Vedere la Musica: Tancredi Bua, solo parole

Tancredi Bua: “Fotografo solo con le parole”

 “fotografa” la musica e non solo quella,
Vedere la Musica: Tancredi Bua, solo parole, “fotografa” la musica e non solo quella, ma senza macchina fotografica

Questa rubrica, come ogni viaggio, vuole essere libera di annotare e ricordare, ogni incontro inaspettato, ogni imprevedibile imprevisto. Non è un viaggio pianificato su strade battute e segnate, ma ama l’avventura e ne assapora il gusto. Questo è il tempo di rifare il bagaglio e se vi va, ripartire.   

Il nostro viaggio ci porta ancora una volta a sud, questa volta nella splendida e assolata Palermo. Il mio compagno di viaggio è Tancredi Bua, che “fotografa” la musica e non solo quella, ma senza macchina fotografica. L’unico strumento del nostro “fotografo”, sono le parole. Tancredi, classe ’90, ha già impresso nel nome una storia, un destino che arriva da lontano. Abbiamo riso insieme, quando ho deciso di includerlo in questa rassegna di fotografi, ma chi ama l’avventura e la fantasia, sa che talvolta le parole possono degnamente sostituire le immagini, perché, spesso, “L’essenziale è invisibile agli occhi” (Le Petit Prince Saint- Exupéry).

Tancredi “Nomen omen”, un nome un destino?

Credo proprio che sia così: mia mamma lesse con passione Il Gattopardo e poi, quando mi aspettava, vide anche il film di Visconti. Il ballottaggio era con Telemaco, ma fortunatamente il personaggio di Tancredi, Alain Delon nel film, ebbe la meglio. Quando ancora oggi con nonchalance, mi mette al corrente che sono usciti dei nuovi concorsi, le rispondo che avrebbe dovuto chiamarmi Salvatore, non Tancredi…solo così avrei cercato e voluto il “posto fisso”, invece che avventurarmi armato solo della mia creatività, nel mondo.

Tancredi cosa dice di Tancredi?

Trentenne italiano, che non smette di credere, di avere passioni, tante passioni. Quando si crede, gli altri lo percepiscono: è un fuoco sacro che brucia dentro, ma tangibile e visibile a tutti. Quando devo pensare e ho il mio tempo, le idee fluiscono meglio se ho tra le mani carta e penna, alleati ideali e irrinunciabili anche quando devo trovare i nomi ai personaggi di un romanzo. Se così non fosse, non mi riconoscerei più…e sarei solo un trentenne italiano, confuso. Ho fatto il liceo classico poi Scienze dello Spettacolo e Cultura del testo, come specialistica. In ogni caso, il posto fisso non ce l’ho mai avuto (se ne sono tutti fatta una ragione) ma mi sono sempre mantenuto autonomamente e questo mi fa sentire davvero bene…

ero appassionato di cortometraggi
Intorno ai sedici anni ero appassionato di cortometraggi ed impegnavo così le mie energie e il mio tempo libero

Perché ti definisci “fotografo” con le parole?

Nasco come giornalista e ho lavorato a lungo con fotografi in tantissimi e importanti concerti. Spesso mi sono reso conto che quello che io vedevo e avrei voluto raccontare, non trovava coincidenza con gli scatti dei fotografi. Non sempre è così, per fortuna, ma capitava che quando io trovavo il mio “scatto ideale”, il fotografo fosse già andato via o per problemi diversi, proprio non ci fosse. Ho scritto sul Giornale di Sicilia di concerti importanti e indimenticabili da Patty Smith a Battiato, e Springsteen tra gli altri.

Ho ricordi vividi e incancellabili che ho cercato di illustrare con le parole. Quando scrivevo per il giornale, mi è sempre piaciuto legarmi con le parole, con la mia descrizione, alle fotografie, ad una scena, un’immagine anche senza mostrarla. Un po’ come fa il radiocronista che con il solo racconto ci fa vedere, di fatto, le partite.  Ho sempre puntato all’immediatezza per far sì che leggendo la recensione o l’articolo, si potesse vedere quello a cui io avevo assistito, regalando brandelli di quelle emozioni vissute sotto il palco.

Qual è stato l’incipit di questo tuo mestiere?

Il mio percorso è atipico. Intorno ai sedici anni ero appassionato di cortometraggi ed impegnavo così le mie energie e il mio tempo libero. Fino a quel momento, erano le immagini a prevalere sulle parole, ma in seguito mi sono reso conto che, in realtà, sono quest’ultime ad essere davvero potenti. Ho virato verso la narrazione, consapevole anche che sia più facile produrre gli scritti che un film.

Personalmente, preferirei avere la paternità sullo scritto piuttosto che sulla regia. Ho fatto un passo indietro e sono approdato alla scrittura, diventando uno dei collaboratoti più giovani del Giornale di Sicilia, scrivendo di spettacoli e cultura e tanto di concerti e musica.

Qual è il tuo “mestiere” Tancredi?

Lavoro come coautore dei Sansoni, duo comico palermitano composto dai fratelli Fabrizio e Federico. Ho scritto con loro un cortometraggio, Non sono problemi nostri, sul problema dell’immigrazione. Abbiamo scritto anche uno spettacolo teatrale che è rimasto bloccato dal lockdown. Oggi lo abbiamo ripreso in mano perché ha bisogno di essere contestualizzato con i cambiamenti, notevoli, che hanno modificato il mondo e la società. Uno spettacolo che racconta l’oggi deve essere continuamente aggiornato e a tempo con i tempi.

Anche quando si ride non si deve mai mettere da parte la coscienza: anche nelle risate più nere, non si può prescindere dalla responsabilità civile delle conseguenze delle nostre parole.

Tancredi Bua, Trentenne italiano, che non smette di credere, di avere passioni, tante passioni
Vedere la Musica: Tancredi Bua, solo parole. Trentenne italiano, che non smette di credere, di avere passioni, tante passioni

Hai “fotografato” con le parole tanti grandi concerti, vuoi parlarcene?

Il 2013 è stato un anno particolarmente importante con almeno tre grandi eventi che non dimenticherò. Il primo è stato Bruce Springsteen a Piazza del Plebiscito a Napoli, poi Franco Battiato al Teatro Politeama di Palermo. Di quest’ultimo, ricordo che quando il Maestro con Mesopotamia, cantò:

“Che cosa resterà di me, del transito terrestre?

Di tutte le impressioni che ho preso in questa vita?

Tutto il pubblico intorno a me alzandosi in piedi, cominciò ad applaudire: quello era il momento, l’attimo perfetto per scattare una fotografia, per immortalare quello che ho impresso ancora oggi nel cuore e che sentivo di dover condividere.  Il fotografo, però, non c’era più.

L’altro indimenticabile concerto del 2013 è quello di Patty Smith a Palermo al Teatro di Verdura. La intervistai per telefono in una connessione Palermo-Amsterdam e promise di autografarmi l’album Easter. Non amo i concerti dove si spaccano strumenti, ma lei riuscì a fare un gesto così, utilizzandolo per sottolineare un importante messaggio, rendendolo quindi una comunicazione irrinunciabile e lecita. Patty, lo fece nel cantare la cover My Generation degli Who e mentre rompeva la chitarra, arrivò forte e chiaro il messaggio: sono solo beni, sono cose, niente di più. Poi, sull’onda dell’entusiasmo, oltre all’autografo promesso, feci l’errore di chiedere anche una fotografia con lei. Si sottrasse elegantemente, ma capii, con quel gesto educato, quale fosse il confine.

Andromeda “L’essenziale è invisibile agli occhi”
Vedere la Musica: Tancredi Bua, solo parole – “L’essenziale è invisibile agli occhi” (Le Petit Prince Saint- Exupéry)

In ultimo ricordo Colapesce che intervistai quando uscì il disco Un meraviglioso declino e come in quel concerto fossimo in dodici, a voler essere generosi. Di Martino e Colapesce erano già allora molto amici e “connessi”, al punto che intervistando uno dei due, mi sentivo dire e invitare a chiamare anche l’altro. Da lì a qualche anno, cominciarono a scrivere insieme e oggi è Musica leggerissima…

Il tuo percorso è stato, come dici, atipico. Hai lasciato che a guidarti fosse il tuo istinto creativo. Ci sono stati incontri significativi per la tua formazione?

Totò Rizzo, capo area per cultura e spettacolo del Giornale di Sicilia è la persona alla quale sarò sempre grato. Lui mi ha formato, assistendo all’inizio, anche alle mie interviste prima più ruffiane poi più rilassate, mi ha seguito e fatto crescere. In seguito, ho fatto anche Radio, dove ho incontrato Mario Caminita che è stato in quell’ambito un vero mentore. Quando un po’ confuso mi chiedevo quale fosse la mia strada, lui mi chiese: “Che cosa ti piace fare?  Risponditi e fallo senza mezzi termini”. A quel punto mi son detto, se posso scrivere e al contempo, produrre contenuti video, perché non farlo?

 Tancredi Bua
Vedere la Musica: Tancredi Bua, solo parole

Tancredi oggi, qual è il tuo viaggio?

Oggi sto lavorando a quello che potrebbe essere il mio primo romanzo, una sorta di fantascienza romantica, dove non ci sono astronavi ma relazioni umane. Sono impegnato a rivedere lo spettacolo teatrale con i Sansoni e soprattutto, sono felice di essere quel che sono: Tancredi e non Salvatore!

Grazie Tancredi, giovane uomo armato di carta e penna, buon viaggio e per favore, continua a fotografare con le parole, raccontando anche quello che è invisibile agli occhi….

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Paola Ferro
Paola Ferro
Particolarmente Anomala O Liberamente Assemblata Ferro (& fuoco) Artigiana di parole. Innamorata delle persone, costantemente a caccia di anime e le loro storie. “… che di mare ne sa, quanto le onde” (grazie a chi lo ha detto di me)
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