Maestro Mazza: Le orchestre in tv? Rarità. Le sigle? Sparite

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Gianni Mazza, da tutti meglio noto come “Il Maestro Mazza”

Non sempre si conoscono produttori e arrangiatori dietro le quinte, ma il Maestro Mazza è un’istituzione per tutti tra competenza e simpatia inimitabili

Il Maestro Mazza è molto più di un Direttore d’Orchestra: per chiunque rappresenta una vera e propria icona del panorama musicale, grazie alle numerose partecipazioni televisive che lo hanno reso anche uno dei personaggi più noti del piccolo schermo.

Competenza, simpatia da vendere ed esperienza lo caratterizzano da sempre con quel tocco inconfondibile che ritroviamo in tutte le sue orchestrazioni. Dopo gli esordi come tastierista jazz, Gianni Mazza iniziò a cantare a metà anni Sessanta per poi lavorare al fianco di Little Tony, diventando anche direttore artistico della sua Little Records. Quindi altre collaborazioni importanti con Stefano Rosso, I Cugini di Campagna e Mariangela Melato, prima di arrivare alla svolta televisiva con Renzo Arbore negli anni Ottanta. Da quel momento numerose sigle indimenticabili tra Domenica In, Quelli della Notte, Indietro Tutta, I Fatti Vostri

Direttore d’Orchestra, ma prima di tutto studioso e appassionato di musica, come preferisce definirsi con l’autoironia di chi non vuole prendersi troppo sul serio nonostante appartenga davvero alla storia dello spettacolo italiano. Così da sempre ci fa cantare e ballare ricordandoci implicitamente l’unico vero senso della musica: farci distrarre dalla quotidianità con allegria e spensieratezza.

Il Maestro Mazza, uno dei numero uno delle sigle televisive, si racconta quindi in questa nuova intervista della rubrica Musica Maestro.

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
Gianni Mazza è il quattordicesimo ospite della rubrica Musica Maestro

 

Gianni, da giovane sentivi che il mestiere di Direttore fosse nel tuo destino?

In effetti aspiravo a diventarlo. Fu una vera e propria scelta oculata: nel periodo dei cantautori ero partito come compositore in RCA ma, perfezionista come sono da sempre, non mi piacevo come cantavo. Mi dava fastidio se calavo di tono. Quando sentii le mie prime canzoni orchestrate, arrangiate e dirette da veri Maestri dell’epoca mi dissi: “Ma è questo ciò che vorrei fare!”. Così seguii quella strada, che mi salvò anche dalla necessità di presentarmi davanti a tutti su un palcoscenico a cantare: non essendo io bellissimo, era un investimento sul futuro!

Cosa rappresentava l’orchestra negli anni Settanta e cos’è oggi?

Partiamo dal concetto per cui all’epoca le orchestre effettivamente esistevano; oggi ci sono i computer, siamo una razza in estinzione. L’orchestra è formata da elementi che suonano: oggi sono pochissime le orchestrazioni ricche di tutti gli strumenti, potrebbero bastare anche solo otto persone. Ma tante o poche che siano, sono persone umane che lo fanno, non macchine! Sono lontani i tempi in cui per fare questo mestiere bisognava studiare tutte le partiture degli arrangiatori americani, con fiati, percussioni, big band…

In che modo si esprime l’estro artistico di un Direttore d’Orchestra?

Ciascuno ha un proprio stile distintivo e la cosa più affascinante è quella di adattarlo ogni volta mettendolo al servizio dell’artista coinvolto, per il quale si farebbe di tutto pur di accontentarlo. Diciamo che il lavoro più importante è durante la preparazione: dirigere nel momento della rappresentazione ufficiale è quasi un proforma con cui si giustifica la propria presenza. Può essere importante solo se ci sono pezzi liberi o quelli napoletani fatti alla maniera classica: in quel caso, se ti seguono, puoi essere di supporto anche ai cantanti. Ma diciamoci la verità, spesso l’interprete se ne frega e finisce che è il Direttore a dover seguire il cantante: è una vitaccia!

Credo sia stato uno dei primissimi Direttori d’orchestra così apprezzati dalla televisione: tutti conoscono il Maestro Mazza. Sei consapevole di aver reso questo mestiere qualcosa di estremamente popolare e curioso?

Il merito fu di Renzo Arbore che iniziò a nominarmi continuamente ripetendo ogni volta “Il Maestro Mazza”. Così per molti Maestro è diventato praticamente il mio nome!

La tv è stata importante e, se ha reso più interessante la figura dell’Orchestra ne sono molto felice, ma io non ho mai diretto pezzi classici, ho fatto sempre musica leggera. Stiamo coi piedi per terra!

Però a Sanremo nel 1991 cantasti e, contemporaneamente, dirigesti l’orchestra. Non lo ha mai fatto nessun altro…

A Sanremo una volta che parte il tempo iniziale, con il clic è tutto facile: tenevo solo il tempo…

Ho capito, hai voglia di biasimarti. Passiamo invece a qualcosa che ti appartiene anche dal punto di vista compositivo: potremmo spaziare tra tantissime sigle, ma quel “Chissà se ce la fa”che fu sigla di Scommettiamo che? ce la ricordiamo ancora tutti a distanza di trent’anni nonostante non durò più di un paio d’anni. Come nacque?

Durò due edizioni. Eravamo in redazione quando Michele Guardì mi diede in mano delle parole scritte da lui: “Un giorno un cavaliere con un pancione grosso disse scommetto che non salti questo fosso”. Era un momento in cui era tutto molto studiato e curato: non si poteva rappare, non era ancora il periodo e Guardì non l’avrebbe mai accettata! Venne fuori qualcosa di simil funky con parole che finivano tutte nello stesso modo. Insomma nacque come un gioco, una filastrocca. E riuscì, perché mi ricordo ancora tutte le parole!

Altri tempi, oggi sarebbe difficile avere una canzone come sigla: al massimo si hanno dei riff.

Meno male, sennò visti i tempi rischieremmo una sigla tutta in rap!

Non si sopporterebbe una sigla lunga tutta rappata. La verità è che comunque sono cambiati gli stessi programmi televisivi: bisogna entrare subito nella trasmissione, la sigla è vista come un perditempo. Viene suonata completamente solo la prima volta, poi dalla seconda puntata qualche secondo in meno e così via finché non la si sente più: si pensa che, ascoltata una volta, non valga la pena darle spazio ulteriormente, tanto è sempre uguale a se stessa. Purtroppo funziona così.

I prossimi impegni del Maestro Mazza?

Ho qualche progetto, ma nelle ultime settimane in particolare mi sono venute delle idee da sviluppare per un grande evento nell’estate 2022. Penso quindi a qualcosa di classico che interessi l’ascoltatore facendolo divertire in maniera semplice ed efficace. Devo capire che tipo di orchestra avere, poi cominceremo a lavorare!

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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