“The Beautiful Prince” di Maria Letizia Cerica, ma chi è stato davvero Prince Rogers Nelson, in arte Prince?

“The Beautiful Prince” di Maria Letizia Cerica 1
“The Beautiful Prince”

Ma chi è stato davvero Prince Rogers Nelson, in arte Prince? Prova a raccontarcelo Maria Letizia Cerica con il suo “The Beautiful Prince”, edito da Arcana.

Non esiste migliore possibilità di conoscere un artista dalla personalità controversa se non attraverso le sue parole e questo è quanto caratterizza il lavoro di Cerica.

Novella esploratrice, l’autrice realizza «un libro che prova a raccontare Prince: le sue manie (molte), le sue idiosincrasie (moltissime), la sua persona, in particolare (un vero rompicapo). La sua storia».

“The Beautiful Prince” book cover
“The Beautiful Prince” book cover

Autrice di “Prince, Rogers & Me”, il suo primo libro dedicato al genietto di Minneapolis, che mescolava con troppa disinvoltura cronaca, analisi, riflessioni e autobiografismi, oggi l’autrice offre un lavoro più centrato e meglio organizzato.

Esplorare le fragilità e le insicurezze di un uomo che è sempre stato attento a non mostrarsi agli altri più del lecito è un compito arduo, che può creare fratture nel mito che lo ha accompagnato.

Il libro, tra disgressioni, testimonianze e frammenti di un recente passato, racconta la vita di un incredibile personaggio di spettacolo e, grazie a una serie incredibile di aneddoti e approfondimenti, pezzi di un puzzle ricostruiscono la figura di un uomo alimentato tanto da idee che da egocentrismo, un accentratore, in grado di far coesistere l’animale da palco, spigliato tanto da rasentare l’arroganza, con l’uomo introverso, in continuo peregrinare tra drammi, separazioni, solitudine e insicurezza.

Prince (Photo by Brian Rasic/Getty Images)
Prince (Photo by Brian Rasic/Getty Images)

Ne esce così il racconto di un artista dispotico ma poliedrico e geniale. Folle, insensibile, visionario, egocentrico. Un artista infaticabile, discusso e spesso discutibile, in grado di raccontare le proprie idee mediante quella riuscita mistura di Pop, Funk e Rock che ha caratterizzato il suo percorso.

Prince, quell’artista negli anni ha utilizzato per motivi contrattuali o artistici formule, come “The Artist”, improbabili sigle come TAFKAP, ossia “The Artist Formerly Known As Prince”, o persino un simbolo, quindi impronunciabile, stigma dell’incrocio fra quelli del maschile e del femminile che i fan ribattezzarono “Love Symbol”. Ma anche “genio di Minneapolis” o “folletto di Minneapolis“, soprannomi che la stampa specializzata gli dedicò.

Pince Sign "O" the times

Nelle sue 480 pagine Maria Letizia Cerica analizza centinaia di interviste, da quelle rilasciate alla fine degli anni Settanta a quelle del primo decennio degli anni duemila oltre alle dichiarazioni di chi ha lavorato con lui, ognuna delle quali mette in risalto aspetti quotidiani della vita artistica, ma non solo, di Prince.

“The Radio Dreamers: Storie e personaggi straordinari della radio”

“The Radio Dreamers” - Vasco Rossi speaker di Punto Radio
Vasco Rossi speaker di Punto Radio

The Radio Dreamers traccia un quadro chiaro del passato e del presente della radio e ipotizza quali saranno i probabili scenari futuri.

Questa è una lunga storia che arriva da lontano, dagli anni ‘70, da quando molti giovani, giovanissimi direi, iniziarono ad intravedere una nuova via per allargare i propri orizzonti, per ampliare le loro prospettive e le proprie conoscenze, un qualcosa per andare oltre i propri limiti.

Qualcuno iniziò a pensare che l’etere, non il composto organico e neppure il termine nel pensiero greco classico introdotto da Empedocle usato come sinonimo di aria, ‘la parte più alta, pura e luminosa’, fosse una nuova via da seguire.

In quegli anni, moltissimi giovani, da ogni parte d’Italia, dalle grandi città ai più sperduti paesi, iniziarono a pensare alla Radio, ad utilizzare l’etere, a ‘trasmettere via etere’.

Iniziarono, quasi per gioco, a creare qualcosa che, loro malgrado, ha portato ad un fondamentale cambiamento culturale e di costume della società di quegli anni, modificando per sempre questo paese e il suo modo di comunicare. Una vera rivoluzione che la Radio libera ha indotto.

Paolo Lunghi
Paolo Lunghi

Un ‘nuovo’ media che ha avuto un impatto straordinario in termini positivi sull’intero territorio italiano, trasformando, in tempi brevissimi ed in modo sostanziale ed irreversibile, il concetto d’informazione e di comunicazione, nonché il rapporto tra coloro che creano informazione e coloro che subiscono l’informazione, spesso con un reale scambio di ruoli, con una vera logica di interattività fra utenti, fruitori e creatori di servizi e notizie, molto prima dell’avvento dei social network.

Mai niente arriva per caso, neppure questa storia lo fa. Giunge a noi grazie a chi c’era, a chi ci ha creduto, grazie a coloro che in quegli anni hanno avuto l’intuizione e la voglia di gettarsi in quel vortice e andare avanti per quella strada”.

Inizia così l’introduzione di “The Radio Dreamers” di Paolo Lunghi pubblicato da MAVI editore e inizia così, simbolicamente il cinquantenario della nascita delle radio libere in Italia.

E l’autore ben conosce, perché ne è stato protagonista, la storia degli uomini e delle donne che a partire dal 1973 sono saliti sui tetti a montare antenne, a stendere cavi, che hanno depredato la propria casa e quella dei parenti per mettere insieme le apparecchiature tecniche, che hanno firmato cambiali per acquistare il trasmettitore.

The Radio Dreamers - book cover
The Radio Dreamers – book cover

La prefazione è firmata da Claudio Micalizio, direttore di Radio Roma che scrive: “un’opera decisamente originale, diversa da quelle che nel panorama editoriale celebrano la grande magia della Radio: potremmo definirlo un libro ‘corale’, una sorta di enciclopedia della radiofonia italiana scritta proprio da quanti negli ultimi decenni hanno contribuito a rendere grande l’intrattenimento radiofonico nel nostro paese”.

Un ricco repertorio fotografico arricchisce questo viaggio che ha visto protagoniste voci non accompagnate da volti.

In un periodo storico in cui non esistenza l’accesso al web e ai suoi contenuti, la voce che usciva dalla radio era quella di uno sconosciuto, talmente sconosciuto che avrebbe potuto essere il figlio della nostra vicina di casa.

Esistono diversi libri che, con altri tagli narrativo-saggistico, hanno raccontato quell’epopea ma il valore di Lunghi è in grado di fissare sulla carta i nomi e le storie di quei pionieri che hanno lasciato il segno, contribuendo a realizzare la storia di un mezzo di comunicazione che è stato protagonista sin dal suo esordio di una crescita impetuosa.

The Radio Dreamers - Radio Libera
The Radio Dreamers – Radio Libera

Ma è anche il racconto di un lungo viaggio fatto di caparbietà a seguito dell’ostilità di un sistema normativo, editoriale e imprenditoriale all’epoca chiuso e poco incline ad assecondare la “rivoluzione” delle radio libere.

Oggi possiamo affermare senza smentita che la radio è stata capace di influenzare il costume italiano ma anche di incidere profondamente sulle abitudini di milioni di persone nonostante.

 Dedicato a chi, in quel periodo, c’era al fine di sollecitare i suoi ricordi e le sue emozioni ma anche a chi non c’era e che non ha potuto vivere e assaporare quel magico momento di ribellione.

Francesco Guccini – Come un altro sogno, frammenti di vite scritte e cantate di Andrea Sanfilippo

“Francesco Guccini - Come un altro sogno”
Francesco Guccini (Photo by Roberto Serra / Iguana Press)

Per Andrea Sanfilippo questo suo “Francesco Guccini – Come un altro sogno”, libro dedicato al cantautore poeta edito da Bastogilibri, è il frutto di un lavoro nato nel 2004, quando pubblicò la sua tesi di laurea.

Sin da questa, quindi, prima versione del libro, era analizzare le canzoni più autobiografiche di Guccini e cercare di capire quale profilo dell’autore ne potesse emergere.

In realtà, quell’edizione del 2004, che molti appassionati del cantautore di Pavana possiedono, aveva un piglio molto “accademico” e, forse, non suscitò l’attrazione necessaria da parte dei lettori.

Francesco Guccini - Come un altro sogno - book cover
Francesco Guccini – Come un altro sogno – book cover

Oggi, con questa riscrittura integrale, Sanfilippo, ci propone un’opera più narrativa della precedente, anche grazie alla scelta di utilizzare un linguaggio meno “tecnico”, più simile a quello di un romanzo.

Si tratta di una biografia, senza alcuna pretesa di produrre un saggio di critica musicale, scritta da un punto di vista insolito.

Una ricostruzione biografica piuttosto articolata anche per la scelta di “addomesticare” la cronologia narrativa non tanto al progressivo scorrere del tempo ma utilizzando come timeline quanto Francesco Guccini ha scritto parlando di sé stesso, delle sue fasi di vita, utilizzando le canzoni da lui scritte – e in alcuni casi anche i suoi libri – per raccontare il Francesco dalle sue “Radici” alla “Primavera ‘59” attraverso l’”Eskimo” e “Amerigo”, punti cardini della sua crescita e sviluppo culturale.

Sull’autostrada virtuale che parte da Pavana e attraversa Modena per arrivare a Bologna, si snoda la vita di Francesco Guccini, cantautore, scrittore e attore italiano fra i più rappresentativi e popolari cantautori italiani, il cui debutto ufficiale risale al 1967 con l’album “Folk beat n. 1”.

 

Francesco Guccini - Folk Beat n.1 - cover
Francesco Guccini – Folk Beat n.1 – cover

E sulla medesima autostrada viaggia Sanfilippo, spesso nella corsia laterale di chi, come ammesso nella postfazione del libro dallo stesso autore, «forse più che di Guccini in sé, ho voluto parlare del Guccini in me».

Siamo sicuramente ancora lontani da quel “lessico familiare” che, forse, avrebbe fatto amare questo libro tanto quanto le canzoni di Guccini ma, nelle sue 192 pagine, Sanfilippo ci racconta un Guccini che, in fin dei conti, può essere anche il nostro.

Andrea Sanfilippo ha trascorso buona parte della sua vita in Sicilia e da qualche anno è tornato a vivere in Piemonte dove è docente di italiano e latino al liceo “Vasco-Beccari-Govone” di Mondovì, in provincia di Cuneo.

“Lonely Boy” di Steve Jones, scritto con il giornalista musicale e autore Ben Thompson

Steve Jones: “Lonely Boy” la storia di un Sex Pistol
Steve Jones

Con Paul Cook, Glen Matlock e Johnny Rotten, Steve Jones ha fatto parte della prima formazione dei Sex Pistols. Viene quindi normale pensare che sia il più titolato del gruppo a raccontarne vizi e virtù in quel periodo musicale. Il libro è scritto con il giornalista musicale e autore Ben Thompson.

In “Lonely Boy”, edito in Italia da “Magazzini Salani”, Steve Jones rivela al mondo la sua vita dalla nascita a oggi e lo fa senza alcun filtro, corollario, fronzoli proprio a partire dal linguaggio usato, ben conservato dalla traduzione di Alessandro Apreda.

Jones racconta solo quello che è stato e quanto successo, secondo lui o meglio secondo la sua visione, da quando era un bambino fino a oggi. Un oggi che lo vede personaggio di punta delle radio californiane.

Steve Jones: “Lonely Boy” - book cover
Steve Jones: “Lonely Boy” – book cover

Un libro divertente e dissacrante tanto da convincere Danny Boyle a trarre proprio da questo libro la sceneggiatura per “Pistol”, la miniserie in sei puntate da lui firmata, per FX e dedicata ai Sex Pistols in onda in Italia su Disney+.

Certo che il lavoro di Boyle ha scontentato molti, forse perché dimostra che il mito del punk poco si adatta a essere trasportato sul piccolo schermo, rivelando invece il rischio di raccontare parte della storia del rock banalizzandola.

Il racconto di Jones è strettamente personale, schietto e intimo ma sempre indirizzato al lettore. Apprezzabili gli spunti ironici che spezzano la serietà del racconto anche quando assume risvolti tragici.

Esempio lo è quanto, e come, scrive Jones relativamente alla morte di Syd e Nancy e sulla fine dei Sex Pistols.

Steve Jones: “Lonely Boy” la storia di un Sex Pistols
Sex Pistols

Il racconto ci accompagna all’interno della vita di Steve Jones fino alla tossicodipendenza, all’alcolismo, alla dipendenza del sesso ma anche di quei furti, che non ha mai smesso di commettere.

Londra, la città in cui si può perdere la propria essenza e quindi la propria vita e vitalità si contrappone a Los Angeles, la città della rinascita e della sua consacrazione come grande artista.

Nella prefazione del libro la cantautrice statunitense Chrissie Hynde, nota per essere stata la leader del gruppo The Pretenders, lo definisce “un timido teppista della zona nord ovest di Londra. Quando la band si sciolse, fece come Lemmy e fuggì a Los Angeles”.

Sex Pistols - album
Sex Pistols – album

288 pagine da consumare, preferibilmente, tra un sorso di birra e l’altro. Il volume è arricchito da un pregevole inserto fotografico con scatti in bianco e nero.

Aldi là della curiosità storiografica, e questo libro la può soddisfare ampiamente, il libro di Jones è anche uno splendido regalo per i fans dei Sex Pistols, soprattutto quelli stanchi di leggere solo la campana di John Lydon, meglio conosciuto come Johnny Rotten che ha monopolizzato la storia dei Sex Pistols.

“Enzo Jannacci. Ecco tutto qui” di Paolo Jannacci ed Enzo Gentile

“Enzo Jannacci. Ecco tutto qui”, il libro

“Enzo Jannacci era un lucido giullare, surreale come un saltimbanco dall’istinto dadaista e affilato come una spada satirica. Ha dato vita, nelle sue canzoni, ad una galleria di personaggi indimenticabili e, alla fine, talmente assurdi da essere veri più del vero” ha scritto Gino Castaldo e queste sono le parole più adatte a iniziare questa recensione.

“Enzo Jannacci. Ecco tutto qui” è il titolo del libro scritto a quattro mani da Paolo Jannacci, il figlio di Enzo, e Enzo Gentile, giornalista e critico musicale, edito da Hoepli.

Enzo e Paolo Jannacci
Enzo e Paolo Jannacci

Il mio incontro con Enzo (e Paolo) risale oramai a molti anni fa, in quel periodo della carriera del cabarettista, pianista, attore, sceneggiatore e medico, protagonista tra i più amati della musica italiana fin dalla seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso in cui divideva il palco con Paolo.

Enzo, personaggio talmente poliedrico che per definire il suo intero universo le parole non bastano perché qualcosa sfugge sempre.

Jannacci racconta Jannacci. In realtà Paolo ha cominciato a raccontare Enzo subito dopo la sua morte, quando, nelle note di copertina dell’album “L’artista”, di cui curò sia la produzione sia i nuovi arrangiamenti, scrisse “Chissà cosa diranno gli amici che non ti chiamo più Enzo. Da quando non riesco a incontrarti mi viene solo papà.

“Enzo Jannacci. Ecco tutto qui” - book cover
“Enzo Jannacci. Ecco tutto qui” – book cover

Hai cantato con dolori atroci senza riuscire a stare in piedi e hai tirato fuori la più bella voce di tutta la tua carriera. Sei stato eccezionale (…) Io dico che tu hai fatto ancora una volta la differenza e mi rendi orgoglioso di essere tuo figlio (…) Questa volta sono sicuro di aver fatto un ottimo lavoro e che questo sia il nostro più bel disco”.

Ecco… “il nostro più bel disco”. In questa frase Paolo sintetizza il suo amore e il suo rapporto con Enzo e oggi con questo libro lo racconta con lo sguardo del figlio che ha realizzato il proprio percorso di crescita grazie al padre, a Enzo.

Enzo Jannacci

Le 252 pagine di questo volume sono arricchite da un prezioso repertorio inedito di fotografie e dal ricordo di Renzo Arbore, Sergio Castellitto, Dalia Gaberscik, Ricky Gianco, Gino e Michele, Gino Paoli, Gianni Rivera, Paolo Rossi, Vasco Rossi e altri, artisti e persone dello spettacolo che a Jannacci vollero bene.

Ricordi, sguardi, aneddoti, fotografie… tutto entra in un lungo viaggio che non si ferma, non si conclude perché, di Enzo, rimane la sua musica, le sue canzoni, le sue poesie, legate a ogni singolo momento della sua vita.

Enzo Jannacci

Enzo e la sua Milano. Enzo, il suo continuo racconto della realtà, quella realtà costellata di persone comuni, spesso fragili ed emarginate. Enzo,le sue parole mai vuote, sempre dense di significato, parole che diventano poesie. Parole che diventano cuore ed energia. Parole che diventano musica, la musica di Enzo.

 “Prince, il segno dei miei tempi” di Rudy Giorgio Panizzi, un libro che nasce da un sogno che si cerca di raggiungere per tutta una vita

“Prince, il segno dei miei tempi” di Rudy Giorgio Panizzi
Prince (Foto di Jeff Katz)

Mi ero già occupato dei libri scritti da Rudy Giorgio Panizzi quando recensii il suo “Le iconiche chitarre di Prince sempre per questa testata.

Oggi, invece, voglio continuare a raccontarvi il lavoro di Rudy, appassionato fan del “folletto di Minneapolis” attraverso il suo “Prince, il segno dei miei tempi”.

Senza dubbio il suo precedente “Le iconiche chitarre di Prince” è il più accurato racconto degli strumenti di lavoro di Prince ma questo libro, disponibile anche in lingua inglese con il titolo “Prince – The sign of my times”, ha altro sapore e livello.

Definirlo la versione ampliata del precedente “A volte nevica in aprile”, pubblicato nel 2017, è riduttivo.

L’autore ripercorre il proprio passato sin da quando, appena quattordicenne, fu letteralmente colpito dall’ascolto di “17 Days”.

“Prince, il segno dei miei tempi” di Rudy Giorgio Panizzi 1
Prince 17 Days (cd)

Ritmo incalzante, in perfetto stile funk, potentissimo basso e synth che disegnava linee portatrici di inattese assonanze.

Galeotto fu l’ascolto che instillò nel giovane Rudy quella che potremmo definire una vera e propria passione che l’ha portato sino al libro di cui parliamo oggi.

«Il 21 aprile 2016 è stato uno dei giorni più brutti della mia vita: la morte di Prince mi ha confuso e disorientato, ma soprattutto mi ha reso consapevole di quanto sia profondo il sentimento che mi lega a lui.

Quella che mi accingo a raccontare è la storia di un amore che ha attraversato tanti decenni, un amore di quelli profondi, sanguigni, che s’insinuano nell’anima senza più lasciarla.

Lui e la sua musica sono la mia più grande passione e desidero rivelare quanto sia viscerale, fisica, mentale e incontenibile l’emozione che provo soltanto a sentire pronunciare quella precisa sequenza di sei lettere: “PRINCE”, scrive l’autore.

“Prince, il segno dei miei tempi” di Rudy Giorgio Panizzi - book cover
“Prince, il segno dei miei tempi” di Rudy Giorgio Panizzi – book cover

Perché  «questa non è una biografia, ma è la cronaca di una passione, il punto di vista di chi l’ha amato per il suo straordinario lavoro e per ciò che ha voluto esprimere».

Un libro che nasce da un sogno che si cerca di raggiungere per tutto l’arco di una vita, una storia «scaturita dal mio stomaco, fluendo direttamente alla penna che ha scritto senza sosta.

Ovviamente le difficoltà sono arrivate cercando di coniugare la vita lavorativa con quella di scrittore, sfruttando ogni minuto libero per portare a termine il mio libro», ha dichiarato l’autore in una recente intervista.

Molti gli aneddoti, spesso curiosi, sull’artista che ha cambiato l’immaginario musicale dell’epoca moderna, che l’autore presenta valorizzati da illustrazioni che lo stesso Rudy ha disegnato e conservato negli anni, anni in cui è maturata e cresciuta la sua passione nei confronti Price e della sua musica.

“Prince, il segno dei miei tempi” di Rudy Giorgio Panizzi 3

La sua professione, è in servizio presso la Polizia Scientifica come esperto nell’analisi di impronte digitali, lo ha portato a occuparsi di altro, ma l’entusiasmo e la sua costanza gli hanno permesso di realizzare questa sua personalissima opera ricca di ricordi ed esperienze.

Un’agiografia? Forse sì ma, in questo caso, si tratta di un plus che permetterà a chi poco conosce Prince Roger Nelson, in arte Prince.

FRANCO CALIFANO – Vita, successi, canzoni ed eccessi del “Prévert di Trastevere”

Franco Califano il “Prévert di Trastevere”
Franco Califano alla 6 edizione del Festival internazionale dei film Roma 3 novembre 2011

È nelle librerie dal 23 marzo scorso «FRANCO CALIFANO – Vita, successi, canzoni ed eccessi del “Prévert di Trastevere”» di Giangilberto Monti e Vito Vita, edito da Gremese editore.

Il volume colma una grande lacuna nella bibliografia di ogni appassionato della musica italiana perché, come ci permettono di scoprire gli autori con questo lavoro, il “Califfo”, così era soprannominato Franco Califano, è forse uno dei protagonisti meno citati della musica nostrana che va dagli anni ’60 sino alla sua morte, avvenuta il 30 marzo 2013.

Giangilberto Monti  e Vito Vita, promoter e produttore discografico, realizzano una documentatissima biografia del “Prévert di Trastevere” grazie a un’ampia ricerca e a una serie d’interviste esclusive.

Franco Califano il “Prévert di Trastevere” book cover
Franco Califano – book cover

Un avvertimento: il libro è una biografia, lontana dagli schemi tradizionali di un’agiografia, anche grazie al distacco degli autori che li ha portati a “dare voce” non solo a quanti hanno avuto con il Califfo buoni rapporti sia personali sia professionali ma anche a quanti hanno visto costellata la propria relazione con Califano di incomprensioni, litigi e critiche.

Autore molto prolifico «Nell’Archivio della Siae – scrivono Monti e Vita – risultano depositati a nome Califano – con le due denominazioni, Francesco e Franco – 574 canzoni: molti brani scritti per altri artisti e alcune cover di brani stranieri, ma più della metà sono creazioni incise dall’autore».

Una vita densa di leggende metropolitane ma anche di (dis)avventure sin dalla sua nascita.

Lui raccontava di essere stato partorito in aereo, mentre i genitori sorvolavano il cielo della Sirte, costringendo il velivolo a un atterraggio d’emergenza a Tripoli.

Il padre Salvatore, militare di professione, e la madre Jolanda, entrambi salernitani, erano di umili origini e dopo che la famiglia si trasferì a Roma il ragazzo vagabondò di collegio in collegio tra Amalfi e Pagani, due cittadine salernitane non proprio vicine alla capitale.

Franco Califano con Loredana Bertè e Mia Martini - (photo by Mimmo Dabbrescia)
Franco Califano con Loredana Bertè e Mia Martini – (photo by Mimmo Dabbrescia)

Salvatore scomparve prematuramente, a metà degli anni Cinquanta, lasciando alla signora Califano il compito di crescere tre figli: la primogenita Liliana, il piccolo Guido e Francesco, che all’epoca aveva diciotto anni, scrivono gli autori.

Indubbiamente un’infanzia difficile, quella del Califfo, tenuto conto che «il futuro Califfo “cresce a Roma”, bisogna anche capire dove e come; perché se uno passa la sua giovinezza tra Monteverde e i Parioli, è un conto, se invece tira a campare tra le affollate case popolari del Trionfale, studiando mai e lavorando se proprio non c’è nient’altro da fare, è tutta un’altra musica».

E tutta un’altra musica sarà la chiave di questo giovanotto di periferia che, dopo l’iniziale esperienza con i fotoromanzi, approda alla poesia.

Una passione e un’arte che non lo abbandoneranno mai. Come quella per le donne anche se «a distanza di anni è difficile capire quante di quelle sbandierate dai giornali facessero parte della leggenda del personaggio e quali fossero state scelte per affinità di sentimenti.

Franco Califano con Lucio Dalla e Paolo Villaggio (dall'archivio barillari)
Franco Califano con Lucio Dalla e Paolo Villaggio (dall’archivio barillari)

Se vogliamo, l’uomo fu più Casanova che Don Giovanni, più selettivo che collezionista, più rispettoso che vanesio, scrivono Monti e Vita.

Il grosso lavoro degli autori che, come anticipato, si avvale sia d’interviste realizzate ad hoc per il libro sia di diverse interviste che, nel tempo, i coprotagonisti della vita del Califfo hanno rilasciato, paga il piccolo prezzo di un leggero cambiamento di stile, preciso e fluido in quanto scritto dagli autori ma tipico dell’intervista, che deve fare i conti più delle necessità del lettore che non dell’artista,

Nelle sue 192 pagine il libro racconta non solo il Califfo, ma anche il variegato mondo che lo circondò.

In appendice una ghiotta, per gli estimatori di Califano, discografia che comprende inoltre una serie d’inediti, ma depositati alla SIAE, dall’artista.

Donna Summer – La Voce Arcobaleno – Da disco queen a icona pop” di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano

Donna Summer – La Voce Arcobaleno
Donna Summer – I Feel Love – cover

Morta il 17 maggio 2012, il mito di Donna Summer rivive nelle pagine di “Donna Summer – La Voce Arcobaleno – Da disco queen a icona pop” edito da Coniglio Editore e scritto da Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano con la prefazione firmata da Pete Bellotte arrivato nelle librerie dallo scorso 31 marzo.

Si tratta della prima monografia italiana dedicata alla regina della disco music che nel 1977 diede voce a quello che diventerà il più famoso e influente brano dance di sempre, I Feel Love, un brano che fuse Techno e Disco music e che, proprio per il suo enorme successo, sdoganò l’uso dell’elettronica nella musica.

Donna Summer - book cover
Donna Summer – book cover

I Feel Love è stata spesso indicata come “la canzone del futuro”, perché ha saputo proiettarsi verso un genere completamente nuovo che, nel giro di pochi anni.

Senza dubbio Donna Summer, nata LaDonna Adrian Gaines, è stata una delle cantanti più amate degli anni Settanta, diventando una vera e propria icona e vendendo oltre 150 milioni di dischi.

Nel corso della sua carriera ha collezionato cinque Grammy, un Golden Globe e un Oscar.

Donna Summer – La Voce Arcobaleno 3
Donna Summer

Sulla “Hollywood Walk of Fame”, dal 1992, brilla la sua stella.

Il libro accompagna il lettore in un fantasmagorico viaggio che ne ripercorre sia la carriera sia la vita utilizzando un’impaginazione quasi psichedelica in cui il testo s’insinua tra le coloratissime fotografie – oltre 500 – che lo accompagnano.

Una vita, quella di Donna Summer che si snoda attraverso la scandalosa “Love To Love You Baby” sino all’ossessione per la malattia perché proprio i suoi ultimi anni sono stati molto difficili sia per la sua lotta contro il cancro sia per il senso persecutorio che l’ha accompagnata sino alla fine.

Love to Love You Baby -cover
Love to Love You Baby -cover

Una vita che, anche grazie a una serie d’interviste esclusive, si sviluppa nelle 256 pagine del libro che permettono non solo di scoprire un’artista unica nel suo genere, ma quegli anni ’70 che hanno visto l’esplosione della disco music, quel genere musicale che indubbiamente è riuscito a essere prodromico allo sviluppo dell’House e di tanta musica elettronica.

Un testo che offre uno spaccato inedito del percorso esistenziale e artistico di questa grande artista e che, parallelamente, delinea il contesto storico e sociale in cui questa magica avventura si è sviluppata.

Nick Cave, dolcemente imperfetto anzi “imperfezionista”,  “Fede, Speranza e Carneficina” di Nick Cave e Seán O’Hagan

Nick Cave, dolcemente imperfetto anzi “imperfezionista”
Nick Cave

Complice il lockdown del 2020. Seán O’Hagan decide di fare il punto su decine di ore di conversazione telefonica avuta con Nick Cave e formalizza l’idea di farle diventare un libro.

Un libro su Nick Cave? In realtà no. Non si tratta di un saggio e nemmeno una biografia.

“Fede, Speranza e Carneficina” raccoglie molto di più di una semplice biografia e riesce a indagare su aspetti più spirituali di Nick Cave, offrendo preziosi dettagli biografici e lavorativi su dischi dalla potente connotazione simbolica, oscura.

Il volume, edito nella sua versione italiana da “La Nave di Teseo” e tradotto da Chiara Spaziani, rappresenta un viaggio profondo nelle pieghe della coscienza di Cave, sollecitato, o forse no, da chi condiviso con lui trent’anni di attività artistica: Seán O’Hagan, giornalista che scrive per l’”Observer” e critico fotografico per il “Guardian”.

Nick Cave e Seán O'Hagan "Fede, speranza e carneficina" - book cover
“Fede, speranza e carneficina” – book cover

Religione, eroina, la funzione e lo scopo delle canzoni e, sullo sfondo, ci sono costantemente il senso di perdita delle persone care.

Quelle persone che, quando vengono a mancare, condizionano il tuo operato più di quanto non l’avessero mai fatto quando erano in vita, come nel caso di Arthur, il figlio quindicenne di Cave, morto tragicamente nel luglio del 2015 e di Jethro, un altro figlio del musicista morto il 9 maggio del 2022.

O ancora la necessità innata di Cave di collaborare, di avere un partner musicale con cui condividere.

 Seán O'Hagan
Seán O’Hagan

Nelle pagine di questo libro Nick Cave li ricorda tutti. Da Mick Harvey e Blixa Bargeld a Warren Ellis, forse l’unico con cui raggiunse il perfetto equilibrio di ruoli e tempi.

Trova ampio spazio anche il racconto della genesi di “Into My Arms”, di “Spinning Song”, di “Brompton Oratory”, di “Waiting For You” di “Lavender Fields” e di “Breathless”, solo per citare alcuni dei brani che si trovano al centro delle varie conversazioni.

Si tratta di circa 40 ore di conversazioni registrate dallo stesso O’Hagan e quello che viene restituito al lettore è un libro originale, caratterizzato da un tono di assoluta informalità che, fin dall’inizio, riesce a trascinare il lettore con estrema naturalezza in una lunga e complessa conversazione, seppur scevra da qualsiasi studiata sovrastruttura.

Nick Cave, dolcemente imperfetto anzi “imperfezionista”
Nick Cave

Due uomini. Due uomini che parlano tra loro, con naturalezza e scardinando completamente i canoni delle interviste, come invece ci si aspetterebbe un libro realizzato da un giornalista.

Intensi scambi d’idee, riflessioni che spuntano, quasi, dal nulla ed evitano di far emergere l’istrionismo del presunto intervistato o la prolissità tipica di alcuni intervistatori.

Un Nick Cave dolcemente imperfetto anzi “imperfezionista”, come lui stesso si vede.

Se avete la curiosità di scoprire dove nasce la musica di Nick Cave, probabilmente le 416 pagine di questo libro fanno per voi perché vi aiuteranno a scoprire il pensiero filosofico della funzione dell’arte e delle ispirazioni creative di Cave, prodromi della nascita di molte delle sue canzoni.

Post Prog Moderno: L’alba di una nuova era” di Massimo Salari

Massimo Salari "Post Prog Moderno"
Massimo Salari “Post Prog Moderno”

Massimo Salari è uno dei più grandi esperti italiani di quel genere musicale definito progressive.

Già autore dei libri Rock Progressivo Italiano 1980-2013 (Arcana, 2018), Metal Progressive Italiano (Arcana, 2019) e Neo Prog (Arcana, 2020) esce, sempre per Arcana, con un suo nuovo lavoro dal titolo “Post Prog Moderno”.

«Chi pensa che il progressive rock sia morto nel 1977 si sbaglia di grosso. Il prog non ha smesso di splendere, ma si è distanziato (anche se non del tutto) dalle classifiche di vendita, continuando ad appassionare migliaia di ascoltatori in tutto il mondo.

Ascoltatori e musicisti delle generazioni successive a quella dell’età dell’oro del genere hanno rimesso in gioco l’idea stessa di progressive, rigenerandolo grazie ad una contaminazione con nuovi e diversi stili: heavy metal, elettronica, pop, in qualche caso, e altro.

Massimo Salari "Post Prog Moderno" - book cover
Post Prog Moderno L’alba di una nuova era – book cover

Il risultato di questa mutazione genetica ci ha consegnato artisti che hanno fatto sì che il prog non venisse soltanto celebrato come “la musica che negli anni Settanta facevano i Genesis, gli Yes, ecc.”, ma come un qualcosa in continua trasformazione» si legge nella prefazione di Fabio Zuffanti, scrittore e musicista.

In realtà, se è vero che la musica rappresenta da sempre la società in cui viviamo, sono pochi i generi musicali che non si piegano e modellano al cosiddetto contemporaneo e tra questi sembra proprio non essersi mai legato alle mode del momento il Progressive Rock. Anzi.

Questo genere è, in maniera superiore agli altri, si conferma come quello che ha fatto della sperimentazione il suo vangelo attraverso artisti pionieri in continua ricerca di nuove sonorità e soluzioni tanto da divenire nel tempo veri e propri punti di riferimento per la musica del futuro.

Quanti si reputano conoscitori di questo genere musicale solo perché hanno ascoltato Porcupine Tree, Tool, Mars Volta?

Massimo Salari "Post Prog Moderno" Contemporary progressive album
Contemporary progressive album

Sfogliando le 272 pagine del libro ci si rende conto come, dopo la fine degli anni ’70 il progressive ha continuato a vivere non solo nei ricordi dei nostalgici ma anche nelle menti di nuovi autori ed esecutori.

Il lavoro di Salari dimostra una conoscenza sorprendente del sottogenere che dà il titolo al libro, ma sembra essere relegato all’attenzione di quella ristretta cerchia già appassionati o di potenziali curiosi e segue uno sguardo ai pionieri, a chi ha influenzato i tempi moderni e al mondo sperimentale, quello che osa e muta l’evoluzione del Rock.

Band dopo band, il racconto di Salari si snoda in un tripudio di biografie musicali che partono dal New Prog anni ’80 dei Marillion, IQ, Pendragon, Pallas, Twelfth Night, Castanarc e arrivano fino a oggi.

Non manca uno sguardo agli anni ’70, radice del genere musicale che, ancora oggi, conta estimatori e ascoltatori.

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