#Notedicarta: Serge Gainsbourg cantautore, attore, regista, compositore e paroliere russo naturalizzato francese di origini ucraine
Spero che la prima domanda non sia “Serge Gainsbourg? Chi è?”. Lo spero di cuore perché se non sapete chi sia sicuramente siete i lettori ideali per questo libro di Marco Ongaro edito da Caissa Italia.
Per rispondere, però, alla domanda che non vorrei che vi faceste, sappiate che Serge Gainsbourg è lo di pseudonimo di Lucien Ginsburg, cantautore, attore, regista, compositore e paroliere russo naturalizzato francese di origini ucraine.
Però, forse, ricorderete “Je t’aime… moi non plus” che cantò in coppia con Jane Birkin e, in una prima versione, con Brigitte Bardot.
Cantante baritono noto per il repertorio provocatorio e che “eleva la decadenza ad arte raffinata” Serge Gainsbourg si cimentò sempre in un repertorio da chansonnier fondendo elementi jazz, pop e rock, questo dopo gli esordi jazz, cool jazz e yé-yé, stile che ha popolarizzato.
Viene spesso citato fra gli artisti lounge mentre altri lo considerano esponente della canzone d’autore, del pop barocco, del jazz e del pop-jazz. Secondo la rivista “AllMusic”, Gainsbourg è il principale artista French pop.
Il libro è scritto da Marco Ongaro, talento eclettico, cantautore (Targa Tenco nel 1987 per la miglior opera prima), autore, saggista, poeta e librettista d’opera.
Nelle sue pagine, l’autore senza trascurare di riassumere la biografia di Gainsbourg, di trattare i contenuti musicali della sua produzione, lo fa concentrandosi soprattutto sulle parole delle sue canzoni.
Proprio questo permettere di conoscere un aspetto assolutamente non trattato dalla precedente biografia uscita e narrare, al meglio, tutte le sfaccettature del grande cantautore francese.
Si tratta quindi di una biografia? Senza dubbio, ma si tratta di un lavoro che non cade mai nella aneddotica volgare o, ancor peggio, nella frivolezza del gossip anche se, ovviamente, non può mancare il racconto, cui è dedicato un capitolo, della storia d’amore tra Gainsbourg e Brigitte Bardot, ma viene fatto con i guanti di velluto e grande senso di rispetto come non può mancare una piccola stoccata a Gino Paoli per la sua “Sapore di Sale” decisamente molto simile alla “Le rock de Nerval” di Gainsbourg.
La vita di Gainsbourg, tutta portata a trasformare se stesso in un Mito, certamente complicata che inizia nella Francia occupata dai nazisti, con il piccolo Lucien costretto a indossare un cappotto su cui era cucita una stella gialla.
Alla fine del conflitto lo troviamo a fervente Parigi quando Lucien vorrebbe fare il pittore ma il padre lo spinse a dedicarsi alla musica. I primi dischi, le prime polemiche, i primi amori. Passo dopo passo Lucien diventa Serge e riesce nella sua impresa, creare il “Mito Gainsbourg”.
Serge Gainsbourg è stato un vero e proprio giocoliere della parola perché è riuscito ad usarla piegandola alle proprie esigenze, contorcendola e distorcendola, sfruttando le assonanze e mescolandola spesso con altre lingue sia per ragioni fonetiche sia, sua dote principale, per sfruttarne al meglio la potenzialità espressiva.
La competenza con cui Marco Ongaro lo racconta è esemplare. Si tratta di un’analisi precisa e minuziosa, che abbonda di esempi e di spiegazioni, tant’è che il risultato ottenuto permette anche al profano di comprendere al meglio quanto narrato.
Sicuramente non si tratta di un testo “leggero”, una lettura da prendere sottogamba, quasi come un romanzo giallo di Michael Connelly o di John Grisham perché non si corre mai il rischio di annoiarsi.