Invito al Viaggio: Daniele Venturelli, fotografo delle star

Daniele Venturelli, il “velocista” della fotografia

Invito al Viaggio: Daniele Venturelli, fotografo delle star
Milano 22 Settembre 2017 : Carla Bruni, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Cindy Crawford and Helena Christensen sfilata Versace Milano Fashion Week Spring/Summer 2018 (Photo by Venturelli/WireImage,)

Daniele Venturelli è il fotografo delle star e se potessimo nasconderci in una delle sue tasche, avremmo accesso ai parties più esclusivi in tutto il mondo. Ha un carattere risoluto e lo “scatto” da velocista, quello che per un fotografo come lui, può fare la differenza.

Ribelle quanto basta, lascia la scuola dopo la terza media per lavorare in una tipografia avendo ben chiaro quale fosse il suo obiettivo: farsi strada, raggiungere una sicurezza economica con un lavoro che sì, lo rendesse felice, ma senza perdere di vista il bisogno primario che da ragazzino “affamato” e voglioso di fare, aveva chiaro: il denaro non è tutto, ma aiuta.

Nessun tentennamento per lui, ma la caparbietà di chi crede in sé stesso, o come ama definirla, anche una buona dose di incoscienza. Per dieci anni è stato il fotografo del Pavarotti & friends, dove ha fotografato tutti i più grandi: immagini e ritratti che oggi a distanza di anni, hanno tutta quella magia e quella forza che il Maestro aveva generosamente speso per quell’evento famoso in tutto il mondo e che Daniele Venturelli ha “fermato” regalandoci ricordi indelebili.

Daniele Venturelli, fotografo delle star (credo che sarebbe più semplice elencare chi non hai fotografato). Tra i tanti, chi ha lasciato un segno indelebile nella tua carriera?

Sarà che sono stati gli inizi, ma tutto quello che ho fatto con Luciano Pavarotti mi ha segnato moltissimo. Il Pavarotti & friends, che ho seguito per tutte le dieci edizioni fino all’ultima del 2003, è stata una vera fucina di creatività, bellezza, improvvisazioni: tante cose davvero interessanti e speciali per un evento benefico a scopo umanitario di fama mondiale. Ho in archivio, una collezione di ritratti, chiacchiere, sorrisi, momenti rubati, duetti che appartengono ormai alla storia.

Fotografo per caso o vocazione?

A sette otto anni ho detto a mia mamma che avrei fatto il fotografo e come vedi, avevo ben chiaro il mio futuro. Oltre alla fotografia mi ha sempre intrigato anche la tecnologia e ho unito queste passioni che sono, a mio parere, l’una fondamentale per l’altra.

La mia era una famiglia molto semplice e terminate le medie sono andato a lavorare in una tipografia, per soddisfare quella “fame” d’indipendenza e la voglia di sicurezza economica che non avevo mai avuto.

Sono un autodidatta in tutto e per tutto, qualunque cosa l’ho realizzata da solo, con una grande volontà e una buona dose di incoscienza. Quando andavo in giro con gli amici, non avendo una macchina fotografica, utilizzavo quella degli altri.

Quando finalmente mi licenziai dalla tipografia, con i soldi della liquidazione, acquistai la mia prima macchina fotografica. Da lì, ho cominciato a lavorare ed investire nel mio lavoro, realizzando i miei progetti.

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Pavarotti & Friends

Quali sono stati i tuoi esordi come fotografo?

Ho iniziato con lo sport, perché quello che avevo intuito da subito, era che dovessi seguire un filone; ho cominciato con le partite di calcio, poi a seguire Alberto Tomba che andava forte in quel periodo e la Formula 1, visto che l’avevo vicino a casa. Pian piano, fatalità o fortuna, sono iniziate le collaborazioni.

Da allora devo ammettere, che è il lavoro a cercarmi. Non so cosa voglia dire andare in giro a cercare committenze e quando mi chiedono il mio portfolio, mi stresso, faccio fatica. Preferisco dire: cominciamo, poi mi dirai cosa ne pensi. Lavoro con committenze esigenti ed esclusive come Bulgari, Gucci.

Eventi importanti, come Venezia, che comincia tra poco, dove ho i miei accrediti da sempre. Mi cercano direttamente o contattano la Getty chiedendo espressamente di me.

Qual è la parte più difficile di questo mestiere?

Abituarsi alle pause, capire che questo lavoro è imprevedibile. Accettare che ci siano periodi dove stai venti giorni senza fare una foto. Questa, per me, è stata la cosa più difficile: imparare a stare tranquilli sapendo sfruttare le pause.

I primi tempi mi dava ansia, oggi ovviamente non più su Getty ho un nutrito archivio che ovviamente, mi mette tranquillo.

La tua “mission” oggi qual è?

Cerco di fare delle belle foto che sia vendibili, non solo tre scatti, ma mille e tutti vendibili, continuo fare i conti con la realtà a tenere i piedi piantati per terra, come quando ero ragazzino e volevo costruirmi un solido futuro.

Questo è un lavoro costoso per il quale non si finisce mai di spendere ed investire.

Non amo particolarmente le mie fotografie, sono convinto che diventeranno belle davvero quando avranno il sapore delle foto perdute.

Adesso, quando mi capita di vedere le fotografie in bianco e nero di un festival degli anni passati, trovo che abbiano un sapore, un’allure, che probabilmente nella contemporaneità non avevano. Non so se le mie fotografie si possano definire artistiche, ma in fondo lo spero.

Beverly Hills, California 5 Gennaio 2020: Brad Pitt 77° Golden Globe Awards
Beverly Hills, California 5 Gennaio 2020: Brad Pitt posa nella sala stampa del 77° Golden Globe Awards al Beverly Hilton Hotel (Photo by Daniele Venturelli/WireImage)

Per puro piacere, cosa ti piace fotografare?

Le persone, più di tutto. Sono sempre e comunque gli uomini e le donne, ovunque, ad attirare la mia attenzione. Mi piace viaggiare con la mia famiglia e abbiamo fatto viaggi molto belli, dall’Alaska, al Canada, gli Stati Uniti e fino all’anno scorso, avevo un’attrezzatura fotografica solo per i miei viaggi, personale.

Chi o cosa è stato fondamentale in questo tuo percorso?

La mia famiglia, sicuramente che mi ha lasciato libero di lasciare la scuola e cercare la mia strada. Per il resto è stata una progressione che mi sono fatto da solo, non sono mai stato l’assistente di nessuno; ho collaborato all’inizio, solo per avere gli accessi agli eventi sportivi, ma è durata ben poco.

Mi sono sempre mosso da solo e in assoluta autonomia. Sono sempre stato attento alle fotografie che avevano buone potenzialità e valore commerciale, curando il personaggio: per esempio se vedevo Schumacher che si avvicinava alla moglie, sapevo che quella foto avrebbe potuto interessare non solo le riviste sportive, ma anche riviste diverse, quindi, cercavo di trovare le foto giuste, esercitando un’attitudine, probabilmente innata, di anticiparle.

Ti si può definire un autodidatta?

Autodidatta in tutto e per tutto, un istintivo. Mi ha aiutato molto la mia passione per la tecnologia che ha sempre avuto un ruolo importante. Il primo Mac, l’ho comprato nel ’94 e quelle macchine parevano infernali a quei tempi, si bloccavano ogni due per tre, bisognava sapere usare i modem e bene.

Mi sono sempre documentato e questa preparazione, che mi facevo da solo, è stata la mia forza. In quegli anni lavoravo tanto con la Germania, ma se avessi solo fatto le fotografie senza essere in grado di spedirle alla redazione velocemente, non sarebbe servito a nulla.

Pavarotti & Friends
Pavarotti & Friends

Il mio essere istintivo e veloce, mi ha dato una marcia in più, quella che serviva e serve per stare sul pezzo, arrivare per primi.

Autodidatta e “velocista” della fotografia…

Mi piace: velocista perché la foto compongo in macchina, mentre molti la fotografia la fanno dopo a computer. Per esempio, sul red carpet, lavoro con la macchina cablata e le fotografie arrivano direttamente in ufficio per il lavoro degli editor e lanciate subito dopo.

Anche ad un party, ho il trasmettitore in tasca e devono arrivare prima di tutte le altre: è questo a fare la differenza. Sono sempre stato all’avanguardia e già vent’anni fa, spedivo già le foto così, tac.

Per poterlo fare, bisogna avere occhio e cogliere al volo l’immagine giusta anticipandola, bisogna saper settare le macchine e lavorare con estrema sicurezza.

Quando guardi nell’obiettivo, cosa cerchi?

Cerco l’armonia del corpo, la sua naturalezza. La persona deve potersi vedere bella e non goffa. Anche in questo caso la mia fotografia è veloce, istintiva, fa parte proprio del mio modo di essere.

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West Hollywood, California – 2 marzo 2014: Anne Hathaway e Jared Leto al Vanity Fair Oscar Party ospitato da Graydon Carter (Foto di Venturelli/Getty Images)

Idealmente quale viaggio ci inviti a fare con la tua fotografia?

Un viaggio caleidoscopico all’interno dei parties che tutti sognano, camminare sul red carpet di qualunque festival…

Se dovessi dire di te….

È una domanda scomoda, preferisco essere giudicato. Sono un autodidatta, uno che le cose se le fa, le fa al massimo, sempre. Sono un fotografo da evento, dove la faccio abbastanza da padrone in giro per il mondo.

Le fotografie che scatto col flash, così dicono, hanno una marcia in più e questa è la vera firma che autografa i miei lavori. Per il resto lo hai detto bene te, sono un velocista e questa definizione mi piace.

A Daniele quel ragazzino voleva farsi strada, che aveva “fame” e voglia di realizzarsi, che cosa vorresti potergli dire?

Gli direi di fidarsi del suo istinto che, fortuna e improvvisazione, faranno il resto e le cose andranno bene. Oggi sono soddisfatto di quello che ho fatto e gli direi che non mi sono sbagliato, rassicurandolo e incoraggiandolo a cercare di soddisfare quel fuoco sacro che sente dentro.

Free lance e una collaborazione con un’agenzia di fama mondiale, è questo oggi il tuo lavoro?

Per gli eventi principali ho i miei accrediti e poi collaboro da vent’anni con Getty, loro mi chiamano e come successo giusto ieri, mi mandano a Venezia ad un party molto esclusivo dove hanno chiesto espressamente di me.

Sono appena tornato da Capri dal party dell’Unicef, anche lì per espressa richiesta. Oramai mi conoscono e quindi chiedono che sia io ad andare e questa è la mia più grande soddisfazione: è il lavoro che mi cerca.

Così sono sempre a Venezia, Cannes, tutte le sfilate di moda, i party di Vanity Fair, i Golden Globe a Los Angeles, MTV Europe Music Awards, Sanremo, Festival del Cinema di Roma.

Oggi è andata bene che mi hanno mandato i biglietti in ritardo, altrimenti sarei su un volo per Marbella.

Jennifer Lopez e marito
Cannes Francia 15 maggio 2010: La cantante/attrice Jennifer Lopez e il marito cantante Marc Anthony partecipano alla Vanity Fair e al Gucci Party in onore di Martin Scorsese durante la 63a edizione del film di Cannes Festival all’Hotel Du Cap Eden Roc (Foto di Daniele Venturelli/WireImage per Gucci)

Quanta musica hai fotografato?

Tantissima, nei dieci anni del Pavarotti & friends da Elton John, George Michael, Bono Michael Jackson, Sting, Joe Cocker, Spice Girls, Renato Zero, Morandi, Antonacci, Eros Ramazzotti, Pausini, Céline Dion e tantissimi altri.

Prima di incontrare Daniele ho, come sempre, studiato le sue fotografie: queste mi hanno dato indizi importanti riguardo all’autore. Un uomo risoluto che, come gli piace sottolineare, si è affidato a sé stesso e all’istinto, avendo ben chiaro quale fosse il suo obiettivo.

Nessun corso o scuola particolare per prepararlo a fare un mestiere dove oggi è riconosciuto e ricercato. Sentendolo parlare, quel fuoco sacro che lo ha portato fin qui, io l’ho visto, l’ho sentito.

Daniele Venturelli è un fuoriclasse, uno sportivo della fotografia, che talentuoso, ha impegnato tutto sé stesso per sfruttare al meglio quanto avuto da madre natura, con intelligenza e dedizione.

Grazie per esserti raccontato così e, per quello che può contare il mio giudizio, le tue fotografie sono artistiche e “profumate”, buon viaggio.

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Paola Ferro
Paola Ferro
Particolarmente Anomala O Liberamente Assemblata Ferro (& fuoco) Artigiana di parole. Innamorata delle persone, costantemente a caccia di anime e le loro storie. “… che di mare ne sa, quanto le onde” (grazie a chi lo ha detto di me)
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