Il Festival di Sanremo è il posto giusto per toccare determinati temi. Rubino, con la sua classe, ha deciso di parlare di separazione con “Custodire”.
Continua elogiando il proprio direttore d’orchestra Marcello Faneschi, un pezzo di storia italiana: “Va bene Peppe Vessicchio, ma Marcello Faneschi è stato il direttore d’orchestra di Domenico Modugno, suonava nella sigla di Sandokan, sono orgoglioso che sia il mio direttore. Lui mi ha dato la spinta per essere qui a Sanremo”.
La prima serata all’Ariston
Una giornalista gli chiede cosa ha fatto ieri sera, lui risponde elencando ogni piccolo passaggio verso l’Ariston: “Dopo le interviste di ieri, ho mangiato, abbiamo giocato a carte, ho fatto una doccia, abbiamo visto il Festival, ma appena lo vedevo tornavo in camera. E mancavano ancora 4 ore. Ho ascoltato musica, ho ballato, mi hanno portato all’Ariston, mi hanno truccato ed erano le 22.30. Sono sceso dietro le quinte e prima di entrare c’era la gag del film di Muccino. È stata lunga”.
Chiede soltanto di suonare di più, non vuole riconoscimenti Renzo Rubino, sintomo di quanto senta sulla pelle l’essere artista: “Mi piacerebbe uscire da questa settimana con più tranquillità, non emotiva, quanto continuare a fare bene questo lavoro, con dedizione e amore, per suonare davanti a un pubblico, la cosa che mi piace di più. La miglior cura è ascoltare e fare concerti. Non chiedo altro. Sarò vintage, ma a me piace pensare che la musica non sia una competizione. La giuria demoscopia è giusta per lo spettacolo”.