Tra cinema e Teatro. Il cinema è sogno, magia, effetti speciali; il teatro è sangue, sudore, scambio continuo col pubblico

Fabrizio Kofler: volevo vivere le avventure dei miei beniamini
Fabrizio Kofler: L’arte è Libertà

Fabrizio Kofler ha studiato cinema e teatro presso il Faro Teatrale di Milano, frequentato seminari intensivi di recitazione con Arianna Scommegna, Greta Seacat, Dominique De Fazio, Piero Mazzarella

È stato autore in un programma di Paolo Limiti su Rai 1 e responsabile Ufficio stampa della Cecchi Gori Group a Roma. Come aiuto regia lavora da anni con il regista Alberto Oliva, anche in Opere liriche prodotte da Adads Accademia Dell’Arte e dello Spettacolo. L’ultima collaborazione è stata una produzione del Teatro Franco Parenti: “Il Sosia” di Fedor Dostoevskij con Elia Schilton e Fabio Bussotti.

Ha debuttato al cinema nel 2016 nel film “Un amore di misura” di e con Renato Pozzetto. Ultima partecipazione cinematografica nel ruolo di uno chef stellato nella commedia “La cena perfetta” con Salvatore Esposito e Greta Scarano. Nel 2004 ha prodotto il cortometraggio “Foglie” di Gabriele Fonseca, con Piero Mazzarella e nel 2014 il lungometraggio “Ci Vorrebbe un Miracolo” di Davide Minnella, commedia sui mali che affliggono il nostro mare con Elena Di Cioccio.

Con due amici attori ha costituito il KKTheater che ha prodotto il monologo “Zigeuner Zigoiner”, andato in scena con sua regia nel 2021-2022, e “Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello, che ha interpretato e diretto nel 2022.

Molti i classici che ha avuto modo di affrontare, come attore, in teatro, tra cui ricordo: Edipo Re, Molto rumore per nulla, Antigone, Macbeth, L’importanza di chiamarsi Ernest, Sogno di una notte di mezza estate,

A che età hai scoperto la tua passione per la recitazione? 

Ho avuto ben chiaro sin dai sei anni che avrei recitato. È stata una scelta. Cinema e Teatro sono sempre stati uno sprono per informarmi e conoscere. Volevo anch’ io poter vivere le stesse avventure dei miei beniamini, innamorarmi perdutamente, viaggiare e scoprire quei luoghi del mondo che ” un giorno avrei visto anch’io”.  E così, fortunatamente, è stato.

Prima esperienza di palco?

Una sostituzione: il Principe di Galles in ” Kean, genio e sregolatezza” di Alexandre Dumas padre. Il regista Massimo Sabet me lo propose al nostro primo incontro circa 20 anni fa. Oggi siamo amici fraterni e sono fiero di essere il suo “attore feticcio” dal momento che mi ha diretto in tanti suoi lavori.

Fabrizio Kofler: volevo vivere le avventure dei miei beniamini 1

Hai sempre recitato sia in teatro che al cinema. Dove ti trovi più a tuo agio?

Entrambi. Il cinema è sogno, magia, effetti speciali. Ha quel tocco glamour delle interviste, del red carpet, dell’eccitazione nel vederti sullo schermo dopo tanti mesi dalla fine delle riprese. Il teatro è sangue, sudore, scambio continuo col pubblico. Se non c’è relazione cosa si va a fare in scena? Ai grandi teatri preferisco i teatrini off, gli spazi privati come quello di ” Portiamo il teatro a casa tua” di Maria Grazia Innecco dove il pubblico è parte dello spettacolo.

Tuo rapporto con la musica. Esperienze teatrali in cui la musica aveva un ruolo importante?

È fondamentale, la ascolto in macchina, a casa, canticchio tutto il giorno. “Grease” dove interpretavo Danny Zucco non sarebbe stato un successo mondiale senza quella musica. È stata essenziale a teatro in due spettacoli: “La Signora delle camelie” e “Le cinque rose di Jennifer”, testo splendido dove la musica e le canzoni sono “voci” con cui il protagonista si relaziona.

Hai studiato musica, canto? 

Da piccolo ho preso lezioni di pianoforte ma dopo un infortunio alla mano non ho più suonato. Ho studiato canto e solfeggio al Faro Teatrale a Milano e continuo a seguire gli insegnamenti del maestro Egidio La Gioia, interprete di tantissimi musical come Tommy, Evita, Jesus Christ Superstar …

Musicisti classici o di “leggera” che ami in particolare?

Ascolto molte colonne sonore e i neoclassici: Hans Zimmer, Max Richter, Jóhann Jóhannsson, Ludovico Einaudi, James Newton Howard, Yann Tiersen, Michael Giacchino, Alexandre Desplat, ma la lista sarebbe lunghissima. Franco Battiato. Tra i musicisti classici apprezzo Debussy, Beethoven, Bach, Saint-Saëns, Brahms, Mozart, Satie. La musica che amo di più? Jazz e Blues

Fabrizio Kofler: volevo vivere le avventure dei miei beniamini 2
Fabrizio Kofler ne “Le cinque rose di Jennifer” , la musica e le canzoni sono “voci” con cui il/la protagonista si relaziona

Ritieni che il ruolo dell’artista oggi abbia la stessa importanza che poteva aveva una volta, nel senso di poter incidere nel sociale? 

Deve averlo, sempre. Grandi battaglie sono già state vinte in passato grazie ad Artisti che hanno aperto la strada per la conquista dei diritti civili. Oggi più che mai in Italia, dobbiamo tutti godere delle stesse libertà di espressione, di culto, di amare chi si sceglie “senza se e senza ma”.  L’arte è Libertà, pone domande, mostra “Altro” e l’altro, realtà che non si conoscono, realtà che evitiamo volutamente perché costringono a fermarsi a riflettere.

Cosa stai facendo e cosa farai nel prossimo futuro?

A dicembre sono in scena con “Arte” di Yasmina Reza, con la regia di Umberto Terruso. Come regista sto provando “Gong-tempo scaduto” un testo originale scritto dall’attrice Roberta Ginelli che debutterà a fine novembre e da Gennaio 2023 inizierò le prove di un personalissimo “Zoo di vetro”. La maggior parte delle energie le sto dedicando al Politeatro, un bel teatro che ha una nuova illuminata gestione e alla ricerca di nuovi testi da portare in scena con il mio KKTheater.

Come possiamo seguire la tua attività?

Col passaparola. Non uso i social, non ho ufficio stampa, né agente.  Mi si trova spesso al Politeatro in viale Lucania 18 a Milano oppure mi si può scrivere a: produzione@kktheater.com

Luce Crystal: sogno di continuo il palco di Sanremo, e di scendere quella scalinata

Luce Crystal ... oltre i luoghi comuni della nostra società
La gavetta nei villaggi e nell’ animazione sicuramente mi è servita

 

Nata a Santeramo in Colle Luce Crystal ha iniziato a lavorare nel campo dello spettacolo in una radio locale nel 2010.

In seguito, è stata chiamata a calcare un importante palco per un festival internazionale di voci nuove. Speaker, conduttrice di format per tv regionali e nazionali, è venuta a contatto con grandi vip dello show business italiano, quali Valeria Marini, Mariella Nava, Fabio Canino e tanti altri ancora.

Ha esordito come cantante con il suo singolo Frammenti”. Nel 2019 ha gareggiato alle semifinali di Area Sanremo con il brano “Soli che tramontano.

Entrambi i brani sono stati scritti dal cantautore barese Luca Laruccia. Nel 2020 Danny ha dato spazio e vitalità alla sua altra dimensione, diventando Luce.

Nel 2021 ha lanciato “Codici a barre”, scritto dal cantautore Gioele di Tommaso e con la produzione artistica curata dal produttore Gianni Testa, un brano intenso che vuole sfatare i luoghi comuni e gli stereotipi ancora vivi nella nostra società. Al momento è una tra le Performer più ambite.

A che età hai iniziato a proporti in pubblico recitando o cantando?

Ho cominciato a cantare a sei anni, in prima elementare con le amiche ci ritrovavamo a casa loro ed inscenavamo già i primi spettacoli, con tanta musica, e a imitare il Festival di Sanremo.

In famiglia ti hanno facilitato in questo o ostacolato?

Inizialmente sicuramente ho vissuto delle difficoltà con la mia famiglia, che oggi però è la mia prima sostenitrice, e ringrazio Dio ogni giorno di averli vicini.

Luce Crystal Denny Bitetti: Ho cominciato a cantare a sei anni
Luce Crystal Denny Bitetti: Ho cominciato a cantare a sei anni

Lavori molto con la musica, l’hai studiata?

Nel 2020 ho pubblicato con Joseba Publishing (produzione artistica di Gianni Testa), il singolo “Codici a Barre”, che presto uscirà in una versione tutta nuova da ballare, che mi auguro lotterà con le altre hit nelle classifiche musicali.

Posso definirmi autodidatta non avendo mai studiato canto, ma ho preso qualche lezione di solfeggio, che mi ha aiutato nell’ emissione della voce e nel respirare correttamente col diaframma.

Qualcosa sul tuo lavoro in radio…

Dal 2010 al 2022 sono stati 12 anni meravigliosi con la radio. Ho avuto la fortuna di intervistare nomi illustri della musica e dello show-business come Mariella Nava, Fabio Canino, Valeria Marini, Dada Loi (vocal coach di Tale e Quale Show), Francesco Boccia, Paolo Vallesi, Red Canzian, e tanti altri ancora. È stato molto formativo per me vedere loro, sentire loro. Mi ha caricato molto.

È stato importante per te avere avuto esperienze di animazione?

La gavetta nei villaggi e nell’ animazione sicuramente mi è servita per gestire i rapporti con il pubblico, davanti a platee di 1000, 3.000, 5000 persone!

Luce Crystal ... oltre i luoghi comuni della nostra società
Luce Crystal

Che tipo di musica ti piace ascoltare? Anche classica o solo leggera? Qualche artista di riferimento?

Ascolto ogni genere musicale, principalmente pop, musica d’autore. Ho un’adorazione per Mina, ma anche mi piacciono Vinicio Capossela e Franco Battiato.

Cosa stai facendo al momento e cosa farai nel prossimo futuro?

Domenica 9 Ottobre nel mio paese originario, Santeramo In Colle, porterò in scena con le mie colleghe “Il Varietà”, spettacolo di arte varia che ho scelto di chiamare così per il richiamo agli show degli anni d’oro della Rai, con una gara di artisti emergenti all’ interno, dando spazio anche alla moda. Lo spettacolo avrà un presidente di giuria d’ eccezione: Alessandro Cecchi Paone.

Siccome sogno di continuo il palco di Sanremo, e di scendere quella scalinata che ha terrorizzato anche le più veterane dello spettacolo, vorrei che mi aiutassi a fare un appello ad Amadeus, uomo di spettacolo di una grande sensibilità ed intelligenza, che possa portare l’immagine di una performer agguerrita e del Sud nella città dei fiori.

Certamente! Te lo auguro! Amadeus accendi la Luce!

Ahaah! Inoltre, sto lavorando ad altri due spettacoli per il teatro, che saranno pronti per la primavera del 2023, uno dei quali racconterà la mia storia.

Altra novità: molti mi stanno chiedendo di raccontare la mia vita in un libro e chissà che non sia già al lavoro per realizzarlo…

Come possiamo seguire la tua attività?

I miei contatti social: Instagram: luce_crystal_performer

Facebook:  Luce Crystal Denny Bitetti

Grazie Luce, e a presto rivederci!

Barbara Massa: uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie

Barbara Massa: quando l'arte è energia ...
Barbara Massa: ho fatto del Teatro uno strumento preferenziale per l’impegno civile

Ha iniziato la propria formazione al ComTeatro sotto la direzione artistica di Claudio Orlandini, una volta terminato il percorso, ha continuato a formarsi attraverso la partecipazione costante a seminari, corsi di perfezionamento e workshop con maestri quali: Filippo Usellini, Enrica Barel, Lee Colbert, Giulia Bacchetta, Alessandro Zatta, William Medini, Luca Stetur, Arianna Scommegna, Alessandro Castellucci.

Fonda nel 2008 l’Associazione Teatrale Culturale Messinscena nella quale ricopre il ruolo di Vicepresidente, Direttore Artistico, autrice, regista e insegnante dei Laboratori Teatrali adulti (1° – 2° – 3°- 4° livello), Laboratorio Preadolescenti, Adolescenti, e un Laboratorio per la terza età.

Riceve nel 2015 dall’Amministrazione Comunale di Buccinasco un Attestato di Benemerenza per la competenza in campo artistico e la sensibilità alle tematiche sociali e politiche, temi ricorrenti delle sue rappresentazioni teatrali.

Nel 2016 arriva la prima esperienza cinematografica da co-protagonista nel film “Crux Man” per la regia di Filippo Grilli.

Fonda nel 2017 Artènergia, Associazione Teatrale Culturale di Buccinasco (APS), dove riveste il ruolo di Presidente, Responsabile della didattica, regista, e insegnante. Nel 2017/18 comincia la sua collaborazione con William Medini con il quale conduce Laboratori Teatrali per Bambini, Pre-adolescenti e Ragazzi.

L’incontro con il maestro Medini l’avvicina alla tecnica del Teatro Corale e di strada e alla poetica del clown.

Successivamente con Giulia Bacchetta nasce “La solitudine dei numeri primi” (un progetto formativo destinato ad attori professionisti, sulla tecnica nel linguaggio del monologo teatrale), realizza il progetto “Teatro Civico”, rivolto ai ragazzi delle scuole superiori, a cui fa seguito “Dante in jazz.

Tutta un’altra commedia” (rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado), volto a fornire una diversa lettura e quindi un diverso sguardo sulla Divina Commedia

Nel corso della sua attività ho firmato oltre quaranta regie; è autrice di otto testi teatrali e ha firmato la drammaturgia di quindici spettacoli.

Negli ultimi anni come attrice predilige la forma del monologo.

Giochi che facevi da piccola che hanno a che fare con quello che fai ora?

Da bambina sono cresciuta nei cortili e sulla strada.

“Vado giù di sotto a giocare” si diceva a casa mia e “Giù di sotto”, a seconda della temperatura, era: nei mesi più tiepidi le strade che facevano quadrato intorno alla mia casa e, in quelli più freddi, i portoni e le scale.

Da maggio a settembre, ovviamente, si stava sulla spiaggia. In casa, quindi, stavo molto poco, solo quando ero malata oppure quando “giù di sotto” non c’era nessuno.

Tuttavia sono i giochi di casa, con le mie due sorelle (una di un anno più piccola ed una di un anno più grande) che hanno, seppur lontanamente, qualche cosa a che fare con quello che faccio ora.

Il primo era il gioco dell’accampamento: chiuse nella nostra stanza si costruiva un accampamento con i lenzuoli del letto e talvolta tirando giù le tende dalle finestre.

L’accampamento era sempre nel deserto e ciascuna di noi aveva la propria abitazione che arredava di tutto punto, trasformando ogni oggetto trovato in giro in qualche cosa di funzionale per l’arredo.

Io, ad esempio, avevo un mangia dischi arancione, che suonava solo 45 giri, piatto, con una griglia di buchini sulla sommità che lo faceva sembrare un fornello perfetto e che le mie sorelle invidiavano moltissimo.

I mariti erano sempre tutti rigorosamente morti in guerra e noi passavamo la giornata, prima a costruirci la casa, e poi a raccontare ciascuna la storia della propria famiglia. Non succedeva mai niente in realtà.

Si raccontava solo. Il gioco terminava sempre con mio padre che, tornato dalla facoltà, entrava in camera interpretando ogni volta una calamità naturale diversa: un giorno era un tifone, un giorno un terremoto, una bufera di neve ecc. Distruggeva tutto e ci inseguiva per la stanza.

Noi si aspettava il suo arrivo con grande trepidazione. Era il momento più bello.

Barbara Massa: amo l’opera. Credo che questo dipenda dal fatto che ho cominciato ad ascoltarla quando ero molto piccola
Barbara Massa: amo l’opera. Credo che questo dipenda dal fatto che ho cominciato ad ascoltarla quando ero molto piccola (Foto © Monia Di Santo)

Il secondo gioco era quello della televisione. Lo si faceva solo da mia nonna che era alta un metro e cinquanta e portava il 35 di piede. Lei ci metteva a disposizione la camera degli ospiti e la sua scarpiera, permettendoci di indossare le sue scarpe.

Io ne sceglievo sempre un paio di raso nere, che aveva comprato a Parigi e che mi piacevano tantissimo. Poi si metteva la musica e ci si esibiva.

Le regole le dettava Emanuela, che era la più grande e la più prepotente: aveva stabilito che lei fosse Raffaella Carrà (anche se io l’ho sempre trovato molto ingiusto perché l’unica bionda di famiglia ero io), mentre a me a aveva assegnato Orietta Berti (!) e ad Annalisa Iva Zanicchi.

Infine c’era il gioco del Postalmarket, un catalogo di acquisti per corrispondenza che andava a quei tempi. Il gioco consisteva nel prendere il catalogo e tirare, a turno, un dado.

Ciascuna sfogliava il numero di pagine deciso dal lancio del dado e poi sceglieva la donna che, tra quelle che la sorte le aveva rifilato, la ispirava di più. A quel punto doveva raccontare chi era quella donna, perché era vestita così, dove si trovava ecc.

Dimmi tre autori teatrali, tre musicisti di musica classica e tre cantanti o cantautori di musica leggera che ami particolarmente e perché

È difficile, molto difficile. Oggi direi questi ma se me lo chiedi tra tre mesi potrebbero essere altri…a parte l’ultimo che rimane fisso.

1)     Franca Rame (e Dario Fo): perché credo che le loro opere (era soprattutto lei a scrivere) vivano di un’indiscussa credibilità e un coraggio politico straordinario.

2)     Ionesco: delle sue opere mi ha sempre affascinato la rappresentazione del tragico, espresso attraverso un humor aspro e amaro. Un linguaggio senza senso, tragicamente banale, per raccontare l’incomunicabilità di un mondo spesso estraneo e ostile. Lo trovo geniale.

3)    Shakespeare‎: lo amo così tanto che l’ho letto e visto in tutte le salse ma non l’ho mai portato in scena né come attrice né proponendolo nei saggi come formatrice. Non mi sono mai sentita all’altezza.

A proposito di classica, Io amo l’opera. Credo che questo dipenda dal fatto che ho cominciato ad ascoltarla quando ero molto piccola.

Mio padre il sabato e la domenica mattina, dopo aver fatto colazione rigorosamente a letto, si alzava, andava in bagno e gridava: “Che mi si metta la musica!”. La casa veniva letteralmente inondata dalle note e dai fraseggi di un’opera lirica tutto ad altissimo volume affinché lui potesse ascoltarla dal bagno mentre si lavava. Era un rito irrinunciabile.

Quindi se dovessi scegliere direi: prima tra tutte la Traviata e tutti i cori verdiani, poi la Bohème, la Butterfly e la Tosca. Quindi Verdi e Puccini. Ma ammetto che non potrei stare senza Chopin, Bach e Brahms.

Musica leggera…Difficile ma se dovessi scegliere metterei sicuramente Francesco Guccini, Accademia Teatrale Musicale e Jeff Buckley che con “Lover, you should’ve come over” ha scritto il brano più bello della storia della musica…per me naturalmente.

Barbara Massa: uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie
Barbara Massa: uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie (Foto © Emanuele Limido)

Spettacoli tuoi in cui la musica aveva un importante ruolo che ricordi in particolare?

Non amo utilizzare molta musica nei miei spettacoli. Cioè la uso, ma con parsimonia. Non mi piace la musica quando completa, imbocca o suggerisce.

La musica mi piace solo quando evoca e usarla così è difficile, bisogna essere bravi. Se ci riesco lo faccio se no, no.

I lavori nei quali la musica ha avuto un ruolo importante sono stati sicuramente “Frida. Il pennello del dolore” e “Accarezzami musica” e lo sarà, per come lo sto costruendo, “Via Rasella. L’ordine è già stato eseguito” (in scena ad aprile), ma sono tutti spettacoli teatrali musicali dove condivido il palcoscenico con musicisti e dove la musica racconta una sua storia e non accompagna l’attore in scena.

Ciò detto devo dire che uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie. Mi metto un paio di scarpe comode, esco, cammino come un criceto, e ascolto musica , preferibilmente musica che non conosco, navigando tra play list di ogni genere, ascoltando autori sconosciuti fino a quando non mi imbatto in qualche cosa che,  senza nessuna ragione apparente, mi apre qualche canale e mi stimola l’immaginazione e allora magari su quel pezzo ci costruisco l’idea di una scena o ci trovo la direzione  per qualche cosa che sto scrivendo, ma poi, praticamente mai, quella musica viene utilizzata nello spettacolo. È capitato, ma molto raramente.

Reciteresti e canteresti in un musical?

Sono sempre stata intonata ma non so cantare. La mia estensione vocale è scarsa e ho una voce che non possiede alcuna grazia; tuttavia, se mi venisse proposto un musical lo farei, specificando che mi servirebbe qualcuno di molto bravo che mi prepari, ma è un’esperienza che farei.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Sono sempre stata particolarmente sensibile alle tematiche educative e sociali, per questo ho fatto del Teatro uno strumento preferenziale per l’impegno civile, ambito nel quale mi sono sempre impegnata ed espressa attraverso la pratica teatrale come attrice, regista, drammaturga e formatrice.

I miei progetti Teatrali sono tutti volti all’obiettivo di rendere il Teatro uno strumento per sviluppare e promuovere l’integrazione e l’inclusione e combattere la solitudine sociale.

Grazie e a presto!

Potete seguire l’attività di Barbara Massa al link https://www.arte-energia.it/

Letizia Bravi: fare l’attrice è stata una scelta fisiologica, una strada che sentivo fosse quella giusta per me

Letizia Bravi: attrice, direttrice artistica e project manager
Letizia Bravi: l’esperienza umana e su palco fu così intensa che il giorno dopo, con molta naturalezza, ho realizzato che “da grande faccio l’attrice”

Diplomata presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano, ha conseguito anche una Laurea triennale in Discipline artistiche, musicali e dello spettacolo (Dams) presso l’Università di Torino e un Diploma di maturità linguistica.

È co-fondatrice dell’APS Amleta (associazione con lo scopo di contrastare le discriminazioni di genere nel mondo dello spettacolo) e ideatrice, direttrice artistica e project manager di Satiri di Storie Festival – festival della satira, a Piacenza

È co-fondatrice della compagnia teatrale Guinea Pigs.

Molti gli spettacoli teatrali a cui ha partecipato (ricordo per brevità solo “Atti di Guerra”, “Orfeo Euridice”, “Il fu Mattia Pascal”, “Romeo e Giulietta”, “Tre sorelle” e “Il gabbiano”), al cinema in “Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio, in tv in “Crozza nel paese delle meraviglie” e in decine di Spot & Commercials.

Autrice e producer del podcast Storie dalla quarantena, prod. Storytel, è attrice per video immersivi in realtà aumentata e Insegnante.

Nella sua formazione anche Tip Tap (livello base), karate e danza moderna.

Quando hai cominciato a vedere il palco come il tuo luogo privilegiato? 

A 17 anni partecipando al primo laboratorio di teatro con quella che poi sarebbe diventata una mia insegnante al Piccolo teatro di Milano, Laura Pasetti.

Dovevamo preparare uno spettacolo in due lingue, italiano e inglese, con la sua compagnia scozzese.

In quell’occasione, l’esperienza umana e su palco fu così intensa che il giorno dopo, con molta naturalezza, ho realizzato che “da grande faccio l’attrice”.

Non fu una decisione razionale ma nemmeno avventata, direi fisiologica, ho semplicemente individuato e poi seguito una strada che sentivo internamente fosse quella giusta per me.

Letizia Bravi: attrice, direttrice artistica e project manager
Letizia Bravi: la musica non è “di supporto all’azione scenica”, è essa stessa azione scenica, muove corpi, energie, emozioni, sensazioni

Hai studiato musica, canto?

Purtroppo non ho studiato musica ed è un mio grande rammarico e rimpianto. Avrei inoltre sempre voluto imparare a suonare uno strumento.

Ho cominciato qualche anno fa pianoforte ma tra tournée, spostamenti, impegni di lavoro ho dovuto subito rinunciare.

Non ho trovato un equilibrio che mi permettesse di integrare una pratica quotidiana al mio stile di vita.

Ho studiato canto moderno e, alla scuola del Piccolo Teatro, canto lirico scoprendo di essere un soprano leggero (anche se preferisco di gran lunga le parti dei contralti).

Il tuo rapporto con la musica… Cosa ascolti in privato? Musicisti o cantanti che ti piacciono in particolare?

Ascolto un po’ di tutto, dal pop al soul, all’indie, al rock italiano, cantautori vari.

Mi piace variare e assecondare tendenzialmente il mood di quel momento. Non riesco molto ad ascoltare il rap, il Metal. Anche la trap non mi emoziona particolarmente.

Ultimamente ascolto particolarmente La rappresentante di lista, Battiato. Fissi nella mia playlist anche Bowie, i Queen… Spazio un po’.

Spettacoli che hai fatto in cui la musica aveva un ruolo importante?

Negli spettacoli di Teatro Gioco Vita le musiche, composte da Paolo Codognola, hanno una rilevanza particolare perché gli spettacoli sono di prosa e ombre.

Di conseguenza, la musica deve riuscire a concertare insieme alle immagini e al cast e veicolare le emozioni della storia che si racconta.

Anche negli spettacoli della mia compagnia Guinea Pigs si dà molta importanza alla musica. Collabora con noi Gianluca Agostini, sound designer, e le musiche sono sempre originali.

Non dico mai che la musica è “di supporto all’azione scenica” quanto è essa stessa azione scenica, muove corpi, energie, emozioni, sensazioni. Senza di essa mancherebbe un pilastro fondamentale della drammaturgia.

Letizia Bravi: attrice, direttrice artistica e project manager
Letizia Bravi: sto lavorando ad un nuovo progetto con la mia compagnia Guinea Pigs che avrà come fulcro la questione della cittadinanza (Foto © Francescosummophoto)

Due parole sui Satiri e su Amleta?

Satiri di Storie Festival è un festival della satira che dirigo a Piacenza e che è alla sua sesta edizione.

Negli anni abbiamo avuto ospiti come Paolo Rossi, Il terzo segreto di satira, Laura Formenti, Lercio, Saverio Raimondo… e a breve annuncerò quelli di questa nuova edizione: il festival sarà tra poco, il 7 e 9 ottobre.

Amleta è un’associazione fondata da attrici su tutto il territorio nazionale che ha come scopo quello di contrastare ed evidenziare le discriminazioni e disparità di genere nel mondo dello spettacolo.

Focus importante è il tema della violenza, cerchiamo di sensibilizzare su una questione che è estremamente complessa delicata: siamo attrici e lavoriamo con il nostro corpo e la creatività nostra e di altre persone.

Il punto sono i confini superati i quali siamo nel campo dell’abuso e non dell’estro creativo. Non è purtroppo facile riconoscerli ma è importante non normalizzarli e, se possibile, denunciarli.

 Cosa stai facendo ora e cosa farai nel prossimo futuro?

Al momento sto lavorando ad un nuovo progetto con la mia compagnia Guinea Pigs che avrà come fulcro la questione della cittadinanza: cosa significa essere cittadini italiani? Cosa significa essere stranieri?

Poi il 3 ottobre debutta a Piacenza, nella mia città, “Cassandra” di Teatro Giocovita, uno spettacolo a cui tengo tantissimo.

Qui Cassandra non è la profeta del mito ma una giovane ragazza che vede e ha il coraggio di vedere quello che il resto del mondo dimentica o ignora: che la nostra casa sta bruciando.

E poi, appunto, a breve ci sarà anche Satiri di Storie Festival.

Come possiamo seguire la tua attività?

Tendenzialmente sui social anche se li uso più per condividere pensieri personali che come profilo professionale.

Sonia Grandis: ho cominciato a fare la maschera per poter assistere agli spettacoli e…la passione era scoppiata

Sonia Grandis: l’interpretazione in scena e la musica
Sonia Grandis: Il mio è un percorso “onnivoro” che mi ha portata ad indagare la comunicazione teatrale in tanti aspetti

Dopo il liceo classico, frequenta l’Università Cattolica di Milano dove si laurea in Storia del Teatro con una tesi sullo spettacolo barocco a Milano, segnalato al premio Ludovico Zorzi della fondazione Olivetti nel 1987.

Parallelamente si diploma in recitazione con Ernesto Calindri all’ Accademia dei Filodrammatici con medaglia d’oro e premio.

Svolge attività come attrice in teatro, televisione e radio, e con gruppi di musica contemporanea in varie performance e melologhi. Collabora con la scrittrice e giornalista Valeria Palumbo in reading su temi storici e del femminile rappresentati in vari festival e nei luoghi artistici curati dal Touring Club Italiano.

Docente in ruolo di “Teoria e Tecnica dell’interpretazione scenica” presso il Conservatorio Verdi di Milano, è referente del laboratorio di teatro musicale Cantarinscena, specializzato nella ricerca e riscoperta del repertorio italiano meno frequentato e ha recentemente curato la regia di Billy Budd di Giorgio Federico Ghedini su libretto del premio Nobel Salvatore Quasimodo e Suor Angelica di Giacomo Puccini.

Sonia Grandis: l’interpretazione in scena e la musica
Sonia Grandis: la mia passione è interpretare i testi altrui, prima di tutto come attrice

Ha interpretato nel 2018 il ruolo della regina Cristina di Svezia nel docufilm La Corda Spezzata dedicato al compositore Alessandro Stradella, regia Francesco Leprino.

Ha ideato con la psicoterapeuta Annapaola Giannelli il Festival Mitomania, conversazioni e contributi artistici sui miti fondativi della città (nel 2018 il mito di Ade nelle città di Ragusa, Siracusa e Messina, nel 2019 i miti delle Ninfe e del Fiume a Siracusa e Catania e nel 2020 a Enea) per cui è organizzatrice e ideatrice degli eventi spettacolari.

Ho avuto il piacere di lavorare con lei, anni fa, nel reading “Marilde Serao: come se fosse oggi”, con Valeria Palumbo e le musiche di Walter Colombo eseguite dal vivo.

Ora mi fa piacere farle alcune domande sulle sue molte attività.

Raccontami il tuo percorso dagli inizi

Il mio è un percorso “onnivoro” che mi ha portata ad indagare la comunicazione teatrale in tanti aspetti, dalla parola all’opera lirica, all’arte terapia, alla formazione didattica, nonché ai mezzi canonici di teatro e video.

Nei miei primi ricordi da bambina c’è il fascino del suono delle parole degli attori in televisione, così diverse dal lessico familiare o dal dialetto lombardo veneto dei nonni.

Sonia Grandis: la parola dei libretti d’opera ha rappresentato una sfida per renderla altrettanto importante come la grande musica
Sonia Grandis: la parola dei libretti d’opera ha rappresentato una sfida per renderla altrettanto importante come la grande musica

Facevo ancora le elementari quando mio padre mi ha iscritta a un corso di teatro tenuto da Adriano Vercelli, regista e uomo di raffinata cultura che ci fece esercitare su testi poetici e teatrali importanti con un grande rigore e anche con esercizi di tecnica già da attori professionisti impegnativi per chi era ancora bambino.

Poi ho cominciato a fare la maschera per poter assistere agli spettacoli e…la passione era scoppiata.

La tua esperienza all’Accademia, il tuo rapporto con gli insegnanti

Accademia dei Filodrammatici, tutti seduti a tavolino nell’allora severa stanza con i ritratti degli antichi Soci, lezione di umiltà del mio maestro Ernesto Calindri, prima di dare lettura del copione ci dice “Io non sono bravo come Gassmann, vi insegnerò quello che ho imparato …” o anche “ le battute comiche devono essere come pistolettate”…è stato un maestro severo e  accogliente al tempo stesso.

Da lui e da Teresita Fabris ho appreso il gusto per la “parola scenica” che poi ho messo a frutto anche cimentandomi in quel particolare genere che è il melologo, cioè musica su testo parlato e non cantato, nato nel settecento con Diderot, il più famoso dei quali è Enoch Arden di Richard Strauss, che ho fatto con Ruggero Laganà, ma poi ho  collaborato con moltissimi compositori contemporanei, come ad esempio Sonia Bo, Carlo Galante… di recente Rossella Spinosa su un testo di denuncia contro gli abusi della giornalista Monica Pelliccione, presentato a L‘Aquila in occasione del Premio nazionale Donna e che sarà replicato da novembre in varie città.

Il tuo lavoro al Conservatorio in cosa consiste?

Sono docente di Arte scenica: questa è la denominazione antica. Adesso si chiama Teoria e tecnica dell’interpretazione scenica. È un corso di teatro per cantanti lirici.

Una cosa che in genere non si sa è che le prime scuole di teatro sono nate nei Conservatori, con corsi tenuti anche da illustri maestri, che avevano anche denominazioni abbastanza affascinanti, tipo Corso di declamazione e storia universale.

È una tradizione italiana molto ricca. Il tipo di insegnamento è comunque basico, vista la finalità comunque lirica. Unire la recitazione e il canto è un processo molto più lento. Molti cantanti vengono da esperienze teatrali coltivate altrove.

Essendo docente di arte scenica al Conservatorio Verdi di Milano la parola dei libretti d’opera ha rappresentato una sfida per renderla altrettanto importante come la grande musica e i grandi personaggi messi in scena: non posso dunque che stupirmi ogni volta davanti ai versi di Lorenzo Da Ponte nella trilogia mozartiana!

Ma penso anche a recenti musical come London Road di Alecky Blyte e Adam Cork, racconto di cronaca nera, dove la musica trae i suoi moduli dal parlato delle interviste dei protagonisti.  Un nuovo recitar cantando? in fondo anche il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Tasso Monteverdi è un tragico delitto…

Sonia Grandis: l’interpretazione in scena e la musica
Sonia Grandis: l’interpretazione in scena e la musica

La tua passione di interprete e di regista

La mia passione è interpretare i testi altrui, prima di tutto come attrice, che rimane la mia vera natura, ma grazie al lavoro nel Conservatorio mi sono accostata anche alla messinscena come regista.

Una sfida nell’armonizzare grandi compositori, scene, costumi, luci, e soprattutto interpreti che sono la vera essenza e il vero corpo di ogni opera dal vivo, sottoposta ad ogni replica ad incessante metamorfosi.

Forse da qui il mio interesse per l’epoca barocca che oggi, in clima di pensiero fluido, ritorna attuale.

Ascolti musica leggera?

Certamente, col lavoro che faccio sono inserita in un mondo sonoro, musicale, continuo, di tutti i generi. Mi piace moltissimo Tosca e i cantanti che lavorano molto con la poesia, ecco.

Cosa farai prossimamente?

Ti indico i miei prossimi appuntamenti: consulenza artistica e partecipazione al Festival di letteratura al femminile Scrittrici Insieme presso il Castello di Somma Lombardo, Varese, presidente Helena Janeczek.

Poi la collaborazione con Rossella Spinosa per un progetto di letteratura e musica. Molto probabilmente, come attrice, una parte di cameriera in una commedia brillante al Teatro San Babila; e l’organizzazione del festival MITOMANIA dedicato a Eracle a Catania.

Essendo un attore teatrale preferisco esibirmi davanti ad un pubblico, perché il pubblico mi trasmette quell’emozione unica che mi ricarica di energia

Alessandro Cecchini: con il Cecco la Toscana è Divina. Ho sempre avuto la passione per lo spettacolo a 360 gradi
Alessandro Cecchini: Ho sempre avuto la passione per lo spettacolo a 360 gradi

Alessandro Cecchini in arte IL CECCO nasce a Firenze e fin da piccolo coltiva la passione per lo spettacolo.  Impara a suonare tastiera e chitarra e insieme al suo amico Emanuele Batelli crea il duo comico Cecco & Baracca. Partecipando a vari concorsi, nel 2002, con il duo Cecco & Baracca consegue il Trofeo “Aria Fresca”.

La passione per il video e il cinema lo porta a realizzare numerosi cortometraggi comici grazie ai quali realizza una serie di programmi televisivi che sono andati in onda in varie emittenti locali e nazionali.

Con uno dei suoi cortometraggi comici viene selezionato in RAI a “Nuovi Talenti Rai”, si laurea in Progettazione e Gestione eventi arte, musica e spettacolo e si dedica professionalmente al teatro proponendo spettacoli di cabaret e commedie per tutta la Toscana. Coltiva parallelamente il suo amore per la musica ed inizia a lavorare come cantate di piano bar in vari locali di Firenze. Ha fondato la compagnia teatrale “La Divina Toscana” insieme ai colleghi ed amici Emanuele Batelli e Giovanna Nicotra.

Firma la sua prima regia cinematografica con il film Adech dove nel cast vi è la partecipazione di Alessandro Benvenuti.

Consegue il premio “Pontevecchio” come riconoscimento artistico per la città di Firenze e il premio internazionale “Cristoforo Colombo” nella sezione teatro e cinema.

Negli anni si specializza come insegnante di teatro comico e realizza vari corsi teatrali formando un Laboratorio di Teatro Comico.

Un suo stornello dal titolo Volevo far la dieta è stato selezionato in una puntata su RAI PLAY al nuovo programma TOCCA A TE! ideato da Carlo Conti

Nel 2021, con la canzone “Volevo far la dieta” viene selezionato tra i finalisti al Festival della Fortuna di Fano.

Nel 2022 realizza “Forza Fiorentina!” una canzone in omaggio all’inno della Fiorentina di Narciso Parigi. E sempre nello stesso anno consegue nuovamente il premio internazionale “Cristoforo Colombo” artista dell’anno.

Sempre nel 2022 si dedica anche alla musica pop con la canzone “Fuggiamo dalla città”, di cui ne è autore della musica e parole. Una salsa allegra in omaggio alla natura ed alla campagna Toscana, e con questo pezzo viene selezionato fra i finalisti del Festival delle Alpi Apuane di Fivizzano a Massa Carrara.

Raccontami in breve le tue prime esperienze teatrali e musicali, fin da quando eri piccolo

Ho sempre avuto passione per lo spettacolo a 360°. Quando ero bambino invitavo gli amici di scuola a casa e gli facevo gli spettacoli con i burattini, oppure mi divertivo a registrare canzoni nelle audiocassette. Insomma, è sempre stato un gioco per me, ed ho sempre avuto l’entusiasmo di farlo insieme agli altri, coinvolgendo gli amici.

Anche adesso, nonostante sia diventata la mia professione, è sempre un gioco. Ed è quello che cerco di trasmettere nei miei corsi di teatro, ovvero l’importanza di riscoprire il bambino che è in noi e che vuole “giocare”

Il rapporto stretto con la tua terra, la Toscana….Non temi di essere considerato un artista “regionale”? O lo consideri un valore?

Amo la mia terra Toscana. Questo lo trasmetto fortemente nella mia impronta artistica insieme alla mia compagnia teatrale “La Divina Toscana” ed il nome che ho scelto per la compagnia dice tutto.

È favoloso girare in tour per la Toscana con gli spettacoli ed assaporare le tradizioni popolari nelle sagre.

Alessandro Cecchini: Da circa 20 anni con il mio gruppo porto avanti la tradizione toscana
Alessandro Cecchini: Da circa 20 anni con il mio gruppo porto avanti la tradizione toscana

È circa 20 anni che con il mio gruppo porto avanti la tradizione Toscana, a Firenze siamo fra i primi, se non gli unici. E per me questo è un onore, perché al tempo di oggi non è facile far conoscere la vera Toscanitá alle nuove generazioni.

L’etichetta di artista regionale inoltre non mi spaventa, perché io Amo lo spettacolo a 360° come ho detto prima, ed amo cimentarmi e lavorare in ogni settore artistico, tanto che nel 2014 ho firmato la mia prima regia cinematografica con il Film Adech. Un film Fantasy, completamente diverso dal genere teatrale che faccio, dove nel cast c’è anche un cameo del grande Alessandro Benvenuti.

Hai qualche autore o attore di riferimento?

I miei riferimenti musicali per la tradizione Toscana sono Riccardo Marasco che omaggio sempre negli stornelli che eseguo al pubblico.

Nel teatro, invece, l’unico grande maestro inimitabile è stato il grande Gigi Proietti, il quale è fonte di ispirazione per tutti.

Come è nata la tua “maschera”? Il Cecco

Devo dire che il nome artistico “Cecco” mi è stato coniato da ragazzo. Perché i miei amici mi chiamavano tutti “Cecco” ovvero diminutivo di “Cecchini” e da lì ho deciso di mantenerlo come nome artistico, anche perché si sposa benissimo con il genere Toscano che faccio… Forse una coincidenza?… O il destino… Chissà…

Cosa ti piace ascoltare in privato? Ti piace la musica classica?

Mi piace qualsiasi genere musicale e la musica classica mi rilassa. Essendo anche musicista autodidatta apprezzo ogni genere, anche se devo dire ho un debole per il Rock!

Preferisci esibirti dal vivo o nel “cinema” riesci meglio a organizzare e strutturare quello che vuoi dire/passare?

Essendo un attore teatrale più che cinematografico preferisco esibirmi davanti ad un pubblico, perché il pubblico mi trasmette quell’emozione di performance unica che mi ricarica di energia. Ed ogni volta è un’emozione nuova.

Però il cinema e il video mi permettono di narrare meglio quello che voglio trasmettere a livello di storia e di regia. Infatti, molti sketch li ho trasformati in cortometraggi video, e devo dire che grazie al montaggio video mi è possibile dare uno sfogo maggiore alla fantasia.

Hai fatto e fai molti laboratori per bambini. Qualche aneddoto in proposito?

Lavorare con i bambini è un universo da scoprire. Se il teatro mi permette di tornare bambino, quando mi trovo a lavorare con loro è come entrassi in una macchina del tempo e mi ritrovo ad avere 8/9 anni. I bambini mi ricaricano di energia.

Insegnare teatro, e soprattutto teatro comico ai bambini è una fonte anche di ispirazione, perché i bambini hanno la creatività al massimo e non hanno le nostre infrastrutture mentali che ci limitano.

Lavoro nelle scuole e faccio anche corsi pomeridiani.

Alessandro Cecchini: Da circa due anni mi sono lanciato nel settore come cantautore
Alessandro Cecchini: Da circa due anni mi sono lanciato nel settore come cantautore

Cosa stai facendo in questo periodo e cosa farai nell’immediato futuro?

È da circa due anni che mi sono lanciato nel settore musicale come cantautore.

Nel 2021 fui selezionato tra i finalisti al Festival della Fortuna di Fano, con la canzone comica “Volevo far la dieta” che ho presentato anche in RAI.

Ed ultimamente con il mio nuovo pezzo “Fuggiamo dalla città” sono stato selezionato tra i finalisti al Festival delle Alpi Apuane a Fivizzano.

I miei progetti nell’immediato futuro sono un’altra canzone che canterò insieme ai bambini. Una canzone che parlerà di pace e di uguaglianza.

Ho coinvolto quasi tutti i bambini della scuola dove ho insegnato teatro. E penso che a settembre verrà realizzato il videoclip.

In teatro debutterò con la mia compagnia l’8 ed il 9 ottobre al teatro nuovo di Firenze insieme a Sergio Forconi, con “Il matto in cantina” una commedia in vernacolo fiorentino scritta da Gianluigi Ciolli, Giovanna Nicotra ed il sottoscritto.

Come possiamo seguire la tua attività? 

Tutto quello che faccio è pubblico sulle mie due pagine Facebook , e al mio sito www.ilcecco.it

Inoltre, alla pagina della Compagnia teatrale “La Divina Toscana” e Laboratorio di Teatro Comico ed anche sul mio canale YouTube Il Cecco – La Divina Toscana, dove tra l’altro potete vedere anche il videoclip della mia nuova canzone “Fuggiamo dalla città”

Ti rendi conto che quello è il tuo posto quando sul palco ti senti a tuo agio

Gianluca Cirillo: cercando la realtà in scena Gianluca Cirillo: ho cominciato a sei anni con il teatro
Gianluca Cirillo: ho cominciato a sei anni con il teatro

Attore di teatro e di televisione, presentatore, performer in burlesque.

Ha debuttato giovanissimo in spettacoli quali Nemo, La Sirenetta, La Classe, Gli Uccelli, La Tempesta, Cyrano De Bergerac.

Dall’ottobre del 2017 fa parte del “Nuovo Teatro Sanità”. Molte le sue esperienze cinematografiche e televisive, anche con figurazioni speciali, ad esempio in Torto o Ragione, Un Posto Al Sole, Alta Infedeltà, Il Tuttofare, L’amica Geniale, L’amica Geniale, Storia del nuovo cognome e I fratelli de Filippo.

Conosciamolo meglio attraverso questa breve intervista

Hai iniziato presto a calcare il palcoscenico. Quando hai sentito che quello era il tuo “posto” privilegiato?

Ho cominciato all’età di sei anni con il Teatro.

Ad un certo punto ci si rende conto che è quello il nostro posto quando sul palco ti senti a tuo agio e quando quel timore di andare sul palco si trasforma in una meravigliosa energia che poi la distribuisci verso il pubblico che a sua volta te ne rimanda il doppio.

In famiglia sei stato incoraggiato?

In famiglia sono stato incoraggiato soprattutto da mia madre che adora il teatro e che anche lei più volte si è esibita sul palco.

I primi spettacoli che hai fatto…momenti, aneddoti che ti piace ricordare?

I primi spettacoli sono quelli che ti fanno ricordare sia del perché hai cominciato e sia perché poi hai continuato…giocare con i personaggi ma soprattutto Vivere la scena, vivere il palco, è qualcosa che potrei definire come un gioco che produce una magia che è la connessione fra te i colleghi, il pubblico e l’ambiente e tutto diventa un insieme; spesso prima di ogni spettacolo, soprattutto quando ero piccolo, sognavo le scene che avrei fatto sul palco il giorno dello spettacolo.

Gianluca Cirillo: cercando la realtà in scena

Hai seguito laboratori e masterclass con grandi dello spettacolo, ad esempio Giancarlo Giannini. Cosa ti hanno lasciato quelle esperienze?

Ho seguito alcune masterclass dove qualche volta mi sono esibito e ricordo con piacere quello che è capitato con Placido: improvvisando un qualcosa in Toscano in chiave comica Michele Placido è scoppiato a ridere.

Con Giannini in un’altra masterclass dove non mi sono esibito ma mi sono concentrato su di lui, sui suoi consigli, magari facendogli anche delle domande specifiche e poi dopo anni, esattamente nell’autunno 2020, ho avuto il piacere di condividere con lui il set dei “Fratelli De Filippo ” con regia di Sergio Rubini, dove ho potuto ammirare veramente la sua arte e poi come si dice a teatro “rubando” qualcosina del mestiere.

Hai studiato musica e canto? Ci sono stati spettacoli in cui la musica aveva un ruolo particolare?

Volendo essere un artista completo ho iniziato canto nel 2021, poi ho smesso per situazioni personali ma a breve riprenderò. Faccio anche Burlesque, e lì ho trovato una mia dimensione e un mio timbro negli act ed ispirandosi questa arte al mimo mi dà una maggiore consapevolezza della recitazione con il corpo che è fondamentale per un attore. Il mio mito per esempio?! Charlie Chaplin!

Gianluca Cirillo: cercando la realtà in scena. ho avuto il piacere di condividere con Giancarlo Giannini il set di "I fratelli de Filippo..."
Gianluca Cirillo: ho avuto il piacere di condividere con Giancarlo Giannini il set di “I fratelli de Filippo…”

Ti senti più a tuo agio a teatro o su un set?

Beh, la differenza fra set e teatro c’è, ma nella testa dell’attore, nel momento in cui fa la scena, riesce ad annullarla o meglio per me è così seppure vi siano delle differenze tecniche oggettive. Il teatro mi dà una maggiore adrenalina visto che il pubblico è presente e poi il palco ha una sua energia mentre il set ti costringe a stare in un certo modo in favore della telecamera e in base alle direttive del regista, che cambiano spesso, ma ad un certo punto entri così tanto “dentro” che quella scena non è più una scena ma diventa la realtà.

Hai qualche attore di riferimento?

Non ho attori di riferimento ma ho degli attori che adoro come Vittorio De Sica poi Antonio De Curtis, Tony Servillo, Carlo Verdone, Jonny Depp, Robert Downey, Jude Law, Leonardo Di Caprio, Pierfrancesco Favino, oltre come ho già detto Charlie Chaplin. Da questi più che altro cerco lo stimolo che è importante sia per prenderne qualche dettaglio e sia per essere motivati.

Che tipo di musica ascolti?

Ascolto qualsiasi tipo di musica, dalle canzoni popolari Napoletane (Sergio Bruni, Aurelio Fierro, Roberto Murolo, Massimo Ranieri), a Depp House, Rap, Hip hop, musica leggera varia, Cantautorato Italiano, Techno, Rock, pop, Indie: per me è nutrimento dell’anima.

Gianluca Cirillo: cercando la realtà in scena

Cosa stai facendo e cosa farai nel prossimo futuro?

Continuerò per la mia strada e farò più spettacoli di Burlesque in quanto a giugno 2022 ho fatto il mio primo act individuale di Burlesque mentre gli anni precedenti lavoravo sempre in coppia ed in più ho intenzione di fare più teatro dedicandomi maggiormente ad approfondire i lati miei che ritengo ancora carenti e cercando nuovi stimoli magari scrittura- sceneggiatura, regia.

Come possiamo seguire la tua attività?

Beh, di cose fatte ce ne sono svariate in rete; per esempio, su Real time “Gli esami non finiscono mai” così come i Fratelli De Filippo che si può vedere su Raiplay dove io faccio la parte dell’Attore che interpreta un Salumaio, una scena girata con Giancarlo Giannini e Biagio Izzo, Un Posto Al Sole, sempre su Raiplay, nelle vesti di un aiutante del Magistrato che scopre il trasferimento nel carcere protetto di Vintariello. Avendo un profilo Instagram potete seguirmi su gianlucacirilloart e lì trovate video e foto inerenti al mio lavoro.

Vuoi aggiungere qualcosa in finale?

Semplicemente che spero di migliorare nel mio percorso attoriale e voglio migliorare sempre di più, ma soprattutto lavorare tanto sia sul set che sul palco con attori che stimo o che magari non conosco, ma che mi possano creare un ulteriore stimolo grazie alle loro caratteristiche, facendomi “vivere” la SCENA.

Il mio unico desiderio era quello di suonare e fare concerti, conoscere il più possibile ciò che c’è dietro ad uno spartito, andare oltre le note…emozionarsi davanti ad una melodia dalla più semplice alla più complessa

Antonietta Incardona: L'arte è un lavoro di squadra
Antonietta Incardona: Adoro lavorare con gli attori, essere parte integrante dei loro spettacoli

Scopriamo il mondo di Antonietta Incardona, pianista, compositrice, direttrice artistica, laureata in musicologia al DAMS e animatrice culturale attraverso questa appassionata intervista…

Hai iniziato a studiare pianoforte a cinque anni…Come mai proprio questo strumento? La musica era una passione di famiglia?

Sì. Mio nonno suonava la fisarmonica, tutto è nato dall’ascolto di quella musica popolare siciliana, suonata divinamente a orecchio da mio nonno. Penso di essermi innamorata della musica in quei primi istanti di vita.

Poi semplicemente, mia madre ha “provato” a farmi fare lezione di pianoforte e da allora non ho più alzato le mani dalla tastiera.

Il mio unico desiderio era quello di suonare e fare concerti, conoscere il più possibile ciò che c’è dietro ad uno spartito, andare oltre le note…emozionarsi davanti ad una melodia dalla più semplice alla più complessa. Respirare con essa ed esalare l’ultimo respiro con LEI!

I miei genitori mi hanno sempre sostenuta. Mai dicevano “prima studia per la scuola e poi se hai tempo suona”, mai!

Passavo fin da piccola ore sullo strumento e poi studiavo per la scuola. Avevo le mie amicizie e facevo sport anche a livello agonistico.

Adesso i genitori fanno il contrario e i ragazzi arrivano al diploma o laurea molto tardi. Studiano meno. Sono convinta, perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Se sei veramente appassionato e motivato puoi fare tutto e bene.

Ti soddisfa di più suonare il piano, comporre o dirigere?

Certamente suonare il piano. Ho studiato composizione, con il maestro Carlo Alessandro Landini, scrivendo brani che sono stati eseguiti anche da artisti stranieri.

Ho diretto solo orchestre d’archi, con la guida dei miei maestri di direzione, soprattutto il M° Fabrizio Dorsi e Attilio Martignoni. Ma tutto era per arricchire e rendere più completa e articolata la mia preparazione di musicista, per diventare una vera artista e non solo una esecutrice.

Amo suonare soprattutto in formazioni da camera (duo, trio, quartetto…) dove il pianoforte è solista insieme ad altri.

Comunicare e condividere le proprie idee musicali, le proprie convinzioni emotive ti fa crescere musicalmente, ti apre la mente.

Dal 2019 faccio parte dell’orchestra Filarmonica dei Navigli sia come solista sia nell’organico. diretta dal maestro Maurizio Tambara. Suonare in orchestra ti condiziona un po’, in questo caso è il direttore che decide cosa vuol far venir fuori dagli strumenti, ma serve tantissimo, ti inquadra, ti educa ad un ascolto ancor più attento.

Eccezionale per me sono state, anche, le tournée con diversi musical, tra cui West side story, emozione allo stato puro! Il direttore era Luciano Caggiati con la regia di Sonia Grandis, coreografie di Laura Valli e costumi di Daniela Casati Fava.

Spazi dalla classica a Morricone a Michael Jackson….quindi non hai preferenze di genere?

Mi piace spaziare. Ascolto tutto.  Mi devo emozionare il più possibile. e questo può accadere solo “affondando le dita” nei diversi generi.

Dall’esecuzione come solista del Concerto K466 di Mozart per pianoforte e orchestra, musica eterna, proprio recentemente, con l’orchestra diretta dal Maestro Roberto Gianola, mi sono esibita in una serata dedicata interamente alla musica di E. Morricone, a Bellano. Emozionante, da morire! Ho pianto quando è finito, ringraziando il direttore per ciò che aveva tirato fuori dai nostri strumenti. ma poi tutta la giornata passata insieme ai miei amici d’orchestra, dalle prove alla cena veloce, al cambio abito in camerini adattati!

L’esperienza con la musica di Michael Jackson è stata incredibile. Ho avuto la direzione artistica delle tre edizioni, uniche nel loro genere! Le prime due, 2010 e 2011, al Teatro Fraschini di Pavia e la terza nel 2014 al Teatro Nuovo di Milano. Tre serate incredibili con teatro esaurito! Coinvolgimento di 150/200 artisti tra cantanti, ballerini, musicisti. Eravamo tre donne, di cui una presidente del fan club nazionale di Michael. Ho avuto ospite Jennifer Batten, storica chitarrista di Michael. Quanto lavoro, mesi! Ma che emozioni.

Nell’edizione di Milano avevo coinvolto anche il mio coro di bambini per un medley: stupendi! Tutto l’incasso è stato devoluto alla ricerca per le malattie cardiovascolari dell’ospedale San Matteo di Pavia.

L’unico genere in cui non mi cimento come pianista è la musica leggera. Preferisco ascoltarla, anche quando non “sa di nulla”. Il mio mito è Vasco Rossi. Ne apprezzo anche altri, tra cui Lady Gaga, Norah Jones e il jazz.

Antonietta Incardona: L'arte è un lavoro di squadra 2
Antonietta Incardona: Comunicare e condividere le proprie idee musicali, le proprie convinzioni emotive ti fa crescere musicalmente, ti apre la mente

Parlami di alcuni concerti tuoi in cui intervenivano attori…

Adoro lavorare con gli attori, essere parte integrante dei loro spettacoli. Tanti anni fa ho composto le musiche di scena di due spettacoli di R. Piumini e i miei alunni di sei anni hanno cantato e sonorizzato le storie sul palco.

Dal 2013 porto in giro per l’Europa in francese, italiano e spagnolo uno spettacolo musico-teatrale riadattato dall’attore Alessandro Ferrara, La Boutique Fantasque. Le musiche sono tratte dal balletto di Rossini nella versione per pianoforte. Il testo teatrale della storia adattato, ridotto e ricomposto in una drammaturgia originale, è stato pubblicato dalla casa editrice Aracne.

Mi interessava questo lavoro perché mi è sempre sembrato una sintesi perfetta tra azione scenica e musica. La Boutique Fantasque permette di addentrarsi nel mondo dei sentimenti umani con il sorprendente aiuto di giocattoli “parlanti”. È stato pensato per un pubblico di ragazzi e realizzato da Alessandro Ferrara – attore, marionettista, mimo, autore, regista, musicista, insomma un artista completo – con tecniche di teatro d’attore e teatro di figura. È uno spettacolo che ritengo pura poesia sia per la maestria con cui Alessandro lo ha realizzato sia per la storia in sé.

Poi non mancano i classici Pierino e il lupo di S. Prokoviev e Il carnevale degli animali di C. Saint-Saens, in collaborazione di attori quali Massimo Boldi, Enrico Beruschi, Carlo Decio, Alessandro Ferrara. Ogni attore ha realizzato la propria messa in scena, o come voce recitante o come attore di teatro. Sul palco sempre, ovviamente, musicisti dal vivo, mai musica registrata. In programma ci sono altri spettacoli inediti. Ma lo scoprirete seguendomi.

Ti piace molto lavorare per i bambini, raccontami qualcosa in proposito…

L’arte è bambino. La musica è vita. Suonare e insegnare sono la mia passione, danno valore alla mia esistenza. Mi reputo fortunata, faccio ciò che ho sempre voluto fare nella vita.

I bambini, piccoli o grandi che siano, danno grandi soddisfazioni. Realizzando spettacoli musico-teatrali imparano la vita. Apprezzano la bellezza.

La fortuna di lavorare con attori professionisti mi permette di portare in classe la mia esperienza e aiutare i ragazzi ad affrontare l’emozione di un palcoscenico. Li porto in un mondo che, tendenzialmente, vivono solo da spettatori. Affrontando un copione, creato per loro o da loro, approfondiscono le loro emozioni. Mi è capitato di avere dei risultati fantastici da ragazzi che mai avrebbero detto di poter affrontare un pubblico. Escono da esperienze di questo tipo talmente arricchiti che vale la pena “saltare un po’ di programma scolastico”.

Pensa che tre anni fa, in una terza media, i ragazzi mi hanno chiesto di creare un testo teatrale, tratto da un libro sul femminicidio. Detto fatto! Ho valorizzato una ragazza che danzava (rappresentava l’anima della ragazza uccisa), ho inserito un cortometraggio di alcune scene, registrato da loro con iPad in giardino, inserito letture di alcune parti del libro, una ragazza ha cantato un ritornello di una canzone…poi ovviamente alcuni, non volendo stare in scena, hanno formato lo staff: quindi ricerca del materiale, locandina, comunicato stampa, tecnici luci e sipario, suggeritori, maestri di palcoscenico: un vero lavoro di squadra! L’arte è un lavoro di squadra. Ti emozioni ed emozioni!

Cos’è Polimnia?

Polimnia Cultura è l’associazione che presiedo dal 2010. È un’associazione senza scopo di lucro che si occupa della cultura in senso lato. Musica, teatro, pittura, scultura, letteratura, poesia…quindi sono innumerevoli le collaborazioni con altri enti situati sia in Italia sia all’estero.

I progetti che svolgiamo sono molteplici. Tanto è il lavoro per le scuole, con spettacoli musico-teatrali e laboratori.

Concorsi musicali per giovani talenti. A settembre ci sarà il concerto dei quattro vincitori dell’ultimo Concorso Giovani Talenti, in collaborazione con l’orchestra Filarmonica dei Navigli, in cui i solisti si esibiranno nel loro repertorio con un’orchestra sinfonica, per la prima volta come solisti! Un’esperienza per un giovanissimo incredibile!

Uno spazio è sempre rivolto alla beneficienza. Concerti a favore di associazioni contro la violenza sulle donne, per esempio, o verso associazioni che si occupano di trovare fondi per la ricerca su malattie rare (sindrome di Down, sindrome di Williams o Neuroblastoma…)

Ovviamente io personalmente dedico molto tempo alla ricerca musicologica e organizzo rassegne concertistiche, come la Rassegna Concertistica Felice Lattuada. La passione dominante e La rassegna Francesca Nava D’Adda…

Antonietta Incardona: L'arte è un lavoro di squadra
Antonietta Incardona: Mi devo emozionare il più possibile. e questo può accadere solo “affondando le dita” nei diversi generi

Il recente disco che hai inciso…di cosa si tratta? Chi sono gli autori contemporanei che hai scelto?

Immagini”, è il mio primo disco da solista, che arriva dopo nove produzioni di musica da camera.

Immagini” è un viaggio che attraversa stili di compositori di varia provenienza ed ispirazione. Direttori d’orchestra, compositori di musica contemporanea “classico-colta”, un cantautore, un compositore di musiche da film, giovanissimi musicisti capaci con la loro freschezza di esprimere forti emozioni.

Ogni composizione, con le sue sfumature, i suoi colori, i chiaro-scuri, produce nella mia mente e nel mio cuore un’immagine particolare, legata ad un’emozione, a una sensazione. Nell’album si passa da momenti romantici, passionali, ad attimi che cercano l’intimità, c’è l’attesa, il tema del viaggio, dell’impalpabilità del pensiero, il tema della morte, della speranza, dell’etereo e dell’ancestrale.

Ogni brano è una perla preziosa che racchiude in sé un’infinità di emozioni che mi danno vita, le melodie di questi brani mi hanno letteralmente travolta, affascinata.

“L’obiettivo di questo progetto è «creare immagini diverse per emozionare diversamente», nato da collaborazioni e dall’incontro tra espressioni artistiche. Il cd, infatti, è impreziosito con una copertina firmata da Alfonso Restivo, pittore di fama internazionale.

Questo è un album che mi sento addosso, che rispecchia le immagini della mia anima di donna e artista. Poi per me è motivo di grande soddisfazione, perché incidere in studio con accanto il creatore dell’opera è un’emozione indescrivibile, quasi più di un concerto dal vivo. Per me ciò che contava era riuscire ad entrare in sintonia con gli autori, realizzare ciò che avevano nella mente e nel cuore. E rendersi conto di esserci riuscita è qualcosa che ti apre l’anima.

I Maestri mi conoscono. Leonardo Laddaga ed Emanuele De Francesco avevano già scritto vari brani che poi ho inciso (il mio disco precedente “Evolve” – TopRecords – è stato composto proprio da Leonardo. Con Adriano Bassi ci eravamo conosciuti durante la presentazione del mio cd “Portraits” (con brani di compositrici donne eseguito a quattro mani) e mi onora il fatto che il maestro definisca “Immagini” un album dal gusto etereo, con sonorità ancestrali.

Il Maestro Dones è una conoscenza più recente, ho accompagnato i suoi allievi di direzione d’orchestra; Ugo Albion è stato un mio insegnante di storia della musica, grande amico che stimo e ammiro per la qualità del suo modo di scrivere, con una tecnica contrappuntistica fuori dal comune e cuore incredibili; Luciano D’Addetta, contrabbassista, suona con me in orchestra e spesso eseguo i suoi brani per le musiche da film; Marco Maiello è un giovanissimo trombettista che ha iniziato a comporre a 12 anni e ho suonato sotto la sua direzione in un’orchestra di fiati. Invece di Daniele Bertoldin ho eseguito il suo brano in prima assoluta per un concorso internazionale di composizione, e mi è piaciuta l’atmosfera che creava quel brano. Infine, Gianfranco Messina, è un violinista, spalla dell’orchestra con cui collaboro e con il quale ho sperimentato il plettro dentro la cordiera!

Cosa farai nel prossimo futuro e come possiamo seguire la tua attività?

Per quel che riguarda i miei prossimi progetti c’è la realizzazione di un cd di un’opera da camera per pianoforte, con due eccezionali artisti, il soprano Claire Nesti e il tenore Davide Piaggio, mai stata registrata e rappresentata, prodotta dalla Sheva Collection con la regia di Sonia Grandis. Uscirà in autunno.

Amo la ricerca, mi sono laureata in musicologia proprio per il desiderio di scoprire repertori nuovi. Tra le altre cose sto realizzando un disco di brani della compositrice dell’800 Francesca Nava D’Adda in trio con la violoncellista Livia Rotondi e la violinista Rita Mascagna, e a due pianoforti con la pianista Daniela Filosa; ho creato una Rassegna ad hoc, dedicata a questa grande donna, mecenate della musica.

Quest’estate ho vari concerti in Italia con diverse formazioni dal duo al quartetto, e poi ovviamente sto programmando per la prossima stagione, sia come pianista sia come organizzatrice di eventi, con pittori e scrittori, oltre che con attori e compositori.

Sto proseguendo la traduzione di un libro dal francese in italiano su Schubert, che spero di chiudere entro il 2023.

Eseguirò in autunno il Primo Concerto di Beethoven per Pianoforte e Orchestra.

Intanto altri compositori stanno scrivendo brani nuovi in modo da poter realizzare un altro cd “la musica classica adatta al mio universo artistico”.

Molti sostengono che non è più il tempo di incidere cd, non serve. Non è così. Io mi divido tra concerti e studio discografico.

Il disco ci sopravvive, è una testimonianza che rende la musica e l’artista eterni.

Io sono su Fb e Instagram sia come Polimnia Cultura sia come Antonietta Incardona; quindi, per seguirmi basta andare lì e cercarmi, rispondo sempre a chiunque. Mi piace conoscere gente e scambiare le impressioni e raccontare i miei sogni e i miei progetti.

Amo ciò che faccio. La musica è tutta la mia esistenza e il mio unico desiderio è quello di poter tramettere la mia passione, il mio amore per la vita.

Verdi è il mio primo amore: Rigoletto ancora oggi per me è la migliore opera mai scritta

Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo
Gianpaolo Dal Dosso: il melodramma nasce in Italia e lì prende forma evolvendosi nei secoli e ramificandosi in sottogeneri: opera buffa, opera napoletana, intermezzo, farsa, il bel canto…

Gianpaolo Dal Dosso ha intrapreso giovanissimo lo studio del pianoforte, del canto e della composizione diplomandosi in Musica Corale e Direzione di Coro, Canto Lirico e Canto Didattico presso i conservatori di musica di Verona, Trento e Mantova.

Si è successivamente perfezionato in canto barocco iniziando un’intensa attività concertistica, tra gli altri, con l’Ensemble Barocco Agostino Steffani, l’Orchestra dell’Università di Trento e l’Antiqua Camerata Veneta.

Tra le composizioni eseguite la Passione secondo Giovanni e la Messa in si minore di J. S. Bach, la Messa K 194 e quella k 258 di Mozart , Il Magnificat di Albinoni e la Petite Messe Solennelle di Rossini.

Ha collaborato all’incisione discografica della Weihnachtshistorie di H. Schütz con la Cappella Augustana e de L’Orfeo di C. Monteverdi con Sergio Vartolo, entrambe per l’etichetta Brilliant Classics.

È direttore musicale del coro Amici della Musica con il quale ha partecipato ai Festival di Aix en Provence (Francia 2004), Les Choralies (Corsica 2005 e 2014), Valsamoggia (Bologna, 2014) e Musica Sacra (Croazia, 2019) e dell’ottetto vocale maschile I Madrigalisti Anonimi. Collabora con la rivista GB Opera.

Partiamo da una domanda ” classica “…Verdiano o Wagneriano? E perché?

Direi assolutamente verdiano. Intendiamoci, adoro la bellezza della musica di Wagner, io mi sciolgo con il Tristan und Isolde e quel celebre accordo all’inizio ha un significato quasi esoterico per me: da qualsiasi parte lo analizzi è difficile da decifrare.

Ma Verdi è il mio primo amore, considera che mia madre mi portò a vedere Rigoletto quando avevo dieci anni; fu una folgorazione e ancora oggi per me è la migliore opera mai scritta.

Il motivo, e qui rispondo alla seconda domanda, è semplice: Verdi aveva una marcia in più rispetto a Wagner, la sintesi drammaturgica. Ciò che descriveva il tedesco in un’ora di musica, Verdi lo stringava scenicamente in un quarto d’ora attraverso astuti cambi di tempo e tonalità.

Il risultato è un’azione snella, rapida, che ti tiene inchiodato alla poltrona del teatro senza farti addormentare.

Hai lavorato molto sul periodo Barocco. Il melodramma di cinquecento/seicento ha ancora da dire molto al pubblico di oggi?

Certamente, il melodramma nasce in Italia e lì prende forma evolvendosi nei secoli e ramificandosi in sottogeneri: opera buffa, opera napoletana, intermezzo, farsa, il bel canto del secondo Rossini, di Bellini e Donizetti, fino a Verdi e Puccini.

Accanto ad essi la Scapigliatura e il Verismo per arrivare fino al sinfonismo raffinato di Zandonai. Ognuno di essi affonda le radici nel recitar cantando di Monteverdi, Peri e Caccini, seppur riformulato attraverso i gusti di ogni epoca.

Questo se parliamo di modelli, ma i grandi melodrammi barocchi (Euridice, La favola d’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L’ incoronazione di Poppea) sono presenti in quasi tutti i cartelloni dei maggiori teatri e il pubblico odierno mostra di gradirli anche perché spesso sono proposti in allestimenti scenici spettacolari.

Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo
Gianpaolo Dal Dosso: Verdi è il mio primo amore: Rigoletto ancora oggi per me è la migliore opera mai scritta

Concerti che hai diretto che univano musica e teatro che ricordi con particolare affetto?

La Johannes Passion di Bach che però non ho diretto ma eseguito vocalmente: interpretavo Petrus e Pilatus e, sebbene in tedesco, la scena del pretorio era carica di tensione.

Sempre come cantante ho interpretato il dittico La cena e La passione di Gian Francesco Malipiero, su un bellissimo testo del XV secolo di Pierozzo Castellano: qualcosa di assolutamente straordinario.

Non dimentichiamo che Malipiero fu il primo revisore e divulgatore di Monteverdi e Vivaldi.

Che musica ascolti nel privato? Anche musica leggera? Cosa?

Ascolto un po’ di tutto, mi piace il jazz in ogni sua declinazione ma anche la leggera italiana: adoro la poesia delle canzoni di Pino Daniele, musicista eclettico che mescolava generi ed esperienze, ma anche Lucio Dalla, Lucio Battisti e Zucchero.

Per non parlare dei genovesi, soprattutto Luigi Tenco e Umberto Bindi.

Che melodramma antico ti piacerebbe dirigere? O che opera lirica?

I due Orfei: quello di Monteverdi e quello di Gluck, così diversi eppure uguali. Quello di Gluck, manifesto eloquente della riforma operata con Ranieri de’ Calzabigi ha poi tutti quegli ingredienti che affabulano ed affascinano lo spettatore con una musica snella e frizzante, addirittura terrificante come la celebre Danza delle Furie.

Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo
Gianpaolo Dal Dosso: Che melodramma antico ti piacerebbe dirigere? I due Orfei: quello di Monteverdi e quello di Gluck -(Foto Croazia 2019)

Cosa stai facendo ora e cosa farai nel prossimo futuro?

In questo momento sono in vacanza ma seguo l’Arena Opera Festival di Verona per il magazine GB Opera. Per il prossimo futuro ho in cantiere lo Stabat mater di Pergolesi e, forse, un oratorio di Carissimi.

Come possiamo seguire la tua attività?

Sulla mia pagina Facebook oppure sul mio sito (gianpaolodaldosso.com)

 Vuoi aggiungere qualcosa come commiato?

Vorrei che il pubblico ricominciasse a frequentare i teatri con fiducia, non solo legata a motivi sanitari ma anche per una rinnovata sete di cultura e di bello.

Con grande rispetto dell’arte ma senza temerla. Ricordiamo che il grande musicista Robert Schumann diceva ai suoi giovani allievi: non abbiate paura dell’arte, avvicinatela con fiducia ed essa vi verrà incontro amichevolmente.

La musica mi aiuta tantissimo, sia durante le prove che in scena, durante lo spettacolo. È una parte insostituibile, ti regala tempi ed emozioni preziose

Luca Pala: Il palco, il pubblico, il silenzio
il palco è diventato consapevolezza, il pubblico adrenalina e il silenzio parte essenziale dello spettacolo

Luca Pala ha studiato recitazione con Faro Teatrale, Campo Teatrale, Linguaggi creativi e Generazione teatro, specializzandosi in teatro di narrazione. Ha seguito seminari di approfondimento su lettura interpretativa e improvvisazione. È stato in scena con That’s Amore per la regia di Luca Stano, Accura (testo e regia di Manfredi Pedone), “Al telefono con Pirandello” diretto da Daniele Chiesa, e ne “L’uomo che cadde sulla terra” con la Compagnia Altrimondi.

Ha lavorato per Sky per la promozione della serie TV Zero zero zero. Ultimamente sta interpretando in scena, con finissima immedesimazione e particolare struggimento, il fratello di Grazia Deledda in Deledda’s Revolution di Antonio Mocciola, spettacolo a cui ho avuto il piacere di assistere. È appassionato attivista in temi di diritti civili.

Come e quando ti sei innamorato del Teatro e hai pensato di diventare attore?

Il palco, il pubblico, il silenzio… Fino a dieci anni fa ero terrorizzato dal teatro. Poi, quasi per caso, decisi di iscrivermi ad un minicorso alla scuola Il Faro Teatrale di Milano, con insegnante Manfredi Pedone. Mi innamorai di tutto. Cominciai a scoprire un mondo nuovo, a conoscere meglio me stesso. E così il palco è diventato consapevolezza, il pubblico adrenalina e il silenzio parte essenziale dello spettacolo.

Hai studiato musica, canto? Pensi sia importante per un attore?

Ho fatto dei corsi di musica prima di fare teatro, ma non ho mai sviluppato abbastanza il canto. Penso che per un attore la musica sia indispensabile. La musica è parte della drammaturgia, aiuta il pubblico e l’attore ad essere lì, presente. Io sono un attore che ha, come si dice in gergo, bisogno di “entrare in temperatura”. La musica mi aiuta tantissimo, sia durante le prove che in scena, durante lo spettacolo. È una parte insostituibile, ti regala tempi ed emozioni preziose.

Luca Pala: Il palco, il pubblico, il silenzio 2
Luca Pala: Raccontare storie, con qualunque scelta stilistica, è probabilmente la necessità più grande che sento

Nei tanti laboratori che hai frequentato la musica veniva utilizzata? In che modo?

Nei laboratori la musica è stata utilizzata con due obbiettivi: da una parte per sviluppare l’ascolto, soprattutto nel lavoro di gruppo, dall’altra per improvvisare, la musica come input per movimenti e interazione.

Hai fatto parte di qualche spettacolo in cui la musica aveva un ruolo particolare?

Assolutamente si, in quasi tutti i miei lavori la musica è stata parte integrante. Mi viene in mente Accura, uno dei miei primi spettacoli. Un testo sulla mafia con musiche della tradizione calabrese e siciliana. Non posso però non citare Deledda’s Revolution, scritto da Antonio Mocciola con la regia di Diego Galdi, spettacolo nel quale ho avuto la grande opportunità di scoprire e poi regalare al pubblico un pezzo di Nuoro, della mia città.

La storia speciale del premio Nobel Grazia Deledda, interpretata da Valeria Bertani, e di suo fratello Santus, che ho avuto il privilegio di portare per la prima volta in scena. Nello spettacolo le canzoni sarde aiutano a ricreare l’atmosfera della Nuoro dei primi del ‘900, e in un momento di rabbia e tristezza, Santus intona un pezzo de Su Nugoresu (Il nuorese), celebre pezzo nuorese della tradizione del canto sardo.

Ti piace il musical? L’opera lirica? O preferisci altro genere?

Non riesco ad apprezzare ancora la lirica, ma mi sono ripromesso di andare ad ascoltarla più spesso. Nei musical rimango sempre affascinato del grande lavoro in scena: essere contemporaneamente attori, ballerini e cantanti richiede davvero una grande dedizione. Ho una predilezione per il teatro di Narrazione.

Raccontare storie, con qualunque scelta stilistica, è probabilmente la necessità più grande che sento e uno dei mezzi più potenti che ha il teatro per arrivare al pubblico. Incuriosire e far scoprire la storia di una mia concittadina così importante come Grazia Deledda e, al contempo, quella sconosciuta anche ai nuoresi, di suo fratello Santus, è per me una grande emozione.

Luca Pala: Il palco, il pubblico, il silenzio 1
Luca Pala: con Deledda’s Revolution ( in cui sono in scena con Valeria Bertani ) ho avuto la grande opportunità di scoprire e poi regalare al pubblico un pezzo di Nuoro, della mia città

Scegli tre compositori (tra tutti i generi) (o cantautori) che preferisci in assoluto e tre autori teatrali che per te sono fondamentali.

Sono cresciuto ascoltando la voce e i testi di due cantautori molto diversi tra loro: Fabrizio De André e Luca Carboni. Al contempo mi piace sempre ricordare Valentina Giovagnini, un’artista che purtroppo ci ha lasciati prematuramente. Rimasi sin da subito colpito dalla sua bellissima voce nel Sanremo 2002.

Tra gli autori teatrali non posso non citare maestri della narrazione come Marco Paolini e Marco Baliani, oltre a Laura Curino con la quale ho avuto il privilegio di frequentare un interessantissimo laboratorio sul teatro narrazione. Dal punto di vista drammaturgico trovo che Stefano Massini e Yasmine Reza siano un autore e un’autrice eccezionali.

Che cosa stai facendo ora e come possiamo seguire la tua attività?

Ho scritto il mio primo testo teatrale, spero davvero che in tempi brevi riesca a portarlo in teatro (incrocio le dita). Ma già da settembre le mie energie saranno dedicate a Deledda’s Revolution, dopo l’ottimo riscontro del pubblico nelle prime tre serate Milanesi, lo riporteremo in scena, prima nuovamente a Milano, poi a Reggio Emilia e Roma. Spero davvero che possa arrivare in tanti teatri di tutta Italia!

Potete seguirmi sia su Facebook che su Instagram; inoltre, sempre su Instagram, racconto storie di persone poco conosciute ma per me speciali. Se doveste essere curiosi le trovate sulla pagina lastoriasietevoi.

Grazie Luca. A presto!

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