Spezia, l’inno è orgoglio di non essere cambiati

Spezia, l’inno è orgoglio di non essere cambiati
La tifoseria dello Spezia nell’inno è omaggiata per la sua capacità di spingere a volare “il nido di rapaci”


La storia dell’inno dello Spezia, in Serie A dall’anno scorso


Lo Spezia è una delle squadre più giovani per la storia della Serie A. Portata alla storica promozione dall’attuale allenatore della Fiorentina, Vincenzo Italiano, la squadra ligure è nel calcio che conta solo dalla scorsa stagione. Certo non sono mancate per lo Spezia, importanti sfide anche nel passato. Su tutte si ricordano ovviamente quelle con la Juventus nel campionato di B del 2006. L’anno dopo la squadra sarebbe fallita e quindi radiata. Ripartì così dalla categoria Dilettanti prima di fare una lenta (ma nemmeno troppo) risalita.

Lo Spezia più di ogni altra squadra, insomma, sa cosa voglia dire soffrire e rialzarsi per essere ancora più grandi.

Quel che va sottolineato è l’orgoglio dei tifosi che, negli anni, non dimenticano le loro origini e i trascorsi. A confermarlo è la musica. Nel nostro viaggio tra gli inni di calcio, questa settimana ci piace analizzare quello dello Spezia.

La canzone, Non siete soli, è infatti ancora lo stesso dal 2009, anno in cui cadde nel baratro la squadra, ma non la passione dei suoi supporter. Così, a distanza di tempo, quel pezzo è ancora rappresentativo di una società, nel frattempo ricostruita e arrivata a lottare nella massima serie. Tuttavia, al contrario di quel che accade generalmente quando si cambia l’inno in virtù di un successo importante, Non siete soli è rimasto fedelmente associato alla squadra.

A comporre e cantare il brano è il cantautore Riccardo Borghetti, grande tifoso dello Spezia.

Si tratta del primo e unico storico inno. Nella canzone si paragona la squadra a un nido di rapaci, che viene spinto a volare e crescere sempre di più dal coro dei tifosi. Suggestiva questa immagine poetica, che vuole la curva gioiosa come a una festa popolare. Tutto ciò a conferma di uno spirito sportivo nel suo senso più profondo del termine.

Così i rapaci diventano persino delle aquile, in grado di arrivare in alto oltre ogni avversità. E persino oltre le più rosee aspettative. Anche per questo, l’inno dello Spezia diventa profetico circa il percorso del club ligure che, nel giro di dieci anni, fa una scalata incredibile.

La canzone sente tutta l’influenza della musicalità di Borghetti, con la sua chitarra elettrica. Un vero e proprio rock pop convincente, che carica la squadra nella tradizione degli antenati (descritti come un covo di pirati).

Così il ritornello, con una passione che si unisce alla capacità di aspettare degna della tifoseria, recita queste parole.

Non siete soli, non siete soliStiamo aspettando che l’aquila voliNon siete soli, non siete soliStiamo aspettando nel cielo che l’aquila voli

Niente sembra lasciato al caso: anche la voce calda di Borghetti pare avere un significato importante. Esprime infatti il calore e la grinta di una città che merita tutto questo affetto. Perlomeno in virtù della dichiarata fiducia nei valori sportivi. Oggi come oggi, anche dichiarazioni di vicinanza alla squadra come queste non sono affatto banali. I valori sportivi, in qualunque serie si giochi, devono rimanere essere gli stessi.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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