Manuel Agnelli e gli Afterhours. Recensione dello storico “Hai paura del buio?”

Ci sono dischi che vengono definiti pietre miliari: Hai paura del buio? degli Afterhours rientra in questa lista.

Hai paura del buio?, pubblicato nel 1997 dalla Mescal, è il quarto album della band rock milanese Afterhours.

Ondarock scrive di loro: “Insieme a Cccp/Csi, Marlene Kuntz e pochi altri, gli Afterhours sono riusciti ad allargare i confini dell’indie-rock italico, permettendo a un certo tipo di sonorità di uscire allo scoperto e di ottenere un significativo riscontro di pubblico, non solo per quanto riguarda i dischi venduti, ma anche, se non soprattutto, per il grandissimo successo live riscosso.”

Hai paura del buio? è l’opera più completa del gruppo, nella quale si fondono canzoni dal cuore punk come Sui giovani d’oggi ci scatarro su, le hardcore punk Dea e Lasciami leccare l’adrenalina, il pop-rock di Voglio una pelle splendida e il post grunge Male di miele. Il disco nasce in un periodo di grande vitalità del gruppo sotto il profilo della produzione (il disco conta ben 19 canzoni) e si caratterizza per la capacità di misurarsi con generi e sonorità differenti.

Il nome della band di Manuel, Afterhours, è preso da una canzone del terzo omonimo album dei Velvet Underground il cui leader era Lou Reed. Curiosamente, i Velvet Underground erano famosi per il loro sound alquanto rumoroso, ma la canzone After Hours (scritto staccato) è lenta e delicata, cantata dalla batterista Maureen Tucker.

Hai paura del buio? degli Afterhours

Gli Afterhours dell’ormai vip televisivo Manuel Agnelli – da quest’anno rivelazione fra i giudici di Xfactor 10 – sono forse uno dei più interessanti esperimenti rock che l’Italia ricordi.  Impossibile parlare degli Afterhours senza citare il carismatico leader Manuel Agnelli. Come per i colleghi Bluvertigo, la cui figura dominante è certamente quella dell’eccentrico Morgan, la band milanese deve gran parte del suo successo al torbido fascino dirompente del “mitologico” Manuel. Il cantante, leader della band, suona prevalentemente la chitarra, ma annovera fra le sue competenze anche lo studio del pianoforte al Conservatorio. Conosciuto tanto per la sua eleganza quanto per la sua crudezza nelle espressioni, Manuel Agnelli nel mondo del rock è amato e odiato, contestato e idolatrato. Considerato uno dei padri del rock alternativo italiano, osannato come un Messia nel mondo della musica indie, è, nello stesso tempo, un musicista non troppo conosciuto al grande pubblico. Il grande successo che sta ottenendo Manuel Agnelli sui social è dimostrazione di quanto il suo carisma sia contagioso e di come facilmente prevalichi i confini di genere.

Dopo un primo periodo anglofono, che premia gli Afterhours a livello di critica e pubblico, la band pubblica il disco in italiano Germi (1995) seguito da Hai paura del buio? (1997), vertice della loro parabola artistica. Il successo di pubblico (quello della critica da sempre fedele e costante) arriva solo qualche anno dopo, a metà degli anni Duemila. Il chiassoso mix di generi (punk, hardcore, rock e grunge) rende questo disco un autentico gioiello della musica italiana. Impossibile non averlo!

Rapace ed Elymani sono splendide ballate pop dotate della granitica forza d’impatto di band come Smashing Pumpkins e Nirvana: la scelta delle parole acuta e mai banale regala testi forti e disturbanti, lacerati dal disagio e permeati da sogni pornografici fra le allusive distorsioni di chitarre elettriche e melodie solide all’altezza della voce di Manuel Agnelli. Si susseguono episodi più riflessivi per il rock italiano come la torbida Pelle, semi-ballata dilatata da feedback e da ruvide voci che piacevolmente mostra una nuova e più profonda dimensione del gruppo, o l’incantevole Voglio una pelle splendida, manifesto della superficialità e della paura di scomparire ed essere dimenticati.

Male di miele è stata la canzone inno di una o forse più, generazioni di giovani musicisti. Ogni rockband in erba ha sicuramente voluto suonare almeno una volta nella vita questo brano.  Male di miele produce l’inno di una generazione senza ideali, senza speranze. Il brano prende le mosse dalla lezione americana di Nirvana, Pixies e Alice in Chains e lo rielabora in un cut up dal micidiale impatto emotivo. Sicuramente i Nirvana hanno influenzato gli Afterhours, forse non da un punto di vista strettamente musicale, quanto da quello del fenomeno sociale che furono negli anni Novanta, un vero fenomeno di costume. La band milanese dimostra di essere affascinata dalla forza comunicatrice dei colleghi americani anche se, musicalmente, si orienta verso altri lidi. Molto interessante anche la versione con l’istrionico Piero Pelù dei Litfiba.

Senza finestra è un piccolo e interessante esperimento Lo-fi, dove con straordinario estro creativo e pochi accordi viene fuori tutto il talento cantautoriale di Agnelli, autore principale del gruppo. La canzone è giocata secondo dinamiche che offrono una serie di spunti artisticamente piuttosto maturi: un’idea semplice costruita sull’irriverente sfacciataggine di chi non ha nulla da perdere o da dimostrare. Notevole la versione di questo brano cantata in coppia con Joan as a police Woman per la riedizione del disco uscita nel 2014 sempre sotto etichetta Mescal. Sentire la voce della polistrumentista americana dall’improbabile accento inglese su questo brano, è veramente da brividi. Manuel Agnelli ha volutamente richiesto di incidere una versione completamente nuova del brano più vicina al mondo di Joan che a quello degli “After” (diminutivo usato dai fedelissimi fan della band). L’esperimento è riuscitissimo.

Ciò che conferisce maggior rilevanza artistica all’album sono però i brani che rappresentano un una-tantum nella carriera del gruppo, come la sinfonia barocca per pianoforte e violino del brano Come vorrei, il perfetto mix acustico di Simbiosi che ci catapulta direttamente in un film di David Lynch, o il lungo ripetersi di Punto G, in cui il mitico chitarrista Xabier Iriondo si sbizzarrisce nell’ideare suoni tanto innovativi quanto fuorvianti.

Ritornelli accattivanti e aggressivi. Silenzi pornografici e giocattoli vibranti. Angoscia e ironia fra vacanze di pietra e un cuore bianco come l’eroina. Sguardi nucleari e vestiti di lividi. Cavalieri sieropositivi e anime senza finestra. Tutto questo sono gli Afterhours di Hai paura del buio?

Ci sono dischi che vengono definiti pietre miliari: Ten dei Pearl Jam, Led Zeppelin I dei Led Zeppelin, The white album dei Beatles e molti altri. Hai paura del buio? rientra in questa lista.

Curiosità

Nel 2013 il disco ha vinto il referendum indetto tra una giuria di giornalisti dal Meeting delle etichette indipendenti come miglior album indipendente degli ultimi 20 anni. Ha vinto anche un sondaggio di preferenza tra il pubblico del sito rockit.it sugli album italiani degli ultimi 15 anni.

Tracklist di Hai Paura del buio?:

  1. Hai Paura del buio?
  2. 9.9.6.
  3. Male di miele
  4. Rapace
  5. Elymania
  6. Pelle
  7. Dea
  8. Senza finestra
  9. Simbiosi
  10. Voglio una pelle splendida
  11. Terrorswing
  12. Lasciami leccare l’adrenalina
  13. Punto G
  14. Veleno
  15. Come vorrei
  16. Questo pazzo pazzo mondo di tasse
  17. Musicista contabile
  18. Sui giovani d’oggi ci scatarro su
  19. Mi trovo nuovo.
Condividi su:
Paride Candelaresi
Paride Candelaresi
Appassionato di musica, cinema, vino e cultura ebraica. Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, gestisco la mia attività fra mille interessi: lirica, pop, dance, rock e jazz ma anche equitazione, storia e letteratura. Sono ideatore della manifestazione musicale Maratona Musicale No StoP.
Top