Nicolò Piccinni: “Autrement”, l’album

Nicolò Piccinni “un altro modo” di guardare il mondo, provando a mettersi nei panni delle altre persone, allenando la propria sensibilità

 

Nicolò Piccinni “un altro modo” di guardare il mondo
Nicolò Piccinni In questo momento mi sto concentrando sull’album e spero di poterlo fare quanto prima dal vivo

 

Classe 1989, è un cantautore e un attore che ha da poco pubblicato il nuovo album intitolato “Autrement”, sette tracce che esplorano “un altro modo” di guardare il mondo, provando a mettersi nei panni delle altre persone, allenando la propria sensibilità i cui arrangiamenti sono curati da “Gli Internauti”, band di torinese composta da: Francesco Cornaglia, Michael Pusceddu, Gabriele Prandi, Angelo “Errico Canta Male” Mossi e Federico Bertaccini. La maggior parte degli strumenti, compresa la voce in alcuni brani, è registrata in presa diretta in un’unica sessione, per creare una genuinità dell’impasto sonoro d’ispirazione low-fi.

L’abbiamo raggiunto al telefono e gli abbiamo chiesto di raccontare sé e la sua musica.

Ti sei laureato in cinema ma la nostra chiacchierata ci porta a parlare musica e quindi vorrei sapere se nasce prima la passione per il cinema o per la musica?

«Sono cresciuto con stimoli artistici differenti. Quasi in contemporanea sia il cinema sia la musica hanno sempre fatto, sin da bambino, parte di me. L’approfondimento, poi, è arrivato nel tempo e oltre agli aspetti artistici si sono sviluppati gli aspetti sociali, il “ciò” che ci accade attorno».

 

Nicolò Piccinni: “Autrement”, l'album cover
Autrement – cover album

Qual è la musica che ti ha accompagnato nell’infanzia?

«Sono nato nel 1989, quasi contemporaneamente all’uscita di un album di Francesco De Gregori, “Miramare”. I miei genitori mi raccontano di come ballassi sulle note di uno dei brani di quell’album, “Bambini venite parvolus”.

Negli ascolti “familiari” oltre a De Gregori c’erano Guccini, Ivan Graziani, De Andrè e altri. Ma non solo perché c’erano anche i Led Zeppelin, i Queen, Peter Gabriel».

Regista, attore, cantautore e musicista. Cosa vuoi fare da grande?

(ride, ndr) Nella musica porto il teatro e nel teatro porto la musica. Forse il punto d’incontro di tutto questo è quello che voglio fare».

Nicolò Piccinni, musicista tuo omonimo, è stato uno degli ultimi grandi rappresentanti della scuola musicale napoletana e uno dei più importanti compositori del Classicismo. C’è un legame genealogico tra voi?

«Ritengo che sia casualità. La particolarità sta anche nel fatto mio nonno fosse originario della città di Bari, la stessa del maestro Piccinni. La discendenza diretta rimane quindi nel mito».

Hai trovato affinità con il maestro Piccinni tanto da utilizzare il suo Autrement come titolo del tuo album?

«Ho scoperto tardivamente questa leggenda popolare legata al maestro e al termine di derivazione barese. Dopo aver elaborato l’album e le sue canzoni mi sono reso conto che quella “storia” calzava a pennello con le tematiche dell’album. Quando hai binari troppo precisi, forse, ti senti costretto a tirare dritto e raggiungere il traguardo prefissato. Forse esistono modi diversi di fare le cose, lasciandosi portare da ciò che ti circonda in quel momento».

Nicolò Piccinni & Gli Internauti
Nicolò Piccinni & Gli Internauti

L’album è arrangiato da “Gli Internauti”. Come nasce il vostro incontro?

«In realtà, con alcuni di loro sono letteralmente cresciuto e c’è una storia di amicizia che nasce negli anni dell’adolescenza. È arrivato un momento, nel 2017, in cui ho cominciato a unire musicisti attorno ad un progetto, che è poi rimasto in sospeso a causa della pandemia che si chiama “Mare Amare” e proprio in questo ambito è nata la band. “Autremont” è stato, quindi, un altro modo di fare musica in una situazione non prevista. Tra l’altro questo album è la prima uscita ufficiale della band e, speriamo, che sia solo la prima di un lungo percorso».

Salvaguardia dell’ambiente e degli animali, amori tossici, violenze domestiche, solitudini, tossicodipendenze. Il tuo modo di mettere insieme le parole per “fare” musica è evidentemente legato al sociale.

«Senza dubbio. A parte il momento dell’infanzia o della prima adolescenza in cui si hanno meno sovrastrutture, l’impatto sonoro della musica è predominante. Poi arriva la consapevolezza che le parole di quel brano può contenere anche un messaggio sociale indipendentemente dal genere musicale cui appartiene il brano. Le storie hanno una potenza ancestrale di comunicare e quando una singola storia diventa universale allora si raggiunge un obiettivo incredibile. Questa consapevolezza è stata, probabilmente, una cosa che mi ha molto influenzato».

Continuo a suonare blues con Andrea Borasco e continuo con i miei spettacoli molto articolati e tematici: poesie e canzoni
Continuo a suonare blues con Andrea Borasco e continuo con i miei spettacoli molto articolati e tematici: poesie e canzoni

Progetti futuri. Live? Teatro? Cinema?

«In questo momento mi sto concentrando sull’album e spero di poterlo fare quanto prima dal vivo. Sto continuando a scrivere perché le canzoni “spuntano”. Non so ancora se sono io che le acchiappo mentre girano attorno a me o se escono da dentro. Altri progetti si muovono in maniera parallela, com’è sempre stato per me. Continuo a suonare blues con Andrea Borasco e continuo con i miei spettacoli molto articolati e tematici: poesie e canzoni. Insomma, il “cassetto” non è vuoto e, soprattutto, io continuo a tenerlo aperto».

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Roberto Greco
Roberto Greco
Giornalista. Nel tempo si è occupato di musica, teatro e cinema. Studioso di storia contemporanea, scrive per diverse testate occupandosi di cultura, costume e società.
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