Angiuli.

Hai collaborato con Musicarte e Musicaltra, di cosa si tratta?

Musicarte è un’associazione culturale musicale che diffonde cultura nell’esclusivo territorio lodigiano, organizzando eventi dove musica e per lo più parola poetica interagiscono.

Fondatrice è stata Laura Pietrantoni; appassionata di musica da sempre, si è diplomata al Conservatorio di Roma.

Con Musicarte ho partecipato a molti spettacoli; cito solo quelli che ho amato in modo particolare.

“A tavola con Leonardo”. Un nuovo ritratto piuttosto sconosciuto di Leonardo cuoco. In quell’occasione la cantante lirica era Arianna Lanci, accompagnata dal liuto di Maurizio Piantelli e dai flauti di Giorgio Merati.

“La figurazione invisibile”. Omaggio a Franchino Gaffurio. Mi è stata assegnata l’interpretazione di Gaffurio, ricordato soprattutto come teorico musicale, compositore e cantore.

Lodigiano di nascita, lavorò per lo più a Milano. Il soprano Renata Fusco è stata l’interprete canora; al liuto Massimo Lonardi; al liuto basso Maurizio Piantelli. Regia di Piera Rossi.

Musicaltra è un’associazione lodigiana che ha organizzato concerti nell’antica Basilica di San Bassiano a Lodivecchio.

Hanno partecipato all’iniziativa noti maestri d’organo e altri musicisti che hanno interagito con la lettura scenica di poesie d’autore o di brani sacri.

Gli eventi, di grande suggestione in un contesto assolutamente unico come atmosfera e per esaltare l’armonia dei suoni, sono stati fortemente voluti da Cecilia Bertacche, poetessa locale.

Ad uno di questi eventi, in cui ero voce recitante, ha partecipato anche Antonella Ruggiero.

Come utilizzi da regista la musica per la scena? Pensi abbia importanza fondamentale o relativa?

Utilizzo spesso musica di scena, per sottolineare momenti particolari sia drammatici che di movimento comico. La musica non deve mai sovrastare la parola.

Importante quindi una prova tecnica di regolazione volumi soprattutto se la musica è sul parlato. Non è fondamentale in tutte le rappresentazioni.  In alcune la ritengo addirittura inopportuna.

Il suo utilizzo dipende dal testo rappresentato. In un giallo, per esempio è fondamentale per sottolineare la suspense dell’azione in   fieri.

In alcune scene di particolare tensione drammatica serve per sottolineare e riempire gli spazi e i tempi volutamente lasciati vuoti.

Luciano Pagetti: una vita per il teatro 2
Luciano Pagetti: Credo che la mia passione per il teatro sia una questione un po’ genetica, anche mio padre e mio nonno amavano calcare le scene in gioventù

Hai studiato musica, canto?

Mio nonno e mio padre suonavano, chitarra violino, fisarmonica e pianoforte. Io ho studiato pianoforte per un po’, ma poi ho smesso.

Ho studiato invece canto, facevo parte di una corale. Avevo una bella voce e, soddisfazione, in quinta elementare dopo varie selezioni ho vinto il microfono d’oro a Piacenza, per la categoria junior.

La stessa sera per i giovani adulti ha vinto Gianni Pettenati (per intenderci quello che poi all’epoca ha spopolato con Bandiera gialla) Poi, con mio dispiacere, per gli impegni di studio ho smesso.

Cosa ti piace ascoltare? 

Musica di cantautori della mia epoca De André, De Gregori, Battisti…. Amo anche la musica classica, in particolare, Chopin, Mozart, Vivaldi e Bach; ed Erik Satie.

Cosa stai facendo ultimamente e cosa farai nell’immediato futuro?

Attualmente sto mettendo in scena con la Compagnia Il Pioppo due atti unici: “Le donne si spogliano e i cadaveri si spediscono di Dario Fo e “Un caso di vita apparente” di Samy Fayad.

Per la Festa della Donna l’11 marzo con un gruppo di cantanti donne e due musicisti intervallerò musica e canto con brani e poesie sul tema “donna”, lette oltre che da me, anche da alcuni attori/attrici della Compagnia il Pioppo

Sono stato chiamato per interpretare le poesie di Roberto Rebora, in occasione dell’uscita di una sua raccolta poetica: un autore che la critica, in questo ultimo periodo stato rivalutando.

Sto inoltre interpretando le poesie di Guido Oldani, fondatore della corrente letteraria “Il Realismo Terminale”.  Nonostante sia sconosciuto ai più, quest’anno è stato l’unico autore italiano proposto per il Nobel.

Lo spettacolo, costruito sulle poesie di Oldani che io interpreto, ha come titolo: “GUIDonJazz”. La lettura è intervallata dalle musiche di un favoloso gruppo Jazz, composto dai bravissimi musicisti Fabrizio Trullu al pianoforte, Alberto Venturini alle percussioni e Gianni Satta alla tromba e al filicorno.

Come possiamo seguire la tua attività?

Potete seguire me e la mia Compagnia

sul nostro sito:   https://www.compagniailpioppo.it

oppure su Facebook: Luciano Pagetti   https://www.facebook.com/luciano.pagetti

Compagnia Il Pioppo https://www.facebook.com/spettacolopioppesco

Sanremo? Punterei più sulla musica, sugli artisti in gara e soprattutto pensando a chi la musica nuova la ascolta…

Sanremo 2023: i giovani che gareggeranno tra i big
Sanremo 2023 – logo

Giorno della finale di Sanremo. Sono seduto su un tram e sto leggendo sul tablet polemiche a non finire, che esulano dal discorso musicale e toccano politica, costume, questo e quell’altro.

Di fianco a me una ragazza giovane si attacca al telefonino e anche non volendo sento le sue conversazioni.

Sta chiamando amiche, per organizzare la serata. Le vuole a casa sua, davanti alla televisione, e raccomanda loro di tenersi pronte a votare per Ultimo.

“Ultimo deve vincere, capito? Devi votare Ultimo. A che ora ti aspetto? Mangiamo qualcosa da me, dai”.

Sono colpito. Sto leggendo frasi in cui si dice che Sanremo non è più quello che dovrebbe essere, che non lo segue nessuno (ascolti record, più di altre volte), che non interessa ai giovani.

E invece, guarda un po’. Così faccio due parole con la ragazza, che frequenta il liceo classico, e mi decido a fare anche quest’anno un pezzo/intervista su questo evento mediatico che sta riempiendo le pagine dei giornali.

Mi interessa moltissimo. Sapere se, come e perché i ragazzi di oggi seguono, se seguono, questa proposta canora che è ormai diventata un varietà.

Mi attacco a WhatsApp, mando un paio di richieste a figli di amici e…parto con le interviste. Risultato, secondo me, molto interessante. Da ogni punto di vista.

Elodie: al Festival di Sanremo con "Due"
Elodie: al Festival di Sanremo con “Due”

Ecco quanto ci siamo detti io e un giovane ingegnere aerospaziale a proposito della tanto discussa kermesse

Hai seguito Sanremo? Cosa ne pensi?

Ho seguito Sanremo ma non tutte le serate, e penso che sia un evento di forte influenza mediatica per l’Italia.

Cantanti che segui e ascolti?

Non ho un genere preferito che ascolto tutto il tempo. Principalmente è in base a vari fattori; in alcuni momenti ascolto sia musica classica ma anche pop e cantautori italiani del 900.

Dove ascolti musica?

Solo su piattaforme virtuali come Spotify.

Compri cd o vinili?

No.

Musica/cantanti anni 80, 90 o precedenti che ti piacciono?

Mi capita di ascoltare diversi cantanti del 900 molto spesso. Queen ma anche cantautori italiani come Lucio Dalla o De André.

Tieni più conto della musica o del testo?

Solitamente mi baso sia sulla musica che sul testo ma esistono canzoni che possono essere completamente senza senso per via del testo ma che comunque mi piacciono.

Marco Mengoni vince con "Due Vite”
Sanremo Marco Mengoni vince con “Due Vite”

Perché ti piace un cantante? Fisico, voce, look?

Non mi baso sull’aspetto fisico per scegliere chi ascoltare, li ascolto perché mi piace la loro musica e il modo in cui trasmettono un certo messaggio.

Sei stato a concerti dal vivo? Quali?

Sono stato a due concerti dal vivo; uno di Fulminacci (un giovane cantante che è stato a Sanremo nel 2021) a Roma, poi di Jovanotti a Bresso e a giugno andrò al concerto di Travis Scott.

Discoteca?

Mi piace andarci per passare il tempo con gli amici e divertirsi insieme.

Cosa pensi di artisti quali Achille Lauro, Rosa Chemical, Maneskin, Fedez…Altri che vuoi aggiungere?

Penso che abbiano tutti diversi metodi di comunicare; per esempio i primi due vengono molto ricordati per il loro modo di presentarsi (molti non saprebbero ricordare qualche loro canzone).

I Maneskin anche loro sono particolari ma sembra che quel look a loro appartiene di più e la gente non si sofferma solo su quello ma sono molto apprezzati anche per la loro musica (basta vedere tutto il loro successo nel 2021/2022 anche a livello mondiale).

Mentre penso che Fedez, per quanto discutibile, si sia più staccato dalla musica che è diventata secondaria e il suo modo di esibirsi è più basato sulla sua vita quotidiana, come influencer più che cantante/artista.

Dovessi organizzare una kermesse tipo Sanremo su cosa punteresti? Pensando che dovrebbe essere più seguita possibile

Ci sono molti fattori su cui basarsi, di sicuro bisognerebbe rivoluzionare i partecipanti, più nuove promesse affinché anche i giovani lo seguano.

Basta pensare che Lazza e Tananai hanno portato molto pubblico giovane a Sanremo negli ultimi anni.

Chi avresti voluto che vincesse?

Sinceramente non c’è un cantante che ho preferito più di altri però quelli che ho gradito maggiormente erano Tananai, i Coma Cose ed Elodie.

Tananai a Sanremo con Tango
Tananai a Sanremo con Tango

Ed ecco il risultato della mia conversazione con un ragazzo di sedici anni

Hai seguito Sanremo? Cosa ne pensi? 

Si e penso sia molto imbarazzante. É tutto dedicato allo show. Quelli che ho preferito sono stati Mr Rain e Lazza. Ascolto le musiche su spotify e youtube, non ho né uno stereo né un giradischi. Comunque mi piace ascoltare di più 2Pac, Eminem,  50 Cent, Biggie,  Small Ice cube e Eszy .

A Sanremo vorrei solo canzoni, e meno sceneggiate. Tipo quello che ha fatto Blanco, che comunque per me era preparato.

Ascolto sia le parole che la musica entrambi e da li capisco se la canzone mi piace o no. E la voce. Non sono mai stato a un concerto dal vivo e nemmeno in discoteca.

Penso che artisti come Lauro, Rosa Chemical, Maneskin e Fedez portino un concetto di vita e di musica molto attuale e che raggiunge i giovani.

Dovessi organizzare io Sanremo punterei meno su altre cose e più sulla musica, sugli artisti in gara e soprattutto pensando a chi poi la musica nuova la ascolta…

Gianluca Paradiso: “Adoro le musiche di Puccini, riescono a trasportarmi in un’altra dimensione”

Gianluca Paradiso Gianluca Paradiso- L'approccio iniziale è stato "strano"
Gianluca Paradiso- L’approccio iniziale è stato “strano”. Avevo 14 anni e mi ero prefissato di conoscere gente e di superare la timidezza

Attore e regista, Gianluca Paradiso ha studiato all’Accademia Opera Entertainment “Gabbris Ferrari”, e Dizione con Eros Papadakis.

In teatro ha partecipato a decine di allestimenti, tra cui ricordiamo in particolare: “Il Gender Umano”, “Woyzeck”, “Edipo Re”, “La Valigia dell’Attore”, “Invisibili”.

È stato Assistente alla regia dell’Opera Don Giovanni e poi Traviata, Il Barbiere di Siviglia e Don Pasquale.

Da Gennaio 2020 collabora con “The Play – teatro e cinema” realizzando “Invisibili (D.O.C.)” di cui è autore e attore unico in scena, e “Vale” (video musicale scritto e interpretato da Lorenzo Dei, regia di Diego de Francesco e fotografia di Damiano Ballarin e Mattia Carraro).

Dal 2 Ottobre 2020 viene nominato direttore artistico presso il Teatro Palaeventi di Padova.

Come e quando hai scoperto la tua passione per il teatro?

L’approccio iniziale è stato “strano”. Avevo 14 anni e avevo deciso di frequentare un corso di teatro nella mia scuola. Come obiettivo mi ero prefissato di conoscere gente e di superare la timidezza (sono molto timido).

Non entro nel dettaglio, ma quella fu una terribile esperienza: dovevamo portare in scena “Aspettando Godot”; entrato sul palco non ricordavo le battute, quindi improvvisai.

Da quel momento decisi di non rifarlo mai più. Però, non ricordo come, ho continuato…

Finché, un giorno, mi vide recitare Aldo Stella.

Fu lui a spronarmi nell’intraprendere degli studi più importanti. Ed è sempre stato lui a “tramandarmi” questa bellissima malattia che è il teatro.

Gianluca Paradiso Da piccolo la musica non la ascoltavo praticamente mai
Gianluca Paradiso Da piccolo la musica non la ascoltavo praticamente mai. Non ho un genere preciso, prediligo l’Opera perché mi ci sono ritrovato dentro

Hai studiato musica, canto?

La sto studiando in questo periodo. Non mi definisco un appassionato… ovvero, non un intenditore. Da piccolo non la ascoltavo praticamente mai.

Non ho un genere preciso, prediligo l’Opera perché mi ci sono ritrovato dentro… lavorativamente parlando.

Ho conosciuto Alessandro Bertolotti con cui collaboro e lavoro in campo operistico. È lui il vero esperto di musica lirica, io lo assisto in regia.

Studiamo insieme l’Opera in questione, ne analizziamo tutte le sfaccettature per riuscire a dare al pubblico un’idea originale (cosa assai difficile oggigiorno…)

Alcune esperienze in teatro con musica che ricordi con particolare piacere? E dove hai avuto più difficoltà? (come interprete o come regia o aiuto regia)

L’esperienza che ricordo con più gioia è il Don Giovanni che abbiamo realizzato a Carpi l’11 Marzo 2022.

È stata una bella sfida perché abbiamo avuto poco tempo per prepararlo.

Ma siamo stati fortunati a lavorare al fianco di cantanti che hanno piena padronanza della scena e completa immersione nel personaggio.

Cosa ti piace ascoltare nel privato? Musicisti che ami in particolare?

Adoro le musiche di Puccini, riescono a trasportarmi in un’altra dimensione.

Gianluca Paradiso Ne "Il Principe Nato dal Buio", scritto e interpretato da me, sono un Vampiro
Gianluca Paradiso- Ne “Il Principe Nato dal Buio”, scritto e interpretato da me, sono un Vampiro che si racconta mettendo in risalto i pregi ma anche i difetti di una vita eterna e noiosa

Cosa stai facendo ultimamente, in particolare che uniscano musica e teatro? E cosa farai prossimamente?

Siamo in attesa che ci confermino alcuni lavori, ma è certo che riprenderemo il Don Pasquale e il Don Giovanni entro la prossima estate.

Nel campo della prosa, invece, sarò in scena il 25 Febbraio a Recitando (Padova) con “Il Principe Nato dal Buio”.

È un monologo scritto e interpretato da me, con in scena Ilaria Tommasini.

Regia di Alessandro Bertolotti in collaborazione con Recitando di Vittorio Attene.

Interpreterò un Vampiro che si racconterà, mettendo in risalto i pregi ma anche i difetti di una vita eterna e noiosa.

Come possiamo seguire la tua attività?

Sono molto attivo sui social, infatti ogni volta che mi chiedono io invito tutti a seguirmi su Instagram. Ma ho anche una pagina youtube.

Vi aspetto!

https://www.youtube.com/channel/UCe75FXkMHZ3hIBmhGoOHqAA

 

Massimiliano Caldi: La passione per la musica è partita in realtà dal pianoforte

Massimiliano Caldi: La passione per la musica
Massimiliano Caldi: La passione per la musica è partita dal pianoforte

È diplomato in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra, ha un’ampia esperienza internazionale sia in campo sinfonico che operistico, nell’operetta e nel balletto, e rivolge una particolare attenzione alla musica contemporanea e alla valorizzazione di opere dell’Ottocento uscite dal repertorio.

Ha collaborato e collabora con molte prestigiose istituzioni quali, tra le altre, l’Accademia Teatro alla ScalaI Virtuosi del Teatro alla Scala, l’orchestra della Fondazione I Pomeriggi Musicali di Milano, la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, il Teatro Regio di Torino, con il Teatro Massimo di Palermo, la Fondazione “Arturo Toscanini” di Parma. 

Tiene regolarmente concerti in Polonia, ma ha prestato la sua opera anche a Vienna, Linz, Amsterdam, Baden-Baden, Bonn, Frankfurt, Mannheim e in Israele.

Quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?

La passione per la musica è partita in realtà dal pianoforte. Dopo aver scoperto questo meraviglioso strumento intorno ai 4 anni di età, per puro caso, nella stanza di una villa, in un caldo pomeriggio tardo primaverile, ho iniziato a mimare l’azione del pianista su qualunque piano verticale, orizzontale o obliquo davanti a cui mi trovassi.

Poi mi fu regalato un pianino Bontempi – alla Schroeder dei Peanuts, per intenderci – e successivamente arrivò un piccolo harmonium elettrico di provenienza Cagnoni (che ancora conservo gelosamente al mare a casa dei miei, in perfetta efficienza), il celebre emporio milanese di giocattoli di corso Vercelli, chiuso ormai da anni.

All’età di 9 anni i miei genitori decisero di iscrivermi al corso di pianoforte principale della Civica Scuola di Musica di Milano, che allora era in corso di Porta Vigentina, su consiglio del compianto Maestro Tony De Vita, amico di papà.

A 10 anni finalmente iniziai a seguire le lezioni della severa Mariella Sorelli (che ancora mi segue su Facebook!) ma, un po’ grazie agli input del Maestro Francesco Attardi di Storia della Musica, un po’ grazie alla pratica della musica da camera, a 16 anni scoprii l’orchestra che, con la sua magia e il suo incanto di un organismo solo apparentemente monolitico ma in realtà fondato sull’azione di decine e decine di teste pensanti e di braccia e di bocche….suonanti, mi tiene legato a sé, ancora, dopo tanti anni.

Sui 20 anni entrai nella classe del Maestro Franco Gallini che mi mise in mano la bacchetta per la prima volta davanti a un’orchestra a febbraio 1989.

Massimiliano Caldi: dietro le quinte
Massimiliano Caldi: da ragazzino ero affascinato dal teatro di prosa, dagli attori, dal loro girovagare; ero affascinato dal “dietro alle quinte”

La tua prima direzione d’orchestra? Aneddoti?

Il debutto davanti al pubblico fu il 2 giugno 1989 all’auditorium Francesco Lattuada di Corso di Porta Vigentina a Milano con l’Ottetto per fiati di Stravinskij, dopo il quale il Maestro mi disse di essere stato un incosciente a far dirigere per la prima volta in vita sua un allievo del  primo anno (e in quel repertorio!) ma anche di sentirsi ripagato di questa incoscienza dal risultato positivo della serata.

In realtà, come dicevo poc’anzi, la primissima prova/lezione davanti a un’orchestra fu l’8 febbraio 1989: mi cimentai davanti all’orchestra degli studenti della “Civica” nel secondo movimento della sinfonia Linzer di Mozart.

Detti l’attacco per due volte e per due volte nessuno suonò…ma, quando alla terza finalmente partirono, provai una sensazione impossibile da dimenticare.

Il tuo rapporto con il Teatro?

Il teatro è da sempre una grande passione. Il teatro di prosa forse ancor prima del teatro lirico che ho scoperto in corrispondenza della mia passione per la direzione d’orchestra.

Fu il maestro Riccardo Muti a farmi innamorare dell’opera, di Verdi e di tutto ciò che gira intorno al mondo della lirica. Andavo alle sue prove alla Scala, gli rubavo un saluto qua, due parole là…e quando l’ho reincontrato a Varsavia 5 anni fa è stato affettuosissimo.

Invece da ragazzino ero affascinato dal teatro di prosa, dagli attori, dal loro girovagare in tournée ripetendo per mesi tutte le sere lo stesso spettacolo; ero affascinato dal “dietro alle quinte” e sognavo di mettere il naso nei backstage dei teatri, cosa che poi ho iniziato a fare nel corso delle prove delle mie prime opere.

Hai diretto un’opera con attori, vero? Come valuti l’esperienza?

Sì, ti riferisci a “Notte per me luminosa”, musiche di Marco Betta, testi di Dario Oliveri.  Spettacolo ideato per celebrare la ricorrenza dei cinquecento anni dalla pubblicazione della prima stesura del poema cavalleresco dell’Ariosto Orlando furioso.

Dario Oliveri si è immaginato l’ultima notte di vita di Ariosto che per tutta la vita fu ossessionato dalla scrittura e riscrittura del “Furioso”. Il lavoro si sintetizza in poche “scene”: la fuga di Angelica, l’amore tra questa e Medoro, la follia di Orlando e il viaggio di Astolfo sulla Luna…L’Ariosto era l’attore Corrado Calda, che so che tu conosci…

Fu bellissimo! Lavoro suggestivo, testo accattivante e teatro splendido.

Massimiliano Caldi: La passione per la musica 2
Massimiliano Caldi: Ho studiato e ristudio sempre i grandi classici, ma poi è bello a un certo punto cambiare aria e accettare proposte un poco più trasgressive

Preferisci i grandi classici della musica o dar voce a nuove proposte musicali di autori contemporanei?

Sono sempre dell’idea che non si debba fare o solo una cosa o l’altra oppure una sola cosa alla volta.

Ho studiato e ristudio sempre i grandi classici: Beethoven, Haydn, Mozart, Mendelssohn, Schubert, Schumann, Brahms … ma poi è bello a un certo punto cambiare aria e accettare proposte un poco più … trasgressive, diciamo.

Ho tenuto a battesimo decine di composizioni in prima esecuzione assoluta ed è stato bellissimo relazionarsi col compositore presente in sala.

Diretto prime esecuzioni moderne di opere del passato ingiustamente messe da parte, capolavori della seconda metà dell’800 riscoperti e ridati alle stampe dopo essere stati revisionati.

È successo ad esempio al Festival della Valle d’Itria con l’esilarante opera comica Don Bucefalo di Cagnoni ma anche a Cracovia al Festival di Musica Polacca, con Piero De Medici di Poniatowski.

Entrambi i titoli sono diventati CD piaciuti talmente tanto, ad esempio, al direttore artistico del teatro dell’opera baltica di Danzica che lo ha voluto rimettere in scena.

Sei molto legato alla Polonia, come mai?

Sono vincitore assoluto del primo premio e della medaglia d’oro al 6° concorso G. Fitelberg di Katowice nel 1999: da allora nessun italiano è mai più entrato nel palmares della competizione internazionale.

Da quel momento iniziò la grande avventura. Fui Direttore Artistico dell’Orchestra da Camera Slesiana. E a seguire Direttore Principale delle Filarmoniche di Danzica, di Koszalin e di Rzeszow.

Ho diretto praticamente tutte le Filarmoniche polacche, presso festival internazionali a Varsavia e a Cracovia e in tutta la nazione.

L’autore che preferisci sommamente dirigere?

Non vorrei apparire “piacione”, come si dice a Roma ma l’autore che preferisco è quello che sto dirigendo in “quel” momento!

Cosa stai facendo e cosa farai nel prossimo futuro?

Sto preparando i concerti che dirigerò a Osimo e subito dopo a Varsavia. Nel prossimo futuro la cosa più significativa è di sicuro Cavalleria Rusticana di Mascagni che verrà preceduta dalla Via Crucis di Pawel Lukaszewski e che andrà in scena il 4 marzo 2023

Grazie Massimiliano, a presto.

Potete seguire l’attività di Massimiliano Caldi al sito https://massimilianocaldi.it/

Mattia Pagni: la passione per il Teatro. La cosa che mi piace del Teatro è che puoi fare tutto, e io ho scelto proprio di fare tutto

Mattia Pagni: la passione per il teatro
Mattia e Peter Pan – la maggior parte della Bellezza di un “lavoro” teatrale sta proprio nel processo, la parte che spesso al pubblico è invisibile

Mattia Pagni nasce a Pontedera nel 1996, Mattia è Artista e Creativo del Teatro di Bo’ e dei Pensieri di Bo’, realtà che opera nell’ambito del Teatro e della Formazione dal 2000; idea e realizza progetti artistico-culturali e co-gestisce e anima gli spazi del Teatro Comunale di S. Maria a Monte.

Tra Teatro e Artigianato, ha all’attivo diverse produzioni nel ruolo di performer, attore, regista, drammaturgo, costumista, scenografo, compositore ed esecutore musicale.

Oltre al lavoro sul palcoscenico si dedica alla formazione teatrale e creativa, all’arte digitale, alla grafica, al videomaking.

Il suo percorso di ricerca attuale si direziona verso il teatro urbano spaziando tra la memoria intergenerazionale, l’iperconnessione e le meta-identità, le nuove forme di rappresentazione del (dis)sacro contemporaneo.

Tra le sue produzioni in essere: “Io Filumè”, “Peter Pan 5 regole e 1⁄2 per essere felici”, “Non c’è nessuno”, “Il gatto e la volpe: il manuale del vero Amico”.

A che età e come hai scoperto la tua passione per il teatro?

La mia passione per il teatro e per la messa in scena, sembrerà banale, ma credo esista da sempre. In garage custodisco uno scatolone pieno di teli e stoffe dove un me molto piccolo ha scritto Tutto l’ocorente per fare uno spettacolo”.

Quindi mi sento di poter affermare che ho scoperto la mia passione ancora prima di scoprire le “doppie”.

Il tutto si è concretizzato alle scuole medie, quando ho partecipato ad un Laboratorio di Teatro guidato da Franco Di Corcia jr, con cui oggi collaboro nella gestione delle attività artistiche e culturali del Teatro di Bo’ e dei Pensieri di Bo’.

Mi sono sempre sentito un creativo. Amavo inventare giochi, storie, oggetti…

Nel Teatro ho trovato lo sfogo perfetto per ciò che ero, ciò che sono e ciò che vorrei essere.

E per la musica?

Vengo da una famiglia di musicisti, mia madre suonava il piano e cantava, mio padre il clarinetto. Già da piccolissimo mi hanno fatto frequentare un percorso di Propedeutica Musicale.

Fatto stà che a sei anni “Babbo Natale” mi portò per regalo un sassofono soprano e cominciai a prendere lezioni di musica.

La mia esperienza con la musica è stata però un po’ frammentata.

A dodici anni decisi, nonostante mi piacesse suonare nella banda del paese, che il sax non era lo strumento che faceva per me e da lì mollai lo studio e mi limitai a suonare per divertimento gli strumenti che mi capitavano a tiro.

Formandomi per il Teatro e studiando, attraverso la Voce, scale e armonie si riaccese la mia passione e il mio “sentirmi musicista”.

In quei tempi ero molto appassionato di musica classica e in particolare contrappuntistica.

Quando all’università ho avuto modo di approfondire la Storia della Musica e le teorie e forme musicali del passato ho capito che il mio amore per la musica stava proprio in quello: Armonie, Contrappunti, Progressioni.

Mattia Pagni: la passione per il teatro
Mattia Pagni: da”Io FIlumè” (Foto di Gianni Mattonai) – Mi piace usare la musica come custode di ricordi

Quando hai deciso che avrebbe potuto essere la tua professione?

È capitato un po’ per caso. Nel 2014 i Pensieri di Bo’, con cui stavo continuando il mio percorso, hanno preso in gestione il Teatro del mio paese S. Maria a Monte, in provincia di Pisa.

Una volta terminate le scuole superiori ho cominciato a passare sempre più tempo in Teatro, ad osservare le varie maestranze a lavoro dal palco fino agli uffici.

Così ho avuto modo di imparare molto, fare di più e così, in un momento che non saprei individuare, è diventato il mio lavoro (o come spesso dico io: i miei lavori).

La cosa che mi piace del Teatro è che puoi fare tutto, e io ho scelto proprio di fare tutto: dal palco al dietro le quinte, dai costumi alle scene, dai testi alla musica.

Che musica ti piace ascoltare?

Spazio tra diversi generi. In questo momento mi riconosco molto nel progressive rock, in cui sento un mix di tutte le caratteristiche che amo nella musica. Ascolto con piacere la classica, ma anche il metal.

Tra questi due generi in particolare mi piace pensare che ci sia un filo conduttore e considero il metal un po’ il custode di quel virtuosismo tipico della musica antica.

Oltre a questo mi piace usare la musica come custode di ricordi. Mi ritengo una persona nostalgica, mi piace ricordare ciò che è stato e quindi nella mia playlist non mancano mai le hit degli anni ’90/2000 che mi ricordano le emozioni e la spensieratezza della mia infanzia, ma anche i momenti che ho dovuto superare e le battaglie che mi sono ritrovato a combattere.

Qualche autore di musica classica e di musica “leggera” che ami in particolare?

Per quanto riguarda la classica mi piace molto il periodo barocco per i suoi virtuosismi e le atmosfere del periodo romantico, per citare alcuni autori Monteverdi, Vivaldi, Bach, Liszt, Chopin, ma anche il lato più romantico di Beethoven nelle sue ultime opere.

Nella musica “leggera” se dovessi dire gli autori di tutti i tempi che più ho ascoltato direi Pink Floyd, Linkin Park, Muse, Dragonforce. Sono anche molto legato al percorso artistico di Lady Gaga, che credo abbia influito molto sulla mia crescita e sulla persona che sono.

Nello stretto contemporaneo sto seguendo in maniera molto interessata i nuovi autori del “corsivo”, in particolare Madame, per l’uso creativo di voce, suoni, parole e poesia.

Hai seguito anche un laboratorio sul Living theatre…cosa ti ha lasciato in particolare quella esperienza?

Ho avuto la fortuna di poter seguire un workshop con Gary Brackett a Firenze nei miei anni universitari. Ciò che più mi ha colpito e che indubbiamente ha condizionato la mia maniera di “fare Teatro” è la visione del Teatro come rito e l’attenzione dedicata al processo.

Mi ha fatto capire che la maggior parte della Bellezza di un “lavoro” teatrale sta proprio nel processo, la parte che spesso al pubblico è invisibile ma che contiene il “grosso” ed il “bello” dell’arte dell’Attore.

Mattia Pagni: da "io FIlumè" (foto di Gianni Mattonai)
Mattia Pagni: da “io FIlumè” (foto di Gianni Mattonai)

Come giudichi il ruolo dell’artista di spettacolo oggi?

Oscar Wilde scriveva: “Tutta l’arte è inutile”. In questi anni di pandemia è stato difficile non arrendersi all’inutilità del nostro lavoro in un mondo in isolamento.

Credo che la determinante fondamentale del nostro ruolo sia, invece, proprio la nostra presenza, l’incontro. Penso che l’artista di spettacolo dal vivo abbia oggi il compito di ricostruire comunità, dialogo, confronto, di generare esperienze irriproducibili.

Credo ci sia molto pregiudizio sul Teatro, che sia considerato vecchio (spesso lo è), che sia sentito fuori posto nel mondo contemporaneo. Non è così.

In Teatro fai di tutto…quale dei tuoi spettacoli con musica hai amato di più e quale ti ha dato più difficoltà di realizzazione?

Lo spettacolo in cui ho messo più il cuore musicalmente è “io Filumè”, una delle ultime produzioni del Teatro di Bo’, in cui accompagno al pianoforte le parole di Franco Di Corcia jr, il mio maestro di Teatro.

Ha rappresentato una tappa di trasformazione per tutti, per me tra le tante ha segnato il mio “coming out” ufficiale come musicista e la mia prima sonorizzazione integrale dal vivo di uno spettacolo.

La parte più difficile credo stia nei “blocchi”, recentemente sono stato mesi fermo nella realizzazione della colonna sonora per lo spettacolo in cui sono anche attore nel ruolo di me stesso “Peter Pan 5 Regole e 1/2 per Essere Felici”.

Credo che il mio blocco venisse dal voler per forza “continuare” un qualcosa che avevo iniziato in passato, quando avevo semplicemente bisogno di “voltare la pagina”.

Da quel momento nasce all’improvviso il primo tema dello spettacolo “Volta la pagina”.

Cosa stai facendo e cosa farai nell’immediato futuro?

Come progetti sto sviluppando la colonna sonora di “Peter Pan” per renderla un giorno eseguibile da un’orchestrina dal vivo, oltre a ciò stiamo lavorando come Teatro di Bo’ a nuove produzioni per la primavera.

Per il futuro sto ideando progetti sperimentali tra design, musica e teatro dedicati alle tematiche dell’iperconnessione, della memoria generazionale e del (dis)sacro contemporaneo.

Nel frattempo passo le giornate tra laboratori, pianificazione, grafica, comunicazione… insomma, quel “lato b” del Teatro invisibile ai più ma che necessita della stessa energia e dello stesso cuore.

Come possiamo seguire la tua attività?

Potete seguirmi personalmente su instagram come @mattysmam e in più trovate tutte le mie e nostre attività come Teatro di Bo’ su teatrodibo.it e i suoi social.

Far parte di un gruppo corale ti fa sentire a contatto con la musica e con l’insieme

 

Giorgio Ubaldi: sul palco mi piace improvvisare
Giorgio Ubaldi: La musica in casa dei miei genitori era sempre presente

Giorgio Ubaldi si è diplomato in corno nel 1978 e ha svolto attività come strumentista in orchestra e in complessi cameristici. Nel 1983 si è laureato in filosofia con una tesi di estetica musicale e nel 1989 si è diplomato in musica corale e direzione di coro.

Ha svolto intensa attività concertistica con il coro Orlando di Lasso di Milano e il coro di voci bianche della Scuola civica di Casatenovo (LC). Ha diretto, tra l’altro, il Carmina Burana di Orff, il Requiem di Mozart, West Side Story di Bernstein, lo Stabat Mater di Pergolesi, il Gloria e il Magnificat di Vivaldi, Rejoice in the Lamb, la Missa brevis e il Te Deum di Britten.

Nel 1999 ha partecipato a Opera Barga dirigendo, in prima ripresa moderna, l’opera buffa Il Paratajo di Jommelli. Ha collaborato con il M° Arturo Sacchetti nell’allestimento e nella registrazione di diversi oratori di Perosi.

Insegna esercitazioni corali al Conservatorio di Piacenza e dirige, dal 2000, il Coro dei Civici Corsi di Jazz di Milano con il quale ha pubblicato il cd “Gospel music makes me fly” contenente tra l’altro la Gospel Mass di Robert Ray.

Nel 2007 ha fondato il Coro di voci bianche di Trillino Selvaggio, associazione culturale per bambini. Dal 2009 dirige il coro da camera Clam Chowder che si dedica al repertorio jazz a cappella con il quale ha vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali.

Tuo primo incontro con la musica, tuo primo incontro col teatro

La musica in casa dei miei genitori era sempre presente. Mia mamma ascoltava sempre musica classica su Rai3: Beethoven, soprattutto la sesta…le piaceva farmi ascoltare il canto dell’uccellino…

Il primo incontro sui sette anni non è stato molto felice. Mia nonna mi spinse a studiare pianoforte e non mi piaceva molto, preferivo il solfeggio. E questa è stata la mia fortuna perché quando sui dieci anni mi è venuta la passione per la musica, la musica la conoscevo già, sapevo leggerla. Ho suonato un po’ anche la chitarra.

Alle medie potevi scegliere musica o arte e io ho scelto arte, però…per dire…. In seguito cominciai ad ascoltare tanta musica classica, a suonare flauto prima diritto poi traverso. Poi volli entrare in Conservatorio: e come strumento scelsi corno. Ebbi la fortuna di avere un insegnante fantastico che mi trasmise passione.

A proposito di teatro…Una cosa a teatro mi colpì molto: uno spettacolo con Milva. Ero in platea e mi ricordo un’occhiata che ci siamo scambiato con Milva, che mi emozionò tanto; avevo credo dodici anni.

Giorgio Ubaldi: Trillino selvaggio è una associazione culturale che organizza corsi di musica, teatro, circo, danza per bambini in zona Giambellino, a Milano
Giorgio Ubaldi: Trillino selvaggio è una associazione culturale che organizza corsi di musica, teatro, circo, danza per bambini in zona Giambellino, a Milano

Hai mai recitato?

Non ho mai avuto il desiderio di calcare il palco come attore. Se non dirigo o suono, sul palco mi piace improvvisare, quando parlo di musica e spiego i brani.

Tuo pensiero sull’importanza per i giovani di fare musica e/o teatro

Nel mio campo, il canto corale, si può affrontare la cosa senza avere tanta preparazione strumentale, si può affrontare anche con conoscenze limitate, e far parte di un gruppo corale ti fa sentire a contatto con la musica e con l’insieme.

Ultimamente ho introdotto movimenti di body percussion, e qualche cosa di coreografia soprattutto per i più piccoli e ho trovato molto utile, anche se viene spesso poco utilizzata, la marcia. Marciare a tempo è una cosa che i bambini non sanno fare invece serve molto, per il ritmo e per il senso del gruppo. Al Trilllino Selvaggio, dove anche lavoro, accettiamo bambini anche dai quattro anni.

Cos’è Cantintondo?

Cantintondo, edito da Carrara, è il titolo di una raccolta di canoni che ho trovato in giro per il mondo. Scrivendo ad ambasciate eccetera ho ottenuto molto materiale, ci sono centotrentotto canoni, in varie lingue, alcuni dei quali erano tramandati solo oralmente.

Sono adatti alle scuole elementari e medie inferiori, i cori sono per voci bianche. I canoni hanno una forma circolare, per loro natura sono ripetitivi, possono diventare anche noiosi; invece, con certe sonorità si possono rivelare molto interessanti. Sto per uscire con un secondo volume, per la Volontè and C.

Questi canoni, a differenza dei precedenti, sono scritti apposta; ho contattato un centinaio di autori che si sono prestati a scriverli per questa occasione.

A parte la musica classica, che tipo di musica ami ascoltare? Qualche musicista, cantautore che apprezzi particolarmente?

Mi piace anche la musica leggera, certo…poi insegnando nella scuola di jazz! Prevalentemente facciamo arrangiamenti di standard, gospels. Mi piacciono molto i cantautori degli anni 70. Guccini, De Andrè.

Su quelli di adesso sono meno ferrato. Mi piace ricordare però dei musicisti, cantanti, che si sono diplomati alla Civica di Jazz. Tra cui cito Vea, Laura B., Beatrice Arrigoni, Marta Arpini, Marco Castello…

Giorgio Ubaldi: Adesso sto facendo con un gruppo da camera canzoni di Buscaglione, e lì c’è anche una componente teatrale
Giorgio Ubaldi: Adesso sto facendo con un gruppo da camera canzoni di Buscaglione, e lì c’è anche una componente teatrale

Una tua collaborazione in cui gli attori avevano un ruolo importante che ti piace ricordare più di altre?

Ricordo in particolare “Laudes Marie” di Irlando Danieli, un Mystere per voce recitante, soli, coro e organo, su testi di Carla Bettinelli, Francesco Petrarca, Dante Alighieri e scritti sacri anche bizantini, dove l’attore era Ernesto Calindri. Adesso sto facendo con un gruppo da camera canzoni di Buscaglione, e lì c’è anche una componente teatrale.

Cos’è il Trillino selvaggio? 

Trillino selvaggio è una associazione culturale che organizza corsi di musica, teatro, circo, danza per bambini in zona Giambellino, a Milano anche in collaborazione con il Circolo di Canottaggio.

E lì tengo dei corsi. Il direttore artistico Raimondo Brandi sta organizzando in questi giorni Teatroxcasa, un festival in cui è coinvolta tutta la zona.

Cosa stai facendo e cosa farai prossimamente?

Sto finendo il Cantintondo due, che mi impegna molto e continuo a insegnare, Ci tengo a dire che il volume viene illustrato da mia moglie, Susanna Vincenzoni. La sua pagina instagram è @racconti.di.carta

Alessandro Cecchini: in uscita il video della canzone “Questa è la verità”

Alessandro Cecchini: "Questa è la verità" cover
Alessandro Cecchini: “Questa è la verità” cover

Avevo già intervistato mesi fa Alessandro Cecchini in arte IL CECCO, attore, musicista, insegnante di teatro comico, facente parte del duo Cecco & Baracca, attivissimo nella compagnia teatrale “La Divina Toscana”.

La passione per il video e il cinema lo ha portato negli anni a realizzare numerosi cortometraggi comici grazie ai quali ha realizzato anche una serie di programmi televisivi che sono andati in onda in varie emittenti locali e nazionali.

In questi giorni è in scena a Firenze con “Il matto in cantina” una commedia in vernacolo fiorentino scritta da lui insieme a Gianluigi Ciolli e Giovanna Nicotra

Torno ad occuparmi volentieri di lui in occasione dell’uscita del video della canzone “Questa è la verità”, in cui coinvolge un gruppo di bambini, per la freschezza e la giocosità con cui è riuscito ad affrontare dei temi così particolari, difficili e attuali quali la guerra e la pace.

Com’è nata “Questa è la verità”? Idea tua o commissione?

La canzone è nata all’interno del laboratorio teatrale scolastico che si è tenuto alla scuola Aldo Pettini di Scandicci durante la primavera del 2022. Il tema del percorso teatrale doveva riguardare l’uguaglianza. Quindi mi è venuta in mente l’idea di scrivere questa canzone che parlasse di uguaglianza ed anche di pace tra i popoli.

Alessandro Cecchini: "Questa è la verità" il gruppo dei bambini
Alessandro Cecchini: Il tema della guerra è molto delicato in questo periodo. Il messaggio però è stato recepito molto bene dai bambini, ed hanno lavorato con entusiasmo

Come hai lavorato coi bambini? Come li hai coinvolti? Sono intervenuti sul testo?

Lavorare con i bambini, come sempre, è stata una gioia perché mi trasmettono allegria ed ispirazione. Coinvolgerli nella canzone non è stato difficile. I bimbi erano già pronti a lavorare su un testo, e in questa canzone, essendo un brano allegro e semplice da imparare, si sono divertiti fin da subito.

Avevi fatto altre canzoni per e coi bimbi? Portati magari poi a teatro?

Per i bambini, qualche anno fa, ho fatto un ballo di gruppo insieme alla mia collega Giovanna Nicotra. Si intitola “Il ballo della rana nànà”. La mettiamo sempre nei nostri spettacoli di animazione e accade quasi sempre che oltre a coinvolgere i bambini, intervengono anche i genitori a ballare insieme a noi

Il discorso della guerra: sanno cos’è? Gliel’hai dovuto spiegare?

Il tema della guerra è molto delicato in questo periodo. Il messaggio però è stato recepito molto bene, ed hanno lavorato con entusiasmo e ne sono felicissimo, perché è una felicità immensa educare i bambini facendoli giocare e divertire.  Ci sono stati alcuni concetti, presenti sul testo, che ho dovuto spiegare come la parola “utopia”

Ci sono bambini di origine diverse…hai riscontrato un diverso approccio al tema, alle parole, alla tua musica?

La musica della canzone, in realtà, era già presente prima del testo. L’ho composta molto tempo prima e stavo cercando un tema da sviluppare in parole per questa musica, ed il progetto della canzone con i bambini è capitato nel momento adatto.  Una volta composto il testo l’ho sottoposto all’attenzione degli insegnanti. Ho adeguato alcune parole in termini universali, in modo che il messaggio fosse adatto a tutti.

Alessandro Cecchini: quasi tutte le canzoni che faccio sono adatte ai bambini
Alessandro Cecchini: quasi tutte le canzoni che faccio sono adatte ai bambini

Nel testo si fanno riferimenti ad atti di bullismo, come paragonati ad atti di guerra. I bimbi hanno capito l’aggancio?

Il messaggio principale del testo è l’Amore, e soprattutto “amare il prossimo come sé stesso” Ed è facile a dirsi, ma molto difficile da mettere in pratica. Però è proprio nel mettere in pratica questa frase che poniamo fine a tutte le guerre, bullismo, violenza…ecc… questa può sembrare una utopia, come dice anche il testo, però la semplicità dei bambini può arrivare a comprendere più profondamente rispetto agli adulti.

Nel video sono coinvolti in coreografie, coinvolti con tutto il corpo. Insegni da anni: trovi differenze a mettersi in gioco con tutto il corpo da parte dei bimbi di oggi?

I bambini sono disinvolti, quindi per loro è più facile mettersi in gioco e la coreografia che ho costruito è semplicissima. Quindi sono stati coinvolti tutti e facilmente perché è stato come un gioco per loro.

Hai avuto appoggio o qualche perplessità da parte dei genitori in questa operazione?

I genitori con cui mi sono relazionato sono stati contentissimi, anzi nel video sono presenti anche loro che ballano insieme ai bambini.

Farai altre canzoni simili coi bambini prossimamente?

Devo dire che quasi tutte le canzoni che faccio sono adatte ai bambini. Adesso sto lavorando ad un altro pezzo che uscirà a breve che si intitola Gigetto.

È uno stornello a valzer che racconta in modo ironico la storia di un personaggio “inventato” che è vittima di un bullismo adulto, ovvero viene etichettato di portare sfortuna. E questo è solo un pregiudizio sbagliato delle persone. Mi piace sempre inserire una morale nei testi.

Poi sicuramente farò anche altre canzoni cantate insieme ai bambini, forse farò un altro ballo di gruppo. Ci sto già pensando.

Grazie Cecco, continua così.

La musica leggera in realtà non è per niente moderna

Francesca Carola: nella mia famiglia la musica è importante
Francesca Carola: Provengo da una famiglia dove la musica è sempre stata importante

Francesca Carola ha iniziato la sua attività concertistica a 8 anni esibendosi in veste di solista e in formazioni da camera, riscuotendo ovunque ampi consensi di pubblico e critica e facendosi apprezzare soprattutto per il suo temperamento, l’ottima tecnica pianistica e la notevole sensibilità espressiva e musicale. Ha svolto concerti in Italia ed Europa, partecipato a Concorsi Nazionali e Internazionali, vincendo più di 40 premi e riconoscimenti ai concorsi.

Ha in repertorio le più significative opere pianistiche dal Barocco al Contemporaneo, con particolare attenzione ad autori come Schumann, Liszt e Beethoven, l’integrale degli Studi op.10 di Chopin, gli Studi Trascendentali da Paganini di Liszt (prima versione del 1838), eseguiti presso la sala Verdi del Conservatorio di Milano, e opere di autori poco conosciuti, come Friedrich Kalkbrenner; si affaccia volentieri anche alla musica contemporanea.

Conosciamola meglio attraverso questa interessante intervista.

Il primo contatto/scoperta della musica e la tua prima esibizione in pubblico.

Musicisti in famiglia? La passione ti arriva da lì?

Provengo da una famiglia dove la musica è sempre stata importante: la mia bisnonna si diplomò in Pianoforte a Santa Cecilia a Roma, mia nonna era appassionata d’opera e mio nonno improvvisava al pianoforte. Hanno fatto studiare musica a tutte e tre le loro figlie: mia zia Federica è diplomata in violino, mia zia Silvia ha studiato in Conservatorio fino all’8° anno, ed infine mia mamma Maria Pia ha scelto la musica come unica professione.

Si è diplomata in Pianoforte al Conservatorio di Milano (con lo stesso insegnante con cui mi sono poi diplomata io) e svolge tuttora attività di concertista e insegnante in Conservatorio. Ho quindi sempre respirato musica, da quando sono nata ed è stato tutto molto naturale: in salotto c’era un pianoforte a coda e ci sono foto di me a 2 o 3 anni che provo a “suonare”.

Ascoltavo mia mamma esercitarsi mentre facevo i compiti, mi svegliavo alla mattina con Sonate di Beethoven, Preludi di Rachmaninov, i Valses Nobles di Ravel o brani di Gershwin e altri pezzi che sono rimasti nella mia memoria in modo indelebile, andavo ai suoi concerti, spesso le giravo le pagine quando suonava con altri musicisti, andavamo a concerti di altri pianisti in grandi sale, ma anche a casa di amici.

Mi ha raccontato che un giorno mentre studiava l’Adagio del Concerto K 488 di Mozart, mi ha trovato commossa in lacrime perché “questa musica mi fa piangere”, avevo 2 anni. Il mio primo rapporto con la musica è stato quindi familiare, naturale, qualcosa che già faceva parte di me e mi ha circondato da sempre. Ho poi cominciato a prendere lezioni regolarmente con un’insegnante eccezionale – Graziella Bianchi – che dava lezioni a me, a sua figlia Francesca e alla nostra amica Alba, anche lei figlia di musicisti.

Tutte e tre siamo diventate pianiste di professione. Erano pomeriggi divertentissimi, ci veniva a prendere a scuola e ci portava a casa sua fino a sera, si faceva merenda insieme, si ascoltavano le lezioni delle altre, si faceva la propria lezione, spesso ci ascoltava anche il marito Leonardo Leonardi, insegnante di mia mamma in Conservatorio con cui ho poi proseguito anche io gli studi. Il tutto con disciplina ma in un clima affettuoso e piacevole.

La mia prima esibizione in pubblico fu proprio in uno di questi saggi organizzati dalla mia insegnante, suonai il Cavaliere Selvaggio di Schumann e dei brani a 4 mani con le mie compagne, avevamo 5 o 6 anni. Il nostro pubblico – oltre ai genitori – erano i bimbi di un asilo e mi ricordo che ci guardavano meravigliati, nonostante avessimo uno massimo due anni in più di loro!

Francesca Carola: Nella mia carriera mi è capitato spesso di lavorare con attori
Francesca Carola: Nella mia carriera mi è capitato spesso di lavorare con attori

Tuo rapporto con il Teatro.

Ti piace lavorare con attori? Le tue esperienze di musica con attori?

Nella mia carriera mi è capitato spesso di lavorare con attori: ho fatto alcune collaborazioni con Luigi Maio (abbiamo messo in scena Pierino il Lupo di Prokofiev con la sua voce recitante), con gli artisti del Piccolo Teatro in un allestimento del Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn trascritto per pianoforte a 4 mani, coro e voci recitanti, ho fatto spesso concerti con letture di testi e proiezioni di immagini, trovo che questa sia una soluzione molto accattivante anche per il pubblico, mi è capitato di mettere in scena spettacoli con musica e danza.

Mi è sempre piaciuta l’unione di musica e teatro, interessantissimo poter associare delle parole a ciò che si suona, sia quando c’è una storia e la musica, dunque, “commenta” e fa da cornice alle diverse situazioni, descrivendole con il suo linguaggio, sia quando una storia non c’è, ma si possono associare a quella musica poesie, racconti, letture, pezzi recitati.

Francesca Carola: Ascoltavo mia mamma esercitarsi mentre facevo i compiti

Pensiamo alle due fazioni che si sono create nell’800 tra chi pensava alla musica come Arte indipendente ed autosufficiente, un linguaggio autonomo e capace di comunicare da sola concetti e idee (Brahms), e chi invece era convinto di doverle associare immagini extra-musicali, siano queste suggestioni paesaggistiche, racconti, poesie, scene teatrali in grado di rendere più intellegibile quel brano musicale (Liszt e soprattutto Wagner, con la sua idea di Opera d’arte totale).

Io non credo che si debba per forza scegliere una o l’altra opinione, si possono perseguire entrambe le strade: la musica talvolta basta a suscitarci emozioni e trasportarci in altri mondi, facendoci immaginare qualsiasi cosa, altre volte è bellissimo vederla associata ad altre forme artistiche, indispensabile collegamento e prezioso commento sonoro (pensiamo ad un film senza colonna sonora!)

Musicisti che ami in particolare del passato e del presente

Non ho un “musicista preferito”. Mi sono spesso trovata nella mia vita ad avere dei periodi in cui ho magari una “fissa” per qualcuno: per esempio ci sono stati un paio d’anni in cui ho avuto il pallino di Prokofiev, ho letto tutte i suoi brani per pianoforte, ho eseguito in concerto la Sesta Sonata in quasi 50 concerti, ho eseguito il suo Terzo Concerto, facevo studiare ad allievi tantissimi suoi brani, ho letto sue biografie e analisi di brani, era il mio idolo anche come persona e caratterialmente. Poi mi è passata.

Ho avuto il “periodo Bach” e anche in quell’occasione suonavo tantissima sua musica, ascoltavo brani pianistici, cameristici, gli Oratori, le Cantate, i Brandeburghesi, avevo studiato le complesse simbologie numeriche e matematiche nei suoi brani. Mia nonna era insegnante di matematica e mi aveva spiegato la sezione aurea, i numeri di Fibonacci e avevo analizzato le Variazioni Goldberg trovando delle corrispondenze incredibili!

Francesca Carola: Al momento sto insegnando Pianoforte al Conservatorio

Poi anche il periodo Bach è passato. C’è stato un periodo Schumann, forse in corrispondenza di un momento tormentato e inquieto della mia vita: mi ero ritrovata nel suo complesso e intenso mondo interiore, così incredibilmente profondo e fragile allo stesso tempo. O anche un periodo Beethoven, con la sua incisività quasi violenta e la sua dolcezza infinita.

Nella musica c’è tutto, nei grandi compositori si trova ogni più piccola e sottile sfaccettatura dell’animo umano. Non ho musicisti preferiti perché ognuno è stato in grado esprimere il proprio mondo interiore in modo universale e in ognuno ritrovo una parte di me.

Francesca Carola: cerco di dare ai giovani gli strumenti per capire ed apprezzare l'enorme e prezioso patrimonio che è la musica classica
Francesca Carola: cerco di dare ai giovani gli strumenti per capire ed apprezzare l’enorme e prezioso patrimonio che è la musica classica

Qualcosa sul tuo lavoro di insegnante. Trovi che i ragazzi oggi abbiano un atteggiamento diverso nei confronti della musica classica?

Insegno da parecchi anni: ho iniziato nel 2005 in alcune scuole private (i Piccoli Musicisti di Milano e CMT di Cambiago), insegnando a bimbi dai 4 anni.

Ho ideato un mio metodo di introduzione allo studio del Pianoforte pubblicato dalla casa editrice CMT. Dal 2019 insegno Pianoforte pre-accademico al Conservatorio di Reggio Emilia e finalmente nel 2021 ho avuto la cattedra di Pianoforte principale, ho insegnato nei conservatori di Pavia, Rodi Garganico, Rimini e ora lavoro a Riva del Garda.

Trovo molto bello il poter comunicare ai ragazzi l’importanza della musica e dello studio di uno strumento, sia per una propria cultura personale, sia per la disciplina e l’ordine mentale che sviluppa, sia per creare un canale alternativo di comunicazione: i ragazzi hanno un incredibile bisogno di esprimersi e spesso il canale scolastico, familiare o delle amicizie non basta.

Io cerco di dare loro gli strumenti per capire ed apprezzare l’enorme e prezioso patrimonio che è la musica classica ed è una grandissima soddisfazione quando questo accade e quando riesco ad accendere una passione. Per qualche allievo è stato così: si sono poi iscritti in Conservatorio, hanno fatto concorsi, esami, e hanno trovato una direzione per la propria vita.

Spesso si crea un rapporto molto forte con i miei studenti ed è uno scambio reciproco di stima ed amicizia, non mi sono mai piaciuti quegli insegnanti che si mettono sul piedistallo e si fanno trattare da divinità, provocando solo ansia e senso di inferiorità nei propri studenti; non lo trovo giusto né costruttivo né particolarmente utile per i ragazzi.

Artisti di musica “leggera” che ti piacciono?

Per quanto riguarda la musica “leggera” in realtà non ho una vera e propria cultura in merito. Mi limito ad ascoltare alla radio quello che capita e ho notato che la musica “di consumo” è ormai sempre più usa e getta, canzoni brevi che durano qualche mese e poi vanno nel dimenticatoio generale.

Non c’è grande attenzione alla qualità di ciò che si produce né tantomeno all’approfondimento, ma si cerca di proporre musica facilmente comprensibile a tutti, orecchiabile, con testi semplici e su argomenti che di solito sono sempre gli stessi.

Questo non vuol dire che sia tutta musica banale, a volte ci sono spunti geniali, soprattutto dal punto di vista timbrico, viste le gigantesche possibilità della musica elettronica e digitale.

Francesca Carola: Trovo molto bello il poter comunicare ai ragazzi l’importanza della musica e dello studio di uno strumento

Quindi a fronte di melodie, ritmi, armonie semplici e oserei dire quasi elementari, si cerca di sviluppare l’originalità dal punto di vista delle sonorità e soprattutto dell’aspetto scenografico e spettacolare: è ovvio che un concerto di Vasco Rossi con tutto il suo impianto di luci, amplificazioni, immagini, costumi ha più presa sui giovani di un Concerto per Quartetto d’archi dove è richiesta la massima concentrazione e silenzio per cogliere le più piccole sfumature degli strumenti.

Quello che cerco di far capire ai ragazzi è che tolti questi aspetti scenografici e di forte impatto visivo, la musica di per sé è estremamente semplificata e ridotta ai suoi aspetti più rudimentali.

Inoltre tutte le canzoni si basano su soluzioni che i compositori di musica classica hanno abbandonato secoli fa per passare a soluzioni più moderne (per capirci la musica leggera è basata sulla tonalità e sul ritmo regolare, cose che già da fine ‘800 sono state superate per altre soluzioni come la atonalità, altre scale musicali che non siano quella diatonica, il ritmo irregolare ecc.…); la musica leggera in realtà non è per niente moderna!

Cosa stai facendo e cosa farai nel prossimo futuro?

Al momento sto insegnando Pianoforte al Conservatorio e penso di continuare anche nei prossimi anni, visto che è un lavoro che mi piace ed un ambiente in cui mi trovo bene. Ho appena concluso un corso di Laurea magistrale in Musica d’insieme al Conservatorio di Milano con 110 e lode e sono molto contenta del mio percorso e dei musicisti con cui ho collaborato, con alcuni dei quali si continuerà sicuramente a suonare insieme anche in futuro.

Ho creato un interessante duo con il violinista e violista Cesare Zanfini e un Quartetto due pianoforti e percussioni con cui abbiamo in programma alcuni concerti. Mi sto dedicando anche alle incisioni discografiche: dopo due CD già prodotti (uno con lavori di Kalkbrenner, un altro con Schumann e Prokofiev) è appena uscito il terzo su Spotify con musiche di Liszt e del compositore vivente Francesco Marino.

Nel mese di novembre ho in programma l’incisione di un quarto CD, dedicato a Chopin e Kalkbrenner. Sono convinta che sia importante essere presente non solo nei concerti dal vivo, ma anche in digitale e in registrazioni, anche per lasciare una “traccia” del lavoro di noi musicisti, che altrimenti esisteremmo solo nei ricordi di chi ci ha ascoltato.

Come possiamo seguire la tua attività 

Di solito pubblico aggiornamenti sulla mia attività su Facebook, Instagram, LinkedIn, sul mio canale Youtube.

Top