Jennifer Lopez contro Shakira: la musica mondiale a Brasile 2014

Jennifer Lopez contro Shakira: la musica mondiale a Brasile 2014
Ai Mondiali 2014 Jennifer Lopez fu incaricata di incidere la canzone ufficiale. Poi però Shakira lanciò il vero tormentone..


I Mondiali hanno sempre unito e la musica anche: almeno fino a quando non si innescò un dualismo tra Jennifer Lopez e Shakira

Ricordate We are one, il brano cantato da Jennifer Lopez con Pitbull in occasione dei Mondiali del 2014? Siamo sicuri di sì, ma siamo ancora più certi che vi ricorderete le polemiche intorno a quella canzone. Pretestuose, si intende, ma pur sempre sufficienti a passare alla storia più dello stesso pezzo in questione.

Era l’anno dei Mondiali brasiliani. Era l’edizione che, più di ogni altra, vedeva la Selecao gialloverde favoritissima sugli avversari. Alla fine, però, i padroni di casa subirono un sonoro 7-1 contro la Germania in semifinale. Sarebbero stati proprio i tedeschi, poi, a laurearsi Campioni del Mondo battendo ai supplementari Messi e compagni. Non andò bene nemmeno all’Italia, eliminata di nuovo al primo turno dall’Uruguay. Brutti ricordi, che diventano quasi un miraggio otto anni dopo. Perlomeno, all’epoca, almeno alla fase finale ci arrivavamo.

Continuiamo dunque il nostro viaggio nella musica “mondiale” ripartendo da Jennifer Lopez.

La canzone, interpretata con il rapper americano Pitbull, ma esordiva su un ritmo di maracas, fischietti da calcio e suoni da stadio. Il testo, non diversamente dai brani incisi apposta per i Mondiali precedenti, raccontava lo spirito battagliero dei giocatori. Qui erano proprio paragonati a combattenti guerrieri, nati per vincere e spinti dalla passione.

C’era addirittura un bel messaggio che univa tutti i Paesi. La strofa infatti cantava :

Brasile, Colombia, Australia, Iran, Raggiungere le stelle, Siamo una cosa sola. Russia, Italia, Spagna, Giappone, Non importa da dove vieni. Siamo una cosa sola

Insomma, quello cantato da Jennifer Lopez era a tutti gli effetti un bell’inno mondiale.

Ben inserito nel contesto calcistico. Eppure scattarono le polemiche. In principio a causa della nazionalità dei cantanti, rei di non essere brasiliani. Nemmeno Shakira era sudafricana quattro anni prima, ma tant’è.

Ecco, Shakira. Dopo il successo di Waka Waka nel 2010, la cantante colombiana nel 2014 lanciò La La La. Ritmo sempre ballabile, con tutti i crismi del tormentone, che vedeva nel videoclip la presenza di Fabregas, Messi, Neymar e Piquè. In pratica, Shakira si prendeva da sola lo scettro della regina delle canzoni dei Mondiali.

Il pubblico la osannò, giudicando l’interpretazione di Jennifer Lopez troppo semplicistica.

Povera J Lo. E pensare che la sua interpretazione alla partita inaugurale era stata così spettacolare.

Eppure in molti non le avevano perdonato nemmeno quella. Jennifer Lopez venne aspramente criticata per un’atmosfera troppo poco coinvolgente.

Altroché clima distensivo e di unità. Si crearono vere e proprie faide a favore di J Lo o di Shakira.

La canzone di quest’ultima, visto il successo, si inserì di diritto nella compilation ufficiale della Fifa, dove era presente anche l’inno meno pop, ma comunque ufficiale. Parliamo di Dar um Jeito di Carlos Santana.

Intanto in Italia, forti del secondo posto all’Europeo, mettevamo in campo le nostre migliori risorse artistiche. Mina cantava La palla è rotonda, che la Rai usò come sigla delle sue trasmissioni. La canzone ufficiale, invece, era dei Negramaro. O meglio, cantata dai Negramaro.

Il successo di Claudio Villa, Un amore così grande, veniva interpretato da Sangiorgi.

Quale amore più grande, in effetti, si è mai visto se non quello per la Nazionale? In questo Mondiale ci è mancata ancora tanto la nostra Italia. Ce ne accorgiamo anche dalla musica: nessun artista nostrano ha azzardato mezzo ritornello dedicato al calcio. Che peccato, un’occasione persa. Forse più della partita contro la Macedonia. In fondo gli inni sportivi sono sempre stati sinonimo di forza e unità.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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