Scommesse da poker con i Poor Works

I Poor Works ci raccontano l’album “All in” e il nuovo singolo, una storia personale molto toccante raccontata in “Purchè tu ci sia”

Scommesse da poker con i Poor Works

“All in” è il titolo del loro album, pubblicato da qualche mese. I Poor Works mi confermano che “All in” ha a che fare con il gioco (primo pensiero che si ha leggendo il titolo, ovviamente), e in un certo senso con le scommesse: “Ci siamo ricordati di quando, ai tempi dell’università, finivi di studiare e di notte ti mettevi a guardare partite di texas hold em (una specialità del poker) alla tv, e poi provavi a giocare anche tu. All in significa che scommetti tutto perché hai carte vincenti, ma può essere anche un bluff”.

Fin qui quello che riguarda le carte. “Abbiamo voluto fare un paragone con la nostra generazione e quello che dobbiamo fare per sopravvivere”, spiegano i Poor Works. “Viviamo in un mondo in cui i social sono diventati la tua prima rappresentazione: quello che esprimi non sei più te stesso ma la tua rappresentazione, abbellita o abbruttita. Cioè, siamo sempre in all in, tutta la puntata fuori”. Non si può di certo dare loro torto…

Nati nel 2008 come british cover band (curiosità: sono trentini), proponevano cover di Beatles, Queen, Oasis, poi nel 2013 i Poor Works hanno presentato il loro primo disco di brani inediti. Il legame con la musica inglese negli anni è rimasto, “Ma è cambiato il modo in cui ci influenza. Vent’anni fa sentivi un gruppo suonare il sabato sera, poi per una settimana non ascoltavi molto altro a parte qualcosa che arrivava dalla radio e sporadicamente dalla tv; non era come adesso che la musica è dappertutto, e sempre”.

“Purchè tu ci sia” è il nuovo singolo dei Poor Works, “Ed è l’unico lavoro dei nostri due album non scritto interamente da noi. È stata una sfida che ci è stata lanciata da Maurizio Carpi di Mezzocorona, il nostro paese. Ha dedicato questa poesia, appunto “Purchè tu ci sia”, alla mamma malata di alzheimer. Noi l’abbiamo rimodellata per essere cantata, adeguando alle parole melodia e armonia. Il testo richiama i momenti in cui la mamma riconosce il figlio, l’amore viene raccontato da questo punto di vista. Concludiamo il brano cantando in coro, dicendo che le nostre scorte d’amore sono infinite”.

Condividi su:
Francesca Binfaré
Francesca Binfaré
Giornalista, si occupa di musica, spettacolo e viaggi; parallelamente svolge attività di ufficio stampa. Autrice e conduttrice radiofonica dal 1989. Ha vissuto qualche tempo a Dublino, ma non ha mai suonato al campanello di Bono. Ha visto i "duri" Metallica bere un the e Slash senza l’immancabile cilindro. Affezionata frequentatrice del Festival di Sanremo e dei meandri del Teatro Ariston.
Top