Cinico Angelini, il direttore della “musica popolare”

120 anni fa nasceva Cinico Angelini: vogliamo ricordarlo così 

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
La nuova puntata di Musica Maestro è dedicata a Cinico Angelini

Cinico Angelini, uno dei più grandi direttori d’orchestra italiani di sempre. Proprio pochi giorni fa, il 12 novembre, ricorreva il 120esimo anniversario dalla sua nascita.

Così questa settimana, dopo aver celebrato il suo più noto rivale Pippo Barzizza, omaggeremo proprio Cinico Angelini nella nostra rubrica Musica Maestro.

In realtà Barzizza era solo il suo più acerrimo amico, in una carriera fatta di grandi contrapposizioni, vere e presunte (da Trovajoli a Anepeta).

Del resto i personaggi leggendari sanno creare leggende intorno a sè, sotto ogni punto di vista. Il curriculum del Maestro lo dimostra.

Cinico Angelini, familiarmente detto “Il C.”, si dedicò allo studio del violino a soli dodici anni.

Entrò a far parte di un piccolo complesso appena maggiorenne, per poi fondare un’orchestra con la possibilità di suonare presso la sala Balakowsky e la sala Gay di Torino. Lì venne notato da Umberto di Savoia, diventando così il direttore musicale di vari eventi a palazzo Reale.

Nel 1925 si trasferì in America, dove assorbì lo swing e il jazz che avrebbero influenzato anche il suo stile che, nell’immaginario popolare, era solamente quello della musica tradizionale. Senza dubbio si ispirò, nella sua carriera, ai modelli delle orchestre classiche. Non va dimenticato però che, successivamente, sarebbe stato persino accusato di eccessiva esterofilia dalla radio di Stato, proprio per quella passione jazz.

Tornato‏ in Italia, diresse la Perroquet Royal Jazz per poi fondare finalmente la sua Orchestra Cinico Angelini.

Nel 1933 entró nella scuderia della allora EIAR. Fu così alla direzione della prima orchestra da ballo italiana che trasmise musica leggera alla radio.

A settembre 1939, la sua orchestra insieme a quella di Barzizza (la Cetra) fu protagonista di una tournée in tutta Italia.

Fu proprio per avvicinarsi al gusto nostrano ed evitare le accuse di esterofilia in pieno regime fascista, che Angelini decise di adottare, come sigla della sua Orchestra, la melodica C’è una chiesetta.

Dopo aver suonato, negli anni della guerra, presso ospedali e caserme, ecco che negli anni Cinquanta si presentarono le occasioni dei grandi Festival.

Cinico Angelini fu da subito protagonista a Sanremo, divenendo una delle figure più storiche e iconiche della nostra musica. Fu proprio lui a dirigere per la prima volta l’orchestra al Casinò di Sanremo dando inizio alla più grande kermesse canora di sempre.

Orchestratore e arrangiatore di brani diretti da lui, Cinico Angelini si impose così come un musicista assoluto.

Carattere rigido, contrario a ogni atteggiamento divistico: il Maestro si fece rispettare, secondo la leggenda, non senza importanti discussioni con i suoi orchestrali e cantanti.

Ritiratosi nel 1964, fu richiamato in qualità di ospite al Festival nel 1975 per alleggerire il clima di protesta creatosi tra cantanti e organizzazione. Un direttore, d’altra parte, è anzitutto qualcuno che sa tenere le redini e ricuce ogni frattura.

Nel 1977 si ritirò definitivamente con una serata di grandi successi del passato a Bussola (Viareggio).

Cinico Angelini rimarrà per sempre il direttore che fece esprimere i nostri interpreti con il loro bel canto: da Nilla Pizzi a Togliani, Duo Fasano, Carla Boni e Latilla. Le loro voci venivano inserite nell’impasto strumentale, creando così un suono del tutto particolare.

Non fu mai compositore, ma arrangiò pezzi passati alla storia quali Grazie dei fior, Mambo gitano, Occhi languidi, Crescendo in swing.

Cinico Angelini è, ancora oggi, una delle figure di riferimento per tanti direttori d’orchestra. La sua gestualità e il modo di osservare i musicisti, sotto il suo comando, sono una vera scuola per chiunque faccia questo mestiere, anche a distanza di ormai cento anni dal suo esordio.

Insomma, se oggi possiamo parlare di direttori d’orchestra sapendo di quale mestiere parliamo, lo dobbiamo a Cinico Angelini, che per primo avvicinò quel ruolo al linguaggio popolare. Proprio come la sua musica che, tuttavia, non rinunció mai a sfumature davvero raffinate. Alla faccia di chi pensa che “popolare” sia un offesa..

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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