Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo

Il canto e la musica hanno in verità sempre toccato in me le corde più profonde. Sono il mezzo che mi fa sentire più a casa

Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo
Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo – Il canto e la musica hanno sempre toccato in me le corde più profonde. Sono il mezzo che mi fa sentire più a casa (Foto © Andrea Rainoldi)

Francesca Caratozzolo è nata a Milano. Ha una formazione in studi classici, pianoforte e danza.

Diplomata alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi lavora in teatro, con alcune incursioni in ambito cinematografico, e partecipa a festival nazionali ed internazionali.

Per il cinema è Ofelia in Le insondabili memorie di Nadia Baldi e Maria Callas in Visconti all’Opera di Stefano Masi.

Mima in vari allestimenti del Teatro alla Scala per la regia di Cobelli, Ronconi, Lievi, Lepage. Tra il 2005 e il 2009 collabora con la redazione del canale SKY Classica per la presentazione dei programmi di musica e opera lirica.

Appassionata di vocalità e canto spazia come interprete in diversi generi: melologo, canzone, cross over, jazz e sperimentazione vocale.

Nel 2005 forma il Francesca Caratozzolo Trio con Nino Frasio e Roberto Meroni, repertorio del jazz classico.

In occasione di un concerto a Bergamo presso Arthaus allestisce la sua prima personale d’arte figurativa, disegni e opere realizzate tra il 1997 e il 2015.

Avviando un percorso che indaga la molteplicità dei linguaggi e delle forme espressive, è autrice e interprete con Giancarlo Locatelli de L’otercanto per voce e clarinetto basso sul testo poetico di Franca Grisoni, in cui presenta in allestimento 70 disegni realizzati in connessione al progetto.

Firma la drammaturgia e compone le canzoni di Cantico al Cielo ispirato all’opera poetica Le Stelle nelle Tasche di Ornella Mereghetti Baccolo.

È interprete vocale e attrice in Bouillon pétillant avec Érik, concerto spettacolo dedicato a Érik Satie e in A journey through Jazz dialogue excursus sul repertorio jazzistico, entrambi al fianco di Pinuccia Giarmanà.

Dal 2012 collabora con l’associazione delleAli teatro come autrice ed interprete in spettacoli per adulti e di teatro per l’infanzia. Nel 2018 è attrice e co-autrice in Gaia Luce.

Dal 2019 inaugura i 5 studi sui Tolki, a partire dalla serie poetica di Ida Travi, con la realizzazione di una serie di film brevi di cui è autrice ed interprete.

Al percorso professionale artistico ha affiancato l’insegnamento della pratica vocale e musicale a partire dalla prima infanzia, secondo la Music Learning Theory di Edwin Gordon. Collabora come insegnante e formatrice per gli educatori presso asili nido e privatamente.

Pratica e insegna Yoga seguendo la linea di trasmissione di Patrick Tomatis e della scuola Satyananda.

Com’eri da piccola? I tuoi giochi “artistici”?

Ero una bambina piena di energia ed entusiasmo, molto socievole ma anche capace di isolarmi a lungo nei miei spazi e nella mia indipendenza. Direi che ero diligente, amavo studiare, affrontare sfide e fare del mio meglio. Imparavo in fretta. Sono caratteristiche che tutto sommato sono rimaste nel tempo, anche se smussate dall’esperienza. Da ragazza ero certamente molto più avventurosa, sportiva e spericolata.

Oggi sono più̀ cauta e meditativa.  In famiglia non c’erano artisti di professione e infatti le mie scelte non sono state proprio facili da accettare, però si è sempre respirato grande amore e considerazione per l’arte e la cultura. Sono stata una bambina fortunata, che ha potuto viaggiare, sperimentare e studiare discipline artistiche fin da piccola e ancora mi porto dentro l’atteggiamento entusiasta ed anarchico tipico del bambino attratto da molti oggetti che appaiono ai suoi occhi meravigliosi.

Mia madre era molto creativa nel quotidiano e ha seminato tanto in questo senso. Con lei si passavano i pomeriggi a costruire marionette, teatrini, disegnare, modellare, cucire. Devo a lei lo studio del pianoforte iniziato a sei anni, anche se la mia prima vera passione è stata la danza, che ho inseguito in modo discontinuo nel tempo, forse per una forma sottile di insicurezza.

Sentivo una grandissima libertà nel potermi muovere nello spazio. Andavo a lezione in un vecchio cinema del mio paese e ricordo ancora l’odore del legno di quel grande palco polveroso. Da ragazzina ho poi avuto un momento di innamoramento per i musical, visti in scena a Londra, con grande emozione.

Primi approcci al teatro “serio” e alla musica

Il teatro ha preso il sopravvento su gran parte della mia formazione, di fatto fin dai tempi del liceo. Avevamo fondato tra amici una compagnia molto attiva e ci siamo divertiti moltissimo, imparando direttamente sulla pelle tutti gli aspetti concreti, artigianali, emotivi del fare spettacolo. Al tempo avevo come modello il teatro di Giorgio Strehler, visto che ero un’assidua giovane spettatrice del Piccolo. Tutto questo è confluito nella formazione accademica alla Paolo Grassi, una formazione lunga e caratterizzata da una particolare attenzione alla fisicità dell’attore, e infine nella vita professionale vera e propria, che è stata ricca di incontri molto intensi.

Per me il teatro continua, come allora, ad essere il luogo più̀ bello e potente in cui stare insieme, oltre ad incarnare un significato fondamentale di sguardo civile e politico, connesso in ogni caso, dal mio punto di vista, alla bellezza di un atto estetico. Oltre che per Strehler, provo grandissima riconoscenza per l’arte di Leo de Berardinis, Danio Manfredini, Nekrosius, Dodin, Müller, Martahler. Alcuni loro spettacoli restano indelebili nella mia memoria.

Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo
Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo Non ho preferenze di ascolto, la musica mi piace tutta (Foto © Giudicianni&Biffi)

Il canto e la musica hanno in verità sempre toccato in me le corde più profonde. Sono il mezzo che mi fa sentire più a casa. Ho una formazione che si è modellata in modo non accademico. Certo c’è stato lo studio del piano, del solfeggio ed esperienze di canto corale, ho preso lezioni di canto e seguito vari maestri, tra cui la più significativa per me è stata Imke Mc Murtrie.  Curiosità̀ e desiderio mi hanno portata a sperimentarmi in tanti generi, preparandomi di volta in volta in base alle necessità contingenti al ruolo o ai progetti. In certi momenti l’ho definito un approccio da attrice che canta (del resto spesso ho partecipato a spettacoli in cui il canto era previsto) ma più che altro per sottolineare l’attenzione all’espressività più che al virtuosismo tecnico.

Di fatto ad un certo punto ha prevalso nel mio interesse l’attenzione al suono, al respiro, alla vocalità in tutte le sue possibili espressioni e valori comunicativi e questo ha segnato per alcuni anni il mio percorso, sia creativo che didattico. Inoltre, mi ha sempre affascinato la commistione dei linguaggi. Un ambito inevitabile adatto direi al mio spirito un po’ selvatico e poco incline all’essere inquadrata.

Adesso che mi fai tornare indietro nella memoria, ripesco un fatto che avevo del tutto scordato: ancor prima di iniziare l’accademia mi coinvolsero come cantante di un gruppo pop, rock o che so io. Sognavano tutti di andare a Londra. Provavamo in una cantina gelida … improvvisazioni assurde, non saprei definirle, che ridere!

Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo

Hai messo in scena molti melologhi. Tre a cui sei più affezionata?

Sono molto affezionata a due progetti musicali di cui sono autrice delle canzoni, oltre che interprete, nati dall’incontro con due scritture poetiche: L’oter di Franca Grisoni, realizzato insieme a Giancarlo Locatelli e Le stelle nelle tasche di Ornella Mereghetti, insieme ad Alberto Zanini e Giacomo Papetti. Certo, se devo aderire alla definizione più pura di melologo, ricordo il mio battesimo con ‘La reticenza di Lady Anne’ di Saki, musicato da Carlo Galante e ‘Manuale di Istruzioni’ di Cortázar, musicato da Sebastiano Cognolato.

Ricordo con tenerezza la bellezza della musica di Poulenc nell’Histoire de Babar. Poi senz’altro gli Sports et Divertissments di Erik Satie, perché impegnativi negli appuntamenti musicali tra partitura e testo e perché inseriti in un concerto spettacolo tutto dedicato a Satie che è stato per me una bellissima avventura interpretativa, al fianco di Pinuccia Giarmanà. Anche se non si tratta di melologo, aggiungerei la recente esperienza al Conservatorio di Milano in cui ho fatto parte dell’ottetto corale diretto da Mirko Guadagnini in Laborintus II di Luciano Berio: una partitura davvero splendida e complessa.

Il musicista classico che ami di più, e quello contemporaneo

Non ho preferenze di ascolto, la musica mi piace tutta, sono sempre stata disponibile a farmi conquistare e accompagnare e a volte è questione di momenti della vita. Sono cresciuta ascoltando Chopin, per cui potrei dire lui. Ho una certa passione per la musica antica e barocca. Monteverdi. Ma anche Bach, Kapsberger, Scarlatti, Faurè, Debussy, Franck. Davvero difficile dirlo. Allora diciamo Chopin. Non posso dire di aver ascoltato tantissima musica contemporanea, pur conoscendone i maggiori esponenti. Diciamo Arvo Part.

Il tuo rapporto col jazz

Viscerale, quello con il blues. Luminoso quello con il jazz.

È un rapporto che ha le sue radici in un magma che non so definire, che mi tocca l’anima.

Senz’altro la meraviglia rispetto alle voci delle grandi cantanti del jazz ha fatto il resto nel farmi approcciare questo repertorio. Non si possono certo imitare! Cercando uno stile personale ho tentato di immergermi nella gioia di Ella Fitzgerald, nel fascino sofisticato di Sarah Vaughan, nel dolore di Billie Holiday, nello stile di Dinah Washington. Nina Simone è lì che mi aspetta, ma ammetto che la sua potenza incute un certo timore.

Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo Jazz
Musica a Teatro: Francesca Caratozzolo – la meraviglia rispetto alle voci delle grandi cantanti del jazz mi ha fatto approcciare questo repertorio

Ascolti anche pop, rock? Chi in particolare

In questo sono forse stata ancora più onnivora. Tra i Beatles e i Rolling Stones, senz’altro scelgo i Beatles. Ho adorato Prince, in assoluto. Oggi riascolto sempre con gioia Caetano Veloso, Joni Mitchell, Annie Lennox, Meredith Monk. Per tornare in Italia, sarà poi scontato, ma per la mia generazione credo non si possa prescindere dalla canzone di Gaber, Jannacci, De Andrè.

Un‘eredità e un ponte che ancora non hanno finito di condurci. Certo Lucio Battisti ha un posto speciale nel mio cuore. Oggi un artista che seguo e ammiro è Caparezza, che faccio ascoltare a mio figlio con nostro gran divertimento. E recentemente ho scoperto la voce di Thony. Mi ha molto affascinata. L’ho ascoltata per un mese intero almeno.

Insegni anche yoga. Usi musica, presumo. Di che tipo?

Bella domanda! Ho alle spalle tanti anni di pratica e studio dello yoga e più di una decina di insegnamento e non ho mai utilizzato musica, a volte con una certa delusione e sconforto di alcuni allievi che avrebbero gradito. Provengo da una formazione che non la proponeva, ma non si tratta di una posizione dogmatica, che peraltro non mi appartiene. Certo, personalmente non ho gran sintonia con la musica new age che spesso vi viene associata e in generale mi sembra di poter dire che la musica muove energie ed emozioni.

Potrebbe essere utile per facilitare alcuni passaggi, ma fondamentalmente vivo il momento di una pratica yoga quale un processo per tentare di lasciar fare finalmente silenzio, nel corpo e nella mente. Un silenzio che sospende la necessità e la reattività di ogni azione nella piena presenza della coscienza.

È un processo arduo, per niente accondiscendente al concetto di benessere che purtroppo oggi lo yoga sembra promettere. Altro discorso riguarderebbe la pratica del Nada Yoga, lo Yoga del suono, tradizione complessa e raffinatissima che richiede studi specifici e non è facilmente proponibile in un insegnamento di base. Sarebbe un discorso lungo, questa non è la sede.

Posso dirti perciò che i linguaggi espressivi continuano ed essere per me tutti molto importanti e potenti, ci parlano della nostra umanità̀ complessa, fragile, contraddittoria e immensamente creativa. Ma mi piace pensare che il contrappeso necessario in ognuno di essi sia il silenzio. 

Prossimamente?

Voglio completare il mio ultimo lavoro nato dall’incontro con un’altra poetessa, Ida Travi e la sua serie poetica dedicata ai Tolki. Sto realizzando 5 film brevi grazie alla collaborazione con Elisa Baccolo che cura le riprese, 5 studi che alla fine mi piacerebbe raccogliere in un unico film. Si tratta per me di un primo esperimento col mezzo video e il montaggio, così delicato nell’equilibrio tra parola e immagine.

Poi vorrei tornare a cantare, magari ripescando alcuni progetti lasciati nel cassetto.

 Per saperne di più su Francesca:

website                      www.francescacaratozzolo.it

soundcloud                 https://soundcloud.com/user-827178553

canale youtube             https://www.youtube.com/channel/UCaW4vUL59HR8Frqt8JQoURg

 

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Sergio Scorzillo
Sergio Scorzillo
Autore, attore, regista, formatore. Teatro e Musica sono state da sempre le sue grandi passioni e non solo. Il palcoscenico è il luogo in cui riesco a vincere le mie fragilità, a comunicare e a sentirmi utile e vivo
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