Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista

Non vivo di musica, ma nella musica abito spesso. Senza musica la mia vita sarebbe meno viva

Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista
Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista – La musica “accade”, come accade un dialogo. Può essere considerata come un ulteriore attore in scena e anche quando si opta per la sua assenza, è un’assenza significativa

Alberto Cavalleri studia teatro in Università Cattolica di Milano (Laurea in Lettere moderne, Diploma di Perfezionamento in Pedagogia teatrale, Dottorato in Scienze linguistiche e letterarie) dove collabora col Dipartimento di Spettacolo. Assistente alla regia di Gabriele Vacis e di Luca Ronconi, viene selezionato per la Masterclass di drammaturgia tenuta da Luca Ronconi e Franco Branciaroli, e per partecipare all’International School of Theater Anthropology diretta da Eugenio Barba.

Completa la sua formazione professionale con molti stages di perfezionamento. Per il Consolato Generale della Repubblica Pop. Cinese nel 2011 dirige Viaggio verso la primavera d’Italia, con Ferruccio Soleri nei panni di Arlecchino. Nel 2012 mette in scena al Festival di Avignone Trimalcioneide, monologo polifonico con Eugenio de’ Giorgi.

Conduce per quattro anni il laboratorio Rom Faktor, con giovani attori rom, realizzando nel 2015 lo spettacolo Anthropometric, con cui partecipa al Festival di Internazionale a Ferrara. Scrive in seguito la commedia sulla dislessia Ci ho le sillabe girate, ormai oltre le 60 repliche, e Confessioni di una donna arbitro, vincitore del festival 2017 di Linguaggi Creativi a Milano.

Dal 2018 è direttore artistico e regista di Ananke Arts, associazione che produce spettacoli di ricerca su temi della contemporaneità. Dal 2016 insegna recitazione presso il Teatro Litta / MTM di Milano e, per la Musical Academy Litta, cura da quattro anni la regia musical di Spring Awakening di F. Wedekind.

Parallelamente dirige Se devi dire una bugia dilla grossa di R. Cooney, Rumori fuori scena di M. Frayn, lo spettacolo di teatro di figura Il cuoco e la sirena con la compagnia Teatro Pane e Mate, la performance partecipativa e site-specific Nel bosco di Oberon / QT8, per il Comune di Milano e La cucina di A. Wesker . Dal 2021 insegna Tecniche di narrazione/Scritture per la scena presso l’Università La Sapienza di Roma.

Parlami del tuo rapporto con la musica in generale. Cosa ti piace o non ti piace ascoltare.

Amo la musica sin da quando ero piccolo, tanto che raramente passo una giornata senza ascoltarla. Direi che è una delle gioie della vita, farsi trascinare dai ritmi e sedurre dalle melodie. Ricordo che da bambino i miei genitori avevano l’abitudine di riprodurre cassette di musica classica e io, nel mio letto al buio, immaginavo storie o movimenti di persone su quelle atmosfere. Credo di essere un batterista mancato e adoro il rock.

Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista

A sedici anni sono stato folgorato da For those about the rock degli Ac/Dc e Money for nothing dei Dire Straits, poi percosso dal grunge struggente dei Nirvana. Da lì nulla è stato più lo stesso. La mia liaison col rock prosegue fino ad oggi, variamente arricchita. Ascolto comunque di tutto, musica elettronica, pop, classica e quell’insieme ampio che potrebbe chiamarsi classica contemporanea, da Philip Glass a Max Richter, da Arvo Pärt a Michael Nyman. Insomma, non vivo di musica, ma nella musica abito spesso. Senza musica la mia vita sarebbe meno viva.

Il Rapporto con la musica sul lavoro?

Col lavoro che faccio, come insegnante di recitazione e come regista, mi sbizzarrisco nel proporre nelle performances diverse soluzioni sonore. È un grande piacere per me, più che un impegno, elaborare una strategia di ascolto; sono sempre curioso di sapere quale sonorità farà copula con quella scena o quel determinato dialogo. E quale musica feconderà l’azione sul palco.

Nei corsi e laboratori di teatro che conduco la musica spesso ricorre perché ha un potenziale d’energia deflagrante, catalizza il training fisico e può servire per esercizi più soft di rilassamento o di ricerca. Mi piace che uno spettacolo abbia una veste sonora il più possibile raffinata.

Credo che quest’immersione sensoriale, insieme alla visione dei corpi in movimento, prenda per mano lo spettatore prima dell’intervento della parola e del dialogo. Dico spesso ai miei allievi che non facciamo “coreografie”, ambito che non mi compete, ma narrazioni su musica.

Oggi ti sembra trascurata la musica nel teatro soprattutto di prosa?

Trovo sempre spiacevole, lo confesso, vedere spettacoli in cui la musica viene usata in modo sciatto, non organico rispetto all’azione che accade in scena, come fosse un semplice separé tra le scene, un jingle decorativo, un “tappeto sonoro” più o meno gradevole piazzato al di sopra della narrazione.

La musica nel repertorio della prosa dovrebbe stupire, condurre, ammaliare, forse a tratti percuotere fisicamente gli spettatori in ascolto. È una mia convinzione. Per questo amo registi come Christopher Marthaler, Robert Lepage o Eimuntas Nekrosius, che producono la musica direttamente sulla scena (ne hanno la possibilità) o altri che scelgono sonorità registrate ma disturbanti e affascinanti come Romeo Castellucci.

Credo che la prosa abbia bisogno di innamorarsi della musica di continuo, tanto quanto del materiale verbale di una drammaturgia. Uno degli assi della regia è la musicalità: come dice qualche teorico, “il ritmo è tutto”.

Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista Spring Awakening
Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista – Di solito mi porto in sala-prove un ipod in cui ho immagazzinato una mini-enciclopedia di ritmi e di atmosfere. Uso molto la musica elettronica d’autore (Foto © Davide Fontana)

Hai messo in scena spettacoli con musica scritta ad hoc?

Sì, mi è capitato e sono state avventure artistiche molto interessanti. Mi piacerebbe poter usufruire della possibilità di avere musicisti in scena, ma spesso risulta complicato per questioni di budget. Per lo spettacolo Anthropometric, sulla cultura rom, e per lo studio di Elogio della fuga, sull’immigrazione dai Balcani, ho scelto di affiancare agli attori il percussionista Gianni Parodi, con grande godimento.

In Viaggio verso la primavera d’Italia il maestro jazzista Sandro Cerino interagiva con le scene attoriali, intervallato da un suonatore di djambé. In un altro caso, per lo spettacolo Trimalcioneide, andato in scena al Festival di Avignone 2012, avevo chiesto all’amico direttore d’orchestra Giuseppe Azzarelli di creare delle tracce su indicazioni molto precise, costringendolo ad una partitura che inseguisse la narrazione scenica già costruita.

Ma quando il dialogo creativo è basato sulla stima reciproca e sulla comprensione, tutto è più semplice. E così è stato. Sono state bellissime esperienze che non vedo l’ora di riprovare. Lascio al futuro la possibilità di stupirmi ancora.

Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista

La usi nei laboratori?  E di che genere?

Assolutamente sì, ne faccio un gran uso. Di solito mi porto in sala-prove un ipod in cui ho immagazzinato una mini-enciclopedia di ritmi e di atmosfere. Uso molto la musica elettronica d’autore, con cui mi trovo bene nel training fisico per la questione dei cambi ritmici, sonorità transculturali meno immediate come i Dead Can Dance o il tango elettronico dei Gotan Project, giusto per fare qualche nome, o parti di colonne sonore originali cinematografiche, da Hans Zimmer a Ryuichi Sakamoto fino ad altre meno conosciute. Vanno comunque scelte con cura perché non tutto si presta al nostro lavoro.

È una questione delicata. Questi impulsi musicali hanno spesso grande effetto evocativo sugli allievi: se la sessione di lavoro e l’ascolto sono efficaci, gli allievi si ritrovano immersi in una specie di mantra che muta la qualità della loro presenza, a volte trasfigurandola, tanto da permetter loro di andare “oltre”, nell’immaginario corporeo e nell’espressione emotiva. Quando accade, è molto gratificante per tutti.

Pensi aiuti il pubblico o lo distragga? Aiuta l’attore o lo distrae?

La musica di scena dovrebbe sempre aiutare il pubblico a intraprendere il viaggio esperienziale di una performance. La musica aiuta il pubblico se è organica alla recitazione e al resto degli elementi in scena. Se, invece, la musica distrae il pubblico, significa che si è commesso qualche errore. In genere uno dei pericoli può venire dall’uso di tracce musicali troppo “note” o consumate culturalmente, legate a doppio filo ad altri prodotti o mass-media.

È brutto riconoscere nella scena di Giulio Cesare l’intromissione del Gladiatore di Ridley Scott: sono segni che portano via l’attenzione e con un “salto” interrompono il flusso emotivo. L’attore e l’attrice non dovrebbero essere mai distratti dalla musica di scena, se si è lavorato con loro in maniera chiara. La musica dovrebbe, di regola, integrarsi all’azione e non sovrapporsi ad essa.

Non dimentichiamoci che la musicalità delle azioni del corpo dell’attore, della sua voce e delle parole pronunciate costituiscono già una “partitura musicale”, che l’aggiunta di una musica di scena dovrebbe valorizzare e non far tacere. Occorre un buon orecchio allenato.

Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista Elogio della lentezza
Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista – È un grande piacere per me, più che un impegno, elaborare una strategia di ascolto; sono sempre curioso di sapere quale sonorità farà copula con quella scena o quel determinato dialogo. E quale musica feconderà l’azione sul palco (Foto © Angelo Lo Buglio)

Ha un’importanza drammaturgica?

Certamente. Molti elementi di una performance sono drammaturgici perché in scena tutto “accade”; la parola stessa “drammaturgia” indica una gestione delle azioni e degli accadimenti. E la musica “accade”, come accade un dialogo. La musica può essere considerata come un ulteriore attore in scena e anche quando si opta per la sua assenza, è un’assenza significativa, un vuoto che si fa sentire, come la nudità al posto di un costume.

In questo mio padre, appassionato di cinema, è stato un ottimo mastro quand’ero bambino: mi ha abituato a “osservare” l’uso narrativo ed emotivo delle musiche, ad esempio nei western di Sergio Leone, attraverso le magistrali melodie di Ennio Morricone. Questioni di ritmo, nelle situazioni d’azione, o di atmosfera psicologica ed emotiva o di ritorno di un leitmotiv di un personaggio.

Ricordo intere serate passate con lui in silenzio, a vedere film. Non so perché ma ho sempre associato la musica al “movimento” fisico. Anche lo stato emotivo di un personaggio per me è come un sottile dinamismo. Evocare, e non descrivere, è uno dei termini chiave per me.

Musica a Teatro: Alberto Cavalleri drammaturgo e regista

C’è un problema di costi che impedisce sia utilizzato un compositore per gli allestimenti? Aneddoti a proposito?

Oggi il problema del budget è assolutamente rilevante.  Il mondo del teatro è essenzialmente un mondo povero e artigianale. Tranne in rari casi, si lavora con pochi attori, in un numero di prove spesso contenuto. Figuriamoci se è possibile dedicare sempre risorse alle musiche… è triste ma è così. Ma è un aspetto su cui si può lavorare creativamente, per aggirare gli ostacoli. Nel nostro recente Il cuoco e la sirena una bravissima pianista, Gloria Griffini, accompagnava Salvatore Fiorini di Pane e Mate, in scena anche con varie percussioni leggere scelte durante le prove.

Prossimi lavori in cui utilizzerai musica e di che tipo, dal vivo o no?

Nell’ultimo lavoro che abbiamo fatto in estate, nel quartiere di QT8 a Milano, intitolato Nel bosco di Oberon, abbiamo usato delle macchine sonore metalliche costruite dagli amici di Teatro Pane e Mate, macchine che gli stessi partecipanti-spettatori della performance mettevano in moto e suonavano.

A febbraio porteremo in scena La cucina di Arnold Wesker, dove sedici tra cuochi e camerieri si muoveranno e cucineranno in un grande ristorante: passi, rumori e azioni dovrebbero creare una grande partitura di materiali sonori. Invece per un progetto di teatro sociale che la nostra associazione Ananke Arts sta portando avanti dal 2018 utilizzeremo delle tracce registrate: la performance si intitolerà SPA – Società per Anziani e si svolgerà in una beauty-farm.

Dove possiamo seguire la tua attività?

I LINKS per la nostra associazione Ananke Arts sono:

https://www.anankearts.com/

https://www.facebook.com/anankearts/

https://www.instagram.com/anankearts/

Grazie Alberto e…a presto!

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Sergio Scorzillo
Sergio Scorzillo
Autore, attore, regista, formatore. Teatro e Musica sono state da sempre le sue grandi passioni e non solo. Il palcoscenico è il luogo in cui riesco a vincere le mie fragilità, a comunicare e a sentirmi utile e vivo
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