Quanto era difficile emergere dieci anni fa? Come sarà tra dieci anni? È doveroso lasciare una traccia di come sia la vita da artisti emergenti nel 2017.
Ogni epoca ha le sue particolarità. Sarebbe interessante riuscire a cogliere, nel corso dei decenni, le peripezie socio-musicali che hanno dovuto passare gli artisti emergenti di determinate annate. Immagino chi voleva spaccare tutto negli anni ’70, ispirato dalla scia di Woodstock, Jimi Hendrix e gli Who. Chissà quante band sono state distrutte dal fenomeno dell’eroina, quanti si sono fermati e avrebbero potuto fare la storia, quanti hanno scritto il pezzo della vita e se lo sono trovati nel disco di un altro artista, semplicemente rubato. Oppure chissà com’era essere band emergenti negli anni ’80, nel ’90 o ancora peggio nel ‘2000, anno del declino totale, quando fare un disco costava troppo e c’erano troppi pochi mezzi per produrne uno fatto in casa.
Tutte queste cose non posso saperle senza scovarle intrecciando diverse biografie, ma quello che conosco direttamente è cosa voglia dire essere un artista emergente nel 2017.
Sono un artista emergente – sottotitolo – suono in una band che in pochi conoscono, pensiamo di avere dei pezzi da far sentire, ma.
In questo “ma” penso si possano ritrovare in molti nella nostra stessa situazione. Sicuramente abbiamo deciso di fare musica perché abbiamo qualcosa dentro che ci fa capire che qualsiasi armonia per noi sia vitale. Fare musica emergente nel 2017 vuol dire pensare che l’indie sia rinato quindi sentire che sotto sotto, sei sei bravo, avrai meritocraticamente una possibilità. Questa eventualità è data anche dal grado di pubbliche relazioni che sei capace a fare, soprattutto pubbliche relazioni digitali, ovvero buona auto-produzione di cover, di video, gestione social, gestione eventi. I discografici guardano i mi piace, almeno così si dice in giro ed effettivamente, con l’importanza che hanno i social al giorno d’oggi, una band che si sia costruita da sola un seguito ha sicuramente una marcia in più. Di conseguenza, essere emergenti nel 2017 vuol dire godersi ogni nuovo like alla “pagina ufficiale” come se fosse una chiamata di Dio, controllare spasmodicamente i commenti e le visualizzazioni della tua cover su Youtube, provare a sponsorizzare con pochi euro un video nella speranza diventi virale o farsi le proprie demo a casa con una scheda audio da 150 euro. In tutto questo non manca, ovviamente, ascoltare tanta ma tanta musica moderna e del passato. Infine ci sono i concorsi, un’opportunità per suonare in giro, per avere responsi, in sostanza per capire se non è soltanto tua madre a dirti che sei bravo.
Quello che sicuramente unisce tutte le epoche è l’inconsapevolezza del proprio prodotto quando sei un artista emergente, che sia la futura hit del momento o che sia la prossima traccia 6 del tuo disco. Per questo c’è sempre bisogno di un produttore, di un A&R che scopra nuovi talenti, c’è bisogno di fiducia in chi ci crede davvero. A nome della grande miriade di gruppi emergenti che stanno popolando il territorio italiano: care etichette, adottateci, non ve ne pentirete.