Renzo Rubino: “La paura è un’opportunità”

Il Festival di Sanremo è il posto giusto per toccare determinati temi. Rubino, con la sua classe, ha deciso di parlare di separazione con “Custodire”.

Sanremo 2018, Renzo Rubino: l'intervista 1
Renzo Rubino [Foto: © Diego Di Guardo].
Renzo Rubino torna al Festival in una veste più matura. Esordisce in sala stampa senza aspettare una domanda: “La paura è un’opportunità: ieri avevo paura, oggi anche, ma ancor di più quando sono stato fermo senza fare musica. Ho deciso di presentare un pezzo che parlasse di me, può piacere o non piacere, in qualsiasi caso sono contento che possa generare un’opinione”. La canzone Custodire tratta il tema della separazione dei genitori: “È un argomento molto complicato, non a caso dei miei genitori uno dei due non si è fatto vivo dopo ieri sera. Ma il resto lo racconterò dalla D’Urso (ride, ndr). Custodire è quello che vorrei che loro si dicessero. Nasce in una notte di settembre, guardando un film.  In quei momenti ho scavato dentro me stesso e ho trovato delle paure, anche quella di trovare tra il pubblico i miei genitori. Questa canzone ha bisogno di essere ascoltata”.

Continua elogiando il proprio direttore d’orchestra Marcello Faneschi, un pezzo di storia italiana: “Va bene Peppe Vessicchio, ma Marcello Faneschi è stato il direttore d’orchestra di Domenico Modugno, suonava nella sigla di Sandokan, sono orgoglioso che sia il mio direttore. Lui mi ha dato la spinta per essere qui a Sanremo”.

La prima serata all’Ariston

Una giornalista gli chiede cosa ha fatto ieri sera, lui risponde elencando ogni piccolo passaggio verso l’Ariston: “Dopo le interviste di ieri, ho mangiato, abbiamo giocato a carte, ho fatto una doccia, abbiamo visto il Festival, ma appena lo vedevo tornavo in camera. E mancavano ancora 4 ore. Ho ascoltato musica, ho ballato, mi hanno portato all’Ariston, mi hanno truccato ed erano le 22.30. Sono sceso dietro le quinte e prima di entrare c’era la gag del film di Muccino. È stata lunga”.

Chiede soltanto di suonare di più, non vuole riconoscimenti Renzo Rubino, sintomo di quanto senta sulla pelle l’essere artista: “Mi piacerebbe uscire da questa settimana con più tranquillità, non emotiva, quanto continuare a fare bene questo lavoro, con dedizione e amore, per suonare davanti a un pubblico, la cosa che mi piace di più. La miglior cura è ascoltare e fare concerti. Non chiedo altro. Sarò vintage, ma a me piace pensare che la musica non sia una competizione. La giuria demoscopia è giusta per lo spettacolo”.

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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