“Sperimentare o morire”: Komersiael, il nuovo disco di Pino Devita

Musica361 torna a far visita ad uno dei maestri del prog italiano per farsi raccontare del nuovo disco che, presto, sarà presentato anche dal vivo, con alcune date a settembre a Milano. Nell’attesa eccovi qualche nota…

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Il maestro Giuseppe “Pino” Devita

Pino Devita, celebre autore della canzone Tema (1966) dei Giganti, virtuoso pianista dei Maad e compositore di brani beat, pop, jazz e sperimentali, ha recentemente pubblicato il suo ultimo lavoro, Komersiael. L’abbiamo incontrato.

Che tappa rappresenta Komersiael a distanza di quattro anni da Danzes (2013)?
Danzes ha rappresentato per me una celebrazione della mia carriera di maestro e musicista, nonché del periodo con i Giganti – tanto che avevo incluso nel disco anche una registrazione del 1969, un brano composto insieme a Di Martino che all’epoca non fu mai pubblicato. Danzes voleva essere una sorta di summa di carriera, Kamersiael invece ne è una prosecuzione ma soprattutto un omaggio al prog rock dei Maad, il gruppo nel quale ho suonato dalla fine degli anni ’60 fino al ’77 circa e di cui hanno fatto parte molti artisti tra cui Moni Ovadia e gli Stormy Six, solo per citare due nomi importanti.

Parliamo di Komersiael.
Come si può intuire dall’immagine in copertina che riporta un centro commerciale stilizzato, Komersiael vuole significare qualcosa come “Centro Commerciale di Melodie”: è un titolo semi-inventato che fa evocativamente riferimento alle melodie “commerciali” che si trovano nel disco. Melodie semplici cioè, nelle realizzazione delle quali ho coinvolto ex componenti dei Maad come Attilio Zanchi, ora contrabbassista di Paolo Fresu e colleghi come Paolo Tomelleri che suona il clarinetto. La struttura è più o meno identica in tutti i brani, con un’introduzione, l’esposizione del tema, un’improvvisazione da parte di vari musicisti e l’esposizione del tema finale.

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Komersiael (2017)

Quanto ha impiegato per la realizzazione del disco?
La vera difficoltà è stata contattare tutti i musicisti per le collaborazioni ma l’ho completato in un anno e mezzo circa. Alcuni pezzi erano già pronti, come Moods, brano del 1989 per pianoforte preparato e marimba, in cui suona il compianto Beppe Sciuto: in particolare questo pezzo originale è stato ripulito in sala di registrazione e inserito nel disco su suggerimento di Jonathan Scully, musicista nei Maad e timpanista della Scala per 30 anni, che ne ha fatto persino un arrangiamento per otto percussioni classiche, eseguito due anni fa dal vivo ad Okinawa. All’interno del disco è possibile trovare anche il link del video registrato in quella occasione.

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Due celebri dischi dei Maad

Nel disco ci sono anche tre sue canzoni, cosa che non accadeva da anni.
Dopo Tema scrissi ancora qualche canzone, ho collaborato con Herbert Pagani, anche Mina mi aveva chiesto qualche pezzo, ma poi ho abbandonato la scrittura. Tornato da militare, fondati i Maad, mi sono interessato esclusivamente alla composizione di brani per pianoforte solo. Con questo disco, dopo molti anni, ho voluto riprendere il genere canzone. E ho scritto tre pezzi molto particolari, cantati da tre giovani professioniste: uno per pianoforte e voce interpretata da un contralto lirico e altri due accompagnati da pianoforte e sassofono. Sono canzoni molto semplici ma non certo per Sanremo, al massimo per il Festival Tenco: vedremo…».

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“Tema”, il singolo dei Giganti di cui è autore Devita

Dovesse definire il disco?
Non è un disco catalogabile, è un lavoro molto eterogeneo, che spazia dalla musica leggera a quella sperimentale. Lo si capisce dalle collaborazioni di jazzisti come Caruso, Di Giacomo e Chiodini e da composizioni come Moods o ad esempio Slide India, nella quale si sente un pianoforte preparato che suona come un sitar. Sono brani che ho potuto realizzare in alcuni casi grazie a strumenti costruiti da un amico ingegnere e che ammiccano comunque agli amanti della musica prog.

 Il prog rock è morto?
Il prog era una musica frutto della sana sperimentazione di quei tempi ma non credo che sia morto se vale sempre il motto “Sperimentare o morire”, come era scritto anche all’interno del disco Danzes. Un motto al quale io stesso continuo ad essere fedele. E non vale solo per la musica.

Trailer di presentazione di Komersiael

( © Luca Cecchelli, QUATTRO, giugno 2017)

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Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
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