Imperatore: “Voci dentro” rappresenta frame del mio vissuto

Intervista a Pasquale Imperatore, alla scoperta della sua ispirata visione di vita e di musica

Pasquale Imperatore: "Voci dentro" rappresenta frame del mio vissuto
Imperatore si racconta ai lettori di Musica361 © foto di Daniele Pezzoli

Tempo di nuova musica per Pasquale Imperatore, cantautore napoletano in uscita con il suo nuovo album intitolato “Voci dentro”, disponibile per SanLuca Sound e distribuito da Believe Digital a partire dallo scorso 15 febbraio.

Come si è sviluppato il processo creativo di questo progetto?

“Voci dentro” rappresenta frame del mio vissuto. Brani che hanno preso forma nel tempo, fino a trovare una specifica identità. Da una emozione nasce musica, le parole man mano creano significato e diventano esse stesse musica. E da qui la costruzione di una tavolozza di suoni, come la tela di un quadro, fino a trovare il punto di verità tra i “colori”. Il tutto parte sempre da una base di chitarra, il mio strumento per eccellenza nello start creativo.

Quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase di scrittura delle tracce inedite?

Le tracce sono legate da un filo comune, vi è una partenza struggente verso l’ignoto con “Luntano” per approdare a “Zona Rossa”, un canto di speranza, un inno al tornare a respirare liberamente e ad abbracciarci. Nel disco brani come “Tiempo”, con quel tempo nel mezzo, ancora incompiuto, i battiti scandiscono l’attesa di un desiderio che a volte ci porta fuori, ma sono poi le nostre voci dentro a riportarci nel suo respiro per proseguire il cammino. Oppure “L’Aria po’ cantà”, il brano dal quale prende forma il titolo dell’album. Qui c’è il tema della perdita di una persona cara, le voci dentro si liberano e salgono nel cielo, diventano musica, ci uniscono per sempre in un canto con quella persona. In “On Rettifilo”, la Broadway napoletana, prende forma invece in chiave scanzonata il tema musicale di “On Broadway”, un invito a lasciare andare, a liberarsi di tutto ciò che non è importante.

A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?

Voci Dentro è un mix di sonorità, ballad con accenni blues, un tocco di psichedelia e di elettronica. Come napoletano sento talvolta gli influssi del grande Pino Daniele, ma credo ci siano anche i miei ascolti, da Leonard Cohen a Peter Gabriel, da De Andrè a Brian Eno. Una delle grandi possibilità della musica è la sua trasversalità e ampiezza di nutrimento al di là dei perimetri di genere

Il progetto è impreziosito da uno speciale omaggio a Totò e ad Eduardo De Filippo, cosa ti lega a questi due personaggi?

Il linguaggio di questi due Maestri, peraltro grandi amici nella vita, è già musica, e i temi delle loro poesie sono universali, vanno oltre i confini della stessa “napoletanità”. Antonio de Curtis ed Eduardo sono tra le mie voci dentro. E sono Napoli ed oltre Napoli, dentro ed oltre l’identità di un habitat, di un popolo. Tra i brani nati da alcune loro poesie ho voluto in questo album “Ammore Perduto” (Totò) e “Quanno parlo cu te” (De Filippo). Con Elena de Curtis, nipote di Totò, è nata peraltro una condivisione artistica sul piano teatrale e musicale, con la creazione di un Musical, Penziere e Femmene, che stiamo portando in Teatro.

Qual è l’aspetto che più ti colpisce e affascina nella fase di composizione di una canzone?

Il non sapere perfettamente cosa accadrà nel processo creativo. Quel bisogno improvviso ed impellente di un’idea che vuole prendere forma, che mi sorprende. Dal vissuto sta per nascere un nuovo mondo, oltre i confini della materia.

Nel tuo lavoro ti reputi più un perfezionista o un creativo?

L’atto creativo prende vita, forma e man mano si affina. È un processo delicato, dove i colori sulla tavolozza devono restituire il senso di ciò che vorrei, e pertanto la fase finale della composizione è più orientata al perfezionamento, anche se l’atto creativo fa sempre capolino. Bisogna essere in ascolto e sentire il punto in cui dire ci siamo, bene così. Voglio che nella mia musica non si perda la connessione con quell’attimo che ha originato il tutto 

Quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Voci dentro”?

L’essere riuscito a trasformare momenti di vita struggenti e anche dolorosi in qualcosa di luminoso. In questo album c’è la mia mia poetica ed estetica musicale, ci sono le persone e i musicisti che mi hanno sostenuto in questo percorso, tra i quali mia figlia Elena, che ha donato la sua voce e il suo intuito in quasi tutti i brani dell’album. E un’opera in copertina dell’artista Donatella Mazzoleni, creata appositamente per questo disco, una relazione umana che diventa incontro tra musica ed arte visiva

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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