“Club Confidential”: geostoria del clubbing di Lele Sacchi

La cultura clubbing e le rivoluzioni dancefloor raccontate dal dj Lele Sacchi: l’analisi di un fenomeno musicale internazionale a partire dagli aneddoti e le esperienze di una professione ultraventennale.

“Club Confidential”: geostoria del clubbing di Lele Sacchi
Lele Sacchi

Una delle questioni che continua a dividere da decenni generazioni di musicofili continua ad essere: i dj si possono considerare musicisti? No secondo i puristi che ritengono che per essere definiti tali sia come minimo necessario saper suonare uno strumento. Dagli anni ottanta invece, secondo altri, mentre ancora i giornalisti tentavano di definire il fenomeno della disco-music alimentando una serie di perplessità a riguardo, i dj hanno a poco a poco guadagnato una fama da neorockstar fino ad essere definiti veri artisti, riconoscendo loro sempre più influenza in ambito musicale.

Inutile negare che dal mondo delle discoteche di fine anni ’70 a quello del clubbing, negli ultimi anni i dj abbiano di fatto conquistato le ribalte mondiali occupando classifiche e spazi radiofonici e riempiendo locali divenendo un nuovo modello di riferimento per le nuove generazioni.

Lele Sacchi,
eclettico produttore discografico e promoter, speaker di Radio2, docente di Storia delle sottoculture musicali allo IED e naturalmente dj, interrogandosi su questo mestiere, oramai non più confinato ad una consolle ma vera impresa, ha messo in rilievo non solo i lati ludici e goderecci di questa figura ma anche quelli più logoranti per mente e fisico, nonostante l’apparente paradosso di “far festa per mestiere”.
Il punto è che il dj, rispetto a quando mosse i primi passi, deve oggi occuparsi di tanti altri aspetti oltre alla musica come la promozione o l’aggiornamento in merito a nuove competenze riguardo impianti e licenze. Questo è uno dei dati che emerge dalle pagine di Club Confidential (Hoepli, 2018), che a partire dagli aneddoti personali e professionali dell’autore tocca le tappe e i nomi fondamentali del clubbing mondiale, dai primi vagiti a New York alle periferie industriali di Chicago, da Ibiza a Berlino passando per i paesi arabi: così si delinea la storia culturale di uno dei fenomeni di massa più importanti degli ultimi 50 anni.

“Club Confidential”: geostoria del clubbing di Lele Sacchi 1
“Club Confidential” (Utet, 2018)

Cosa significa clubbing?
Sacchi spiega che deriva dalla parola inglese ‘club’, circolo privato reinventato da David Mancuso che a fine anni ’70 condivise nel suo loft amore per la musica e trasgressione. Così la dance cominciò a guadagnare il suo posto nel mondo discografico lanciando la moda dei club. E così quattro decadi più tardi quei fanatici proto-nerd collezionisti di vinili chiamati disc jockey sono arrivati a riempire stadi, suonare in immensi festival e scalare le classifiche dei dischi più venduti.

Un fenomeno che, come si scopre leggendo, non è indissolubilmente legato alla musica elettronica – per definizione risultato del processo creativo che produce suoni attraverso i sintetizzatori che però appunto non sempre coincide con la culture club, il cui obbiettivo è semplicemente ballare.

Tante le curiosità svelate o i pregiudizi infondati
di una professione sempre più evoluta e influenzata dall’avvento del digitale, che ha persino agevolato una parità di genere assolutamente impensabile fino a qualche decennio fa quando i negozi di vinili erano di dominio maschile. Senza considerare che se oggi è una figura dell’entertainment socialmente all’avanguardia, apprezzato dalle aziende per la capacità di creare, le attrezzature fino all’avvento del digitale richiedevano una conoscenza al limite del perito elettronico e ogni dj girava materialmente con il proprio flight case colmo di vinili.

È proprio così che si apre il libro di Lele Sacchi, quando ancora ventenne ricerca le chiavi della macchina per caricarci il suo flight case di 78 vinili prima di una festa.

Milanese d’adozione, Sacchi nasce a Pavia nel 1975 da una famiglia che ama la musica
e assolutamente affascinato dai vinili. Da allora ha vissuto da disc jockey protagonista l’evoluzione della scena elettronica, house e alternativa, italiana e internazionale, dagli esordi in piccole feste di provincia di Pavia ai primi lavori per etichette discografiche, da Radio Ticino, al periodo londinese come inviato della rivista “Rumore” e lettore di NME e Melody Maker. In quegli anni impara a far girare i dischi giusti per far ballare il suo pubblico, passando anche per i locali di Milano che hanno fatto la storia del clubbing come i Magazzini Generali degli anni d’oro alla residenza come deejay al Tunnel, passando per la fondazione e direzione di Elita Festival, suonando poi in molti club di musica elettronica più importanti al mondo; da più di vent’anni è un riferimento della scena club italiana e internazionale.

In questo esordio letterario, a metà tra romanzo di formazione e saggio sulla culture club, Sacchi parla in maniera lucida come ci si informava negli anni ‘90 quando ancora non esistevano blog o webzine o come ci si muoveva in quei numerosi locali notturni scomparsi a Milano – probabilmente estinti dalle tendenze di un’imprenditoria che sempre più premia il food – o di come è nato il Club to Club, uno dei festival più grandi in Italia e in Europa, analizzando la nuova dimensione oggi in bilico tra club cittadino e grandi raduni.

“Club Confidential”: geostoria del clubbing di Lele Sacchi 2
Lele Sacchi a Radio2

Ripercorrendo la storia della sua vita professionale e personale,
Sacchi, tra aneddoti, virgolettati, digressioni tecniche, dritte, giudizi, classifiche e nomi più importanti del settore conosciuti dall’adolescenza – alcuni visti nascere altri per sino portati in Italia la prima volta – analizza i cambiamenti dei costumi e della musica dagli anni 80′ a oggi, critica chi non considera musicisti i mischiadischi e sa fare solo tre accordi al basso, sfata il mito del vizioso popolo della notte, restituisce equilibrio e dignità ad una figura professionale – paragonato ad un cuoco come suggerisce il titolo ispirato a Kitchen Confidential di Anthony Bourdain probabilmente perché professione molto simile in quanto creativo artigiano e non puro artista – e riconsidera la visione della discoteca come tempio di perdizione e simbolo di consumismo sociale nel quale sintetizza e miscela in vent’anni tutte le tappe personali e mondiali più importanti del genere.

Confidential Club
è scritto con passione e puntualità, una mappa generazionale accessibile anche a chi è estraneo al genere, dai primi passaggi in radio alle mode, dai festival ai dj superstar, dalle discoteche della riviera ai club internazionali, analizzando sottoculture, trend giovanili e riflettendo sui cambiamenti nel mondo della musica e nelle abitudini del buon ascolto.
Confidential Club è la storia culturale di uno dei fenomeni di massa più importanti degli ultimi 50 anni ma ancora sospetto in Italia anche se in tutto il mondo si continua a fare cultura anche nel buio di un dancefloor. Sicuramente un punto di vista interessante rispetto diversi i pregiudizi imperanti che aiuta a liberare da certi stereotipi accostando ad esempio la cultura club al punk, generi accomunati dal concetto di autoproduzione che ha permesso l’ascesa di molti artisti underground ora milionari.

Un libro di circa 240 pagine
interessante non solo per chi vuole conoscer questo mondo ma anche per chi è addentro ai meccanismi del clubbing contemporaneo, che cerca di spiegare perché sono esplosi i cachet degli artisti, il rapporto critico tra droghe e musica dance, gli effetti dell’accresciuta fama e popolarità dei dj e l’ingenuità degli anni ’90.
Il tutto con uno stile assolutamente scorrevole e un tono confidenziale da backstage, argomentato tra capitoli storici e cronache giornalistiche con la disinvoltura di chi sa cambiare il ritmo al momento giusto – interessante la parte sulla politica clubbing e il food poisoning.

Un’occasione per mettere insieme tutti quegli elementi sparsi, credenze e nozioni sul clubbing,
permettendo di decodificare meglio, in una vasta ricognizione, quanto accaduto negli ultimi vent’anni, senza elogi né condanne: solo la visione lucida dell’autentica esperienza di chi è rimasto se stesso senza focalizzare solo su certi aspetti, grande pregio di questo libro, orientando i lettori a considerazioni credibili ed empatiche, tra le sfaccettate dinamiche del mondo clubbing. Una lettura interessante per tutti.

Condividi su:
Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
Top