Etichette361: Cello Label e gli artisti italiani all’estero

C’è tutto un panorama in continua evoluzione: la musica italiana all’estero. Ecco un’etichetta che produce dal Belgio in Italia e in tutto il mondo.

Il viaggio di Etichette361 ha deciso, questa settimana, di prendere una strada secondaria e finire all’estero, in particolare in Belgio, patria di Cello Label, un’etichetta creata da italiani, un polo della musica indipendente nostrana all’estero, con un’occhio di riguardo anche verso lo Stivale. Per non perdere l’occasione di capire come può insediarsi un artista italiano in questi mercati (cantando in inglese o nella propria lingua), ci siamo fatti raccontare l’etichetta dal co-founder Alessandro Cirone.

Cello Label

Come nasce Cello Label? 

Faccio il musicista da quando avevo 16 anni, ora ne ho 43. Ho iniziato a suonare professionalmente insieme a Garbo, un cantante degli anni ’80 che andava forte. Mi sono trasferito all’estero per ragioni di cuore, mia moglie fa l’economista e siamo arrivati a Bruxelles (Belgio), dove ho deciso, quest’anno, di creare un’etichetta insieme a un mio amico, Marcello Mereu, in arte March. La label non ha sede in Italia, ma lavoriamo tantissimo con artisti italiani, infatti stiamo pensando di aprire una filiale nel nostro paese. L’idea era quella di avere un’etichetta che connettesse l’Italia al mercato estero, siccome organizziamo concerti ed eventi con le radio belga e olandesi.

Infatti ho visto che il vostro roster ha diversi artisti italiani che cantano sia nella propria lingua, che in inglese. 

Si, spesso produciamo cantautori italiani, che scrivono nella lingua madre oppure in inglese, in base ai mercati in cui vogliono essere protagonisti. A dicembre siamo in uscita con March, di recente abbiamo prodotto il nuovo lavoro di Giacomo Lariccia, che va molto forte qui in Belgio, in Francia, in Germania e che è arrivato in finale più volte al Premio Tenco.

Non abbiamo una linea artistica, navighiamo a vista. Pian piano stiamo prendendo una direzione sul pop italiano in stile Jurigami, altro nostro artista.

Come si riesce ad essere forti all’estero pur scrivendo in italiano? 

C’è tanta curiosità. Tutto quello che è italiano è ben considerato quindi gli si dà un’attenzione particolare. Ci sono due aspetti da tenere in considerazione: l’opinione delle persone del posto, ad esempio in Olanda un cantante molto celebre è Marco Borsato, che ha anche tradotto tante canzoni di Zucchero o Cocciante, e la folta comunità italiana all’estero, basti pensare che in Belgio si è mossa una grande parte della popolazione dopo la guerra, a lavorare nelle miniere. Sono nate nuove generazioni da queste migrazioni, solo a Bruxelles sono circa 35.000 gli italiani. Quando vengono Elisa o Max Gazzè in concerto fanno il pienone. Oggi tutto il nuovo mondo indie cerca di approdare a questi mercati. Di recente, per Radio Pizza, la web radio in cui lavoro, ho intervistato dal vivo Colapesce, Maldestro e molti altri venuti per concerti e promozione.

Una costante di Etichette361 è il rapporto tra le etichette e la musica digitale. C’è meritocrazia nel modello attuale?

È un discorso complesso. Il digitale è una finestra sulla musica globale, dall’altra parte, in negativo, chi produce vede arrivare nelle proprie tasche decimi di centesimo per ogni ascolto. Quindi, dal punto di vista economico questo sistema è insostenibile, per ritornare nell’investimento l’etichetta e l’artista puntano sul live. In più, la meritocrazia è in bilico, perché c’è tanta musica, Spotify permetterà di pubblicare le canzoni senza passare dagli aggregatori, quindi emergere sarà ancora più difficile. Aggiungo che ormai si parla solo di playlist ed è sempre più difficile raggiungere chi le cura. Non è facile emergere. I numeri sui social sono falsati, non si capisce più quali sono quelli comprati e quelli reali.

Manca una regolamentazione. MIA, Musica Indipendente Associata, intervistata da noi settimana scorsa, potrebbe avere una soluzione in tasca. Tornando a Cello Label esistono molti emergenti che decidono di cantare in inglese. Quanto è difficile per un italiano che canta in un’altra lingua insediarsi in un mercato estero? 

Dire mercato estero è molto generico. In Inghilterra, America e in Australia se non sei madrelingua sei penalizzato. Ci sono dei paesi come la Germania, il Belgio o l’Olanda dove invece è possibile muoversi.

Se un artista volesse entrare nel vostro roster?

Sul sito c’è una sezione dedicata all’invio di nuovo materiale da ascoltare. Noi prendiamo sempre visione di ciò che ci arriva e rispondiamo a tutti. Adesso siamo impegnati con Simone Tomassini, che uscirà a marzo con un nuovo album. Avendo alle spalle 15 anni di carriera, un Festival di Sanremo, Festivalbar e le esperienze con Vasco, è il nostro artista più importante per ora.

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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