Mojana: la musica ormai è semplificata, ma amo fare ricerche

Intervista al Direttore d’Orchestra Marco Mojana

Attento e meticoloso nei dettagli tanto da avere ormai l’esperienza di un filologo musicale; compositore dal gusto melodico raffinato che sa strizzare l’occhio alla canzone pop. Oggi, per qualcuno, sapere suonare sembra diventato semplicistico (e utopistico); Mojana è ancora uno di quelli che ama complicarsi la vita. Lo fa recuperando partiture musicali introvabili e traducendo l’ascolto in un linguaggio pieno di armonie da restituire a chi volesse suonarle, come ci racconta in questa intervista.

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
Marco Mojana è il sesto ospite della nostra rubrica “Musica Maestro”

Marco Mojana è il nostro sesto ospite della rubrica Musica Maestro, con cui andiamo a scoprire il ruolo di chi fa della ricerca musicale la propria cifra: il Direttore d’Orchestra.

Diplomatosi in composizione e pianoforte al Conservatorio di Milano, Marco Mojana vanta tra le sue esperienze anzitutto quella di assistente al grande Maestro Fiorenzo Carpi,

l’autore di innumerevoli colonne sonore per cinema e teatro (basti ricordare Pinocchio di Luigi Comencini, per citarne uno). Vincitore anche allo Zecchino d’Oro nel 2007 (sua la musica della celebre Il cuoco pasticcione), nel 1992 diresse anche l’orchestra al Festival di Sanremo. A cantare c’erano Franco Fasano e Flavia Fortunato con Per niente al mondo.

Marco, come fu quell’esperienza?

Qualche anno prima ero a militare con Fasano, che mi disse: “Se tornerà l’orchestra a Sanremo ti chiamerò come direttore”. Successe davvero, quando ormai avevo acquisito anche una minima esperienza per poterlo fare. Sebbene dirigere una canzone al Festival non richieda lo stesso lavoro che ci vuole per altre situazioni.

Mojana: la musica ormai è semplificata, ma amo fare ricerche
Mojana a Sanremo nel 1992 con Franco Fasano: la sua partecipazione fu una promessa fatta a militare

In che senso?

Al Festival non si è interpreti e responsabili di una partitura classica da riproporre per l’ennesima volta, con un proprio punto di vista diverso da quello di altri direttori. A Sanremo si fa un lavoro più ridotto: infatti oggi, spesso, il direttore d’orchestra coincide con chi ha gestito la parte finale dell’arrangiamento di un brano. Un tempo c’erano uno, massimo due direttori d’orchestra per tutte le canzoni: i grandi Maestri avevano sotto di loro l’intero ensemble praticamente per tutta la serata.

Non solo, ma oggi si tratta di una direzione più tecnica.

Tutta la musica è stata aiutata dalla tecnologia, in grado di riprodurre suoni che l’orchestra non riuscirebbe nemmeno a eseguire ma può solo limitarsi ad accompagnare. Così il direttore d’orchestra puro non esiste a Sanremo: il clic aiuta lui per primo, oltre ai musicisti, a seguire il tempo per avere la stessa durata e lo stesso ritmo della canzone che verrà poi commercializzata. Tutto è proiettato a quello.

In un disco, in effetti, il ruolo del direttore d’orchestra viene completamente stravolto. Come lo si recupera per certi eventi che lo richiedono?

Si deve arrivare a un certo compromesso, per fare in modo che tutta l’orchestra possa suonare rimanendo vicina all’idea del brano, nato inizialmente con suoni campionati. Per esempio, con lo stesso Fasano partecipammo al Festival Italiano: in quell’occasione presentavamo uno straordinario arrangiamento di Anch’io fatto da Danilo Madonia, che però non prevedeva l’orchestra. Dovendolo eseguire al Festival, feci di corsa della trascrizione utile per l’orchestra sinfonica. Così dal materiale scritto ne ricavai per degli strumenti che mancavano, dai secondi violini alle viole, aggiungendo linee logiche nella struttura armonica.

Parlando della direzione d’orchestra più autentica, invece, il tuo percorso come nasce?

Dopo il diploma al Conservatorio, studiai la direzione d’orchestra frequentando dei corsi esterni tenuti dal Maestro Marc Andreae, direttore dell’Orchestra della Radio Televisione Svizzera. A ciascun corso era abbinata un’orchestra, che ebbi modo di dirigere in alcuni saggi con le musiche di grandi come Beethoven e Mozart. Poi seguii i corsi del Maestro Ervin Acel in Ungheria e, come uditore, a Milano quelli del Maestro Franco Gallini per accrescere il mio bagaglio culturale in campo musicale.

Cosa significava affiancare un’icona della nostra cultura come Fiorenzo Carpi?

Ogni esperienza con lui aveva qualcosa di magico.

Collaborai con lui per l’orchestrazione di alcuni lavori e mi fece dirigere in studio, mentre lui, in qualità di autore delle meravigliose melodie, rimaneva in regia ad ascoltare.

Quale fu la più significativa collaborazione con Carpi?

Probabilmente lo sceneggiato Contro ogni volontà, con Elena Sofia Ricci, nel 1992: si trattava di un giallo drammatico. Io mi occupai della direzione d’orchestra. Registrammo alla Fonit Cetra di Milano, dove c’era uno studio talmente grande da poter ospitare tutta l’Orchestra Sinfonica della Rai. Carpi aveva fatto dei colori orchestrali interessantissimi: una bella esperienza!

Qual è il gesto più distintivo della direzione di Marco Mojana?

Diciamo che Marco Mojana non si muove molto. Preferisco pochi gesti concreti.

Mi interessa entrare anzitutto in sintonia con gli orchestrali senza la presunzione di fare suonare chissà quale musica di peso estetico: se ci si relaziona in modo normale si trova anche una risposta di aiuto da parte dell’orchestra, specie nel segno delle arcate degli archi che spesso è meglio lasciare fare a loro. Essere autoreferenziali non può appartenere al direttore d’orchestra.

Non smetti mai di guardare a nuovi progetti che testimoniano ogni volta il tuo essere musicista nel senso più vero del termine. Ci racconti l’ultimo progetto?

Mi sto occupando, per la Sugar e l’Orchestra Verdi di Milano, di ricostruire partiture provenienti dal cinema italiano. Mi hanno affidato naturalmente, prima di tutti, le musiche di Carpi, che già conoscevo bene. E’ uscito, così, Italian Soundtracks per la Sony, diretto dall’amico Giuseppe Grazioli, che ha voluto unire musiche di grandi Maestri d’Autore.

Ho fatto quindi un lavoro complicato di trascrizione dall’audio: non esistendo più la partitura, l’ho ricavata dalla registrazione per permettere all’orchestra di avere un materiale. Inizialmente ero quasi preoccupato da questa missione, invece è stata un’esperienza estremamente stimolante. È venuto un bellissimo disco, suonato veramente bene da un’Orchestra aperta a diversi generi musicali!

 

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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