Memo Restaurant Music Club, dove suona bene anche il silenzio

In occasione del contest #Memolive, Musica361 ha visitato il Memo Restaurant, uno dei locali milanesi di musica dal vivo più importanti del momento.

Di fronte all’area in costruzione della stazione ferroviaria di Porta Vittoria a Milano, tra i nuovi palazzi residenziali, un albergo, l’Esselunga e parcheggi sotterranei, in via Ortigara, tra gli edifici anni ’50, quello che era il sito della ex sala cinematografica Abadan ospita da più di cinque anni il Memo Restaurant Music Club.

Una sala perfettamente adatta a esaltare la qualità del suono, impreziosita da luci soffuse e una galleria al piano superiore dalla quale si ha una gradevole vista sul palco.

Abbiamo intervistato la direttrice di sala Egle Spaggiari.

Memo Resturant Music Club Milano
Egle Spaggiari, direttrice di sala del Memo Restaurant Music Club di Milano

Cominciamo da un po’ di storia sulla struttura: come è nato il Memo Restaurant?
Il proprietario Alberto Pilotti fece restaurare cinque anni fa la sala dell’ex cinema Abadan chiusa nel 1980, mantenendo la struttura originale con il suo alto soffitto e le prospettive molto marcate della galleria. È stato utilizzato poi un arredo che si rifà alle suggestioni dell’America anni ’30, con un che di familiare tra camino, credenza e divani, e sparsi un po’ dappertutto libri non solo di musica ma anche di moda, fotografia e letteratura.

Qual è la vocazione del Memo?
Il Memo è nato come jazz club, nella tradizione di altri locali milanesi come il Capolinea che poi ha chiuso, come molti altri nel corso degli anni, uno degli ultimi è stato Le Scimmie. Ormai sono rimasti veramente pochi i locali importanti che fanno jazz o comunque musica dal vivo a Milano, soprattutto nei mesi invernali. E più lavoro in questo settore e più capisco le difficoltà: fare musica dal vivo in questo periodo storico è molto difficile. I costi legati alla gestione della musica sono molto importanti, se poi si aggiungono quelli della ristorazione le difficoltà raddoppiano. Il Memo stesso è un locale particolare che comprende musica dal vivo e ristorazione e va gestito con molta attenzione.

Dalla sua apertura ad oggi è sempre il jazz a farla da padrone?
Il jazz ha una clientela di nicchia e ha funzionato per un certo periodo ma poi abbiamo deciso di diversificare l’offerta. Negli ultimi anni, abbiamo proposto altri generi musicali che funzionano altrettanto bene, persino la lirica. Aprirsi ad altri generi musicali non solo ci ha a sua volta aperto a nuove idee ma personalmente mi ha anche fatto incontrare artisti meravigliosi che neanche avrei immaginato. Lo spazio inoltre funziona bene anche per eventi privati e aziendali durante la settimana.
La formula del Memo è assolutamente originale, non si trovano molti locali simili a Milano, siamo unici direi. I nostri competitor come il Blu note, tempio del jazz, o La Salumeria della musica hanno una programmazione e una location diversa dalla nostra o che comunque ci accomuna poco.

Chi è il cliente tipo del Memo?
Si può trovare sia l’intenditore sia chi decida di passare una serata per cenare ascoltando musica senza neanche sapere chi suoni.
Durante la settimana il nostro target è diversificato: chi viene il giovedì ad esempio ha voglia di cenare con stile ascoltando jazz o swing, comunque una musica che accompagni il pasto senza disturbare troppo. La clientela del venerdì e del sabato invece ha voglia di divertirsi con soul o funky. Rispetto al pubblico di zona ci sono più avventori da altre parti di Milano o anche da fuori ma il bello è che comunque sta diventando una clientela abituale, disposta a sperimentare le nostre proposte. E ultimamente, oltre alla musica, abbiamo puntato molto anche sulla cucina.

Memo Restaurant Music Club
Più lavoro in questo settore – afferma Egle Spaggiari – e più capisco le difficoltà perchè fare musica dal vivo è molto difficile.

Qual è la caratteristica dei vostri menù?
Non abbiamo più, rispetto agli ultimi anni, un menù fisso come molti nostri competitor ma scegliamo quasi quotidianamente nuove materie prime tra cui pasta fresca, pane e focaccia, salumi e formaggi dop che ci arrivano direttamente dai posti di origine. La qualità è migliorata e si sente.
Inoltre offriamo un menù differente durante le diverse serate: ad esempio per la serata jazz che allestiamo una volta al mese con l’associazione JazzMilano, abbiamo il “menù capolinea”, costituito da un piatto unico con verdura, scamorza grigliata e bruschette, in omaggio al menù tipico di quello storico locale.

Generalmente, per quanto riguarda la musica dal vivo, tendete a dare più visibilità ad artisti affermati o anche ad emergenti?
Hanno partecipato spesso a delle nostre serate molte famigerate cover band e posso dire che ce ne sono di buon livello. Accanto ad esse sul nostro palco sono passati nomi internazionali, come i Jamiroquai, accanto a grandi nomi italiani, come Andrea Mirò o Roberto Vecchioni. E pur consapevoli del rischio di inserire nomi o voci nuove all’interno del nostro palinsesto a volte, pur a discapito del fatturato e delle entrate, abbiamo comunque dato spazio anche ad emergenti. Senza contare, in questo senso, il nostro progetto più ambizioso in essere, il contest #Memolive.

Come è nato #Memolive?
É un progetto nato quasi per caso ma che è diventato sempre più importante dallo scorso 17 gennaio. Si tratta di un prodotto assolutamente nuovo, un talent dedicato ai giovani, con il sostegno di partner di tutto rispetto come Mescal, l’etichetta discografica fondata da Ligabue, All Music Italia e la collaborazione del direttore artistico di RadioItalia Antonio Vandoni. Questa squadra volenterosa ha realizzato un contest assolutamente gratuito per giovani artisti dai 18 ai 36 anni: ciò di cui siamo più orgogliosi del nostro contest è proprio la trasparenza e la gratuità. Mescal produrrà per il vincitore un album e un video pagato da uno dei nostri partner. Non solo: è prevista anche una compilation chiamata #Memolive che comprenderà i brani dei primi 10 vincitori.
In questo contest ognuno dei partner ha dato qualcosa: noi abbiamo messo la nostra location ogni martedì sera fino a giugno, quando scopriremo il vincitore.

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Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
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