Mirko Tisato: “Vogliamo tornare a saturare l’odore del palcoscenico”

Intervista al manager e promoter di Civitavecchia, per una panoramica sulla sua carriera e sull’attuale situazione in cui grava il settore della musica dal vivo

Mirko Tisato
Mirko Tisato si racconta ai lettori di Musica361, dall’impegno dietro le quinte allo stop forzato dei live

Passione ed entusiasmo, queste le due caratteristiche che contraddistinguono l’approccio professionale di Mirko Tisato, manager e promoter che abbiamo il piacere di ospitare in questo secondo appuntamento della rubricaProtagonisti in secondo piano“. Una lunga esperienza nell’organizzazione e nella distribuzione dei concerti, l’interlocutore ideale per approfondire una tematica così delicata e attuale.

Come ti sei avvicinato a questo settore e in cosa consiste sostanzialmente il tuo mestiere?

Mi sono avvicinato nel 2000, iniziando la collaborazione con Massimiliano Savaiano, storico manager di Claudio Baglioni, occupandomi di logistica. Il mio primo tour è stato “Crescendo”, poi, col tempo ho cominciato a seguire artisti emergenti, nel 2006 ho prodotto Luciano Panella, in arte Noor, insieme siamo arrivati alle semifinali di SanremoLab, ora AreaSanremo, mentre nel 2018 con i Fedrix & Flaw abbiamo partecipato alla finale di Sanremo Giovani. Parallelamente sono passato a fare il promoter, l’impresario, collaborando con i vari booking, organizzando le date estive di diversi artisti nazionali. Oggi continuo a occuparmi di questo, oltre che del management de La Scelta, band romana che ha partecipato al Festival nel 2008, classificandosi al secondo posto tra le Nuove Proposte.

Quanto è cambiato negli anni il settore della musica live?

Dipende dal tipo di artista, già prima della pandemia c’erano più difficoltà per gli emergenti, ma avendo un buon booking alle spalle, gli spettacoli si riuscivano comunque a distribuire in piazze e in estiva, con ingresso a titolo gratuito, principalmente al centro-sud, mentre al nord meno, prettamente per un concetto culturale. Spesso si sottovaluta il potere dei concerti nelle piazze, naturalmente l’artista percepisce il proprio cachet direttamente dall’amministrazione comunale piuttosto che dal comitato, però, non essendoci un titolo d’ingresso, la differenza sta nel fatto che può venire ad ascoltarti chiunque, anche chi non ti conosce, non necessariamente un tuo fan. Una vetrina decisamente più trasversale.

Mirko Tisato: "Vogliamo tornare a saturare l'odore del palcoscenico"Quali sono le principali criticità del tuo settore? Sia prima che dopo il Covid

Prima del Covid, grosse problematiche non c’erano, il lavoro era piuttosto fluido. Una volta che hai costruito una base solida, instaurato rapporti con le istituzioni e i comitati locali, ti sei fatto conoscere e sei considerato un professionista serio, il resto viene da sé. Il roster di artisti che proponi viene valutato con attenzione. L’emergenza sanitaria, purtroppo, ha portato un fermo generale. Tutte le maestranze sono bloccate, conosco diversi amici che lavorano in service piuttosto importanti e che sono in seria difficoltà. In momenti come questi, però, non bisogna abbattersi, nel possibile reinventarsi. Personalmente mi sto dedicando al management, spingendo sugli artisti che seguo. Di certo non sto con le mani in mano, penso che nessun professionista lo stia facendo.

La discografia ha puntato molto sui live negli ultimi anni. Di certo nessuno poteva prevedere una situazione come questa, ma credi che sia avvantaggiato chi è riuscito a impegnarsi su più fronti?

Probabilmente sì. Sai, le major lavorano in forte sinergia con le principali agenzie di booking, soprattutto dopo l’avvento dello streaming, c’è stato un passaggio epocale. La discografia è cambiata, di conseguenza non si investe molto sugli artisti emergenti, proprio perchè a livello live hanno meno introiti dei big. L’unica eccezione, forse, oggi la fa il Festival di Sanremo, che vive di una propria forza, grazie alla sua storia e al suo potere è in grado, a volte, di scombussolare le leggi di mercato e di dettarne di proprie. Un tempo si presentava la classica canzone sanremese, oggi c’è più abitudine a presentare pezzi con qualsiasi contaminazione musicale. Il Festival resta la vetrina più importante, insieme ai talent show, il trampolino di lancio sia per un discorso discografico che per quanto concerne l’attività live. Mai come il prossimo anno avrà una grandissima rilevanza.

Appartieni anche tu alla scuola di pensiero di chi sostiene che non si sia fatto abbastanza, da parte delle istituzioni, per tutelare l’esercito di 570.000 operatori dello spettacolo?

Sicuramente, infatti sono iscritto e sostengo anch’io Bauli in Piazza, una bellissima iniziativa. Sì, le istituzioni ci hanno proprio dimenticato, lo posso dire tranquillamente. Il sostegno che noi professionisti avremmo voluto ricevere, non è elemosina e nemmeno beneficenza. Per esempio io sono contro il reddito di cittadinanza, ma in questo caso parliamo di un supporto per le persone che realmente non possono continuare a svolgere il proprio mestiere. Non si tratta di reintrodursi nel mondo del lavoro. Parliamo di lavoratori che fino a un anno fa svolgevano con esperienza e professionalità un ruolo funzionale e indispensabile nella grande macchina dell’intrattenimento, ma anche e soprattutto della cultura. Molti di noi svolgono la propria mansione per vocazione. Questo lavoro si fa per passione, non puoi dedicarti a questo tipo di mestiere se non hai un fuoco sacro dentro, perchè fai parte parte del comparto artistico, pur non essendo artista.

Anche perchè, diciamocelo, non ci diventi milionario… come anche nel mio caso, tra l’altro…

Esatto, anche tu fai il giornalista per vocazione e quando svolgi un mestiere con passione non ti interessa diventare ricco. Ti basta ricevere uno stipendio normale per poter vivere dignitosamente. Questo bisognerebbe sottolinearlo, perché nel nostro settore se si riesce a lavorare ci si vive. Alcuni possono pensare chissà quanti soldi possiamo aver racimolato negli anni e che, di conseguenza, possiamo campare di rendita. Non è così, riusciamo a vivere di una professione che, vuoi o non vuoi, abbiamo scelto non per necessità, bensì per inclinazione e coinvolgimento, ripeto: per passione e vocazione. A noi non è mai interessato diventare ricchi, altrimenti avremmo scelto un altro mestiere, quello che più ci manca è poter lavorare. L’attuale condizione ci rattrista più sotto il punto di vista motivazionale che economico, vogliamo tornare a saturare l’odore del palcoscenico.

Mirko Tisato: "Vogliamo tornare a saturare l'odore del palcoscenico" 1Se ne è parlato tanto all’inizio, qualcosa si è pure fatto, ma cosa ne pensi dei live in streaming?

Sì, come hai visto sono scemati, perchè hanno un effetto relativo, viene a mancare lo scambio fondamentale tra artista e pubblico. Il concerto in streaming lo considero molto asettico, bello poter sentire e vedere il tuo artista preferito in una situazione come questa, ma è come guardare un programma televisivo. Non arriva quello che deve arrivare, la musica è condivisione.

E’ anche vero però che, negli ultimi anni, chi più o chi meno, passavamo parte dei concerti con lo smartphone in mano. Quasi come a voler conservare un ricordo piuttosto che godere appieno di un momento…

Me lo auguro vivamente. A tal proposito ti racconto un aneddoto, riferito ad un concerto di Adele di qualche anno fa all’Arena di Verona. In prima fila c’era un ragazzo che riprendeva la sua esibizione, lei ha fermato la musica invitando quella persona a spengere il telefonino, perchè non si stava godendo lo spettacolo. Una cosa bellissima, anche perchè subito dopo c’è stata un’ovazione plebiscitaria da parte del pubblico. Ecco, penso sia una questione di abitudine, dopo un lungo stop come questo la gente avrà bisogno di ritrovare quel tipo di aggregazione, senza smartphone.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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