Francesco Bianconi, cantautore, musicista, frontman del gruppo musicale toscano Baustelle e scrittore italiano: il suo romanzo “Atlante delle case maledette”
Questa volta la musica non è protagonista del libro di cui vi sto per parlare ma il suo autore è conosciuto principalmente per la sua carriera musicale.
Scrive i testi dei suoi brani e quindi è legittima la curiosità di esplorare in maniera più organica il suo mondo, quel mondo che ha cercato di infilare nelle 228 pagine del suo romanzo.
Stiamo parlando di “Atlante delle case maledette”, scritto da Francesco Bianconi, cantautore, musicista e scrittore italiano e frontman del gruppo musicale toscano Baustelle, edito da Rizzoli-Lizard.
Il romanzo è illustrato da Paolo Bacilieri, fumettista e scrittore italiano, ed esplora gli ambienti domestici, le architetture e il loro potere di dare forma alle storie umane.
Durante una presentazione online alla Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano Bianconi, intervistato da Giulia Cavaliere, ha dichiarato: “Volenti o nolenti, in questi quasi due anni abbiamo dovuto fare i conti con le nostre case e i nostri spazi sono diventati praticamente gli ultimi spazi dove si poteva vivere se non al sicuro almeno più tranquilli.
Prigionieri temporanei certo ma di una specie di galera nella quale, in molti casi, noi stessi abbiamo scelto di vivere”.
Leggendo il libro, la prima domanda che sorge spontanea è: “Ma Dimitri e Francesco sono la stessa persona?”.
Lo stile di scrittura dell’autore consente di mantenere un filo narrativo costante per una serie di storie che sono di fatto scollegate fra loro, ma che si trovano ad essere legate dalla presenza dello stesso protagonista.
Un libro post-pandemia scritto sotto gli influssi della pandemia stessa? Sì e no.
Bianconi supera il concetto di descrizione abitativa che ci ha sommerso durante la pandemia e cerca di andare oltre, fermandosi su dettagli e particolari quali i mattoni e il parquet, gli intonaci e gli infissi, dando corpo e anima, al suo racconto.
Non solo si sofferma sull’elemento materico della casa ma ogni casa è accompagnata da una specie di scheda tecnica che indica l’anno di costruzione e l’architetto.
Case vissute. Sì, perché Bianconi ci racconta le case che Dimitri, Francesco, ha abitato, o forse nelle quali gli sarebbe piaciuto farlo o che ha visitato anche occasionalmente o dalle quali è transitato, e di quanto ogni singola abitazione abbia contribuito a fargli vivere il presente, anche attraverso la sua rappresentazione formale che diviene strumento del viaggio di Dimitri e lo fa rievocando vicende ambientate e accadute in quelle case.
Case maledette. E forse tutte lo sono almeno un po’, come si evince dalle pagine che contengono horror puro che ben si amalgama nel racconto, ossia nel viaggio.
La scrittura di Bianconi risulta efficace e coinvolgente, riesce ad essere elegante e mai vezzosa, colta ma mai inutilmente ricercata.
Si tratta di un libro molto musicale e al contempo molto sperimentale.
Una sensazione rimane alla fine del libro, che queste case, in fin dei conti anche se in forma diversa, siano altrettante canzoni che Bianconi avrebbe potuto. O che forse scriverà.