Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo

Verdi è il mio primo amore: Rigoletto ancora oggi per me è la migliore opera mai scritta

Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo
Gianpaolo Dal Dosso: il melodramma nasce in Italia e lì prende forma evolvendosi nei secoli e ramificandosi in sottogeneri: opera buffa, opera napoletana, intermezzo, farsa, il bel canto…

Gianpaolo Dal Dosso ha intrapreso giovanissimo lo studio del pianoforte, del canto e della composizione diplomandosi in Musica Corale e Direzione di Coro, Canto Lirico e Canto Didattico presso i conservatori di musica di Verona, Trento e Mantova.

Si è successivamente perfezionato in canto barocco iniziando un’intensa attività concertistica, tra gli altri, con l’Ensemble Barocco Agostino Steffani, l’Orchestra dell’Università di Trento e l’Antiqua Camerata Veneta.

Tra le composizioni eseguite la Passione secondo Giovanni e la Messa in si minore di J. S. Bach, la Messa K 194 e quella k 258 di Mozart , Il Magnificat di Albinoni e la Petite Messe Solennelle di Rossini.

Ha collaborato all’incisione discografica della Weihnachtshistorie di H. Schütz con la Cappella Augustana e de L’Orfeo di C. Monteverdi con Sergio Vartolo, entrambe per l’etichetta Brilliant Classics.

È direttore musicale del coro Amici della Musica con il quale ha partecipato ai Festival di Aix en Provence (Francia 2004), Les Choralies (Corsica 2005 e 2014), Valsamoggia (Bologna, 2014) e Musica Sacra (Croazia, 2019) e dell’ottetto vocale maschile I Madrigalisti Anonimi. Collabora con la rivista GB Opera.

Partiamo da una domanda ” classica “…Verdiano o Wagneriano? E perché?

Direi assolutamente verdiano. Intendiamoci, adoro la bellezza della musica di Wagner, io mi sciolgo con il Tristan und Isolde e quel celebre accordo all’inizio ha un significato quasi esoterico per me: da qualsiasi parte lo analizzi è difficile da decifrare.

Ma Verdi è il mio primo amore, considera che mia madre mi portò a vedere Rigoletto quando avevo dieci anni; fu una folgorazione e ancora oggi per me è la migliore opera mai scritta.

Il motivo, e qui rispondo alla seconda domanda, è semplice: Verdi aveva una marcia in più rispetto a Wagner, la sintesi drammaturgica. Ciò che descriveva il tedesco in un’ora di musica, Verdi lo stringava scenicamente in un quarto d’ora attraverso astuti cambi di tempo e tonalità.

Il risultato è un’azione snella, rapida, che ti tiene inchiodato alla poltrona del teatro senza farti addormentare.

Hai lavorato molto sul periodo Barocco. Il melodramma di cinquecento/seicento ha ancora da dire molto al pubblico di oggi?

Certamente, il melodramma nasce in Italia e lì prende forma evolvendosi nei secoli e ramificandosi in sottogeneri: opera buffa, opera napoletana, intermezzo, farsa, il bel canto del secondo Rossini, di Bellini e Donizetti, fino a Verdi e Puccini.

Accanto ad essi la Scapigliatura e il Verismo per arrivare fino al sinfonismo raffinato di Zandonai. Ognuno di essi affonda le radici nel recitar cantando di Monteverdi, Peri e Caccini, seppur riformulato attraverso i gusti di ogni epoca.

Questo se parliamo di modelli, ma i grandi melodrammi barocchi (Euridice, La favola d’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L’ incoronazione di Poppea) sono presenti in quasi tutti i cartelloni dei maggiori teatri e il pubblico odierno mostra di gradirli anche perché spesso sono proposti in allestimenti scenici spettacolari.

Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo
Gianpaolo Dal Dosso: Verdi è il mio primo amore: Rigoletto ancora oggi per me è la migliore opera mai scritta

Concerti che hai diretto che univano musica e teatro che ricordi con particolare affetto?

La Johannes Passion di Bach che però non ho diretto ma eseguito vocalmente: interpretavo Petrus e Pilatus e, sebbene in tedesco, la scena del pretorio era carica di tensione.

Sempre come cantante ho interpretato il dittico La cena e La passione di Gian Francesco Malipiero, su un bellissimo testo del XV secolo di Pierozzo Castellano: qualcosa di assolutamente straordinario.

Non dimentichiamo che Malipiero fu il primo revisore e divulgatore di Monteverdi e Vivaldi.

Che musica ascolti nel privato? Anche musica leggera? Cosa?

Ascolto un po’ di tutto, mi piace il jazz in ogni sua declinazione ma anche la leggera italiana: adoro la poesia delle canzoni di Pino Daniele, musicista eclettico che mescolava generi ed esperienze, ma anche Lucio Dalla, Lucio Battisti e Zucchero.

Per non parlare dei genovesi, soprattutto Luigi Tenco e Umberto Bindi.

Che melodramma antico ti piacerebbe dirigere? O che opera lirica?

I due Orfei: quello di Monteverdi e quello di Gluck, così diversi eppure uguali. Quello di Gluck, manifesto eloquente della riforma operata con Ranieri de’ Calzabigi ha poi tutti quegli ingredienti che affabulano ed affascinano lo spettatore con una musica snella e frizzante, addirittura terrificante come la celebre Danza delle Furie.

Gianpaolo Dal Dosso: il barocco contemporaneo
Gianpaolo Dal Dosso: Che melodramma antico ti piacerebbe dirigere? I due Orfei: quello di Monteverdi e quello di Gluck -(Foto Croazia 2019)

Cosa stai facendo ora e cosa farai nel prossimo futuro?

In questo momento sono in vacanza ma seguo l’Arena Opera Festival di Verona per il magazine GB Opera. Per il prossimo futuro ho in cantiere lo Stabat mater di Pergolesi e, forse, un oratorio di Carissimi.

Come possiamo seguire la tua attività?

Sulla mia pagina Facebook oppure sul mio sito (gianpaolodaldosso.com)

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Sergio Scorzillo
Sergio Scorzillo
Autore, attore, regista, formatore. Teatro e Musica sono state da sempre le sue grandi passioni e non solo. Il palcoscenico è il luogo in cui riesco a vincere le mie fragilità, a comunicare e a sentirmi utile e vivo
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