Luca Tudisca: “Vado dove mi porta la musica” | Musica361

Di nuovi e veri cantautori non se ne vedono spesso. Luca Tudisca, con il nuovo singolo “Quando ti manca qualcosa”, fa ben sperare in merito.

Luca Tudisca: "Vado dove mi porta la musica" | Musica361

Luca Tudisca è un cantautore italiano che ha deciso di fare un percorso diverso dai suoi colleghi. C’è sicuramente chi lo ricorderà per Amici di Maria De Filippi, ma la sua vera carriera è iniziata realmente dopo il programma televisivo e lontano dai riflettori del pop. Quindi, citare Amici in realtà è sbagliato, perché sarebbe come attribuirgli quella classica etichetta, tanto da snaturarlo. Proprio così, perché mentre i suoi colleghi hanno cercato di cogliere il frutto della popolarità, Luca ha invece investito a piccoli passi sulla propria creatività, anche a costo di sbagliare, di perdere il treno giusto. Fino a quando qualcuno (e qualcosa) non gli ha dato la conferma che la musica fosse davvero il suo mestiere.

Partendo dal singolo “Quando ti manca qualcosa”, cosa ti è mancato per scrivere questa canzone? È autobiografica?

C’è stato un periodo in cui ho avuto il bisogno di fermarmi un attimo per capire cosa avessi perso e cosa avrei potuto avere. Cerchiamo sempre qualcosa di diverso, senza soffermarci su ciò che abbiamo già.

Questo brano vuole essere l’indizio di un disco oppure è semplicemente un singolo?

“Quando ti manca qualcosa” anticipa un disco che inizieremo a registrare intorno ad ottobre. Nel nuovo album mi piacerebbe sperimentare molto in studio, anche suonare live e vedere cosa esce. Non voglio pormi limiti o paletti, non ci sarà un filo conduttore. Ci renderemo conto di cosa succederà mentre lo faremo. In studio parti con un’idea, poi magari tutto cambia. Appena verrà definito qualcosa di più, si capiranno meglio le tempistiche di uscita e di promozione. Potrebbe uscire nel 2019.

Quando si parla di autunno e di “anno prossimo” si apre lo specchio del Festival di Sanremo? Sei interessato a partecipare?

Assolutamente. È un obiettivo. A chi non piacerebbe fare il Festival.

“Hai partecipato ad Amici nel 2014”: quando i giornalisti iniziano una domanda con una frase del genere senti un’etichetta addosso? 

Amici un’etichetta te la lascia. Quando mi hanno fatto questa domanda in alcuni concorsi a cui ho partecipato ho sempre risposto che io mi sono sempre comportato nello stesso modo in qualsiasi contesto. Scrivo canzoni e le canto, come cantavo lì le canto da altre parti.

A proposito di questo, chi segue il tuo percorso dovrebbe sapere che dal 2016 ad oggi sei stato vincitore di Musicultura, del premio Nuovo Imaie, finalista al Premio Bindi. La ciliegina sulla torta è stato aprire il concerto Niccolò Fabi. Senti adesso che il tuo percorso da cantautore ha davvero preso forma?

Adesso si. Adesso so cosa voglio fare, la direzione da seguire. In realtà mi sento molto più maturo adesso di quando ho fatto il programma. Sono più a fuoco. Vado dove mi porta la musica.

Tu hai preso una strada complessa, il cantautorato. Rispetto ai tuoi colleghi che hanno scelto il pop è una scelta ben diversa. C’è da sfatare il mito dell’artista che ha tutto facile perché viene visto in televisione. Quando si spengono le telecamere è dura allo stesso modo degli altri o è tutto più facile?

Non è facile, assolutamente. Anzi, in contesti come Musicultura (che Luca citerà spesso durante l’intervista come un passaggio fondamentale per la sua carriera, nda) dopo aver partecipato ad Amici, puoi sentirti dire: “Ma questo cosa è venuto a fare?”. A volte si tende ad etichettare senza conoscere davvero. Ti rimane un’etichetta, anche se c’è un percorso diverso dietro. Per esempio, di recente ho girato i teatri con uno spettacolo che si chiama “Dialogo”, dove ci sono le mie canzoni con due attori in scena. Da settembre inizieremo nuovamente. Ho tanti progetti in ballo, sto cercando di realizzarli tutti.

Hai intrapreso una nuova strada con Platonica e con Zibba alle produzioni. Come pensi sarà il futuro al fronte di questa scelta? 

Ho trovato (in Zibba, nda) una persona che mi può dare una grande mano. Ci siamo conosciuti durante Musicultura. Ci stimiamo a vicenda e abbiamo deciso di lavorare insieme. Quando due persone viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda è più facile lavorare.

In quale momento hai capito di poter vivere di musica?

In realtà ci sono state varie fasi. Ad esempio, c’è stato un periodo in cui non riuscivo proprio a suonare e mi sono preoccupato. Ciò che mi ha fatto capire che questo è il mio mestiere è stato Musicultura. La mia ex ragazza mi iscrisse senza che io sapessi nulla. Oggi credo in quello che faccio, sono più sicuro. Ogni tanto ne parlo con il mio coinquilino, che è un cantautore. La nostra è una condanna, adesso non puoi più tornare indietro, perché è talmente bello quello che fai, vivere di musica, che non mi immaginerei da nessun’altra parte se non a scrivere e a suonare.

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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