Federico Finotti: il ritratto è un passo a due

Cerco di catturare il carattere di chi è nel mio obiettivo, concentrandomi sugli occhi, che non mentono mai

Federico Finotti: il ritratto è un passo a due
Federico Finotti: il ritratto è un passo a due – Cerco di catturare il carattere di chi è nel mio obiettivo, concentrandomi sugli occhi, che non mentono mai. Sono quelli che ci smascherano, che ci rivelano: sono lo specchio dell’anima

L’incontro con Federico Finotti, Bado per gli amici, è all’insegna della gentilezza e la stessa eleganza con cui firma i suoi scatti, che raccontano la passione e il rispetto per le persone e le loro anime. Un fotografo che ama i ritratti che sono – dice lui- un passo a due, dove ci deve essere intesa, dove il fotografo non solo deve vedere chi ha davanti, ma sentirne il profumo. Federico nato il 27 agosto del ‘71 in provincia di Ferrara, vive e lavora a Fusignano, Ravenna. Fa parte del Nuovo Circolo Fotografico che si fa promotore di tante iniziative perché la fotografia è comunicazione, è per tutti e ci apre al mondo.

Fotografo perché?

Perché forse non so disegnare, o forse perché mi ha sempre attratto la fotografia come possibilità di ritrarre il bello. Avevo quattordici, quindici anni quando ho cominciato a giocherellare con la macchina fotografica. Era ancora in pellicola e l’avvento del digitale, dapprima mi ha un po’ inibito: i tempi tra lo scatto e la fotografia, mi sembravano creare una sorta di vuoto e mi indisponeva. Il fotografo deve poter ritrarre al volo, quello che vede e non mi sembrava possibile. Poi, con l’evoluzione della tecnologia, ho imparato a lavorare col digitale, anche se, ancora oggi, per nostalgia utilizzo ogni tanto ancora la pellicola, che secondo me conserva sempre, un certo fascino.

Federico Finotti: il ritratto è un passo a due
Federico Finotti: il ritratto è un passo a due – con la fotografia ho spalancato le porte al mio sapere, imparando a vedere davvero e non solo guardare

Qual è il tuo rapporto con la fotografia?

Mi piace trasmettere un senso di pacatezza e con i miei scatti, cerco di comunicare pace, calma. Mille cose mi passano per la testa mentre sono davanti all’obiettivo e tendo a raggiungere io stesso, uno stato di tranquillità: è la mia “oasi”. Non mi interessa che arrivi la tecnica, ma che il mio stato d’animo arrivi a chi guarda. Per le fotografie di studio, sono maniacale e tutto deve essere perfetto con una ricerca della luce giusta e di una composizione armonica.

Quali sono gli scatti che preferisci?

I ritratti “rubati”, che in verità non sono del tutto rubati, perché chiedo sempre per rispetto della persona, il permesso di scattare. Quando incontro uno sguardo, un viso che mi colpisce, devo ritrarlo e gli regalo la mia interpretazione del suo viso, che credo sia un atto doveroso. Oltre ai ritratti, amo fotografare la danza, che è già di suo, eleganza e raffinatezza. Bellissima e complicata, perché è movimento, leggerezza e la fotografia non deve privarla di questo. La danza mi è di ispirazione anche nel resto delle fotografie, che devono poter avere la stessa “purezza”.

Federico Finotti: il ritratto è un passo a due
Federico Finotti: il ritratto è un passo a due – Paolo Gambi Poeta Anarchico

Quando guardi nell’obiettivo cosa cerchi?

Cerco di catturare il carattere di chi è nel mio obiettivo, concentrandomi sugli occhi, che non mentono mai. Sono quelli che ci smascherano, che ci rivelano: sono lo specchio dell’anima. Ne osservo la mimica, il come ci si pone col corpo è un indizio importante. Prima di scattare cerco di capire chi ho davanti, da dove viene, perché è venuto da me. Se invece è un incontro casuale e mi ha colpito, ha già vinto perché ha saputo, inconsapevolmente, attirare la mia attenzione. Mi piacciono le persone ed è nel mio carattere essere aperto allo scambio: un ritratto è un passo a due, dove l’intesa è necessaria per cogliere molto più che l’aspetto esteriore, l’involucro. È una persona, unica, che ha la sua storia e il suo profumo.

Che cosa chiedi alla fotografia?

Voglio poterle dedicare ancora il mio tempo e la mia energia, per progettare. Mi piacerebbe raccontare una bella storia, con un inizio e una fine. Un reportage di una generazione, o di qualcosa che non è ancora svelato. Mi fido e affido…

Federico Finotti: il ritratto è un passo a due
Oltre ai ritratti, amo fotografare la danza, che è già di suo, eleganza e raffinatezza

Che cosa ti ha dato la fotografia?

Un equilibrio e un amore incondizionato. Un modo per conoscere tante persone, tante realtà. Non leggo molto, ma con la fotografia ho spalancato le porte al mio sapere, imparando a vedere davvero e non solo guardare. Ha allenato il mio occhio, a cogliere i particolari, le sfumature. Mi ha spalancato la mente.

Con le tue fotografie che viaggio mi fai fare?

Umanistico, più che tra luoghi, tra le persone che sono quelle che danno il senso a qualunque paesaggio, lo colorano. La fotografia è uno strumento importante per comunicare, sostituisce le parole, ci apre al mondo e agli altri, ci mette in relazione. La fotografia, fa a meno delle parole, racconta, ricorda: un viaggio che si fa anche da fermi.

 il ritratto è un passo a due

Se dovessi definirti come fotografo cosa diresti di te?

Vorrei tendere a quello che Giovanni Gastel ha detto di sé, all’eleganza. Che è rispettosa, non forza mai la mano, non prevarica. Chi mi conosce dice di me che nella vita, con chiunque, so essere così, vorrei riuscirci anche con le fotografie, che sono quello che non dico.

Che rapporto hai con la postproduzione?

Cerco sempre comunque di arrivare dove voglio, solo con l’obiettivo. Poi certo, si corregge qualcosa, ma niente di più. La composizione è fondamentale, come la luce e cerco davvero di lavorare senza troppi magheggi. Mi sono innamorato della fotografia grazie alla pellicola e ancora oggi il mio modo di fotografare ne è condizionato, anche se conosco bene tutte le tecniche e continuo a studiarle, perché non si finisce mai di imparare.

 il ritratto è un passo a due

Ciao Federico, è stato un piacere chiacchierare con te e “vedere” il tuo amore per la fotografia. Un tono pacato, poche parole, essenziali e la capacità di mostrarti senza trucchi, con semplicità. Hai ragione, ognuno di noi, dovrebbe poter trovare il suo modo di comunicare, non importa quale sia il modo, ma importante è lo scopo: entrare in relazione con gli altri e aprire, spalancare la nostra mente e il nostro cuore.  

Grazie Bado, buon vento!

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Paola Ferro
Paola Ferro
Particolarmente Anomala O Liberamente Assemblata Ferro (& fuoco) Artigiana di parole. Innamorata delle persone, costantemente a caccia di anime e le loro storie. “… che di mare ne sa, quanto le onde” (grazie a chi lo ha detto di me)
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