Pippo Caruso: un Maestro, un Varietà

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
La nuova puntata di Musica Maestro è dedicata a Pippo Caruso


Ricchezza di strumenti e di voci nella musica del Maestro Pippo Caruso

Signori e signore, il Maestro Pippo Caruso!

Lo abbiamo spesso sentito presentare così, con quell’enfasi tipica di Pippo Baudo, capace di far diventare protagonista chiunque facesse parte di un suo spettacolo. In effetti Pippo Caruso non era accomunato al re dei presentatori solo dal nome di battesimo, reso ancor più familiare dal suo diminutivo. Il Maestro fu una figura di riferimento di quasi tutte le trasmissioni baudiane, che accompagnò sotto la sua direzione musicale per circa quarant’anni. Così, come tanti Direttori d’orchestra strettamente legati annomate sigle televisive, ha sempre pagato lo scotto di un pubblico che lo ha amato ma talvolta ha dimenticato la sua formazione.

La puntata di oggi di Musica Maestro la dedichiamo quindi a Pippo Caruso.

Appassionato di musica sin dagli anni del Ginnasio a Catania, dove già conobbe per la prima volta il coetaneo Giuseppe Baudo, Pippo Caruso suonava il basso in una band. Dopo pochi anni si dedicò allo studio del pianoforte e della chitarra. Riuscì a ottenere visibilità in qualche serata in giro per la Sicilia, fino a quando a notarlo fu la pianista jazz fu Dora Musumeci. Per Pippo Caruso iniziò così la svolta nella carriera.

Suonando in diversi locali, il Maestro poté esprimere completamente il suo talento e, presto, si dedicò egli stesso alla direzione orchestrale.

 

 

Impettito, elegante nel dirigere con entrambe le mani facendo uso di ampi gesti, Pippo Caruso spaziava tra vari generi musicali. Merito anche di una sua invenzione che divenne una peculiarità richiesta anche all’estero. Ogni musicista dell’orchestra, infatti, suonava due o tre strumenti. In questa maniera si dava una varietà di suoni e registri che non si era soliti ascoltare.

E fu proprio il re del varietà Pippo Baudo a incontrarlo di nuovo in America e a convincerlo ad abbandonare le navi da crociera per tornare in Italia.

Così nel 1973 avvenne il debutto di Pippo Caruso a Canzonissima.

Appassionato e curioso, il Maestro alternava il suo grande amore per la musica a quello per la natura, dedicandosi a tante varietà di piante e animali. Nel suo lavoro non si lasciava distrarre dall’idea di un egocentrismo televisivo, accettando al contrario ogni tipo di suggerimento che potesse arrivare proprio dall’amico Baudo.

La timidezza che lo ha sempre contraddistinto avrebbe fatto a pugni per chiunque con la visibilità sul piccolo schermo. Non per Pippo Caruso, che sapeva di essere presente unicamente per dirigere l’orchestra, sebbene facesse inevitabilmente da spalla al conduttore.

Soprattutto perché era proprio lui a inventare le più grandi sigle dei programmi.

Tutto matto, Io ballerò, Festival, Perché Sanremo è Sanremo, L’amore è, Johnny Bassotto, Isotta, La tartaruga, Numero Uno, Ne abbiamo fatta di strada.
È solo un assaggio dei tantissimi successi, nati come sigle tv e diventati pietre miliari della musica italiana.

Grazie a importanti collaborazioni con Bruno Lauzi, Ornella Vanoni, Domenico Modugno, Orietta Berti e tantissimi altri, Pippo Caruso ha sempre arrangiato numerosi album. Lo ha sempre fatto creando quell’atmosfera orchestrale ricca di strumenti, che ha caratterizzato tutta la sua produzione.

Con il suo look da D’Artagnan, con tanto  di baffetti e pizzetto tagliati ad hoc, non si sottrasse all’eleganza nella sua necessità di essere anche personaggio televisivo. Si, perché anche se non lo avrebbe voluto, Pippo Caruso divenne anche quello. Un nome legato alla tv del varietà che abbiamo sempre amato. Del resto, nessuno più di lui sapeva cosa volesse dire quella parola, identificatrice di tanti contenuti, allegria e divertissment. E, perché no, di tanti tormentoni. Proprio come quel famoso “Perché Sanremo è Sanremo…”.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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