Come stanno mutando le radio italiane e come interagiscono con il mercato discografico? Qualche considerazione sul tema!
La musica sta tornando nel suo periodo d’oro, è evidente. Non solo i vinili hanno di nuovo un posto prezioso nel mercato discografico, rinato grazie ai servizi di streaming, ma anche la televisione e il cinema sono ormai immersi in argomenti musicali, lo si nota da biopic su personaggi storici come Kurt Kobain, Janis Joplin ed Amy Winehouse o da serie televisive come Vinyl (se non l’hai vista, corri a vederla, nda). In questa ascesa verso l’apice, la radiofonia si può considerare una costante che continua ad evolversi in ogni periodo storico, adattandosi ad ogni nuovo media del momento.
In Italia, le radio nazionali stanno mutando in maniera estrema, poiché rispetto agli ultimi dieci anni non ci sono più delle nette divisioni tra i gruppi editoriali, tanto che Mediaset, già proprietaria di R101, ha appena acquisito le radio del Gruppo Finelco (Radio 105, Radio MonteCarlo e Virgin Radio).
Oltre alle proprietà Rai, per riassumere il panorama nazionale restano solo da citare quelle del Gruppo Espresso (Radio Deejay, M2o, Radio Capital), Radio KissKiss, Radio 24, RTL 102.5, RDS e Radio Italia. Queste ultime tre radio sono accomunate dall’etichetta discografica Ultrasuoni di Lorenzo Suraci, la quale ha prodotto artisti come i Modà o Luca Dirisio.
Di recente, come riportato su Radiospeaker.it, il frontman dei Modà si sarebbe lamentato della condotta di RDS e Radio Italia, le quali secondo lui non avrebbero sostenuto mediaticamente la band. La questione fa riflettere sul “potere” della discografia all’interno delle radio, come se questo storico media non fosse più uno strumento di condivisone della miglior musica in circolazione, ma solo un supporto per gli affiliati.
Inoltre, i cantanti stanno sostituendo gli speaker in alcuni programmi, cambiando notevolmente la qualità della conduzione radiofonica: Marco Mengoni e Giovanni Caccamo hanno presentato dei format su Radio 2 e sia RadioNorba che RTL 102.5 danno spazio direttamente ai cantanti in studio. L’unica scelta “giustificata” è stata quella di Radio Deejay nella nuova formula di ‘One Two One Two’, condotta da rapper celebri essendo un programma dedicato principalmente alla cultura hip hop.
Quindi, sebbene si sia sempre vociferato sul coinvolgimento passivo della discografia nella programmazione musicale dei network nazionali, ad oggi si può dire che il mercato discografico sia attivamente coinvolto in questo media, sovvertendo il modello classico della rotazione musicale scelta per la buona qualità del singolo o la classica ospitata promozionale in uscita del disco.
C’è da chiedersi allora cosa resta della radio adesso che i conduttori radiofonici sono in buona parte presentatori televisivi, scrittori e cantanti. Non lasciare libertà di espressione alla vera radiofonia e alla musica rischia di allontanare gli ascoltatori dai network nazionali, favorendo di fatto le radio locali, le giovani web radio o il semplice streaming. Attenzione, siamo ad un passo dall’avere internet nelle nostre auto e questo cambierà notevolmente tutto il mondo radiofonico, comprese le scelte dell’audience.