Seawards, dal primo EP ai palazzetti in apertura ai The Script

In un solo anno la vita dei Seawards è cambiata completamente. A giugno scorso usciva il loro primo EP, adesso hanno aperto i The Script nei palazzetti.

Seawards, dal primo EP ai palazzetti in apertura ai The Script 1

“Verso il mare, che si affaccia sul mare”. Questa è la traduzione di Seawards, il nome di un duo, composto da Giulia Benvenuto e Francesco Proglio De Maria, che porta con sè il Mar Ligure, più precisamente quello di Imperia. Ma il mare può essere declinato anche in metafora, “un mare di gente”, “un oceano di folla”, lo stesso mare di fronte al quale hanno cantato lo scorso 10 e 11 giugno, al Mediolanum Forum di Assago (Milano) e al Gran Teatro Geox di Padova, in apertura ai The Script. Sono giovani, cantano in inglese, con testi e suoni originali. Hanno cantato al Teatro Ariston durante l’ultima puntata del Roxy Bar di Red Ronnie, sono stati in rotazione su Mtv Generation, hanno partecipato al Collisioni Festival. Teneteli d’occhio, perchè la nave è già salpata.

Un anno fa usciva il vostro primo Ep “85 BPM”. Un anno dopo avete aperto i The Script nei palazzetti. Siete già riusciti a realizzare tutto quello che è successo? 

Non abbiamo ancora ben capito cosa sia successso. Prima di salire sul palco del Mediolanum Forum e del Gran Teatro Geox abbiamo pensato: “Saliremo e ce ne renderemo conto”. E invece ancora oggi non abbiamo realizzato.

Cantate in inglese, siete giovani e internazionali. Adesso a cosa state puntando, qual è il passo successivo da raggiungere?

Il passo successivo è diventare sempre più internazionali a livello di arrangiamento.

Descrivere la vostra musica a parole è complesso, perché è davvero originale. Dal primo ascolto capisci che stai ascoltando qualcosa di nuovo, che non puoi incasellare in un genere specifico. Quali sono stati i vostri riferimenti artistici?

Questa è una domanda che ci fa sempre piacere ricevere. Le nostre influenze sono completamente opposte. Francesco è blues, legato alla chitarra acustica, mentre io – risponde Giulia – difficilmente ascolto il suo genere durante il giorno. Per quanto mi riguarda ascolto musica elettronica e pop americano. Fondendo i nostri riferimenti abbiamo creato qualcosa di originale.

Si fa proprio fatica a dire: “I Seawards suonano come…”, perché sia a livello nazionale, che internazionale, non si trovano paragoni adatti a ciò che proponete artisticamente. Ed è più che positivo. 

Quando ci chiedono che genere facciamo non sappiamo esattamente cosa rispondere. Dipende molto da che cosa percepisce ognuno dal nostro mix.

Avete trovato un connubio artistico con Zibba, il vostro produttore, nonchè direttore artistico dell’etichetta Platonica. Come è nato il rapporto con lui e come si è evoluto?

È stato lui a scoprirci in una piazzetta ad Imperia prima di un suo concerto. Ci siamo conosciuti e ha iniziato a guardarci un po’ di nascosto nei mesi successivi. Poi ci ha proposto di fare l’EP. La collaborazione è continuata in crescendo e adesso con Platonica è tutto una bomba. Ci stiamo trovando benissimo, c’è un rapporto di famiglia con tutto lo staff e il roster.

Spostiamoci sul nuovo singolo “Walls”. Qual è il tema centrale della vostra canzone? Avete scelto di cantare in inglese, quindi non è detto che tutti in Italia capiscano i vostri testi. 

Si, infatti i nostri genitori ci chiedono sempre di tradurgli i testi (ridono). Racconta una storia che ho vissuto sulla mia pelle – risponde Giulia – ovvero quella di due persone che, nonstante si amino alla follia, vengono bloccate da persone esterne. Per quanto possano cercare di non pensarci, di rimanere lontani, non ce la fanno, si vedono di nascosto e tornano insieme.

Nei vostri video la metafora visiva ha un grosso impatto. Quale interpretazione è giusto dare al video di “Walls”? 

L’interpretazione è libera. Noi ovviamente abbiamo messo all’interno un nostro pensiero: entrambi siamo gli unici che si vedono in faccia, perché noi siamo la storia, siamo quello che stiamo raccontando. Tutti coloro che non si vedono in faccia sono persone che vengono bloccate dagli agenti esterni.

C’è una ricorrenza nei vostri progetti: i video della regista Megan Stancanelli. Lei ha trovato il modo di rappresentare la vostra musica, così orginiale, nell’arte visiva? 

A Megan dobbiamo veramente tanto. Giulia, non fosse per lei, non avrebbe mai iniziato a cantare. Quando le abbiamo fatto sentire qualcosa dei nostri pezzi, si è proposta per realizzare i nostri video. C’è coesione ed empatia quando lavoriamo insieme e, a lavoro finito, i nostri video ci piacciono moltissimo.

Qual è il vostro approccio nella scrittura delle canzoni? Come mai avete scelto l’inglese? 

In realtà l’ho un po’ imposto a Francesco – risponde Giulia – perché, quando ci siamo conosciuti, lui scriveva in italiano. Ho deciso di scrivere in inglese, perchè è una lingua che mi piace alla follia. Guardo spesso film e serie in lingua. La trovo bella, musicale. Sicuramente fare melodie in inglese è più facile rispetto all’italiano, è più difficile fare metafore.

Però anche in questo avete qualcosa che vi contraddistingue: molti emergenti (anche se chiamarli tali dopo aver fatto due date nei palazzetti sarebbe sbagliato, nda) che decidono di scrivere in inglese, poi vacillano nella scrittura o hanno testi che sono abbastanza banali nella traduzione. Mentre, invece, la struttura delle vostre canzoni è più complessa e la parte testuale è profonda. Questo rende il tutto ancora più interessante. 

Grazie per il complimento. È la prima volta che lo sentiamo dire, non capita spesso. Quando andammo a fare i provini in un talent ci dissero che avevamo una pessima pronuncia e giudicarono male le nostre canzoni.

Direi che dopo gli ultimi risultati con i The Script, chiunque vi abbia giudicato male debba ricredersi. Cosa rappresenta per voi la musica? 

Non ricordiamo un giorno in cui dalla cameretta non sognassimo un palco come il Mediolanum Forum. Per me – Giulia – la musica è una rivincita.  Ho iniziato a cantare da piccolina. Ho smesso nel momento in cui ho deciso di dedicarmi completamente allo sport. Quando ho deciso di riprendere, mio padre era contro, non ci credeva. Oggi, invece, è diventato il mio primo fan insieme a mia mamma. È stata una rinascita.

Prossimi appuntamenti del “WallsTour” dei Seawards (in aggiornamento)

07-07-2018 @ “Varigotti Insieme” – Varigotti (SV)
22-07-2018 @ “La Spiaggetta” – Bassano del Grappa (VI)
8-09-2018 @ “Maccastoria” – Vedano Olona (VA)

 

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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