“Get over records” e “Get deep records”

Sede: Milano

È un dj e un produttore di fama internazionale, sulla cresta dell’onda da quasi tre decadi. Mario Fargetta, per molti Get Far, si racconta a Musica 361.

 

Il mondo di Mario Fargetta: per molti Get Far. 1

Ha voglia di scattare una fotografia della scena musicale italiana oggi?

La musica in Italia vive un momento positivo, ci sono delle produzioni interessanti, belle, e parlo anche della musica cantata in italiano, a partire da quella dei rapper.

Ci sono canzoni di livello, trasmesse dalle radio e che sono in vetta anche nelle chart di casa nostra.

Credo che negli ultimi anni ci sia stato un netto miglioramento, dovuto anche alla nascita di tanti talenti che oggi, anche grazie alle nuove tecnologie, crescono nel loro habitat, scrivono e producono nelle loro case, dove provano e testano le loro tracce, le loro idee.

 

La tecnologia ha cambiato le regole del gioco?

Ormai tutti fanno tutto e tutti sono in grado di realizzare qualsiasi traccia, facendo sviluppare la creatività, il senso artistico.

Siamo tutti un po’ creativi, con le apparecchiature e i programmi ognuno di noi si può sbizzarrire.

Ad aiutare le nuove generazioni di musicisti sono giunti in soccorso anche i format televisivi, che ti permettono di metterti in mostra, di fare ascoltare la tua musica, di mostrare la tua faccia, la tua esibizione.

Insieme ai talent non dobbiamo dimenticare il mondo della Rete, di Youtube, che ti dà comunque la possibilità di farti vedere. La crescita di talenti, di voci, di creatività musicale, è diventata ormai quasi incontrollabile.

Come superare lo scetticismo spesso esistente all’estero nei confronti del prodotto italiano?

Personalmente cerco sempre di fare una produzione che vada a beccare tutti nel mondo, non solo in Italia, ma molto dipende dalle caratteristiche del prodotto musicale, che deve stuzzicare i programmatori delle radio, i dj, il pubblico.

Con una chart puoi azzeccare una hit in tanti paesi, ma per avere successo devi essere uno che quando fa una traccia raggiunge il top ovunque.

Serve grande determinazione.

Molti, per mantenersi ai livelli più alti, hanno un team alle spalle che lavora per non sbagliare un colpo.

Il mondo di Mario Fargetta: per molti Get Far.

Qual è il segreto per fare un brano di successo?

Non esistono regole. Devi partire sempre dal presupposto di fare ciò che piace a te, di assecondare il tuo gusto musicale.

C’è da stare sempre attenti a quello che succede nel mondo, alle classifiche, se un brano sta funzionando in un determinato Stato, per un testo particolare o per dei suoni particolari.

Noi produttori abbiamo sempre l’orecchio rivolto al suono, a come è stato realizzato il disco.

Puoi fare qualcosa che suona strano e che poi, proprio per questo motivo, può esplodere, sul tuo mercato o altrove.

Non è detto che una cosa che non funziona oggi non debba funzionare domani.

La stessa traccia, ascoltata anche a pochi mesi di distanza, può avere un effetto completamente diverso sul pubblico.

Come è nata l’esigenza di dare vita a un’etichetta discografica, ad avviare un percorso editoriale?

Crescendo artisticamente ho avvertito la necessità di raggruppare e di gestire più razionalmente il mio lavoro, così ho creato un mio mondo, nel quale fare vivere ciò che riguarda la mia musica, che è anche la mia grande passione.

Ho fatto questo passo per sentirmi più struttura.

In un primo momento ho dato vita a “Ratatan”, che è una società editoriale, e da questa sono note le etichette discografiche nelle quali pubblico le tracce.

Le etichette attualmente attive sono “Get over records” e “Get deep records”.

Entrambe danno spazio anche a tanti produttori che mi inviano tracce.

Seleziono i brani che ritengo più giusti e li edito.

Ho prodotto tanti artisti, è senza dubbio un grosso impegno, è una sfida, devi occuparti di loro, devi dedicare tempo e risorse, produrre significa investire senza avere la certezza di un ritorno economico.

Nell’ultimo periodo il lavoro in radio non mi ha lasciato molto tempo da dedicare all’attività editoriale, che conto comunque di implementare in futuro.

Il sogno professionale di Mario Fargetta?

Produrre nuova musica e riuscire a lanciare tracce che abbiano ancora successo nel mondo.

Ne ho già avute ma spero di continuare su questa fantastica scia.

Quando provi l’emozione di un successo mondiale capisci di volere continuare, di volere rivivere il sogno.

Nel futuro mi vedo ancora all’opera in studio e in discoteca, a produrre e a testare le tracce.

Produco, testo in disco e aggiusto, alla ricerca di nuove hit.

Contatto: demo@getoverrecords.com

 

Keep Hold

Anno di nascita: 2005

Sede: Tortona (Alessandria)

Rappresentiamo i nostri cataloghi, sia editoriali che discografici, operiamo in partnership, siamo coeditori di moltissimi brani con major, abbiamo cercato di sviluppare una piccola realtà che sappia muoversi in un mercato che è sempre sotto pressione”.  Musica361 incontra Andrea Fresu, CEO e fondatore dell’etichetta Keep Hold.

Sinergizzare: il futuro della discografia Italiana
Andrea Fresu, CEO e fondatore dell’etichetta Keep Hold

Qual è la strategia per essere competitivi nella jungla della discografia?
Penso che oggi la discografia indipendente dovrebbe essere coccolata e protetta come un panda. La crisi della vendita ha ridotto un segmento florido fino ad alcuni anni fa e che ora invece è in difficoltà, alla continua ricerca di una indicizzazione nuova, di reinventarsi. Le major sono sempre più gestori di grossi cataloghi e i grandi giochi devi farli in partnership con loro, e ben venga, mentre per i progetti minori devi metterti in prima linea e provare a portarli avanti.

Qual è la vostra mission?
Gestiamo piccoli e medi cataloghi e rappresentiamo cataloghi all’estero per altre piccole realtà, cercando di dare una mano ai tanti indipendenti che vogliono provare a dare la loro musica in licenza o sub-editarla fuori dall’Italia. Siamo editori italiani, svizzeri e americani con tre diverse edizioni e ci occupiamo direttamente delle sub-edizioni in queste tre nazioni, ovviamente facciamo anche distribuzione digitale.  Al di là di portare avanti alcuni progetti sul mercato italiano, come quello con Davide De Marinis, artista molto presente in Rai dopo il programma “Ora o mai più”, operiamo su progetti a lunga data. Puntiamo tantissimo sull’estero, ogni anno siamo al Midem di Cannes.

Sinergizzare: il futuro della discografia Italiana 1

Un piccolo gruppo ma molto determinato…
La nostra è una famiglia allargata, gli artisti con cui lavoriamo diventano amici e il clima è molto informale. Questo consente di raggiungere gli obiettivi più facilmente.

Tra i vostri progetti a breve termine c’è anche l’organizzazione di un contest…
Con Antonio Labriola abbiamo ideato lo Europe Music Festival con il quale vogliamo dare delle chances reali ai nuovi talenti. Come primo premio non ci saranno il classico prodotto discografico, il videoclip, la distribuzione, il vincitore porterà invece a casa 30 mila euro, di cui 20 mila come anticipo di royalty, soldi veri da mettere in tasca, e altri 10 mila da investire sulla promozione e sulla distribuzione del singolo. Questa è la visione del contest che si terrà a Bellaria-Igea Marina dal 4 settembre. La chiusura delle iscrizioni avverrà un mese prima, il 4 agosto.

Sinergizzare: il futuro della discografia Italiana 2
Locandina EMF Europe Music Festival

Chi potrà prendere parte al concorso?
Lo Europe Music Festival è aperto a tutti i generi musicali, con un target che va dai 14 anni all’infinito, la bellezza della musica è proprio data dal fatto che non ha età. Possono partecipare anche i dee Jay con l’unico vincolo che facciano uso di una voce dal vivo.

Come sta il mercato musicale italiano?
Numeri molto bassi e ritengo che l’errore più grande sia dovuto alla mancata apertura all’esterno. Pensiamo ad artisti come Al Bano, Toto Cutugno, che da decenni portano l’Italia fuori. Spaventa pensare che un domani, con un ricambio generazionale, questo non accadrà più. Il paradosso è che la musica italiana contemporanea che funziona fuori, non va invece in Italia. Questa incoerenza e questo bipolarismo ti fanno rimanere in bilico. Ciò che puoi fare è dare supporto, creare piccole realtà che diano vita a loro nicchie.

Quale strada seguire?
Siamo aperti a nuove partnership, operiamo a tuttotondo nel mondo dello spettacolo, la discografia è diventata un vero e proprio potpourri.

Il segreto è nel saper fare rete?
Il futuro è sinergizzare. È ciò che è mancato alla discografia italiana. Si è sempre pensato di avere vicino dei rivali e mai dei colleghi o degli amici. L’unione fa sempre la forza.

Contatto: info@keephold.it

Etichette collegate: Absofreshinlutely (USA) e Absofreshinlutely Switzerland (CH)

 

SinclaireStyle

Sede: Milano

Il mio nome d’arte è Bratt Sinclaire e vengo dal rock. Un giorno, erano gli inizi degli anni Novanta, un amico, il cantante della storica band cult metal italiana dei Bulldozer, che all’epoca producevo, mi propose di fare dei brani dance per il mercato giapponese. Accettai la sfida e per fortuna andò bene. Ha avuto tutto inizio da lì”. Andrea Leonardi, 52 anni, compositore e produttore milanese, da quasi trent’anni è Bratt Sinclaire, re dell’eurobeat made in Italy, che nel lontano Giappone e in altri paesi dell’Asia è una vera e propria star.

Bratt Sinclaire: re dell'eurobeat made in Italy
Bratt Sinclaire

La sua storia è legata a doppia mandata al Giappone, paese che le ha riservato non poche soddisfazioni…

Nel 1991 il capo dj della catena di discoteche “King & Queen” sentì alcuni dei miei pezzi e mi fece fare un brano sigla. Mi misero sotto contratto e mi chiesero di avere un nome d’arte. Ero fan della serie Tv “Attenti a quei due”, con Roger Moore e Tony Curtis, il personaggio interpretato da Moore si chiamava Brett Sinclair. Noi lo scrivemmo diversamente, per non avere problemi di copyright e divenne appunto Bratt Sinclaire, mai avrei pensato che quello pseudonimo mi sarebbe rimasto per tutta la mia carriera musicale.

Bratt Sinclaire: re dell'eurobeat made in Italy 1

Come nasce SinclaireStyle?

L’etichetta è il contenitore dei miei master. Sempre nel 1991 incominciai a lavorare con Avex, la prima casa discografica indipendente nel mondo con sede a Tokyo, e a realizzare una marea di brani. Sfornavo anche 8 o 9 master originali al mese, tutta la mia discografia è passata dalle compilation. Oggi SinclaireStyle ha centinaia di master composti quasi tutti da me, prodotti da me. L’etichetta è sia fonografica che publishing e ha appunto il mio imprinting, è nata per gestire tutto questo materiale. Come autore sono sia Siae che Ascap, ma la mia attività è tutta estera. Vivo in Italia perché qui si sta bene, in Giappone sono stato decine e decine di volte, è molto interessante, stimolante, ma non potrei viverci (sorride, ndr).

Come vede il futuro di SinclaireStyle?

Noi siamo con una gamba negli anni che furono e con la seconda nel futuro tecnologico che si sta concretizzando di fronte ai nostri occhi. Utilizziamo le nuove tecnologie, che non ci impediscono di fare musica di qualità, perché a fare la differenza sono sempre i contenuti.

Bratt Sinclaire: re dell'eurobeat made in Italy 3

Cosa significa fare musica di qualità?

Confido nella melodia, che è l’elemento che ti fa fischiettare “Per Elisa” a distanza di duecento anni. Spesso a premiare è la semplicità, perché anche un motivo semplice può essere bellissimo. Riconosco certamente la bellezza anche nel virtuosismo, penso a Paganini e a tanti altri, ma non è che solo se vai ai 3 mila all’ora puoi creare un motivo che possa emozionare. Ennio Morricone, maestro che metto al fianco di Beethoven, di Bach, ha composto dei brani utilizzando sole quattro note, musiche che ascolteresti tutta la vita. Questo avviene anche per la dance, a testimoniarlo sono anche i miei risultati. Un brano è di successo solo quando rimane, quando lo canti mentre guidi in autostrada o sei sotto la doccia. Ho fiducia nei contenuti. Se hai delle buone melodie puoi farcela.

E ora?Bratt Sinclaire: re dell'eurobeat made in Italy 2

Guardo a nuove frontiere per il piacere di fare musica. Sono giovane ed energico (sorride, ndr), non ho bisogno di scrivere e produrre nuova musica per vivere, lo faccio come “divertissement”. Nel 2000 la RIA del Giappone mi ha assegnato tre riconoscimenti per un mio brano che si chiama “Night of Fire”, un evergreen, del quale hanno fatto cover oltre 20 band. Questa cosa mi è successa tante altre volte, una vera soddisfazione. Ho anche firmato con Pirames di Federico Montesanto, hanno un modo di procedere nuovo per l’Italia, molto americano. Una famiglia giovane e agguerrita come non ne vedevo da tempo.

Che cosa significa scrivere e produrre musica oggi?

Fare ciò che ho fatto sino a ora puntando su contenuto e qualità, tenendo d’occhio ciò che succede fuori pur senza snaturarmi o rimanere schiavo dei like, delle quantità. Se segui le foglie al vento ti ritrovi perso.

Contatto: info@sinclairestyle.net

Nuova Fresca Edizioni Musicali
Anno di nascita: 2002
Sede: Milano

Seimila brani in catalogo, produzioni e collaborazioni internazionali, Stefano Colombo ci racconta la Nuova Fresca Edizioni Musicali.

Come nasce “Nuova Fresca edizioni musicali”?
Tutto nasce dall’amicizia con quello che sarebbe diventato il mio socio, Alex Zullo. Io avevo un negozio di dischi che lui frequentava da ragazzino. Dopo alcune esperienze lavorative, lui alla Carosello, io alla Digit, ci siamo ritrovati e abbiamo deciso di fare la nostra etichetta.

La nostra forza: essere trasversali

Qual è il progetto che vi vede protagonisti?
Operiamo da sempre a 360° e questo è il nostro punto di forza. Siamo stati una delle poche etichette a lavorare con i grandi gruppi editoriali, pubblicando i CD allegati ai giornali.
Abbiamo cataloghi che spaziano dalla musica classica alla techno, alla deep house, al jazz.
Acquisito cataloghi importanti: i primi due singoli di Den Harrow originali sono nostri, un disco di Michael Buble, uno dei Procol Harum.
Abbiamo prodotto il disco di Enrico Intra e Franco Cerri, l’ultimo dei Change.La nostra forza: essere trasversali

Stefano Colombo con Franco CerriSiamo trasversali, collaboriamo anche con un partner americano nel campo delle sincronizzazioni.

Come scegliete gli artisti della vostra scuderia?
O sono artisti di catalogo importanti o ce li creiamo noi. Gestendo il catalogo di Mauro Malavasi degli anni Settanta-Ottanta, lo scorso anno abbiamo pubblicato il disco nuovo dei Change, proprio in coproduzione con Malavasi.

Vantiamo la collaborazione con Pino Presti, produttore di Mina dei tempi d’oro. Siamo gli unici al mondo ad avere fatto un disco insieme a lui che contiene un sample di Mina, autorizzato dalla cantante.

Creiamo noi il nostro mondo. Avendo partner anche all’estero cerchiamo di capire ciò che funziona o meno e ci mettiamo all’opera.

Cosa deve avere un artista per interessarvi?
Ci deve piacere. Se lo troviamo nuovo, interessante, lo acquisiamo, facciamo la produzione. Se per noi non lo è lasciamo perdere.

Che cosa può offrire una piccola etichetta a un musicista, a un progetto musicale?
Quando siamo convinti di un percorso artistico diamo tutta la nostra disponibilità, la nostra creatività, le nostre energie.

La nostra forza: essere trasversali 2

Come sta la musica italiana oggi?
Dal punto di vista artistico non gode di buona salute. Ormai si lavora a tavolino per dare alla gente ciò che vuole.

Si scrivono le canzoni per arrivare in classifica, infatti i brani si assomigliano un po’ tutti. La musica è cambiata, così come è cambiato il modo di ascoltarla.

Le canzoni un tempo era il fine, si facevano i dischi per venderli. Oggi è un mezzo per arrivare alla classifica di Spotify, per avere i like su YouTube, queste cose qua. Ma alla fine ciò che rimane non è molto.

La musica è diventata un sottofondo, come negli ascensori degli alberghi, nei supermercati. Purtroppo a volte non sai nemmeno cosa stai ascoltando.

Quali sono le sfide che vi vedono impegnati in questo momento?
Anche in questo caso lavoriamo su diversi fronti. Stiamo realizzando un progetto con il produttore Marco Sissa, abbiamo da poco girato il video. Alex sta seguendo la produzione del disco di un tenore.

Qual è la tipologia di artista giusta per voi?
A noi piacciono gli artisti veri, non le figurine, artisti che abbiano un’identità, che abbiano le idee chiare su ciò che vogliono, su come vogliono sviluppare il loro percorso.

Come contattarvi?
Basta una mail, con link, con allegati. Ascoltiamo tutto. Diciamo sempre che è meglio morire di ricordi che di rimpianti (sorride, ndr).

 

Figure di riferimento: Stefano Colombo e Alex Zullo
Contatto: stefano@fresca.it

La Lumaca Dischi
Anno di nascita: 2015
Sede: Cosenza

La Lumaca Dischi è nata come un esperimento, volevamo fotografare ciò che accadeva in Calabria in quel periodo, era il 2015. Abbiamo preso venti gruppi e li abbiamo fatti esibire e registrare, tutti assieme come avviene nel resto del mondo, in una grande sala, dando vita alla compilation “Calabria City Rockers volume 1”.  È Vladimir Costabile, label manager de La Lumaca Dischi a raccontarci origini e caratteristiche dell’etichetta con sede a Cosenza.

Come mai questo nome?
Perché come una lumachina facciamo le cose piano piano, raggiungendo l’obiettivo. È la nostra filosofia, vogliamo essere lontani, anarchici rispetto alla discografia nazionale, anche con tempi e uscite liberi dalle solite convenzioni. Vogliamo mantenere questo spirito punk un po’ allargato alle cose che ci piacciono.

Come scegliete gli artisti della vostra scuderia?
Gli artisti devono generare qualcosa. Io e gli altri tre ragazzi che lavorano alla Lumaca ascoltiamo assieme tutto il materiale che ci arriva, anche il tema del ragazzino sconosciuto. Se anche solo uno di noi rimane colpito da quella situazione, allora si capisce se sia possibile portarla avanti. Abbiamo background differenti e veniamo spesso colpiti da cose diverse. È un po’ la nostra arma vincente.

La Lumaca Dischi bottega artigiana di incisioni fonografiche
Vladimir Costabile

Cosa può offrire di più una piccola etichetta a un musicista?
Sicuramente non i numeri. Noi le cose le facciamo come le si faceva una volta, in maniera artigianale. Nostro obiettivo primario, al quale stiamo lavorando da tre anni, è quello di creare una crew di persone che lavorino assieme, musicisti e addetti ai lavori, gente che abbia voglia di fare parte di un percorso comunitario. Rimane pertanto centrale il nostro background legato a circuiti politici di sinistra. Per noi il concetto di famiglia, di comunità, di collettivo, arriva prima di tutto il resto. Il valore aggiunto è trovare un gruppo di persone che abbia voglia di creare rete e lavorare insieme.

Quali sono i nomi di punta della vostra etichetta?
Non esiste un artista di punta, non esiste un artista secondario. Gli artisti fanno parte della famiglia e sono membri attivi dell’etichetta.

Quando decidiamo di lavorare su un nuovo progetto, lo facciamo ascoltare a tutti i ragazzi che hanno già collaborato con noi, vogliamo avere un loro parere. Il primo artista con il quale abbiamo cominciato a lavorare, e che continua a fare parte della nostra grande famiglia Al the Coordinator, un fox singer nell’accezione americana, un maestro della chitarra acustica e che a dire dei critici del genere è anche tra i migliori in Italia.

La Lumaca Dischi bottega artigiana di incisioni fonografiche 2

Gli altri gruppi dei quali abbiamo uscite fresche sono i Kaleido di Livorno, una band dell’ambito indie pop, poi abbiamo i Former Friends che sono quest’altra band post emo. Sono giovanissimi e bravi. Ci sono poi,  tutte le nuove uscite in arrivo, un artista tedesco si chiama GarT, anche lui alla prima uscita nell’ambito rap-trap, poi abbiamo Disalvi, una voce sensazionale della nostra Calabria.

Stiamo lavorando con Myownmine cantante pianista della scena elettronica americana degli ultimi tempi, Abbiamo Cassidy, che è anche un videomaker, siamo stati colpiti da come riesca a trasformare in immagini le canzoni (e viceversa). Viene da un passato legato al rock alternativo e come sonorità siamo sul folk rock di stampo americano. Ci sono tante altre cose in cantiere, come gli Spot and Sound e Cose difficili.

Come vede il panorama musicale italiano?
La Calabria fotografa esattamente la condizione italiana degli ultimi tempi. Abbiamo una scena indie che ha monopolizzato tutte le piattaforme e le programmazioni dei locali più importanti. C’è una grossa difficoltà a fare suonare chi non fa parte di quel genere. Bisogna aspettare un anno, un anno e mezzo, che si sgonfi la bolla indie e le programmazioni ricomincino ad avere una varietà maggiore. Sia indie che trap hanno il pregio di avere rilanciato le scene musicali che si erano perse negli ultimi anni.

C’è un artista che vorresti avere in scuderia?
In questo periodo mi piacerebbe lavorare con un progetto solista di Pierpaolo Capovilla, il cantante del Teatro degli Orrori. Per il resto non posso chiedere di meglio degli artisti della nostra famiglia.

Come contattarvi?
Tramite il sito, i canali Facebook, Instagram, Youtube, con i numeri di telefono che si trovano in rete. Ascoltiamo tutto, dateci un po’ di tempo e rispondiamo a tutti quanti.

 

Contatto: lalumacadischi@gmail.com
Artisti in scuderia: Al the Coordinator, Cose difficili, Caleido, Myownmine, Cassidy, GarT, D I S A L VI, Former Friends, Stop and Sound

 

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